I 10 anni di Movieplayer.it: film, festival e non solo, un decennio di passione nei nostri ricordi

Celebriamo questo importante anniversario regalandovi un inedito dietro le quinte del nostro lavoro e delle nostre variegate esperienze di redattori, con il naso sempre davanti allo schermo e la valigia pronta quando si tratta di andare a caccia di première, junket e festival internazionali.

What a lovely day. E che viaggio estenuante ed emozionante è stato quello che certamente non si chiude qui, ma si ferma soltanto un istante per darci modo di guardarci indietro, ammirare le imprese compiute, riassaporare le emozioni, ridere delle figure barbine e dei passi falsi di cui saggiamente facciamo tesoro come di tutto il resto.
Oggi festeggiamo dieci anni di Movieplayer.it e vogliamo farlo (anche) regalandovi un inedito dietro le quinte del nostro lavoro e delle nostre variegate esperienze di redattori, con il naso sempre davanti allo schermo e la valigia pronta quando si tratta di andare a caccia di première, junket e festival internazionali. Buona lettura a voi e buon compleanno alla nostra testata, che, come ogni prepubescente che si rispetti, scalpita per spegnere le le candeline per poi prepararsi a continuare a crescere.

Leggi anche: Gli Oscar 2018 di Movieplayer: trionfano Il filo nascosto e Christopher Nolan

10 anni dopo, abbiamo ancora voglia di raccontarvi cinema e serie TV a modo nostro! (Luca Liguori)

images/2018/05/30/100serietv-approvata_3d.png

[...] Condividere dieci anni insieme vuol dire avere insieme tanti ricordi. Per chi ci legge vuol dire anche opinioni che vi hanno fatto arrabbiare o che magari hanno confermato la vostra personalissima visione di un'opera. Per noi che siamo dall'altra parte vuol dire avere il brivido di poter raccontare cosa ci emoziona, cosa porta avanti ancora quella passione che abbiamo dentro da decenni e che probabilmente non si spegnerà mai. Per questo motivo abbiamo deciso anche di raccontarvi, per una volta, qualcosa che vada oltre i film e le serie, ma quelle che sono state le nostre esperienze, professionali e personali, più belle delle nostra carriera. Le potete trovare in questo secondo articolo qui, a firma di molti dei nostri collaboratori storici ma anche più recenti: perché che fossero o meno qui a Movieplayer.it con noi, questi dieci anni sono comunque un patrimonio di tutti.

C'è una cosa che però ci preme molto sottolineare, perché per quanto possa essere un'esperienza entusiasmante incontrare l'attore o il regista dei nostri sogni fin da bambino, per quanto possa essere arricchente seguire i festival internazionali o vedere in anteprima i film e le serie più attese, non sono queste le parti più belle del nostro lavoro. La parte più bella è avere la consapevolezza che, con quello che scriviamo e raccontiamo, stiamo in qualche modo contribuendo alla "crescita" di ciascuno di voi. Stiamo educando, in primis noi stessi, ma anche generazioni di nuovi cinefili. Non stiamo peccando di superbia ed ovviamente ci riferiamo tanto a noi di Movieplayer.it quanto a qualsiasi altro collega o sito concorrente, ma è un dato di fatto. Ed è una responsabilità enorme, ma anche un grande privilegio. [...]

Leggi anche: Movieplayer.it, 10 anni dopo: abbiamo ancora voglia di raccontarvi cinema e serie TV a modo nostro!

I ricordi della redazione

L'illusione in cui rifugiarmi (Chiara Apicella)

Ritorno al futuro: Christopher Lloyd e Michael J. Fox in una scena del film
Ritorno al futuro: Christopher Lloyd e Michael J. Fox in una scena del film

Lo ammetto: ho sempre preferito ascoltare la musica in camera piuttosto che tra la gente a un concerto. Allo stesso modo, ho sempre amato scrivere di cinema non perché rappresenti un'ottima occasione per intervistare personaggi famosi o vederli più da vicino, ma per la ragione quasi opposta. Amo che il cinema e le serie continuino a essere l'illusione in cui rifugiarsi, e amo scriverne perché per me è un modo per foraggiare quell'illusione. Il mio secondo articolo per Movieplayer riguardava Ritorno al futuro, il mio film preferito da sempre, e sviscerarne le scene è stata un'occasione magica (e un po' compulsiva) per convincermi ancora una volta che Marty McFly esista davvero. Qualche articolo dopo ho scritto un approfondimento sulle dichiarazioni d'amore più toccanti nel cinema, e così mi sono sentita di nuovo un po' Sally, lentissima nelle ordinazioni, e un po' Dorothy, che si era "già convinta al ciao". Perché per me il cinema è questo: credere in una storia, ogni volta che la rivedo; e se devo scriverne, non anniento l'illusione, ma la sublimo.

Leggi anche: Ritorno al futuro: tra avventura e nostalgia, ecco come Marty e Doc sono entrati nelle nostre vite

Dedicato ai folli e ai sognatori (Valentina Ariete)

Venezia 2016: una foto di Damien Chazelle ed Emma Stone sul red carpet
Venezia 2016: una foto di Damien Chazelle ed Emma Stone sul red carpet

Estate 2016, 73esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia: all'uscita della prima per la stampa di La La Land di Damien Chazelle c'era elettricità nell'aria salata del Lido. A fine proiezione mi sono alzata in piedi per applaudire, con tanto di accompagnamento urlante, nemmeno fossi a un concerto, e ho incontrato molti dei miei colleghi della redazione di Movieplayer. C'era chi era folgorato, chi già fischiettava i temi delle musiche, chi, un caso isolato, bisogna sottolinearlo, millantava, non ricordo bene se una regia o una fotografia "sciatta" (in ogni caso avrebbero entrambe vinto l'Oscar qualche mese dopo, mettendo finalmente a tacere la questione nata quel giorno). In quel momento ho capito che ero nel posto giusto: insieme a persone che amano genuinamente il cinema e hanno fatto, contro ogni buon senso, un lavoro della propria più grande passione. Per chi non ama il cinema in modo viscerale è difficile capire quanto un film possa segnare una vita: da quel giorno alcuni di noi hanno trovato un posto per La La Land nel loro matrimonio, alcuni ne sono rimasti talmente ossessionati da vederlo decine di volte, altri ci hanno trovato parallelismi inquietanti con la propria vita in quel momento, altri ancora hanno realizzato una parodia cantata e ballata che chissà se vedrà mai la luce. Nessuno, parlando in modo concitato del film, si è mai sentito però "folle" per dare tanta importanza a quello che per altri è "solo intrattenimento". La differenza palpabile è che qui, in queste pagine, il cinema lo si ama davvero, e se ne ha rispetto: per questo scrive di un film sempre chi è più preparato sull'argomento o chi ha amato di più quel particolare titolo. Perché chi ama qualcosa la rispetta e la celebra ogni giorno.

Leggi anche: Emma Stone e Damien Chazelle presentano La La Land: "Oggi più che mai abbiamo bisogno di romanticismo"

Nomen omen? (Max Borg)

John Rhys-Davies in una scena di Il signore degli anelli - Il ritorno del re
John Rhys-Davies in una scena di Il signore degli anelli - Il ritorno del re

Nell'ottobre del 2014, proprio mentre iniziavo a scrivere per Movieplayer.it, mi ritrovai a intervistare, in occasione del Swiss Fantasy Show (una convention organizzata ogni due anni tra Morges e Losanna, vicino a dove vivo), John Rhys-Davies e Adam Brown, ossia Gimli ne Il signore degli anelli e Ori ne Lo Hobbit. Era un'intervista video per Clap.ch, sito svizzero in lingua francese con cui collaboro dal 2012, e come sempre chiedemmo ai diretti interessati di iniziare il video presentandosi e dicendo "Benvenuti su Clap.ch!". Tutto normale, se non per il fatto che in inglese uno dei significati della parola clap ("ciak" in francese) sia alquanto sconcio, il che suscitò l'ilarità degli ospiti. L'intervista andò a gonfie vele, e appena finita la registrazione chiesi al cameraman se ci fossero anche le riprese di un "fuori onda" legato alla questione linguistica. Pertanto nel video finale è presente, all'inizio, John Rhys-Davies che con la sua voce British elegantissima spiega il significato di clap in inglese: "È un termine gergale per indicare una malattia venerea."

Leggi anche: Il signore degli anelli: 10 cose che (forse) non sapete sulla trilogia cinematografica di Peter Jackson

Tim Burton nell'aria (Antonio Cuomo)

images/2018/06/04/photo_2018-06-04_11-52-18.jpg

Si dice che il primo Cannes non si scorda mai... no, forse non è proprio così, ma il senso è lo stesso. La mia prima esperienza al festival francese è stata nel 2010, un'annata aperta dal Robin Hood di Ridley Scott, con La nostra vita di Luchetti in concorso insieme a Poetry, il coreano The Housemaid, Biutiful di Inarritu, Uomini di Dio e L'altra verità di Ken Loach; con Les amours imaginaires di un giovanissimo Xavier Dolan in Un Certain Regard.
Non un'edizione stratosferica in quanto a film, non quanto altre che ho vissuto successivamente almeno, ma con uno dei miei miti come presidente della giuria: Tim Burton.

images/2018/06/04/photo_2018-06-04_11-52-24.jpg

L'autore californiamo è uno dei miei amori cinematografici, uno di quelli che ha contribuito a formare il mio gusto cinefilo sin da Beetlejuice - Spiritello porcello, che guardavo a ripetizione, Edward mani di forbice, Nightmare Before Christmas e Ed Wood. E quell'anno a Cannes si respirava aria di Tim Burton. Non solo per le comparsate tipiche da presidente di giuria del festival, ma perché l'organizzazione ne aveva approfittato per caratterizzare l'edizione di quell'anno: la hall della sala Debussy aveva pannelli con sue illustrazioni attorno alle colonne; altri suoi disegni erano sulla copertina degli orari delle proiezioni distribuiti ogni giorno; l'immagine d'attesa sullo schermo prima dei film di Un Certain Regard avevano la sagoma del suo Batman. Quell'anno a Cannes c'era Tim Burton nell'aria e mi faceva sentire a casa come mai sarebbe più successo negli anni successivi. Ed è un magnifico ricordo di questi (primi) 10 anni di Movieplayer.it che sono orgoglioso di festeggiare insieme ai miei colleghi e amici.

Leggi anche: Dagli antieroi dark a Big Eyes: la Top 10 delle migliori performance nel cinema di Tim Burton

Tutta colpa di Tim Burton (Valentina D'Amico)

Roma 2016: un primo piano di Meryl Streep sul red carpet di Florence Foster Jenkins
Roma 2016: un primo piano di Meryl Streep sul red carpet di Florence Foster Jenkins

Il lavoro ci definisce come persone. Specie nel caso dei giornalisti cinematografici, in gran parte cinefili incalliti che parlano per battute e misurano le durate in pellicole di Lav Diaz. Il lavoro mi ha permesso di incontrare gli artisti che, con le loro opere, mi hanno reso la persona che sono. L'intervista è il momento più elettrizzante e anche se per ottenerla si versano sudore e lacrime quando ti trovi di fronte al tuo idolo capisci che ne è valsa la pena. Vedere Sylvester Stallone o Meryl Streep sul grande schermo e ritrovarseli seduti davanti è uno shock extradiegetico e una fonte infinita di aneddoti per gli amici curiosi.

Tim Burton sul set di Nightmare Before Christmas
Tim Burton sul set di Nightmare Before Christmas

Chi è il più simpatico? George Clooney, abbronzato e rilassato come se fosse sempre in vacanza. Il più ironico? David Lynch, che non le manda a dire. La più intelligente? Zoe Kazan, che mi ha rincorso per chiedermi della mia t-shirt di Patty Smith. Il più pazzo? Terry Gilliam, of course. Tra il tè con Dario Argento, John Cusack che mi chiede scusa per il suo twitter "sbarazzino" e Martin Freeman che mi invita a tornare a rivederlo a teatro a Londra, sono tanti i ricordi che porterò sempre con me, ma se devo sceglierne uno vado alla fonte. A quell'incontro con Tim Burton, in occasione dell'uscita di Big Fish, in cui gli ho confessato che stavo preparando la tesi su di lui per sentirmi augurare "buona fortuna". Di quel momento ricordo perfettamente le sue mani sporche di pennarello che stringono la mia, la sua risata sonora e i capelli più spettinati che mai. Tutto è cominciato lì, quindi se ora vi tocca leggermi sappiate che la colpa è di Tim Burton!

Leggi anche: Miss Peregrine: il futuro di Tim Burton è rivolto al passato

L'ultimo arrivato (Maurizio Ermisino)

images/2018/06/04/detroit_hostage_014_1524051370.jpg

Che cosa può raccontarvi l'ultimo arrivato? Di questi dieci anni di Movieplayer gran parte li ho vissuti dall'esterno, cioè da lettore, con grande stima per questo progetto che diventava man mano più importante. Dall'interno, cioè da collaboratore, ho vissuto soltanto gli ultimi quattro mesi... e da dentro devo dire che la mia stima per lo staff è ulteriormente aumentata. I ricordi più belli di questo breve e già intenso periodo? Sono due: essere stato inviato a un Festival a misura d'uomo come quello di Sorrento, e avere avuto l'occasione di intervistare un grande creatore di videogame come David Cage; apparentemente un altro mondo per chi si occupa di cinema, in realtà una persona molto vicina a me, con le mie stesse passioni. Che poi, a pensarci bene, è tutta qui la chiave del mio rapporto con Movieplayer: lavorare ogni giorno con un gruppo di persone che sono cresciute con i film con cui sono cresciuto io, che hanno vissuto il cinema che amo, che hanno la mia stessa idea di cinema.

Leggi anche: David Cage: "Quando tieni in mano un controller, vuoi essere il narratore, l'attore della tua storia"

Una "maratona" lunga dieci anni (Fabio Fusco)

images/2018/06/04/heath-ledger-flickr-howie_berlin_400x300.jpg

Dieci anni. Anche se il mio lavoro si svolge quasi del tutto in redazione e non posso certo vantare l'esperienza festivaliera dei miei colleghi, sono stati dieci anni vissuti di corsa, e tra una news e l'altra non sono mancate le corse a perdifiato sui red carpet veneziani e qualche intervista che ricordo con grande affetto (non capita tutti i giorni di parlare con un boss, se poi sono quelli di Gomorra - La Serie, è un dettaglio trascurabile). Le rigide temperature e le cene diversamente leggere di Berlino e l'umidità tropicale di Venezia. I faccia a faccia con le star, da uno "stralunato" James Franco a Heath Ledger, forse il più fugace e memorabile, due anni prima della sua tragica scomparsa, e gli incontri "a distanza" con i miti della mia adolescenza, come Robert Englund.

Leggi anche: Gomorra - la serie: Marco Palvetti è il 'Conte' sanguinario

Star Wars: Il Risveglio della Forza - Carrie Fisher e Harrison Ford interpretano Leia e Han
Star Wars: Il Risveglio della Forza - Carrie Fisher e Harrison Ford interpretano Leia e Han

Sono stati dieci anni di mail assurde - abbiamo letto cose che voi umani... - contrattempi da festival che farebbero invidia a Terry Gilliam (portatili che si rompono l'ultimo giorno, valigie che non vogliono saperne di aprirsi) incazzature, frustrazioni, grandi soddisfazioni, confronti, ricerche immersive per i miei articoli a tema horror (provateci voi a scrivere di esorcismi "realmente accaduti", nella redazione deserta a tarda ora...).
A proposito di articoli però, il ricordo più affettuoso resta sicuramente quello legato alla preparazione del mio "reportage" su Star Wars: Il risveglio della forza, che potete rileggere al link di seguito. Non avevo idea di come sarebbe stato accolto, e prima della pubblicazione mi sentii come un "terrorista" che si preparava a far deflagrare una bomba tra i fan della saga, ma tra qualche commento indignato e incazzato e l'entusiasmo generale, fu una settimana memorabile.

Leggi anche: "Mamma, mi si è Risvegliata la Forza": racconto semiserio di un redattore che non conosce(va) Star Wars

Leggi anche: Film maledetti: da Poltergeist a Il Corvo, dieci storie da incubo

La La Laguna (Giuseppe Grossi)

Brave
Brave

Premessa fondamentale: Braveheart - Cuore impavido ha forgiato il mio cuore cinefilo, quando ho visto Leon mi sono innamorato per la prima volta di una ragazzina con la frangetta, ho una pacata ossessione per Drive, alla fine di Whiplash ero un bagno di sudore. Questo aiuterà a capire quanto segue. È il 2016 quando la vita decide di trasformarsi in una montagna russa. Alti e bassi, scossoni, paura e vertigini. Mentre alcune cose vanno a fondo, altre vengono a galla. Intanto il cinema, come solo lui riesce a fare, si trasforma in un'ancora di salvezza.

Venezia 2016: Natalie Portman sul red carpet di Jackie
Venezia 2016: Natalie Portman sul red carpet di Jackie

È la mia prima Mostra del Cinema di Venezia, e sembra che qualcuno abbia apparecchiato apposta per me. Il film d'apertura è La La Land. Damien Chazelle e Ryan Gosling sulle note del realismo magico. Il regista di Whiplash con il protagonista di Drive. Si torna a sudare, a palpitare, a capire che certi film sono destinati a segnarti e (in)segnarti. Come se non bastasse, al Lido arriva lui: William Wallace. Barba ispida, capelli brizzolati, sguardo invaso di lucida follia. Quella di sempre. Mel Gibson profuma ancora di Scozia. E infine lei: madre stellare, creatura aliena, cigno vero. Natalie Portman e i suoi occhi planetari arrivano a Venezia. È lì per presentare Jackie, per parlare di lutto e dolore, ma il sole che ha sul volto è troppo forte per conoscere nubi. Sono seduto in seconda fila durante la sua conferenza stampa e capisco per la prima volta perché Dante scriveva di Beatrice. Senza Movieplayer tutto questo non sarebbe esistito. Per cui auguri, "sito of stars". Auguri e grazie per avermi curato da una malattia inguaribile.

Leggi anche: Ritratto di Natalie Portman: bimba prodigio, madre galattica, cigno vero

Dieci anni di Movieplayer, cinque anni di vita in comune (Stefano Lo Verme)

Homeland: Claire Danes nell'episodio Enemy of the State
Homeland: Claire Danes nell'episodio Enemy of the State

Oggi Movieplayer compie dieci anni, e sono felice di poter dire che, per quasi metà della sua storia (per la precisione, dal settembre 2013), ho avuto l'opportunità di offrire il mio piccolo contributo a questo ampio, variegato, magnifico 'contenitore'. Ripensando ai miei cinque anni trascorsi con Movieplayer, dall'esordio con le recensioni di Homeland e i primissimi articoli di cinema (il 'debutto', in quel caso, fu un ritratto di Catherine Deneuve), nella memoria si affastella una quantità incalcolabile di splendidi film e di soddisfazioni grandi e piccole... a partire dall'entusiasmo di poter trasmettere, attraverso un lavoro, le passioni per il cinema e la scrittura. Ma i ricordi più belli sono altri, e riguardano i momenti - anch'essi, per fortuna, innumerevoli - che ho condiviso con i miei "compagni di squadra", quelli del passato e quelli attuali: primi fra tutti, l'esperienza e la deliziosa fatica dei festival, con le emozioni di tante visioni in comune e la preziosa quotidianità delle giornate trascorse insieme. Ecco, nell'unirmi agli auguri per Movieplayer, sono questi i doni per i quali sono maggiormente grato: le chiacchiere, le confidenze, i sorrisi e gli abbracci con dei colleghi meravigliosi che oggi considero anche e soprattutto amici.

Leggi anche: Homeland, il finale della stagione 7: in Russia con terrore

Il cinema che toglie il fiato, salva la vita e lascia senza parole (Chiara Nicoletti)

La La Land: Emma Stone e Ryan Gosling in una suggestiva immagine tratta dal film
La La Land: Emma Stone e Ryan Gosling in una suggestiva immagine tratta dal film

Il cinema mi ha salvato la vita, sembrerà banale ma è successo anche più di una volta, ha iniziato quando ero piccola insinuandosi nei vuoti genitoriali ed adolescenziali facendomi capire che non ero sola e l'ultima volta lo ha fatto quando mi ha permesso di parlare e scrivere di lui, nelle sue forme più estreme, commerciali o seriali così da diventare anche il mio strumento per comunicare con gli altri. Da quel momento, in undici anni al suo servizio, due ricordi si impongono nella memoria, entrambi legati alla Mostra di Venezia. Anno 2016, Damien Chazelle presenta La La Land al Lido ed io sogno, mi commuovo e in trance scrivo la mia recensione con City of Stars che risuona dal Palazzo del Cinema. Quello che verrà dopo è la condivisione di gioia estrema con chi si è ritrovato nelle mie parole ancora intrise di musical, scelte e sogni. 2017, con La forma dell'acqua - The Shape of Water, una storia d'amore e favola su accettazione del diverso e contraddizioni del nostro tempo. Del Toro mi lascia senza parole tanto che ad inizio intervista non so che dire e chiedo solo un abbraccio. Quattro secondi interminabili, sudati e teneri con qualcuno che mi ha ricordato perché scrivere di cinema è il lavoro più bello del mondo. Buon Compleanno Movieplayer e grazie!

Leggi anche: The Shape of Water: la fiaba nera di un Guillermo del Toro misurato e maturo

Una smisurata passione per il cinema (Luca Ottocento)

Magnolia: un primo piano di Tom Cruise
Magnolia: un primo piano di Tom Cruise

Il mese prossimo saranno esattamente tre anni da quando, nel luglio del 2015, ho iniziato a lavorare con continuità per Movieplayer, subito dopo aver concluso la mia esperienza universitaria con il dottorato. Ancora oggi però, nonostante all'epoca non fossi presente, ricordo la nascita e lo sviluppo del sito a partire dal 2008 con gli occhi del lettore, nel periodo in cui, da giovane studente di cinema e critico alle prime armi per alcune testate online, leggevo con passione e curiosità le recensioni dei film in uscita e i resoconti da Cannes, Venezia o Berlino pubblicati su Movieplayer.

Un'immagine che ritrae Paul Thomas Anderson
Un'immagine che ritrae Paul Thomas Anderson

Sono molti i bei ricordi che mi legano a questo lavoro, dalla partecipazione ai più importanti festival internazionali fino alla semplice e per me sempre piacevolissima presenza alle anteprime stampa. I momenti in assoluto più stimolanti sono però quelli legati alle interviste, dove quando si è fortunati si ha la possibilità di approfondire la visione del mondo e del cinema di registi che hanno davvero tanto da dire. Da questo punto di vista, l'esperienza lavorativa finora più gratificante è stata incontrare Paul Thomas Anderson durante l'attività stampa romana per la presentazione di Vizio di forma. In quel contesto ho avuto modo di conoscere e intervistare il regista che con Magnolia a tredici anni mi ha fatto scoprire per la prima volta le straordinarie potenzialità del linguaggio cinematografico. La mia tesi triennale a lui dedicata, sul cui frontespizio da quel giorno campeggia la sua firma, la conservo gelosamente in casa come fosse una reliquia.

Leggi anche: Da Il filo nascosto a Magnolia: il cinema di Paul Thomas Anderson in 8 grandi sequenze

Esordienti che lasciano il segno (Beatrice Pagan)

Arrival: Amy Adams in una foto del film
Arrival: Amy Adams in una foto del film

Effettuare un bilancio di un decennio è sempre molto complicato. Dover tenere in considerazione un periodo così lungo per individuare un solo ricordo vivido e significativo obbliga a considerare anche i momenti negativi e gli ostacoli affrontati. Restringere il campo è quindi difficile, e spesso si pensa che l'incontro con una star sia il punto più alto di una carriera, ma, per mia natura, continuo a considerare gli esordienti le persone più stimolanti da incontrare e conoscere. Per questo non posso non pensare all'intervista ad Anna Rose Holmer, regista dell'affascinante The Fits, che ha condiviso la sua passione, onestà e determinazione, senza forse poter immaginare che nel suo futuro ci sarebbero state le collaborazioni con il premio Oscar Natalie Portman. Ma gli attimi memorabili sono davvero tanti e non bastano 1000 caratteri a racchiudere il trasporto suscitato da film come Arrival, il fascino di festival come Cannes o Berlino o la condivisione di opinioni, davanti a una tazza di caffè, con gli amici dopo le proiezioni della Mostra del Cinema di Venezia.

Leggi anche: Arrival: tradurre gli alieni per capire noi

Sogni, Drughi e interviste inaspettate (Manuela Santacatterina)

Mozart in the Jungle: Loka Kirke e Gael García Bernal nella quarta stagione
Mozart in the Jungle: Loka Kirke e Gael García Bernal nella quarta stagione

Quando il sito è nato avevo da poco iniziato l'università con il sogno di fare del cinema il mio lavoro. Dieci anni (e tanti momenti di incertezza) dopo ci sono riuscita e il merito è, senza dubbio, anche di Movieplayer.it che mi ha dato l'opportunità di coltivare e realizzare quel desiderio. Se ripenso a questi anni sono molte le soddisfazioni, le emozioni o i ricordi che si accavallano, da una mail inaspettata di Liliana Cavani alle risate di pancia di Judd Apatow. Ma i momenti che più di tutti mi sono rimasti impressi sono l'incontro con Lenny Abrahamson e la visita sul set veneziano di Mozart in the Jungle. Un'intervista nata per caso e preparata in dieci minuti che si è trasformata in una chiacchierata con un regista appassionato e caloroso e l'emozione di incontrare Malcolm McDowell, il Drugo di Arancia meccanica, in una stanza di Palazzo Franchetti affacciata sul Canal Grande di Venezia. Tanti auguri Movieplayer.it e grazie!

Leggi anche: Mozart in the Jungle: sesso, droga e sinfonie

Ricordi di plastica (Erika Sciamanna)

images/2018/06/04/palazzo-cinema-venezia-1150x748.jpg

Per quanto mi riguarda parlare dei miei ricordi non è mai semplice, trovo sia facile scivolare nel melenso, invischiarsi nel sentimentalismo, quello fastidioso, ma stavolta no, si festeggia qualcosa ed è giusto e concesso essere dolcemente nostalgici, un po' come quando al nostro compleanno genitori e parenti ci raccontano i loro ricordi della nostra prodigiosa nascita. Beh, cosa dire? Vediamo: il lavoro cambia, il tempo passa e le esperienze, grazie al cielo, si accumulano, ma se devo selezionarne un ricordo particolare non posso che tirare fuori dal quel disordinatissimo cassetto che è la mia mente quel solo, inestimabile momento, quello in cui spariscono in un lampo eventi e divi del cinema: la consegna del mio primo accredito. Mi dispiace signori Clooney, chiedo scusa Steven Spielberg ma quel pezzettino di plastica colorata di Venezia 72 è stato per me linea di un confine che finalmente ero pronta a varcare. Timori e zaino in spalla come al primo giorno di scuola mi sono presentata all'ufficio accrediti e finalmente quel rettangolino, così apparentemente senza valore era mio, lucido e perfetto (tranne la foto, quella non è mai perfetta!), accessorio indimenticabile (nel senso che se lo dimentichi sei morto) che mi spingeva verso nuove sfide lavorative. Ricordo le incertezze, la fatica, gli errori le facce nuove che mi ricordavano che l'impaccio non ha età e che dopo la fatica, a volte, qualche soddisfazione arriva. Questo non scorderò mai, che c'è sempre un inizio dopo un altro inizio e sulla mia scrivania ciondolerà sempre un piccolo pezzettino di plastica colorato a ricordarmelo.

Leggi anche: Venezia 74 - Le preferenze della nostra redazione

For the Watch (Alessia Starace)

Il Trono di Spade: Jon Snow in una foto dell'episodio Oltre la Barriera
Il Trono di Spade: Jon Snow in una foto dell'episodio Oltre la Barriera

Mi sono trovata un po' in difficoltà a individuare un ricordo preciso che rappresentasse la mia esperienza di articolista e caporedattrice di Movieplayer.it. Di sicuro più delle celebrità e degli incontri con gli idoli, ho la sensazione che siano stati i nostri lettori a sorprendermi e a gratificarmi, accanto all'umanità dei miei colleghi e compagni di viaggio. E quindi parlerò dell'esperienza che, in questi anni, mi ha portato di più a interagire con voi: la mia copertura de Il trono di spade.
Sin dai primi episodi c'è stata un'attenzione da parte dei lettori che era il preludio della futura popolarità della serie: sono stata presa per mano dai fan dei libri di George R.R. Martin, incoraggiata a leggerli, consolata in presenza di tragedie e carneficine, assistita nel lavorio su teorie più o meno bislacche... negli anni la passione per Westeros, e la qualità delle interazioni con i lettori, alcuni dei quali ormai sono degli amici, non ha smesso di crescere. Questo decennio che se ne va eppure mi proietta verso il 2019 e la stagione finale dello show, è stato caratterizzato per me dallo show HBO. Con le stagioni che scivolano via, il mondo non diventa un posto migliore, e naturalmente l'inverno sta arrivando; ma almeno non saremo soli ad affrontarlo.

Leggi anche: Il trono di spade: 8 teorie e supposizioni sulla stagione finale