Gang di vampiri e teenager alle prese con il vicino di casa succhiasangue, collegiali a caccia di serial killer (con l'aiuto di insetti ed entomologi), licantropi in trasferta, case stregate, scenari di storie terribili e poi loro... Jason, Freddy e gli altri. Gli anni Ottanta sono stati un decennio memorabile per il genere horror, che tuttora continua ad essere popolare, anche se meno "cult" rispetto a trent'anni fa. Dieci anni irripetibili, che continuano ad essere nella memoria dei fan del genere e che oggi si tenta di replicare a più riprese - e senza particolare successo, va detto - proponendo al pubblico i remake di quelli che restano film memorabili, o in alcuni casi, dei veri e propri classici del brivido, soprattutto tra i film americani.
Da Phenomena a Zeder, gli ultimi gioielli dell'horror italiano
Tuttavia, se il New Horror a stelle e strisce in questo periodo è al massimo del suo potenziale, non si può dire altrettanto per il nostro cinema di genere, che regala al suo pubblico qualche ultimo gioiello, prima di andare incontro all'inevitabile crisi. Dario Argento, che nel decennio precedente aveva firmato i suoi capolavori - Profondo Rosso e Suspiria, su tutti - prosegue la sua carriera con il pur suggestivo Inferno, l'avvincente Phenomena - con una straordinaria Jennifer Connelly affiancata da una delle figure-simbolo del genere come Donald Pleasence - e con i più patinati Tenebre e Opera, che in minima parte riescono a lasciare il segno, soprattutto il secondo, con le celebri sequenze di Cristina Marsillach costretta ad assistere agli omicidi di un serial killer, con gli occhi tenuti ben aperti da due file di aghi. Il regista romano prosegue anche la sua carriera di produttore, e dopo Zombi, porta sullo schermo un grande successo di cassetta come Demoni, diretto da Lamberto Bava, che avrà anche un sequel, e il meno riuscito La chiesa. Lo stesso Bava tenta di affermarsi nello scenario horror che aveva fatto la fortuna di suo padre Mario, con alcuni titoli agghiaccianti e riusciti, e altri meno, tra cui Macabro, La casa con la scala nel buio - che in origine doveva essere una serie televisiva - Morirai a mezzanotte - che anticipa di qualche anno gli omicidi con il rompighiaccio di Basic Instinct - Le foto di Gioia, con il quale Serena Grandi - che prima di diventare la Miranda dei sogni erotici degli italiani aveva girato il trucidissimo Antropophagus - tenta di lasciarsi alle spalle il genere soft-core senza rinnegarlo del tutto.Si concede un'incursione nel sexy anche il veterano Lucio Fulci, con Il miele del Diavolo, ma soprattutto continua a firmare cult come Paura nella città dei morti viventi, E tu vivrai nel terrore - l'aldilà ed Aenigma, per citarne alcuni, oltre ad avventurarsi nel pericoloso e contestato territorio dei sequel spuri, con Zombi 2 e 3. Ma l'autore di Quella villa accanto al cimitero non è l'unico a prendersi la libertà di proseguire i franchise americani, visto che in questo decennio, oltre alle varie Case "abitate" abusivamente dalla Filmirage di Joe D'Amato, fioccano improbabili sequel di successi come Alien e Lo Squalo.
Non mancano le suggestioni derivanti dalla cronaca nera dell'epoca, con due pellicole dedicate al Mostro di Firenze e il contributo di un autore come Pupi Avati, che torna al genere con l'inquietante Zeder, qualche anno dopo l'altrettanto valido La casa dalle finestre che ridono.
Le prime icone da brivido e le nuove saghe
Oltreoceano, il genere si muove tra franchise di successo e nuove idee. A proposito di saghe, oltre a quella di Halloween, proseguono quella di Il presagio, Amityville Possession - con una Meg Ryan protagonista del terzo episodio e ancora lontana dai ruoli da fidanzata d'America che l'avrebbero resa popolare - quindi Psycho, con il redivivo Anthony Perkins intenzionato a riprendersi il ruolo di Norman Bates - e Lo squalo ma soprattutto prende vita quella di Nightmare di Wes Craven che dopo aver imposto nell'immaginario collettivo un personaggio mitico, quel Freddie Krueger caratterizzato da Robert Englund, tenterà (invano) di creare una nuova icona horror con Sotto Shock e nello stesso decennio firmerà Il serpente e l'arcobaleno, ambientato ad Haiti, cuore della cultura voodoo.Il signore degli incubi di Craven è sicuramente il più carismatico e comunicativo tra gli altri villain da saga che verranno alla luce in questo decennio seguendo il successo di Venerdì 13 ed Hellraiser, e l'onirico franchise che lo vede protagonista si rivelerà uno dei più longevi, rispetto ad altri quali Prom Night (distribuito in Italia con il titolo Non entrate in quella casa) Poltergeist - che fu segnato da episodi spiacevoli che gli valsero una fama sinistra - e de La Casa, che, come abbiamo già detto, sarà preso in "affitto" - per restare in tema immobiliare - da alcuni autori italiani che lo continueranno a modo loro, e in maniera discutibile, costringendo i distributori di Evil Dead 3 a intitolare il film non La Casa 3, come sarebbe stato lecito, ma L'armata delle tenebre.
Licantropi, vampiri e gli altri mostri in nuove vesti
Ma a regalare suggestioni da brivido ai fan del genere non ci sono soltanto Freddy & Co. ma anche i mostri più "tradizionali" che da sempre popolano le storie dell'orrore. I vampiri non avevano certo la popolarità che oggi gli ha regalato il fenomeno di Twilight ma si ritagliarono uno spazio di tutto rispetto, nell'arco dell'intero decennio con il bellissimo Il buio si avvicina - diretto da un futuro premio Oscar come Kathryn Bigelow - il più convenzionale Ragazzi perduti (con un indimenticabile e biondissimo Kiefer Sutherland), il divertente Ammazzavampiri e due titoli accomunati dalla presenza di star della musica, come il sensuale e super-glamorous Miriam si sveglia a mezzanotte, con David Bowie, Susan Sarandon e Catherine Deneuve tra sangue e luci al neon, e Vamp, con Grace Jones nei panni di una vampira nera. Non mancano le parodie del genere - qualcuno ricorderà l'irresistibile Fracchia contro Dracula o Stress da Vampiro, con Nicolas Cage, ma pur essendo cool, i vampiri dovranno aspettare almeno vent'anni per (ri)conquistare il panorama cinematografico.
Ancor meno spazio è concesso ai diretti "antagonisti" dei succhiasangue, gli irsuti licantropi, che se si esclude Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis, e altri cult come L'ululato, In compagnia dei lupi, la teen-comedy Voglia di vincere e il deludente Unico indizio la Luna Piena, non hanno uno spazio di particolare rilievo. Ma a quei tempi Taylor Lautner non era ancora nato...
Ancor meno spazio viene dato ai fantasmi - che avranno il loro momento di gloria a partire dalla fine degli anni Novanta, dopo l'uscita de Il sesto senso - e a parte Poltergeist, i pochi spettri che infestano le sale sono quelli dispettosi di commedie come High Spirits e Beetlejuice - diretto da un Tim Burton che negli anni a venire avrebbe conquistato pubblico e critica - o quelli spaventosi di un cult come Spiritika e del ben più suggestivo The Changeling, in cui uno scrittore stabilisce un contatto con lo spirito di un bambino che abita nella enorme e sinistra villa in cui si è appena trasferito.
Stephen King, re indiscusso dell'horror
Lo scrittore del Maine, la cui popolarità, dopo Carrie diretto da Brian De Palma (che tra l'altro in questi anni firmerà cult da brivido come Omicidio a luci rosse, Blow Out e vestito per uccidere) si sposta dagli scaffali delle librerie alle sale cinematografiche, in quegli anni vedrà numerose trasposizioni delle sue storie approdare sul grande schermo a cominciare dall'inquietante capolavoro di Stanley Kubrick, Shining, a pellicole prettamente di genere come Cujo, i meno riusciti Grano Rosso Sangue, il già citato Unico indizio la Luna piena, oltre a Creepshow e Christine - firmati da due autori amatissimi dai fan del genere come George A. Romero e John Carpenter, e last but not least La zona morta di David Cronenberg, autore che in questo decennio firmerà le sue pellicole più disturbanti e famose, come Scanners, Videodrome - con la sensualissima icona pop Debbie Harry - Inseparabili e La mosca, opere molto diverse tra loro, ma impegnate ad esplorare il concetto cronenberghiano della "nuova carne".
Tornando a King - che tra l'altro negli Ottanta firmerà la sua unica regia (per fortuna, considerati i risultati) con Brivido - è impossibile non citare l'adattamento di Stand by Me, che pur non essendo horror, conta su un elemento ricorrente nel genere, in quegli anni, ovvero gli adolescenti che intraprendono una straordinaria avventura o che affrontano il Male. Elemento che, ai giorni nostri, è stato ripreso da J.J. Abrams per il suo Super 8, omaggio al cinema di genere di quegli anni, in modo particolare a quello di Spielberg.
Tra gli autori che si sono occupati degli adattamenti kinghiani, ne spiccano alcuni che in questi anni firmeranno le loro opere più celebrate e amate, come i già citati Romero e Carpenter. Se il primo ha già abbracciato da tempo la sua personale ossessione per i morti viventi, il secondo porta sul grande schermo pellicole come La Cosa, Fog e l'altrettanto avvincente Il signore del male, mentre al cinema la saga di Halloween - da lui iniziata nel '78 - prosegue con Jamie Lee Curtis affermatasi ormai come scream queen dei primi anni Ottanta, grazie anche ai ruoli interpretati nel già citato Fog e in Terror Train.
Brividi d'autore
Nell'arco di dieci anni, sono stati tanti gli autori che si sarebbero affermati in futuro a misurarsi con un genere popolare come l'horror. Non solo Cronenberg, Raimi e la Bigelow, o quegli autori strettamente "di genere" come Carpenter, Romero, Craven e lo Stuart Gordon di Re-Animator, ma anche Peter Jackson, che diversi anni dopo Fuori di testa, avrebbe firmato la trilogia del Signore degli Anelli, o addirittura un certo James Cameron, che anni dopo Piraña paura sarebbe diventato "il Re del Mondo", quello di Titanic e Avatar. Ai titoli più commerciali si affiancano quelli di natura più "autoriale", tutt'oggi considerati dei classici di quel periodo, come il durissimo Henry - Pioggia di sangue o il giapponese Tetsuo che riprende certe tematiche alla Cronenberg, e qualche remake dei classici del passato, come Blob, il fluido che uccide o Il bacio della pantera - che non sarà paragonabile al gioiello di Tourneur, ma può contare sul fascino di una giovanissima Nastassja Kinski - oppure il già citato La Cosa, che invece si affermerà come uno dei cult più amati del decennio.La mania dei remake
Ed è proprio La Cosa di Carpenter uno dei tantissimi film che oggi, ha avuto una sua rivisitazione. Un prequel che in realtà è più un remake - almeno negli snodi narrativi della trama - e che va ad aggiungersi agli altri "riadattamenti" usciti senza sosta negli ultimi anni. Pellicole come Fog - anche questo un adattamento di uno dei film più conosciuti di Carpenter - Amityville Horror con un muscoloso Ryan Reynolds, e San Valentino di Sangue in 3D, interpretato da popolari star del piccolo schermo, quindi Ammazzavampiri e Che la fine abbia inizio (il remake di Prom Night), e naturalmente è toccato anche alle icone horror Jason Voorhees e Freddy Krueger essere riesumati e ripuliti, per essere riproposti in una veste più adatta ai gusti dei giovani spettatori degli anni Zero, nei remake dei primi, leggendari capitoli delle rispettive saghe. Il cupo Nightmare di Samuel Bayer, pur reclutando un interprete di pregio come Jackie Earle Haley nel ruolo di Freddy, fallisce nel tentativo di lasciare il segno nella nuova generazione di spettatori, come aveva fatto la pellicola del 1984. Se la presenza della star di Watchmen aveva fatto ben sperare, o comunque era sembrata una valida alternativa a Robert Englund, il pesante make-up in realtà occulta l'espressività dell'attore, a svantaggio della pellicola e della storia, che è praticamente incentrata su di lui e il suo passato. Discorso diverso per il Venerdì 13 firmato da Marcus Nispel, che non ha alcuna pretesa se non quella di essere uno slasher che punta tutto sul body count, per un prodotto adatto a una serata di disimpegno.Anche sul fronte televisivo tira aria di remake - il nuovo serial ispirato a Voglia di Vincere, quel Teen Wolf interpretato da Tyler Posey, restando in ambito horror-comedy, ma gli esempi sarebbero molti di più - e per il grande schermo si continua a pensare a nuovi adattamenti dai classici degli anni Ottanta, come La Casa, mentre negli ultimi anni si è parlato delle possibili "revisioni" di Beetlejuice, L'ululato, Hellraiser - sia per la tv che per il cinema - Il buio si avvicina, i fantasmatici Spiritika e Poltergeist, ben due remake di Terror Train, il sulfureo Angel Heart - ascensore per l'inferno, i cronenberghiani La mosca e Videodrome, Non aprite quel cancello e Un lupo mannaro americano a Londra, i kinghiani Pet Sematary e Fenomeni Paranormali incontrollabili e per non farci mancare nulla, anche due titoli di Craven come Sotto Shock e il meno conosciuto La casa nera.
Ogni qualvolta viene annunciato un remake tratto da un horror anni Ottanta (e non solo) le reazioni del pubblico sono sempre le stesse: si parla di mancanza di idee e ci si chiede se sia proprio necessario riproporre pellicole così amate, senza aggiungere nulla al materiale di partenza, ma anzi sottraendone la componente più evocativa. I confronti sullo schermo, tra originale e remake, spesso sono tutti a favore delle pellicole più vecchie, realizzate in modo più "artigianale", ma sicuramente meno freddo, rispetto alle attuali produzioni infarcite di effetti speciali in digitale, non sempre realizzati in maniera eccellente. Nell'arco di trent'anni l'estetica è notevolmente cambiata e così anche i gusti del pubblico: se nella prima versione di Fog, ad esempio, si dava più spazio alla storia e alla credibilità dei personaggi - perchè è in quest'ultima il segreto del coinvolgimento del pubblico - nella seconda si punta su scenari più spettacolari e curati e un look in generale più patinato, a dispetto di una storia poco avvincente. Cambia anche il modo di concepire l'azione: in uno slasher classico come Venerdì 13 (almeno nel primo) l'inquietudine delle prime sequenze lascia lentamente spazio all'orrore vero e proprio che si manifesta prima dei titoli di coda, in un crescendo di tensione. il remake di Nispel invece non lascia tempo agli spettatori di ambientarsi a Camp Crystal Lake, e percepirne l'atmosfera malsana e inquieta, perchè nel giro di pochissimi minuti li travolge con un bagno di sangue sicuramente inaspettato, ma poco funzionale allo sviluppo del racconto.
Cosa resta di questi anni Ottanta, dunque? Sicuramente tante sequenze indimenticabili, personaggi entrati nell'immaginario collettivo (e nel cuore dei fan) e storie che raccontavano un periodo sicuramente più positivo di quello attuale e questo si rifletteva anche in un genere come l'horror, che oggi si è fatto più "spettacolare" e meno d'atmosfera, stilisticamente più raffinato ma più freddo. Bisognerebbe ritrovare la serenità e la spensieratezza di allora, per tornare ad avere davvero paura davanti ad un film, invece che restare indifferenti di fronte alle immagini di un remake, e temere per la vita reale e il futuro.