Oscar 2021: il commento alle nomination fra sorprese, record e omissioni

Il commento alle nomination agli Oscar 2021: Mank capofila e Nomadland grande favorito in un'edizione segnata dagli exploit di The Father e Judas and the Black Messiah.

Oscar
Le statuette degli Oscar

Nell'edizione delle sale quasi perennemente chiuse, dei quattordici mesi di eleggibilità e delle cerimonie online, alla fine l'Academy ha emesso i suoi primi verdetti: ecco dunque arrivare l'elenco delle nomination agli Oscar 2021, con una premiazione prevista - teoricamente in presenza - per il prossimo 25 aprile, in netto ritardo rispetto alle consuete tempistiche. Ma gli Oscar numero 93 si preannunciano anche come un'edizione di record, a partire da un'inedita doppietta di registe donne in lizza nella cinquina per la miglior regia; andiamo dunque ad analizzare nel dettaglio i risultati di queste nomination, con tutte le conferme e le sorprese (non certo poche) nelle varie categorie.

Mank capofila, ma sarà l'anno di Nomadland?

Gary Oldman Mank
Mank: Gary Oldman in una scena

È Mank, fiore all'occhiello della scuderia Netflix, a poter vantare il maggior numero di candidature: il ritorno al cinema di David Fincher, con un ritratto dell'industria della Hollywood classica e delle sue contraddizioni, ha ricevuto un totale di dieci nomination, tra cui miglior film e miglior regia (la terza volta di Fincher in questa categoria), ma a sorpresa ha mancato quella per la sceneggiatura (postuma) di Jack Fincher, il padre del regista. Mank, opera densa e sofisticata, non ha suscitato tuttavia gli stessi entusiasmi del vero favorito di quest'anno: Nomadland di Chloé Zhao, malinconico racconto on the road sull'America contemporanea, che dopo il Leone d'Oro a Venezia e il successo ai Golden Globe si presenterà ai nastri di partenza degli Oscar con sei nomination, tra cui miglior film.

The Father
The Father - Nulla è come sembra: Olivia Colman e Anthony Hopkins

Otto, nel complesso, i titoli selezionati dall'Academy per competere nella categoria principale (ma dall'anno prossimo i candidati come miglior film saranno di regola dieci), fra cui due opere prime: The Father di Florian Zeller (sei nomination in tutto) e Una donna promettente di Emerald Fennell (cinque nomination). Gli altri sono Judas and the Black Messiah di Shaka King, Minari di Lee Isaac Chung, Sound of Metal di Darius Marder e Il processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin, tutti con sei candidature a testa. Due le omissioni inaspettate: Ma Rainey's Black Bottom e Quella notte a Miami..., due trasposizioni di pièce teatrali che, nonostante i consensi riscossi presso critica e pubblico, non hanno trovato posto nella categoria principale.

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Miglior regista: dal record di Chloé Zhao alla sorpresa Thomas Vinterberg

Nomadland Chloe Zhao
Chloé Zhao sul set di Nomadland

Dopo il record di tre registe donne candidate ai Golden Globe, anche agli Oscar è stato stabilito un nuovo primato, per quanto più ridotto: per la prima volta nella storia dell'Academy due donne, l'inglese Emerald Fennell (Una donna promettente) e la cinese Chloé Zhao (Nomadland), sono in lizza per il premio alla miglior regia. Chloé Zhao, giunta al suo terzo lungometraggio, è anche la prima donna ad aver ricevuto quattro nomination all'Oscar in un'unica edizione: come regista e co-produttrice, nonché per la sceneggiatura e il montaggio del film. La Fennell e la Zhao portano in totale a sette il numero di donne candidate all'Oscar per la regia, dopo Lina Wertmüller, Jane Campion, Sofia Coppola, Kathryn Bigelow e Greta Gerwig.

Vinterberg Mikkelsen
Thomas Vinterberg e Mads Mikkelsen

A far loro compagnia, in una rosa dei migliori registi quanto mai internazionale, sono l'americano di origine coreana Lee Isaac Chung per Minari, David Fincher per Mank e il danese Thomas Vinterberg per Un altro giro, in lizza anche come miglior film internazionale. Per Vinterberg, ex esponente del movimento Dogma '95, si tratta di una candidatura del tutto inaspettata, sul podio delle grandi sorprese di queste nomination; una sorpresa arrivata a spese di Aaron Sorkin, che invece ha dovuto accontentarsi di essere candidato soltanto per la sceneggiatura del suo secondo film, Il processo ai Chicago 7.

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Miglior attore: Ahmed, Yeun e l'ultimo ruolo di Chadwick Boseman

Sound Of Metal
Sound of Metal: un'immagine di Riz Ahmed

Se ci sono due categorie in cui, al contrario, l'Academy ha confermato appieno i pronostici della viglia sono state quelle dedicate agli attori e alle attrici protagonisti, con due cinquine molto variegate e interessanti. Fra gli attori abbiamo due veterani britannici: Anthony Hopkins, alla sua sesta candidatura a ottantatré anni (un primato in questa categoria) nella parte di un uomo in lotta contro la demenza senile in The Father, e Gary Oldman, alla terza nomination nei panni dello sceneggiatore Herman J. Mankiewicz in Mank. Accanto a loro due interpreti più giovani: Riz Ahmed, musicista alle prese con la perdita dell'udito in Sound of Metal, e Steven Yeun nella parte del sensibile padre di famiglia di Minari, primo coreano a riscuotere una nomination come miglior attore.

Ma Rainey
Ma Rainey's Black Bottom: un'immagine di Chadwick Boseman

Ovviamente, l'indiscusso favorito della categoria rimane però Chadwick Boseman, candidato a poco più di sei mesi dalla sua improvvisa scomparsa, a quarantatré anni. Boseman è in gara per la parte di un ambizioso trombettista in Ma Rainey's Black Bottom (cinque nomination in tutto), film che gli è valso recensioni eccezionali. Sfumano invece le chance di Delroy Lindo, ignorato per la sua intensa prova in Da 5 Bloods, e di Mads Mikkelsen, arrivato probabilmente a un passo dalla nomination in virtù dei consensi per Un altro giro.

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Miglior attrice: il record di Viola Davis e la sesta volta di Frances McDormand

Nomadland
Nomadland: un primo piano di Frances McDormand

Sempre per Ma Rainey's Black Bottom è in gara come miglior attrice per il ruolo del titolo Viola Davis, che con quattro candidature allunga il suo record di attrice afroamericana più candidata agli Oscar, ma diventa anche la prima afroamericana ad aver ricevuto due nomination in qualità di protagonista. A un'altra star del blues, la leggendaria Billie Holliday, presta il volto l'esordiente Andra Day in The United States vs. Billie Holiday; completano la cinquina le inglesi Vanessa Kirby e Carey Mulligan, rispettivamente per Pieces of a Woman e Una donna promettente, e Frances McDormand, che grazie a Nomadland ottiene la sua sesta nomination in qualità di interprete, a cui va aggiunta un'altra candidatura come co-produttrice del film.

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Miglior attore non protagonista: Judas e il colpo di scena

Judas
Judas and the Black Messiah: un primo piano di Lakeith Stanfield

Probabilmente la singola, maggiore sorpresa delle nomination agli Oscar 2021, più ancora di Thomas Vinterberg, si è materializzata nella categoria per il miglior attore non protagonista: accanto al favoritissimo Daniel Kaluuya nella parte del leader delle Pantere Nere Fred Hampton è comparso infatti Lakeith Stanfield, suo co-protagonista in Judas and the Black Messiah. Stanfield era stato proposto come protagonista dalla Warner Bros; pertanto, la sua inclusione nella categoria dei non protagonisti appare come un'enorme forzatura, considerando che Stanfield è presente in quasi ogni scena del film. Gli altri nominati sono Sacha Baron Cohen per Il processo ai Chicago 7, Leslie Odom Jr per Quella notte a Miami... e, candidatura meritata ma per niente scontata, Paul Raci per Sound of Metal.

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Miglior attrice non protagonista: l'ottava nomination di Glenn Close

Hillbilly Elegy
Elegia americana: un primo piano di Glenn Close

Con il suo ritratto di Mamaw, la grintosa nonna di Elegia americana, la mitica Glenn Close si è aggiudicata l'ottava nomination all'Oscar della propria carriera, entrando nel novero delle cinque attrici più candidate nella storia dell'Academy (pur non essendo ancora riuscita a mettere le mani sul premio). In gara insieme a lei nella categoria per la miglior attrice non protagonista troviamo la bulgara Maria Bakalova per Borat - Seguito di film cinema, Olivia Colman per The Father, Amanda Seyfried per Mank e la veterana Youn Yuh-jung, attrice coreana in lizza per la parte della nonna che incrina l'equilibrio familiare in Minari. Escluso invece un volto noto di Hollywood, Jodie Foster, a dispetto del Golden Globe ottenuto pochi giorni fa per The Mauritanian.

Minari
Minari: un'immagine del film

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Le altre nomination, da Soul e Pinocchio a Laura Pausini

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Pinocchio: un'immagine del film

Fra gli altri titoli pluricandidati di quest'anno, perlopiù nelle categorie tecniche e musicali, figurano il western Notizie dal mondo (quattro nomination) e il commovente Soul (tre nomination), lanciatissimo nella categoria del miglior film d'animazione, ma pure Emma, Mulan, Tenet e il Pinocchio di Matteo Garrone, in lizza per i costumi e il trucco. Un'altra candidatura per metà italiana è quella per Laura Pausini, co-autrice della canzone Io sì (Seen) insieme a Diane Warren: si tratta della dodicesima nomination per la compositrice americana, ancora in attesa di un Oscar. Sempre in ambito musicale, una doppia candidatura ha ricompensato Trent Reznor e Atticus Ross grazie alle partiture di Mank e Soul. Infine, per l'Oscar al miglior film internazionale, a sfidare Un altro giro saranno Better Days da Hong Kong, Collective dalla Romania (candidato anche come miglior documentario), The Man Who Sold His Skin dalla Tunisia e Quo Vadis, Aida? dalla Bosnia Erzegovina.

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