Dopo l'acquisizione di 20th Century Fox Film Corporation da parte di The Walt Disney Company, avvenuta nel 2019, a realizzare un'altra enorme operazione nell'ambito del mercato cinematografico e televisivo è stata Amazon Studios, che ha annunciato l'ingresso di Metro-Goldwyn-Mayer e delle sue compagnie controllate (fra cui United Artists) per una cifra che ammonta a 8,45 miliardi di dollari.
MGM Studios può vantare il più grande catalogo internazionale dell'intrattenimento, comprendendo oltre quattromila film e oltre diecimila episodi di serie televisive, e può annoverare un impressionante numero di Premi Oscar ottenuti (ben 208 statuette). Fondata nel 1924, la Metro-Goldwyn-Mayer (realizzazione di più compagnie che si fusero in una sola) divenne nel quindicennio seguente la più importante casa di produzione americana, guidando il passaggio dal cinema muto a quello sonoro e realizzando opere di grandissima portata narrativa e commerciale, raggiungendo l'apice nel 1939 con Via col vento, il titolo più celebre della Golden Age hollywoodiana.
Dopo un periodo di relativa difficoltà negli Anni Quaranta, durante i quali nacquero dei nuovi fenomeni dell'animazione, gli inimitabili Tom & Jerry (creati da William Hanna e Joseph Barbera), il decennio successivo riconfermò la MGM come punto di riferimento del cinema statunitense: dai mitici musical quali Un americano a Parigi (1951) e Cantando sotto la pioggia (1952), passando per Intrigo internazionale e concludendo con il kolossal per antonomasia, Ben-Hur (1959).
Gli anni Sessanta, nonostante una prima crisi, videro la produzione di straordinarie opere quali La conquista del West (1962), Il dottor Zivago (1965) e 2001: Odissea nello spazio (1968), il capolavoro di Stanley Kubrick. Il periodo successivo riservò alcune sorprese, con dei cambi al vertice che anticiparono la svolta del 1981, con l'acquisizione della United Artists e del suo immenso catalogo, su tutti il franchise di James Bond firmato - a partire dal 1962 - dalla britannica EON Productions.
Nonostante ciò, anche gli anni Ottanta e Novanta non furono affatto semplici, per quanto MGM cercasse di restare protagonista sul mercato cinematografico (inglobando Orion Pictures nel 1997). Alterne vicende societarie giunsero al termine nel 2005, quando un gruppo di investitori subentrò nel controllo della compagnia per una cifra considerevole, finché una nuova crisi portò all'ennesima cessione e a inevitabili conseguenze. Il Leone della MGM (storico simbolo del logo) tornò così a ruggire solo grazie a collaborazioni con altre major, concentrando gli sforzi sulle grosse produzioni, in particolare il rilancio della serie di 007 insieme a Sony/Columbia Pictures (da ricordare il clamoroso successo raggiunto con Skyfall nel 2012) e la trilogia de Lo Hobbit. Gli eventi porteranno così alle trattative avviate nelle ultime settimane, con il passaggio di consegne e l'accordo con Amazon Studios, che imporrà immediatamente una nuova direzione creativa e commerciale, nonostante vada tenuto in debita considerazione il fatto che, in virtù di diversi accordi commerciali raggiunti in passato da altre major (su tutte WarnerMedia) sui diritti di distribuzione di alcuni asset del catalogo di MGM, il colosso di Seattle non potrà inserire sulla propria piattaforma Prime Video, almeno inizialmente, molti titoli storici della compagnia, tra cui i già citati Via col vento, Ben-Hur e altre celebrate pellicole.
Per rendere omaggio alla Metro-Goldwyn-Mayer e alla sua libreria, parte indissolubile della tradizione cinematografica, andiamo a riscoprire trenta straordinari film, i film più importanti di Metro-Goldwyn-Mayer che hanno fatto la storia della compagnia. Siamo ben consapevoli di lasciarne fuori tantissimi altri, ma faremo di tutto per onorare il motto della major: Ars Gratia Artis, ovvero l'arte per l'arte, finalizzata unicamente a celebrarne la bellezza.
1. La tragedia del Bounty (1935)
XVIII secolo. Il vascello inglese Bounty solca gli oceani per cercare di arrivare all'isola di Tahiti, al fine di imbarcare alcune piante tropicali che verranno utilizzate per ragioni scientifiche. La nave è capitanata dall'inflessibile William Bligh (Charles Laughton), che fustiga e affama la propria ciurma creando un malcontento diffuso. Una breve tregua avverrà nel periodo in cui l'equipaggio giungerà a Tahiti ma, dopo aver ripreso il mare per dirigersi verso l'Inghilterra, Bligh tornerà ad utilizzare gli stessi crudeli metodi di comando. La rivolta monta, un giorno dietro l'altro, capeggiata dall'ufficiale in seconda Fletcher Christian (Clark Gable). Quando esploderà, Bligh verrà abbandonato su una scialuppa insieme ai suoi uomini più fedeli. Tornato in patria, decide di ripartire con un nuovo vascello per cercare l'equipaggio ammutinato, mentre i rivoltosi faranno rotta nuovamente verso Tahiti...
Diretto da Frank Lloyd, La tragedia del Bounty rappresentò lo sforzo produttivo più imponente mai realizzato della Metro-Goldwyn-Mayer, con lo storico produttore Irving Thalberg che mise a disposizione circa due milioni di dollari e assunse diversi sceneggiatori, per cercare di dare un tono equilibrato a un film d'avventura ma dallo sfondo certamente drammatico. Clark Gable, che era ritornato a casa MGM dopo la fortunata parentesi in Columbia Pictures (vinse l'Oscar per Accadde una notte), espresse diverse perplessità rispetto allo spazio che il suo personaggio avrebbe avuto nel film, ritenuto eccessivamente ridotto rispetto a quello del Bligh di Laughton. In realtà, la pellicola ebbe una riuscita stilistica e registica ancora adesso invidiabili. Agli Oscar 1936, La tragedia del Bounty venne premiato come miglior film, accontentando la MGM più del suo cast.
Si ricordano altre due versioni di questa affascinante storia vera, per quanto fortemente romanzata nelle versioni cinematografiche: Gli ammutinati del Bounty, realizzato ancora una volta da MGM nel 1962 con Marlon Brando protagonista, e Il Bounty (1984).
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2. Via col vento (1939)
Nell'America del 1861, il Sud delle grandi piantagioni di cotone fondate sulla schiavitù sembra vivere sospeso nel tempo e lontano dalla guerra alle porte. A Tara, in Georgia, la giovane Scarlett "Rossella" O'Hara (Vivien Leigh) non ha certo tempo per pensare a questioni di tale importanza, persa com'è nelle sue frivolezze. La ragazza sta però per essere sconvolta dall'annuncio delle nozze tra l'uomo che ama, Ashley Wilkes (Leslie Howard), e sua cugina Melanie Hamilton (Olivia de Havilland). Nonostante i tentativi di rompere il fidanzamento, Scarlett non riuscirà a raggiungere il proprio intento, rifugiandosi a sua volta in un matrimonio che si rivelerà estremamente sfortunato. Mentre infuria tragicamente il conflitto tra Unione degli Stati Uniti e Confederazione, ad una festa di beneficenza Scarlett incontrerà l'affascinante Rhett Butler (Clark Gable), un uomo destinato a entrare nella sua vita. Ma il dramma della guerra dividerà le esistenze di tutti i protagonisti del racconto, stravolgendo il loro mondo.
A ottant'anni dalla sua uscita, Via col vento resta ancora adesso un riferimento cinematografico. La più grande e maestosa opera mai realizzata, uno sforzo produttivo immenso da parte della Metro-Goldwyn-Mayer tale da fagocitare ben tre registi (Victor Fleming, George Cukor e Sam Wood, soltanto il primo venne accreditato ma fu anche l'autore che lo firmò quasi interamente), richiedere un budget di 3,9 milioni di dollari e un enorme utilizzo di scenografie, comparse e mezzi tecnici. Al botteghino, di conseguenza, colse un successo clamoroso: considerando l'inflazione, resta ancora adesso il film che ha registrato l'incasso maggiore nella storia del cinema, sia sul territorio americano che sul piano internazionale, avvicinato soltanto da Avatar (anche se il paragone resta azzardato per diverse ragioni).
Tratto dal romanzo di Margareth Mitchell e scritto da Sidney Howard (con il contributo di Oliver H.P. Garrett, Ben Hecht, Jo Swerling e John Van Druten), Via col vento è però da considerare nella sua portata complessiva, che va oltre quella strettamente produttiva. Sono recenti le giuste polemiche rispetto alla visione che il film dava rispetto alla questione razziale e della schiavitù dei neri americani, una piaga sociale che fu la causa scatenante (insieme alle questioni economiche) della Guerra di Secessione tra il Nord e il Sud, qui protagonista. Le proteste del 2020 negli Stati Uniti, a seguito delle violenze perpetrare dalle forze dell'ordine contro gli afroamericani e le minoranze etniche, hanno scosso l'opinione pubblica internazionale; le divisioni che esistevano all'epoca in cui il film è ambientato resistono ancora adesso, segno di un'integrazione mai totalmente avvenuta. Per questa ragione, è inevitabile la condanna alla rappresentazione superficiale, affrettata e stereotipata della condizione dei neri all'interno della pellicola, soprattutto nel personaggio di Mammy (intrepretata da Hattie McDaniel), totalmente asservito a Rossella così come tutti coloro che "appartenevano" ai proprietari terrieri bianchi, in una narrazione bidimensionale che non affronta criticamente una questione di così rilevante importanza. Se pensiamo poi al doppiaggio italiano della stessa Mammy, incredibilmente caratterizzato ancora dai retaggi della cultura fascista (nonostante fosse stato eseguito nel dopoguerra), l'imbarazzo appare ancora più amplificato.
Ma, fatte tali dovute premesse storiche e restituita la giusta contestualizzazione al film, di Via col vento rimangono i dieci premi Oscar conquistati (su un totale di quindici candidature), la splendida colonna sonora firmata da Max Steiner e il quartetto di attori protagonisti. Su tutti, senza nulla togliere all'inutilmente amato Ashley di Leslie Howard e alla dolce Melanie dell'immensa Olivia de Havilland, la coppia magnifica e dannata composta da Scarlett e Rhett, che rappresenta tutt'ora un'icona di bellezza e fascino, oltre che uno scontro di caratteri forti e inafferrabili. Lei, magnetica e orgogliosa, disposta a tutto per ottenere ciò che vuole; lui, uomo di mondo dalle mille risorse, sfuggevole e misterioso, appassionato e integro. Vivien Leigh e Clark Gable, all'apice delle loro carriere, entrarono nell'immaginario collettivo con due ruoli impareggiabili. A Gable, del resto, fu sufficiente essere sé stesso, con i suoi pregi e i suoi difetti, per rendere perfettamente Rhett Butler. Fino all'uscita di scena più celebre di sempre: "Francamente, me ne infischio". L'Academy gli negò la soddisfazione di vincere il secondo Oscar, provocando le ire dell'attore. La storia gli ha reso giustizia.
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3. Il mago di Oz (1939)
La giovanissima e generosa Dorothy Gale (Judy Garland) e il suo cagnolino Totò vengono catapultati da un tornado in un mondo fantastico e colorato, nel quale la ragazza vivrà una fantastica avventura. In compagnia di tre nuovi amici - il Leone, lo Spaventapasseri e l'Omino di latta - Dorothy affronterà una perfida strega e scoprirà la verità sul misterioso Mago di Oz, prima di comprendere come anche la realtà che temeva di aver lasciato per sempre può celare la chiave per la felicità.
Diretto da Victor Fleming con il contributo di King Vidor e di altri autori, Il mago di Oz (tratto dal romanzo di L. Frank Baum) venne scritto da Noel Langley, Florence Ryerson e Edgar Allan Woolf, e rimane ancora adesso un'opera di sublime fascino, in grado di mescolare più generi mantenendo un'altissima cifra tecnica e artistica. In uno sfavillante Technicolor, indimenticabile la prova della Garland e la sua interpretazione del brano Over the Rainbow (composto da Harold Arlen con testo di E.Y. Harburg), premiato agli Oscar del 1940 insieme alla colonna sonora di Herbert Stothart.
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4. Scandalo a Filadelfia (1940)
La ricca ereditiera Tracy Lord (Katharine Hepburn) decide di lasciare il marito Dexter Haven (Cary Grant), al culmine di una reciproca non sopportazione: pessimo carattere lei, pessime abitudini lui. Tempo dopo, Tracy cambierà idea sul matrimonio, regalandosi una nuova possibilità con il brillante George (John Howard), un uomo di estrazione sociale totalmente differente e impassibile di fronte alle contraddizioni degli alti ranghi frequentati dalla donna. Per non perderla, Dexter affida al giornalista Macaulay Connor (James Stewart) il compito di seguire la ex moglie e carpirne le reali intenzioni. Inoltre, se possibile, intervenire affinché il nuovo matrimonio possa saltare...
Diretto da George Cukor e scritto da Donald Ogden Stewart, Scandalo a Filadelfia fu tra le più importanti commedie della Golden Age hollywoodiana: cast sensazionale e storia costruita perfettamente. Agli Oscar 1941 ottenne sei candidature, con i premi per James Stewart (sarebbe stata la sua unica statuetta su cinque nomination in carriera, alla quale si aggiunse il riconoscimento alla carriera del 1985) e per la superba sceneggiatura.
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5. Il padre della sposa (1950)
Kay Banks (Elizabeth Taylor) sta per sposare il fidanzato Buckley Herbert (Don Taylor), con il consenso delle rispettive famiglie. Ma le difficoltà dovranno ancora iniziare: l'organizzazione della cerimonia e del ricevimento, infatti, spettano agli Banks. Non navigando nell'oro, il padre di Kay, Stanley (Spencer Tracy) vorrebbe stringere il più possibile sulle spese. L'uomo dovrà così confrontarsi con la figlia, con la moglie Ellie (Joan Bennett) e con tutti coloro che pretendono di avere voce in capitolo: il banco sarà prossimo a saltare più volte...
Il padre della sposa, diretto da Vincente Minnelli e scritto da Frances Goodrich e Albert Hackett, è un classico intramontabile della commedia americana. Accanto alla stessa indiscussa di Spencer Tracy emerse quella della giovane Liz Taylor, nel ruolo che le regalò il primo grande successo di pubblico e critica.
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6. Un americano a Parigi (1951)
L'eclettico Jerry Mulligan (Gene Kelly) giunge a Parigi nel dopoguerra. È il luogo ideale nel quale dare libero sfogo alla sua grande passione, la pittura. Affascinante e galante, Jerry attirerà l'attenzione di una ricca ereditiera, che cercherà di introdurre l'uomo nell'alta società ma, ben presto, egli si renderà conto di tenere molto più alle piccole cose della vita, avvicinandosi a Lise (Leslie Caron), una deliziosa ragazza francese di umili origini, la quale nasconde però un segreto del quale Jerry non si accorgerà subito...
Diretto da Vincente Minnelli e scritto da Alan Jay Lerner, Un americano a Parigi è uno dei riferimenti del musical americano d'ogni tempo. La pellicola ottenne un enorme successo di pubblico e ottenne sei premi Oscar (su un totale di otto candidature): miglior film, miglior sceneggiatura originale, quindi per le scenografie, la fotografia, i costumi e per la colonna sonora, ispirata dalle note dell'opera di George Gershwin.
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7. Cantando sotto la pioggia (1952)
Nel 1927, il passaggio del cinema dal muto al sonoro rappresentò una svolta epocale per tutta Hollywood e dintorni. Tra le stelle degli studi vi sono Don Lockwood (Gene Kelly) e Lina Lamont (Jean Hagen), coppia fissa sullo schermo ma non altrettanto nella vita privata, nonostante molti credano il contrario. E anche lei crede che questo dovrebbe accadere davvero: peccato che Don non ne sopporti il carattere arrogante, la voce stridula e il modo di porsi di Lina nelle apparizioni pubbliche.
Nel frattempo, la casa di produzione per la quale lavorano ha deciso di realizzare il primo film parlato, del quale entrambi gli interpreti saranno i protagonisti. Mentre Don cerca di migliorarsi sotto ogni aspetto per dimostrare di essere un esemplare professionista anche nella nuova dimensione del cinema, Lina non riesce a adattarsi e a capire di dover ricominciare daccapo nell'approccio al film. Il risultato sarà inevitabilmente disastroso. Così, per cercare di salvare la pellicola e la credibilità di chi ha preso parte al progetto, il musicista Cosmo Brown (Donald O'Connor) proporrà a Don una soluzione: trasformare l'opera in un musical come mai se ne sono visti prima e, per l'occasione, Lina verrà doppiata a sua insaputa da Kathy Selden (Debbie Reynolds), una deliziosa giovane artista teatrale in cerca di un'opportunità sul grande schermo...
Altro capolavoro del cinema musicale firmato Metro-Goldwyn-Mayer: Cantando sotto la pioggia, per la regia di Stanley Donen e dello stesso Gene Kelly, rappresentò un'ulteriore sfida vinta per la major e un successo straordinario di pubblico. Indimenticabile la Singin' in the rain interpretata in una scena leggendaria dal magnifico attore statunitense.
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8. Intrigo internazionale (1959)
Il pubblicitario newyorkese Roger Thornhill è stato coinvolto, suo malgrado, in una disavventura: avvicinato da alcuni uomini, è stato costretto a salire su un'auto per recarsi in una lussuosa villa di Long Island, il cui proprietario pareva essere un certo Lester Townsend. Qui è stato chiamato per tutto il tempo con il nome di George Kaplan, quindi minacciato, costretto a ingerire una quantità spropositata di whisky e poi messo su un'altra automobile, e solo miracolosamente è sopravvissuto dopo aver guidato per diversi chilometri completamente ubriaco.
Una storia talmente incredibile cui, però, la polizia non crede, tanto da liquidare velocemente la ricostruzione dei fatti. Rilasciato, Thornhill decide di indagare per conto suo, ma non immagina nemmeno in quale intrigo sta definitivamente per addentrarsi...
Pietra miliare del cinema per la regia di Alfred Hitchcock. Intrigo internazionale (titolo originale North by Northwest) è una di quelle pellicole che non ha bisogno di presentazioni: sequenze indimenticabili (dalla "guida spericolata" di Roger all'attacco aereo che egli subirà in pieno deserto, per giungere all'incredibile finale sul Monte Rushmore); cast superbo, del quale fanno parte Cary Grant (alla quarta collaborazione con il regista britannico), Eva Marie Saint e James Mason; e le tematiche ricorrenti del cinema hitchcockiano, qui evidenziate dalla straordinaria sceneggiatura di Ernest Lehman, candidata agli Oscar 1960. Impareggiabile.
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9. Ben-Hur (1959)
Gerusalemme, anno 26 d.C. L'Imperatore Tiberio ha nominato Valerio Grato nuovo governatore di Giudea, da sempre il territorio più ribelle tra quelli conquistati da Roma. Insieme a lui giunge anche il tribuno Messala (Stephen Boyd), intenzionato a reprimere ogni cenno di rivolta e per questo confidente nel ricevere l'appoggio dell'amico d'infanzia Giuda Ben-Hur (Charlton Heston), ricco principe e uomo più influente della regione. Egli vive con la madre e la sorella nella propria lussuosa dimora, ma non manca di rendersi utile con coloro che invocano il suo aiuto. Non sarà dello stesso avviso con Messala: Ben-Hur non vuole tradire la sua gente, suscitando la dura reazione del tribuno.
Durante la parata di benvenuto del nuovo console, alcune tegole della casa dei Hur cadono in strada, colpendo accidentalmente Grato. Un'occasione perfetta per Messala, che compie la sua vendetta nei confronti dell'amico, lo fa arrestare a scopo politico e lo destina a una condanna ai lavori forzati nelle terribili galee. Divenuto schiavo, a dare forza a Ben-Hur sarà l'incontro con un predicatore di Nazareth, che gli darà dell'acqua in un momento drammatico e gli illuminerà lo sguardo. Successivamente, dopo una battaglia in mare, Giuda salverà la vita del console romano Quinto Arrio (Jack Hawkins) e, da qui, ritroverà la riabilitazione pubblica e la speranza di riappropriarsi di quanto perduto...
La MGM aveva già prodotto un adattamento del romanzo di Lew Wallace nel 1925. Ma il film che concluse gli anni Cinquanta della compagnia avrebbe fatto la storia del cinema come pochissimi altri. Diretto da William Wyler e scritto da Karl Tunberg (la cui sceneggiatura, scelta fra decine, sarebbe stata poi rivista anche da Christopher Fry, Gore Vidal, Maxwell Anderson e S. N. Behrman), Ben-Hur rappresentò uno sforzo produttivo di proporzioni straordinarie per l'epoca, con le riprese che si svolsero a Cinecittà e si protrassero per un lungo periodo. Sequenze entrate nell'immaginario collettivo (su tutte la corsa delle quadrighe), scenografie, costumi ed effetti speciali mirabolanti e cast eccezionale. A completare il quadro, l'imponente colonna sonora di Miklós Rózsa. Agli Oscar 1960 Ben-Hur stabilì il record di undici statuette vinte (su dodici candidature): sarebbe stato eguagliato soltanto da Titanic (1997) e Il signore degli anelli - Il ritorno del re (2003).
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10. L'appartamento (1960)
C.C. Baxter, detto "Bud" (Ciccibello nella versione italiana, ndr), è un impiegato addetto alla contabilità in una grande compagnia assicurativa di New York. Per cercare di far carriera più rapidamente si rende utile con i superiori, tanto da affittare loro il proprio appartamento quando hanno intenzione di intrattenere delle avventure sentimentali (spesso fuori dal matrimonio) con estrema riservatezza. C.C è segretamente innamorato della deliziosa Fran Kubelik, ascensorista del grattacielo ove ha sede la sua azienda. Quando scoprirà che la ragazza ha una relazione segreta (e complicata) con il suo capo, Jeff D. Sheldrake, Baxter andrà in crisi: è da lui che attende la promozione, ma non potrà a lungo nascondere i propri sentimenti...
Diretto da Billy Wilder e scritto dal regista con I.A.L. Diamond, L'appartamento è un autentico gioiello della commedia americana, uno tra i tanti firmati dall'autore di Viale del tramonto, Sabrina e A qualcuno piace caldo. Cast di prim'ordine, che comprende Jack Lemmon, Shirley MacLaine, Fred MacMurray, Ray Walston e Jack Kruschen. Agli Oscar 1961 la pellicola ottenne cinque statuette: miglior film, regia, sceneggiatura, montaggio e scenografia.
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11. I magnifici sette (1960)
Attorno al 1880, ai confini tra Stati Uniti e Messico, un villaggio di onesti contadini viene continuamente saccheggiato dallo spietato Calvera e dalla sua banda. Disperati e affranti, tre di loro si recano in città con l'intenzione di acquistare delle armi. Qui incontreranno il pistolero Chris Adams, che suggerisce loro di assoldare dei professionisti per cercare di liberarsi del nemico. I contadini, così, offriranno l'incarico proprio a Chris il quale, nonostante la paga promessa poco invitante, accetta di correre in loro aiuto.
Con abilità e grande capacità di persuasione, Chris riuscirà a mettere insieme un gruppo di sette uomini: oltre a lui, faranno parte della missione il rapidissimo pistolero irlandese-messicano Bernardo, il perspicace Vin Tanner, il professionista Lee, l'imprevedibile Britt (veloce con il coltello in mano), l'avido Harry Luck e il giovane quanto inesperto Chico...
Diretto da John Sturges e scritto da William Roberts e Walter Newman, I magnifici sette è uno dei western più importanti dell'epoca d'oro del genere, che riesce a coniugare drammaticità e intrattenimento puro. Dialoghi formidabili, regia innovativa, colonna sonora intramontabile (composta da Elmer Bernstein) e un cast indimenticabile, composto da Yul Brynner, Steve McQueen, James Coburn, Charles Bronson, Robert Vaughn, Brad Dexter, Horst Buchholz e Eli Wallach, qui nel ruolo di Calvera.
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12. West Side Story (1961)
Anni Cinquanta. Nell'Upper West Side di New York si scontrano due bande rivali: da una parte i portoricani Sharks, dall'altra una gang di ragazzi bianchi, i Jets, i quali intendono far prevalere il loro controllo nel quartiere. La lotta diverrà spietata e crudele, prima di giungere al suo tragico epilogo. In mezzo, nascerà la bellissima storia d'amore tra Tony e Maria, rappresentanti delle opposte fazioni...
Rilettura in chiave musical di Romeo e Giulietta di Shakespeake, West Side Story è diretto da Jerome Robbins e Robert Wise, che trassero il film dal loro spettacolo di Broadway, presentato nel 1957 e che aveva raggiunto uno straordinario successo di pubblico. Dai titoli di testa realizzati da Saul Bass alle intramontabili canzoni, l'opera si muove tra musical e dramma con grandissima naturalezza e una incredibile cifra artistica, grazie all'immenso lavoro dei due registi, alla sceneggiatura di Ernest Lehman e a un magnifico cast, composto da Natalie Wood, Richard Breymer, George Chakiris, Russ Tambkyn, Rita Moreno e molti altri giovani interpreti di quell'epoca. West Side Story vinse dieci Premi Oscar nell'edizione del 1961.
13. La conquista del West (1962)
Attorno il 1830, la famiglia Prescott - composta dal padre Zebulon, dalla madre Rebecca, dalle figlie adulte Eve e Lilith e dal loro fratello più piccolo - parte verso l'Ohio, attraverso un impervio viaggio in risalita per i fiumi. Sarà l'inizio di una saga lunga decenni, durante i quali i Prescott vivranno gioie e dolori, momenti favorevoli e altri più difficili, percorrendo oltre cinquant'anni di storia americana.
Diviso in cinque episodi - I fiumi, Le grandi pianure, La guerra civile, La ferrovia e I fuorilegge - La conquista del West è uno straordinario affresco che racconta i grandi cambiamenti dell'America tra il 1830 e il 1880, con il contributo di grandi registi quali John Ford, Henry Hathaway, George Marshall e la sceneggiatura di James R. Webb. Girato in formato Cinerama per restituire maggiore spettacolarità alle immagini, il film ottenne tre Premi Oscar e un notevole successo commerciale, anche grazie a un cast sensazionale, composto da Debbie Reynolds, Carroll Baker, James Stewart, Gregory Peck, Lee J. Cobb, George Peppard, Eli Wallach, Karl Malden, John Wayne, Henry Fonda, Robert Preston, Richard Widmark, Walter Brennan e molti altri. Nella versione originale della pellicola, la voce narrante è quella di Spencer Tracy. Indimenticabile la colonna sonora di Alfred Newman e Ken Darby.
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14. Agente 007 - Licenza di uccidere (1962)
Un uomo del servizio segreto britannico di stanza in Giamaica, John Strangways, viene ucciso insieme alla sua segretaria da tre sicari, i quali sottraggono anche dei documenti relativi a informazioni sul Dr. No, un misterioso scienziato che ha la sua base su un'isola vicina. James Bond (Sean Connery), l'agente più abile dell'MI6 londinese, viene inviato sul posto dal suo superiore M (Bernard Lee) per far luce sull'accaduto. Qui riceverà l'aiuto di Quarrel (John Kitzmiller) e dell'agente della CIA Felix Leiter (Jack Lord). Quando scoprirà che Strangways è stato ucciso dopo aver trovato dei minerali radioattivi provenienti dall'isola del Dr. No, Bond partirà verso la lugubre Crab Key, dove incontrerà la bella Honey (Ursula Andress), anch'ella in cerca di vendetta contro lo scienziato...
I tratti distintivi che resero Agente 007 - Licenza di uccidere una novità assoluta nel panorama cinematografico (e che andranno a caratterizzare negli anni la serie) erano chiari fin da subito. Già dalla sequenza d'apertura, la cosiddetta gunbarrel: essa mostra la canna di una pistola in fondo alla quale un uomo in smoking (ovvero Bond) si pone al centro e spara a colui che sta reggendo quell'arma immaginaria. Si dà così avvio ai titoli di testa, ideati da Maurice Binder e arricchiti dalle animazioni di Trevor Bond. Uno dei particolari più iconici di ogni titolo del franchise: sia la sequenza gunbarrel che i titoli cambieranno un film dopo l'altro, divenendo sempre più ricercati; la canzone d'apertura, invece, diverrà consuetudine da Agente 007, missione Goldfinger in poi (eccezion fatta per Agente 007, dalla Russia con amore, dove viene inserita nel finale, e in Agente 007, al servizio segreto di sua maestà, introdotta attorno metà racconto).
Tratto dal romanzo di Ian Fleming, diretto da Terence Young e scritto da Richard Maibaum, Johanna Harwood e Berkely Mather, Licenza di uccidere venne prodotto dalla EON Production di Albert R. Broccoli e Harry Saltzman e distribuito dalla United Artists, dando avvio a una inimitabile saga. MGM, dopo l'acquisizione di UA e dell'intero franchise di 007 nel 1981, proseguì il lavoro interpretando perfettamente lo spirito originale della serie, aumentandone se possibile la popolarità soprattutto a partire dagli anni Novanta.
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15. La grande fuga (1963)
All'apice della Seconda guerra mondiale, un gruppo di prigionieri britannici, considerati troppo pericolosi dall'esercito tedesco, vengono trasferiti nel campo Stalag Luft in Slesia, dove a comandare sono gli ufficiali dell'aviazione. Qui, il capitano Virgil Hilts tenterà più volte la fuga senza successo. Si renderà così conto del fatto che per riuscirci gli occorra un piano.
Nel frattempo, nel campo di prigionia giungerà anche il capo squadrone Roger Bartlett, ritenuto dai tedeschi il principale organizzatore di fughe, tendenti a creare confusione all'interno dei luoghi di detenzione. Ed è proprio così: in breve tempo, Bartlett, Hits e altri inizieranno a pianificare un progetto di fuga che attraverso tre tunnel possa restituire la libertà a tutti loro...
Diretto da John Sturges, scritto da W.R. Burnett e James Clavell, e tratto dal romanzo di Paul Brickhill, La grande fuga è uno tra i più celebri film di guerra, reso unico da una regia brillante e da un cast fenomenale, composto principalmente da Steve McQueen, Richard Attenborough, James Garner, James Donald, Charles Bronson, Donald Pleasence, James Coburn e David McCallum. Una dinamicità narrativa comune, del resto, a quella de I magnifici sette, entrambi prodotti da The Mirisch Company e diretti da un maestro come Sturges. Due film che hanno riscritto, a loro modo, due generi cinematografici.
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16. Il dottor Zivago (1965)
Russia, inizio Novecento. Yuri Andrèevič Zivago, rimasto orfano, è cresciuto presso la famiglia dei Gromeko, che gli hanno da sempre riservato grande affetto. Divenuto un brillante medico negli anni in cui la rivolta sociale contro l'oppressione zarista sta diventando sempre più forte, è destinato al matrimonio con Tonya, figlia dei Gromeko e ragazza dal dolcissimo carattere. Una sera, Yuri conosce casualmente la bellissima Lara, figlia di una donna mantenuta dal cinico affarista Viktor Komarovsky e promessa sposa del rivoluzionario Pasha Antipov.
Ma la Prima guerra mondiale è alle porte, e Yuri sarà costretto a partire per il fronte come medico per l'esercito. Lì incontrerà nuovamente Lara, con la quale stringerà un tenero rapporto che si tramuterà in amore nel tempo trascorso insieme. Per entrambi arriverà però il momento di dover tornare a Mosca, ma alterne vicende manterranno unito il filo che li unisce...
Tratto dal romanzo di Boris Pasternak, scritto da Robert Bolt e diretto da David Lean, Il dottor Zivago è certamente una delle opere più imponenti della storia del cinema. Come nel libro, anche nel film vi sono tanti elementi narrativi: dramma, amore, sfondo prima bellico e poi rivoluzionario. Una storia intramontabile che si sviluppa in un lungo arco di tempo, resa unica dalla colonna sonora di Maurice Jarre e del suo Tema di Lara. Cast straordinario, composto da Omar Sharif, Julie Christie, Rod Steiger, Geraldine Chaplin, Alec Guinness, Tom Courtenay, Rita Tushingam e moltissimi altri (tra cui una breve apparizione di Klaus Kinski). Prodotto da Carlo Ponti e distribuito da MGM, Il dottor Zivago ottenne cinque Oscar su dieci candidature complessive.
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17. La calda notte dell'ispettore Tibbs (1967)
Sparta, cittadina dello Stato del Mississippi. La polizia rinviene il cadavere di Mr. Colbert, un industriale intenzionato ad aprire una fabbrica in quel territorio. Attorno all'uccisione sembra aleggiare il più profondo mistero. Il comandante Bill Gillespie (Rod Steiger), un uomo dai metodi sbrigativi e dal carattere rude, cerca di seguire i pochi indizi a disposizione. Nel frattempo, in piena notte giunge alla centrale un distinto individuo afroamericano, fermato dagli agenti alla stazione mentre leggeva un libro e in possesso di un'ottima somma di denaro nel portafogli, fatto inusuale per un nero in una zona profondamente razzista, e nella quale le disparità sociali tra comunità sono enormi. Dopo poco, però, Gillespie scoprirà di aver fatto una pessima figura: quell'uomo è Virgil Tibbs (Sidney Poitier), ispettore della squadra omicidi di Philadelphia.
Furibondo per il trattamento ricevuto, Tibbs intende tornare alla stazione per salire sul primo treno in arrivo come avrebbe già dovuto fare, ma Gillespie, scocciato quanto consapevole che da solo non potrà mai risolvere il caso Colbert, accetta l'offerta del capo di Virgil di permettere all'ispettore di partecipare alle indagini. Nonostante la diffidenza iniziale e una serie interminabile di contrasti, Gillespie e Tibbs inizieranno a collaborare.
Diretto da Norman Jewison, scritto da Stirling Silliphant e tratto dal romanzo di John Ball, La calda notte dell'ispettore Tibbs (titolo originale In The Heat of the Night) è uno dei film manifesto dell'avvio della New Hollywood (giunse nello stesso anno de Il laureato e di Gangster Story) e denuncia con grande forza narrativa il razzismo ben radicato nel Sud degli Stati Uniti, attraverso una rielaborazione del genere poliziesco e uno scontro tra due personaggi così diversi e in grado di coesistere, ma soltanto quando saranno disposti a compiere un passo verso l'altro. Agli Oscar 1968 la pellicola ottenne cinque statuette, tra cui miglior film, miglior sceneggiatura adattata e quella per l'interpretazione di Rod Steiger.
18. Quella sporca dozzina (1967)
Mentre gli Alleati stanno preparando lo sbarco in Normandia, il comando dell'esercito statunitense affida una delicata missione al maggiore John Reisman: far saltare in aria un castello nella Francia ancora occupata, dentro al quale si trovano alcuni tra i più alti ufficiali nazisti in carica.
Per raggiungere l'obiettivo, Reisman potrà scegliere dodici uomini: dovranno essere individui già destinati alla pena capitale o, quantomeno, a condanne non inferiori ai trent'anni per reati gravissimi. Del resto, la condotta non sempre irreprensibile di Reisman obbliga anch'egli ad accettare l'incarico, apparentemente impossibile da portare a termine...
Diretto da Robert Aldrich e scritto da Nunnally Johnson e Lukas Heller, Quella sporca dozzina rappresentò un altro punto di rottura nella narrazione bellica, introducendo uno stile del tutto differente dall'impostazione più rigida di precedenti opere, e puntando tutto sull'azione. Il cast fu certamente tra i punti di forza, numeroso quanto iconico: Lee Marvin, Ernest Borgnine, Robert Ryan, Charles Bronson, Jim Brown, John Cassavetes, Telly Savalas, Donald Sutherland, George Kennedy, Clint Walker, Richard Jaeckel e Robert Webber. Oscar al montaggio sonoro nel 1968, su un totale di quattro candidature.
Il DVD di Quella sporca dozzina - Edizione speciale
19. 2001: Odissea nello spazio (1968)
All'alba dei tempi, un gruppo di uomini-scimmie trova un misterioso monolite nero, a forma di parallelepipedo. Da quel momento, tutto cambia: essi iniziano a maneggiare gli oggetti e utilizzarli in diversi modi, dando di fatto avvio alla civiltà. Milioni di anni dopo, il presidente del Comitato Nazionale Americano per l'Astronautica, Heywood Floyd (William Sylvester) viene inviato sulla Luna per capirne di più su un oggetto non identificato in prossimità di un cratere, del tutto simile al monolite con il quale erano venuti a contatto gli ominidi. Al sorgere del sole, esso inizia a inviare segnali verso Giove.
Trascorrono altri diciotto mesi. Nell'anno 2001, viene inviata verso il pianeta l'astronave Discovery One, con a bordo cinque uomini. Tra essi vi sono il comandante David Bowman (Keir Dullea) e il suo vice Frank Pool (Gary Lockwood). Il viaggio verso Giove viene supervisionato dall'avanzatissimo computer HAL 9000, un'intelligenza artificiale in grado di completare qualsiasi ordine e capace di interfacciarsi con gli umani...
Un'opera storica, che ha cambiato il cinema di fantascienza e consacrato Stanley Kubrick. 2001: Odissea nello Spazio (scritto dal regista con Arthur C. Clarke, autore del romanzo omonimo) è un'esperienza cinematografica unica, senza pari per impatto visivo e profondità delle tematiche trattate. Tra di esse l'origine dell'umanità, l'evoluzione della specie, il progresso tecnologico, la lotta dell'uomo contro le macchine, l'esplorazione del cosmo, la presenza di un'entità superiore in grado di influenzare il destino degli individui, la scomposizione della materia e soprattutto il passaggio di essa a una nuova dimensione ultraterrena, oltre lo spazio/tempo già conosciuto.
Il capolavoro del regista britannico (per il quale ottenne l'Oscar per gli effetti visivi, l'unica statuetta che l'Academy gli riservò in tutta la carriera, vinta insieme a Douglas Trumbull) è diviso in quattro capitoli e ciascuno di essi è, semplicemente, sublime arte cinematografica.
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20. Un uomo da marciapiede (1969)
Joe Buck (Jon Voight), un giovane texano, arriva a New York convinto di poter sbarcare il lunario seducendo le ricche e annoiate signore di Park Avenue, vestendosi da scintillante cowboy e sfruttando la propria prestanza fisica. Dopo alcuni iniziali approcci decisamente squallidi, Joe appare frastornato e confuso. Incontrerà, nel frattempo, l'italo-americano Enrico Salvatore Rizzo, detto "Sozzo" (Dustin Hoffman), uno zoppo che si aggira nel quartiere vivendo di espedienti e che riuscirà a truffare anche Joe, riducendolo ulteriormente sul lastrico. Dopo essersi persi di vista, Joe ritroverà Sozzo, ma supererà il rancore verso di lui accettando la sua ospitalità. Mentre cercherà, senza successo, di riprendere a fare il gigolò, Joe si renderà conto della drammatica situazione di povertà nella quale l'amico è costretto a vivere.
Diretto da John Schlesinger e scritto da Waldo Salt (che trasse la sceneggiatura dal libro di James Leo Herlihy), Un uomo da marciapiede (titolo originale Midnight Cowboy) è un altro dei riferimenti fondamentali della New Hollywood. Un film che affrontava tematiche molto complesse mostrandole senza riserve, rappresentando una novità assoluta nel panorama cinematografico statunitense del tempo, tanto da suscitare un clamoroso scalpore. Agli Oscar 1970 la pellicola ottenne sette nomination vincendo, tra le altre, le statuette come miglior film, per la miglior regia e per la miglior sceneggiatura adattata. Candidati anche i due straordinari protagonisti Hoffman e Voight. Indimenticabile il brano Everybody's Talkin' scritto da Fred Neil e cantato da Harry Nilsson.
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21. Quinto potere (1976)
Los Angeles. Howard Beale è uno dei più popolari commentatori del Paese e conduce una trasmissione su una rete televisiva nazionale. Quando l'indice di gradimento del programma inizierà a calare, i dirigenti decidono di sollevarlo dall'incarico. Questa scelta fa scattare qualcosa nella mente di Beale il quale, prima di congedarsi dal pubblico, annuncia l'intenzione di suicidarsi in diretta TV entro i successivi sette giorni.
Licenziato in tronco, Beale tenterà così di riappropriarsi delle telecamere apparentemente per scusarsi e concludere con dignità la propria carriera, ma, dopo esservi riuscito, riprenderà il delirio dal punto nel quale lo aveva lasciato. Stavolta, però, la risposta dell'audience sarà straordinaria e, per sfruttare cinicamente la situazione, la responsabile di rete Diana Christensen metterà in scena uno spettacolo nel quale farà di Beale un profeta in grado di comunicare direttamente con Dio. A quel punto, lo scontro dentro il newtork diverrà totalmente imprevedibile.
Diretto da Sidney Lumet e scritto da Paddy Chayefsky, Quinto potere è tra le opere più importanti degli Anni Settanta del cinema americano. Implacabile satira del mondo televisivo, il film anticipa alcune derive del mondo della comunicazione, in particolare quella del piccolo schermo. Inoltre, il tema della cosiddetta "disumanizzazione" funzionale a ottenere un maggior seguito - sfruttando le debolezze o la follia degli individui - ebbe un grandissimo impatto nel dibattito pubblico dell'epoca. Agli Oscar 1977 il film vinse quattro statuette: per la sceneggiatura originale e per le interpretazioni di Peter Finch (fu un premio postumo, poiché l'attore era venuto a mancare poco tempo prima), di Faye Dunaway e di Beatrice Straight (ancora oggi la prova più breve di sempre insignita dell'Oscar, con appena cinque minuti e due secondi in scena), su un totale di dieci candidature. Nel cast di Quinto Potere presenti anche William Holden, Robert Duvall, Ned Beatty, Jordan Charney, Darryl Hickman, Wesley Addy e Roy Poole.
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22. Rocky (1976)
Rocky Balboa (Sylvester Stallone) è un pugile che non è mai riuscito a sfondare nel mondo del professionismo, tanto che, per tirare avanti, è costretto a fare da esattore per un potente gangster italo-americano di Philadelphia. Innamorato della riservata Adriana Pennino (Talia Shire), sorella dell'amico Paulie, Rocky si persuaderà finalmente a farsi avanti con lei nel giorno della Festa del Ringraziamento.
Intanto, il campione del mondo dei pesi massimi Apollo Creed giunge in città per festeggiare il bicentenario della Fondazione degli Stati Uniti e partecipare a un'esibizione sul ring. A causa dell'infortunio dello sfidante, la scelta cadrà proprio sull'idolo locale, Rocky. Il quale però, per fronteggiare l'avversario, avrà bisogno di dare fondo a tutte le proprie risorse e dovrà allenarsi come mai fatto in precedenza. Per questo si proporrà di aiutarlo il suo vecchio allenatore, Mickey Goldmill (Burgess Meredith).
Diretto da John G. Avildsen, scritto e interpretato da Sylvester Stallone, Rocky ha lanciato definitivamente la carriera dell'attore statunitense, che per l'occasione ottenne due candidature agli Oscar. La pellicola ottenne un clamoroso successo al botteghino, dando avvio a una saga che prosegue tutt'ora e conserva l'inconfondibile impronta originaria di Stallone. Agli Oscar 1977, Rocky venne premiato come miglior film, per la regia e per il montaggio.
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23. Io e Annie (1977)
New York. L'attore comico Alvy Singer interpreta la vita a suo modo, mescolando spesso quello che racconta sul palco con quanto gli accade al di fuori di esso. Un giorno incontra casualmente l'eccentrica Annie Hall, e se ne innamora, per quanto le precedenti esperienze amorose lo frenino ogni volta che vorrebbe lasciarsi andare di nuovo. Lo stesso mantenimento di distanze è quello che applicherà Annie al loro rapporto, e così i due inizieranno a frequentarsi ma senza mai fare davvero sul serio. Sembra però inevitabile che prima o poi giungeranno a un punto di rottura: a soffrirne sarà soprattutto Alvy...
Uno dei capolavori firmati da Woody Allen e, probabilmente, l'opera di riferimento della lunga carriera del regista newyorkese. Io e Annie include tutte le tematiche più care all'autore, che le racchiuse in una pellicola intramontabile, scritta da Allen insieme a Marshall Brickman. Tra gli aspetti più interessanti vi è il divertente contrasto tra l'adorata New York e la caotica Los Angeles, sottolineato con battute formidabili.
Agli Oscar 1977 Io e Annie ottenne quattro statuette: miglior film, miglior regia, migliore attrice protagonista (la magnifica Diane Keaton, il cui vero nome è Diane Hall...) e miglior sceneggiatura originale.
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24. Toro scatenato (1980)
New York, anni Quaranta. Jake La Motta (Robert De Niro) è un pugile in ascesa. Si allena con il fratello minore Joey (Joe Pesci), che è anche il suo manager. Di carattere ribelle e incapace di resistere a lungo nei rapporti con gli altri, divorzierà presto per poi incontrare Vickie Thailer (Cathy Moriarty), con la quale formerà una nuova famiglia: ma la pace non durerà molto, a causa della gelosia che divora Jake e lo porta a sfogare violentemente la collera anche verso la seconda moglie.
Le alterne vicende personali si confondono dunque con il suo rendimento sul ring, sul quale ottiene risultati clamorosi e rovinose sconfitte. Ma, non riuscendo mai a trovare una serenità interiore, Jake è costretto a lottare continuamente contro sé stesso. Il suo comportamento irruento procurerà sofferenza a chi gli sta attorno e lo caccerà più volte nei guai, ma riuscirà a rialzarsi ogni volta, soltanto grazie a un talento innegabile quando si tratta di sfidare gli avversari...
Capolavoro firmato da Martin Scorsese, scritto da Paul Schrader e Mardik Martin e basato sull'autobiografia di La Motta. Toro scatenato è tra le opere più rappresentative della lunga carriera del cineasta newyorkese e annovera l'interpretazione straordinaria di Robert De Niro, qui premiato con il suo secondo Oscar. Nonostante una complessa realizzazione, negli anni la pellicola ha ottenuto il riconoscimento di critica che oggi è di fatto unanime. Apertura del film assolutamente indimenticabile, con l'Intermezzo de La Cavalleria Rusticana di Mascagni a fare da sottofondo alle soavi movenze del pugile sul ring. Candidato complessivamente a otto Academy Award, oltre al già citato de Niro venne premiato anche il montaggio di Thelma Schoonmaker, alla prima delle tre statuette vinte in carriera.
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25. Platoon (1986)
Chris Taylor è un giovane americano che decide di lasciare il college, offrendosi volontario per partire in Vietnam, spinto da un profondo idealismo che non gli fa accettare l'idea che a doversi sacrificare debbano essere soltanto i ragazzi appartenenti alle classi sociali minori.
Giunto nell'inferno verde, troverà morte e distruzione come mai avrebbe immaginato. Assegnato alla Bravo Company, divisione di fanteria, verrà destinato al confine con la Cambogia. Inevitabilmente, avverte come ogni giorno sia sempre più intrappolato nella logica della guerra, alla quale non sembra esservi possibilità di sottrarsi. Inoltre, l'armonia all'interno del plotone non è affatto quella ideale per cercare di resistere il più possibile di fronte alle difficoltà, una battaglia dietro l'altra. Sempre più in discesa verso la perdizione, Chris tenta di appigliarsi ai valori in cui ha sempre creduto per evitare di cedere definitivamente...
Scritto e diretto da Oliver Stone, Platoon prende spunto dalle reali esperienze vissute dal regista in Vietnam sul finire degli anni Sessanta. Una sceneggiatura molto significativa, che racconta da un ulteriore punto di vista il dramma di un'assurda guerra che ha devastato un'intera generazione. Cast stellare che include Charlie Sheen, Willem Dafoe, Tom Berenger, Kevin Dillon, Forest Whitaker e moltissimi altri. Prodotto da Orion Pictures (rilevata da MGM nel 1997), Platoon ottenne otto candidature agli Oscar, vincendo quattro statuette: miglior film, miglior regia, montaggio e sonoro.
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26. Balla coi lupi (1990)
È il 1863. Durante la guerra civile americana, i due schieramenti si trovano in una situazione di stallo sulla frontiera del Tennessee. L'ufficiale John Dunbar, rimasto gravemente ferito, cerca un ultimo gesto che possa regalargli una morte onorevole ma la sua azione, tanto disperata quanto efficace, gira le sorti della battaglia a favore degli Unionisti.
Insignito per le sue gesta eroiche, Dunbar verrà trasferito verso l'Ovest per essere curato all'interno dell'avamposto di Fort Sedgewick. Dopo un assalto dei nativi Pawnee e rimasto in isolamento, Dunbar cerca di sopravvivere in solitaria, insieme al suo cavallo Cisco e con un lupo che egli soprannominerà Due Calzini, poiché contraddistinto da delle macchie bianche sulle zampe. Aiutato dai Sioux Lakota - nemici dei Pawnee - John inizierà ad apprezzare la cultura dei pellerossa e a conoscere le loro abitudini, tanto da trovare l'amore in Alzata Con Pungo (Mary McDonnell). Dopo una battaglia che vedrà trionfare i Sioux, Dunbar diverrà un membro della loro comunità, con il nome di Balla Coi Lupi...
Western revisionista per antonomasia e film manifesto dei primi Anni Novanta, Balla coi lupi ha consacrato Kevin Costner come regista e interprete. Scritto da Michael Blake, la pellicola ottenne uno straordinario consenso di critica e pubblico, ottenendo anche sette Premi Oscar (su un totale di dodici candidature): come miglior film, per la regia, la sceneggiatura adattata, la colonna sonora (John Barry), la fotografia, il montaggio e il sonoro.
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27. Thelma & Louise (1991)
Thelma Dickerson e Louise Sawyer sono due amiche che condividono la stessa insoddisfazione per la loro sfera personale. La prima ha una relazione ormai logorata con Jimmy, mentre la seconda deve sopportare il marito Darry, che ha ben poca considerazione di lei.
Per sfuggire a una situazione ormai insostenibile, Thelma e Louise decidono di lasciare la città per trascorrere insieme un weekend, a bordo della Ford Thunderbird di quest'ultima. Quando, durante una sosta in un locale, un tale tenterà di violentare Thelma, Louise difenderà l'amica arrivando ad uccidere quell'uomo. Convinte di non poter dimostrare la loro innocenza, entrambe decidono di pianificare una fuga verso il Messico. Ma sarà una corsa disperata tra mille imprevisti.
Diretto da Ridley Scott e scritto da Callie Khouri, Thelma & Louise è ormai considerato un cult del cinema americano. Un inno alla libertà con due protagoniste iconiche, interpretate da Geena Davis e Susan Sarandon. Nel cast anche Harvey Keitel, Michael Madsen, un giovane Brad Pitt e Christopher McDonald. Candidato a sei premi Oscar, venne premiato per la sceneggiatura originale.
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28. Casino Royale (2006)
Dopo la nuova collaborazione avviata nel 2005 da Metro-Goldwyn-Mayer con Sony/Columbia Pictures ed EON Production, le case erano d'accordo sul fatto che il franchise di James Bond dovesse ripartire con un nuovo cast, nuove ambientazioni e un'impronta narrativa che unisse in maniera proporzionale azione e dramma. Così, seguendo l'esempio di Batman Begins (2005), reboot dell'Uomo Pipistrello firmato da Christopher Nolan, con Casino Royale si avviò un percorso simile arrivando alle origini di 007, scavando nella psicologia del personaggio e costruendo una percorso narrativo lineare che potesse così proseguire per alcuni capitoli.
Dopo aver finalmente acquisito i diritti sul romanzo omonimo, il primo nel quale Fleming raccontava Bond, EON affidò agli sceneggiatori Neal Purvis, Robert Wade, Paul Haggis e al regista Martin Campbell il compito di rendere contemporaneo l'agente segreto britannico più celebre. Come nuovo Bond, venne scelto l'attore britannico Daniel Craig: glaciale, fisicamente perfetto, dai metodi rudi ma sempre elegante, sia in servizio che al di fuori di esso. Uno 007 inedito che prende avvio dall'ottenimento del doppio zero e dalla sua prima missione, per poi dedicarsi a inseguimenti, sparatorie, scontri fisici e una partita a poker che farà la storia della saga. Accanto a lui, avrà la donna che rappresenterà l'amore ideale spezzato troppo presto e per questo estremamente doloroso: Vesper Lynd, interpretata magnificamente da Eva Green, diamante di un cast artistico completato da Judi Dench (che tornava nel ruolo di M, con nuove premesse), Mads Mikkelsen (nella parte del villain Le Chiffre), Giancarlo Giannini (Mathis), Jeffrey Wright (Felix Leiter), Jesper Christensen (Mr. White) e Caterina Murino (Solange Dimitrios). Casino Royale incassò oltre 610 milioni di dollari nel mondo, rilanciando in grande stile la serie: rinnovandola, restituendole profondità narrativa e rafforzando la qualità spettacolare, sfruttando al meglio ogni componente del cinema d'intrattenimento del nuovo secolo.
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29. Skyfall (2012)
Dopo l'ottimo Quantum of Solace (2008), la saga di 007 compì un ulteriore passo in avanti, con un film ancora più strutturato dei precedenti, Skyfall, la cui regia venne affidata a Sam Mendes (premio Oscar per American Beauty) e la scrittura ancora a Neal Purvis e Robert Wade, con l'ingresso di John Logan. Sarà il capitolo del franchise più cupo e drammatico, nel quale anche Craig compirà un'immedesimazione totale con il personaggio.
Nello scontro epocale con Raoul Silva (interpretato da Javier Bardem), Bond dovrà prima risorgere, poi rientrare sul campo di battaglia e infine dirigersi a una resa dei conti lì dove, per lui, tutto ebbe inizio, cercando di difendere fino allo stremo delle forze M, che qui appare come la madre che James ha perso troppo presto (egli rimase orfano quand'era bambino). Mendes omaggia Il cavaliere oscuro, Heat - La sfida e regala un finale d'antologia. Skyfall vinse due Oscar (per la meravigliosa canzone di Adele e Paul Epworth e per il montaggio sonoro) e giunse alla cifra record di oltre 1,108 miliardi di dollari di incasso. La serie proseguirà con 007 Spectre (2015) e No Time to Die, più volte rinviato a causa della crisi internazionale e la cui uscita è attualmente prevista per l'autunno 2021.
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30. La trilogia de Lo Hobbit (2012-2014)
Nel 2007 la Metro-Goldwyn-Mayer, unendo le forze con New Line Cinema, WingNut Films (fondata da Peter Jackson) e affidando la distribuzione a Warner Bros. Pictures (che detiene, in virtù di alcuni accordi risalenti agli anni Ottanta, dei diritti su parte del catalogo MGM) diede avvio al progetto di un'ambiziosa trilogia, tratta dal romanzo del 1937 di J.R.R. Tolkien: Lo Hobbit. Affidando la regia allo stesso Jackson, pluripremiato autore della fortunata saga de Il Signore degli Anelli portata sul grande schermo nei primi anni Duemila, vennero così delineati Un viaggio inaspettato (2012), La desolazione di Smaug (2013) e La battaglia delle Cinque Armate (2014).
Ambientati nella immaginaria Terra di Mezzo sessant'anni prima degli eventi de Il Signore degli Anelli, le vicende hanno come protagonista lo hobbit Bilbo Baggins (Martin Freeman), il quale viene persuaso dallo stregone Gandalf il Grigio (Ian McKellen) a seguire un gruppo di tredici nani guidati da Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage), per giungere alla Montagna Solitaria e reclamarla al drago Smaug. Nella sceneggiatura, scritta da Peter Jackson, Philippa Boyens, Fran Walsh e con la collaborazione di Guillermo Del Toro, vennero aggiunti passaggi da altri scritti di Tolkien. Il risultato finale fu decisamente meno convincente, sotto il profilo narrativo, della storica trilogia dell'Anello, ma sul piano commerciale i tre film raggiunsero ampiamente l'obiettivo, incassando complessivamente oltre 2,9 miliardi di dollari a fronte di un budget stimato di circa 675 milioni per l'intero progetto.
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