La storia delle popstar prestate al cinema è quella di un manipolo di "principianti", di absolute beginners come cantava David Bowie nell'omonimo film di Julien Temple, cult del 1986 in cui il Duca Bianco (che pivellino proprio non era visto che aveva già interpretato Furyo di Nagisa Oshima) duettava con un altro orgoglio del Brit Pop, Patsy Kensit. In effetti, quando le stelle della musica approdano su un set, anche i professionisti più smaliziati diventano debuttanti più o meno allo sbaraglio. In poche parole, non è detto che chi sappia domare una folla gremita sia in grado di recitare con la stessa efficacia. Nel peggiore dei casi ci si trova davanti a prove risibili, fortunatamente isolate; quando la magia si compie, però, i risultati possono essere davvero sorprendenti. Ultima in ordine di tempo a mettersi alla prova in un ambito così particolare è Christina Aguilera. Nata dalla prolifica covata del Mickey Mouse Club ("responsabile" delle carriere di Miley Cyrus, Vanessa Hudgens, Zac Efron, Justin Timberlake e Jessica Simpson), è lei la protagonista indiscussa del nuovo film di Steve Antin, Burlesque. Operazione ben orchestrata, quella della Aguilera, praticamente perfetta nel ruolo della cameriera a caccia di successo, approdata nel club della vegliarda Tess. Perfetta perché pur nella semplicità della storia, una favola edificante con un tocco sexy dato dai numeri musicali coreografati da Denis Faye e Joey Pizzi, la Aguilera svolge egregiamente il lavoro che le riesce meglio, cioè cantare, sfruttando bene la fisicità di un ruolo tutto costruito sulla sensualità, monocromatico e scintillante al tempo stesso. Al fianco della platinata interprete newyorkese troviamo la grande Cher, altra popstar prestata al set, monumento vivente all'arte del chirurgo plastico e al contempo mirabile esempio di poliedricità artistica. La signora Sarkisian LaPierre è una delle poche cantanti (assieme ai mostri sacri Liza Minnelli, Barbra Streisand e più recentemente Marianne Faithfull) ad aver convinto pienamente anche come attrice e lo dimostrano il premio ricevuto a Cannes nel 1986 per l'interpretazione in Mask - Dietro la maschera di Peter Bogdanovich e l'Oscar vinto due anni dopo per Stregata dalla Luna diretto da Norman Jewison.
E se la strada a doppia corsia che lega cinema e musica è stata costruita nel tempo da leggende come Frank Sinatra (The Voice vinse l'Oscar per Da qui all'eternità di Otto Preminger) e Elvis Presley (poco memorabili però i filmetti musicali di The Pelvis) è a partire dagli anni '80 che l'intreccio tra pop music e cinema si è fatto più saldo. E il merito va dato tutto a Miss Louise Veronica Ciccone, meglio conosciuta come Madonna. Nata a Bay City, un sobborgo di Detroit, nell'agosto del 1958, Madonna incarna alla perfezione lo splendore e le miserie di questi ultimi tre decenni di musica e l'ostinazione con cui sta ancora cercando una consacrazione al cinema fa parte della bellezza del suo personaggio, mai domo anche davanti alle recensioni più severe. E ne ha ricevute. Se il "vero" debutto nella graziosa commedia di Susan Seidelman, Cercasi Susan disperatamente, è stato giudicato con favore da critici e pubblico, anche grazie alla naturale sfrontatezza del suo ruolo, pienamente in linea con l'eccentrico stile lanciato all'epoca da lei stessa, i successivi film da Shanghai Surprise (in cui recitava con l'ex marito Sean Penn), a Who's That Girl?, passando per A letto con Madonna, Body of evidence e Ragazze vincenti, hanno ottenuto risultati modesti al box office. E' stato però il ruolo di Evita nell'omonimo musical diretto nel 1996 da Alan Parker ad imprimere una svolta nella sua carriera da attrice. L'appassionata interpretazione della paladina dei descamisados le fece guadagnare un Golden Globe. Refrattaria alle critiche per i successivi flop di Sai che c'è di nuovo? di John Schlesinger e di Travolti dal destino, diretto dall'ex marito Guy Ritchie , la "Material Girl" della musica si è cimentata anche dietro alla macchina da presa con Sacro e profano ed è in rampa di lancio per il prossimo film da regista, W.E.. Nume tutelare di ogni popstar che si rispetti, Madonna veglia con materno affetto sulle sue centinaia di adepte. Il poster della signora Ciccone troneggia a mo' di icona sulla parete della cameretta di Britney Spears, protagonista del famigerato Crossroads, l'opera di Tamara Davies che ne ha segnato il debutto assoluto come attrice. La biondina della Louisiana ha testato le sue modeste capacità di interprete in un film dagli ovvi risvolti moralistici su una ragazzina (non ancora donna, come recita uno dei pezzi della colonna sonora) che fugge di casa per realizzare il sogno di diventare una cantante. Qualche anno dopo per la Spears sarebbero arrivati i problemi con la giustizia, gi stessi che ha dovuto fronteggiare un'altra bella e ribelle, Lindsay Lohan, attrice di maggior spessore. Nel panorama di stelle del pop prestate al cinema va segnalato l'inedito percorso compiuto da Jennifer Lopez, approdata alla musica dopo una buona gavetta al cinema. La Jenny from the Block si è fatta conoscere al mondo per la sua verace interpretazione in Selena di Gregory Nava (il regista che la fece esordire al cinema con Mi Familia), in cui vestiva i panni di Selena Quintanilla Perez, star incontrastata della musica messicana, uccisa da una fan impazzita. Risultato, una nomination ai Golden Globe, un Grammy Award vinto e una carriera segnata da film più o meno riusciti e da dischi di buon successo. Di curriculum "multisfaccettato" possiamo parlare anche per Fergie, colonna portante dei Black Eyed Peas e attrice in via di definizione. Moglie dell'attore Josh Duhamel, la cantante vanta un buon numero di piccoli ruoli, da Poseidon di Wolfgang Petersen a Planet Terror di Robert Rodriguez, e diverse incursioni nel mondo del doppiaggio in opere d'animazione come Madagascar 2 e Arthur e la vendetta di Maltazard; ma è nel musical Nine di Rob Marshall, sbiadito remake del felliniano Otto e mezzo che l'artista californiana dà il meglio di sé nelle vesti di Saraghina. Ha trovato il giusto equilibrio invece la bella Zooey Deschanel, volto tra i più apprezzati dal nuovo cinema americano, grazie alle partecipazioni a film come Quasi Famosi di Cameron Crowe, Yes Man di Peyton Reed e il cult 500 giorni insieme diretto da Marc Webb. L'attrice, pianista e suonatrice di ukulele, è arrivata al secondo album con She & Him, duo composto assieme a M.Ward e non ha alcuna intenzione di abbandonare la grande passione per le sette note. Tutto da definire, invece, il rapporto tra Avril Lavigne e la Settima Arte. Appena diciottenne esordisce nel 2002 con l'album Let go, affacciandosi al mondo del cinema tre anni dopo con Identikit di un delitto, thriller morboso diretto da Andrew Lau (rimaneggiato poi da Niels Mueller) e con Fast Food Nation di Richard Linklater. Sua poi la voce di Heather nel cartoon La gang del bosco. Dal Canada arriva un'altra stella del firmamento rock, Alanis Morissette, che per Kevin Smith ha addirittura interpretato Dio nel caotico Dogma. Scarlett Johansson in comune con la Morrissette ha solo l'ex marito (Ryan Reynolds). Quanto al talento musicale, l'attendiamo a prove migliori dei suoi due album, uno dei quali, Anywhere I lay my head, è una raccolta di cover di Tom Waits (altro grande delle sette note prestato al cinema, vedi La leggenda del re pescatore e Taxisti di notte) Dove però il cinema ha attinto a piene mani è stato il mondo della black music che ha "prestato" alcuni dei suoi talenti più sfolgoranti. Il primo posto assoluto di questa ideale classifica è occupato da Diana Ross. Punta di diamante della Motown Records, fondata dal marito Barry Gordy, la Ross ha iniziato con le Supremes, abbandonate all'apice del successo nel '69 per dedicarsi ad una carriera solista altrettanto ricca di allori, anche in campo cinematografico. La stella dell'R&B colpì pubblico e critica con la strepitosa interpretazione di Billie Holiday nel film diretto nel 1972 da Sidney J. Furie, La signora del blues. Le cronache dell'epoca parlano di una calorosissima accoglienza riservata alla star sia alla Mostra del Cinema di Venezia, dove l'opera fu premiata come miglior film straniero, sia al Festival di Cannes del 1973. In quell'anno la Ross conquistò una nomination agli Oscar come miglior attrice protagonista (battuta solo da Liza Minnelli per Cabaret), dopo aver vinto nella stessa categoria il Golden Globe. Diana Ross può vantare anche un Cesar per Mahogany, diretto da Barry Gordy, e la partecipazione ad un musical cult come The Wiz, rivisitazione "all black" del mago di Oz in cui troviamo anche Michael Jackson. Fino ad ora l'unica ad aver seguito le orme della Ross è stata Jennifer Hudson. Lanciata dal talent show American Idol, è riuscita a diventare in poco tempo una cantante affermata e attrice coi fiocchi, premiata al suo debutto cinematografico con l'Oscar per l'interpretazione di Effie White nel musical Dreamgirls, guarda caso, ispirato proprio alla vita delle Supremes e ai leggendari anni della Tamla-Motown. Nel film, diretto da Bill Condon, la Hudson riesce a sovrastare un'altra star della musica come Beyoncé Knowles, che al cinema non è ancora riuscita a trovare il ruolo della vita, se si eccettua la buona interpretazione di Etta James in Cadillac Records di Darnell Martin. Ad "aiutare" l'ex componente delle Destiny's Child potrebbe pensarci Clint Eastwood che alla Knowles vorrebbe proporre il ruolo da protagonista nel classico dei musical, A star is born.Jennifer Hudson ci dà il "La" per scrivere di altre due eccellenti rappresentanti della musica black, Queen Latifah e Alicia Keys, che proprio assieme alla giovane cantante di Chicago, hanno recitato nel film La vita segreta delle api. Se per la Latifah si è trattato solo dell'ennesimo banco di prova di una carriera cinematografica puntellata da buoni successi, su tutti la partecipazione al musical di Rob Reiner Chicago, che le è ha fatto conquistare la nomination agli Oscar come attrice non protagonista, l'opera diretta da Gina Prince-Bythewood ha rappresentato per Alicia Keys la piccola consacrazione di un percorso iniziato con il ruolo al fulmicotone in Smokin' Aces e proseguito con la commedia Il diario di una Tata. Altra musicista di classe ad aver lavorato al cinema è Norah Jones, scelta da Wong Kar-Wai come protagonista di My Blueberry Nights, al fianco di Jude Law. E' partita col botto, almeno in termini di successo al box office, la carriera cinematografica di Whitney Houston, romantica protagonista di Guardia del corpo assieme a Kevin Costner, ma non si è poi assestata sugli stessi risultati. Troppo fiacche le opere successive Donne e Uno sguardo dal cielo per poter gridare al miracolo. Si potrebbe fare lo stesso discorso anche per Mariah Carey che al cinema non è riuscita a riproporre il suo cristallino talento musicale. Basti dire che il suo secondo film, Glitter, ha fatto incetta di Razzie Awards nel 2002. La Carey non si è comunque tenuta lontana dai set e alla fine è riuscita a figurare nel pluripremiato Precious di Lee Daniels, che vede nel cast anche il rocker Lenny Kravitz. Miss America nel 1983, cantante di buone qualità vocali, Vanessa Williams approda al cinema nel 1996 con Harley Davidson e Marlboro Man, ma è in televisione che ha rastrellato i successi più importanti grazie alla partecipazione a serie di culto come Ugly Betty e Desperate Housewives.
Dal piccolo schermo è stata lanciata la carriera di Janet Jackson che prima di diventare una stella della black music, l'unica della famiglia a poter competere con il fratello Michael, ha recitato in telefilm di successo come Good Times, Arnold e Saranno Famosi, facendo capolino al cinema rare volte, di cui due veramente memorabili: la prima nel '93 con Poetic Justice (la titletrack della colonna sonora, Again, fu nominata agli Oscar), la seconda al fianco di Eddie Murphy in La famiglia del professore matto.Pochi ma significativi ruoli al cinema anche per Tina Turner, indimenticabile Acid Queen nel musical Tommy di Ken Russell (in cui figuravano anche Elton John, Eric Clapton e il cuore pulsante degli Who, Roger Daltrey e Pete Townshend) e feroce regina in Mad Max oltre la sfera del tuono. Avvolta dalla leggenda la storia di Aaliyah, scomparsa in un incidente aereo nel 2001 a soli 22 anni, dopo il grande successo ottenuto nel panorama Hip-Hop, coronato poi dalla partecipazione al film Romeo deve morire di Andrzej Bartkowiak e all'horror La regina dei dannati, distribuito nel 2002, un anno dopo la tragedia. Artista di grandissimo carisma e forte presenza scenica, Grace Jones ha prestato le sue movenze feline a ruoli da Vamp anche sul grande schermo. Indimenticabile in Conan il distruttore al fianco di Arnold Schwarzenegger, è stra una cattiva perfetta in Agente 007, Bersaglio mobile.
Una sola presenza cinematografica, ma di rilievo, per Prince, protagonista e autore della celebre colonna sonora di Purple Rain, il film diretto nel 1984 da Albert Magnoli, che all'epoca ottenne un grandissimo successo, consacrando definitivamente il genio di Minneapolis. Restando in tema di artisti controversi non possiamo non citare Marilyn Manson, che ha recitato per David Lynch in Strade perdute, collaborando anche con Asia Argento in Ingannevole è il cuore più di ogni cosa. Pochi sanno che il debutto di Patsy Kensit, frontwoman degli Eight Wonder, nonché ex compagna di Jim Kerr dei Simple Minds e Liam Gallagher degli Oasis, è avvenuto in tenera età sul set di Il grande Gatsby di Jack Clayton. La Kensit, attualmente stella della tv britannica, è ormai un'attrice a tutti gli effetti, forte di un curriculum in cui spiccano i ruoli da protagonista in Absolute beginners e Arma letale 2, al fianco di Mel Gibson e la partecipazione in Grace of my heart di Allison Anders. Gwen Stefani, invece, è stata scelta da un mostro sacro di Hollywwod come Martin Scorsese per il suo battesimo del fuoco, il ruolo di Jean Harlow nello spettacolare The Aviator, unica incursione della platinata popstar americana nel mondo di celluloide. Un solo ruolo, in Sognando Beckham, anche per Shaznay Lewis, fondatrice delle All Saints. Ha frequentato un numero maggiore di set, invece, l'australiana Olivia Newton-John, protagonista di un cult come Grease e di una manciata di commedie di medio valore.
Dall'Australia arriva anche la Venere tascabile del pop, Kylie Minogue. Icona televisiva del Regno Unito per il ruolo fisso nella soap Neighbours, ha recitato nell'action Street fighter, conquistando una particina nel musical che ha rivoluzionato il genere, Moulin Rouge di Baz Luhrmann, in cui vestiva i succinti panni della fatina verde dell'assenzio.
Rimaniamo sul "verde" trasferendoci idealmente nell'isola di smeraldo, l'Irlanda, che vanta un buon numero di popstar prestate al cinema. E' stato Alan Parker a notare il musicista Glen Hansard, che ha ottenuto la notorietà mondiale grazie al delizioso The Commitments, spiccando poi il volo grazie a Once, film da lui stesso diretto nel 2006, premiato con un Oscar per la migliore canzone, Falling Slowly. Parker ha tenuto a battesimo anche la brevissima carriera cinematografica di Andrew Strong (ormai preso solo dalla musica) e di Andrea Corr, voce del gruppo pop The Corrs.
Anche la Francia ha le sue stelle musical-cinematografiche. Pensiamo soprattutto a Charlotte Gainsbourg, musicista tra le più raffinate in circolazione e attrice con la "A" maiuscola, premiata a Cannes per la sua interpretazione in Antichrist di Lars Von Trier, "carnefice", quest'ultimo, di un'altra grande del pop, l'islandese Bjork, anch'ella premiata sulla Croisette per la magnifica interpretazione in Dancer in the dark. Abbastanza nutrito il curriculum cinematografico di Vanessa Paradis, che dall'11 febbraio prossimo vedremo nei nostri cinema nella commedia di Pascal Chaumeil, Il Truffacuori. Con Joe le taxi, singolo di debutto risalente al 1987, la compagna di Johnny Depp tormentò per una stagione intera frotte di adolescenti ammaliati dalla sua vocina. Questo non le ha impedito di interpretare ruoli più corposi come in Noche Blanche di Jean-Claude Brisseau, che le fece vincere nel 1990 il premio Cesar come migliore promessa femminile e La ragazza sul Ponte di Patrice Leconte. Con Leconte ha lavorato anche un'altra gloria d'Oltralpe, quel Johnny Hallyday recentemente visto in Vendicami di Johnny To. Il cantante parigino, che in carriera ha venduto circa cento milioni di dischi, vanta altre collaborazioni eccellenti come quella con Henri-Georges Clouzot, Jean-Luc Godard, Claude Lelouch e Costa-Gavras. Insomma, sembra proprio che lo spirito rock ben si sposi con la confusione di un set cinematografico. Chiedere a Keith Richards, chitarra e anima dei Rolling Stones, che si è concesso il lusso di interpretare il padre di Jack Sparrow nel film Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo. Più sofisticati i ruoli vestiti da Sting che ha debuttato davanti alla macchina da presa come capo dei Mods nel cult del 1979 Quadrophenia. Il leader dei Police si è messo alla prova anche in Plenty, al fianco di Meryl Streep, nel fantascientifico Dune di David Lynch e in Stormy monday - lunedì di tempesta di Mike Figgis, senza tralasciare il cameo nell'opera di Terry Gilliam, Le avventure del barone di Munchausen. Il fascino del cinema ha toccato anche le stelle del rap americano, che hanno portato sul grande schermo la loro grande carica trasgressiva. E' il caso di Ice-T (Johnny Mnemonic) e Snoop Dogg (Starsky & Hutch) e soprattutto di Marshall Mathers, più noto come Eminem. Il rapper di Detroit ha ben impressionato pubblico e critica per l'interpretazione di 8 Mile, il film di Curtis Hanson che ripercorre proprio le tappe della sua travagliata vita. Il trionfo per Eminem si chiude con la vittoria dell'Oscar per il brano della colonna sonora, Lose Yourself.
Stella della musica country e autore del pezzo storico Me and Bobby McGee, portato al successo dall'allora fidanzata Janis Joplin, Kris Kristofferson è ancora uno dei volti più riconoscibili di Hollywood a cui è approdato nel '71 grazie a Dennis Hopper, figurando in alcuni grandi classici come Pat Garrett e Billy the Kid, Alice non abita più qui, Voglio la testa di Garcia e I cancelli del cielo. Meno conosciuto in Italia, ma celebratissimo in patria, Harry Connick Jr. si è diviso equamente tra musica e cinema (sua la maggior parte dei brani della colonna sonora di Harry, ti presento Sally), conquistando la notorietà per la partecipazione alla sitcom Will & Grace, nel ruolo del dottor Leo Markus, marito di Grace. In Italia, patria del melodramma, la lunga stagione del musicarello degli anni '60 ha permesso una rigogliosa fioritura di classici del genere interpretati dalle star dell'epoca, da Gianni Morandi a Caterina Caselli, passando per Albano e Romina Power, Little Tony, Bobby Solo, la grande Mina, fino al fenomeno tutto partenopeo firmato da Mario Merola e Nino D'Angelo. Tuttavia, quella di cucire un film su misura per un cantante è una formula che è stata riproposta sempre più raramente, ad eccezione (il termine è più che giustificato) di Adriano Celentano. Non solo il Molleggiato ha figurato in una lunga schiera di commedie, cult negli anni '80, ma ha anche girato un paio di pellicole non proprio memorabili (Yuppi Du, Geppo il folle e il delirante Joan Lui - Ma un giorno nel paese arrivo io di lunedi'). Appartengono all'immaginario degli anni '80 anche le esperienze cinematografiche di Donatella Rettore, protagonista di Cicciabomba, diretto dall'insospettabile Umberto Lenzi e Anna Oxa, androgina e ambigua nel dimenticato Maschio, femmina, fiore, frutto. Sulla scia di questi "pionieri" qualche cantante ha provato un temerario approccio al cinema. Gianluca Grignani, ad esempio, tra i protagonisti di Branchie di Francesco Ranieri Martinotti e Irene Grandi, comparsa nella commedia di Giovanni Veronesi, Il barbiere di Rio.
Difficile adesso definire Ambra Angiolini una popstar, ma nel fulgore della sua attività televisiva è riuscita a piazzare un paio di album in testa alle top ten di casa nostra, costruendo col tempo una buona carriera cinematografica. La stessa che sta sperimentando da tempo il leader dei Tiromancino, Federico Zampaglione, che ha preferito però mettersi alla prova da regista con l'horror Shadow - L'ombra Nulla da eccepire, è un bel modo di essere principiante.