Quasi tutto da copione nel programma della 74° edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dopo le anticipazioni di Variety e l'annuncio dei primi titoli al Toronto Film Festival (con la distinzione fra anteprime nazionali e mondiali) che aveva già permesso di anticipare in parte presenze e assenze di peso al Lido. Questa mattina a Roma, durante una conferenza stampa al cinema The Space di Piazza della Repubblica, il direttore artistico Alberto Barbera ha sciolto gli ultimi dubbi, presentandoci le pellicole che, a partire dal 29 agosto, saranno in calendario al Festival di Venezia.
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È il Presidente della Biennale, Paolo Baratta, ad aprire la conferenza stampa con un breve discorso per sottolineare il crescente prestigio del Festival: "Abbiamo continuato a prestare sempre attenzione a un cinema con valori artistici e poetici che chiedono di essere riconosciuti; se poi il Festival diventa anche un luogo di transito per ottenere riconoscimenti internazionali, non possiamo che esserne soddisfatti". Gli fa eco Barbera, che esordisce presentando una nuova, peculiare sezione, Virtual Reality: "La principale novità di quest'anno è l'introduzione del nuovo concorso dedicato alla realtà virtuale, un campo frequentato da moltissimi registi che, pur continuando a lavorare nel cinema tradizionale, vogliono sperimentare quanto offerto dalle nuove tecnologie. Abbiamo selezionato ventidue titoli per questo concorso su un totale di centosei proposte. Le proiezioni legate alla realtà virtuale si svolgeranno nell'isola del Lazzaretto Vecchio, e sarà necessaria la prenotazione".
Barbera, inoltre, anticipa da subito una massiccia presenza di titoli italiani all'interno del programma, di cui ben quattro in concorso: "Siete abituati a sentirmi lamentare sullo scarto fra la quantità e la qualità dei film italiani prodotti durante l'anno, ma oggi devo dire esattamente l'opposto: per la prima volta ci siamo trovati di fronte a molti titoli interessanti, anche da parte di registi giovani e giovanissimi. Ci sono film italiani molto diversi fra loro, distribuiti in varie sezioni, di cui quattro titoli in concorso. Non sono capolavori, non tutti sono film riuscitissimi, ma rappresentano comunque il "cinema del futuro", il segnale di un ricambio generazionale molto incoraggiante".
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In concorso Clooney, Aronofsky, del Toro, Kechiche e Koreeda
Ventuno in totale le pellicole in lizza per il Leone d'Oro alla 74° edizione del Festival, e che saranno valutate dalla giuria internazionale presieduta da Annette Bening; Barbera fa notare come quindici di queste siano state dirette da registi che per la prima volta in assoluto prendono parte al concorso della Mostra di Venezia, segno di una volontà di rinnovamento da parte del Festival. Accanto al già annunciato film d'apertura, Downsizing di Alexander Payne, una commedia satirica e surreale con Matt Damon e Kristen Wiig, dagli Stati Uniti arrivano anche Suburbicon, black comedy di George Clooney su uno script dei fratelli Coen, sempre con Matt Damon, per l'occasione accanto a Julianne Moore, e soprattutto l'atteso Mother!, il nuovo thriller psicologico di Darren Aronofsky, con Jennifer Lawrence, Javier Bardem e Michelle Pfeiffer, definito da Barbera "ad altissimo rischio spoiler", tanto da aver faticato molto per riuscire a portarlo alla Mostra. Se Mother!, da settembre nelle sale americane, è stato in forse fino all'ultimo momento, era più prevedibile l'inclusione in concorso di Tre manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh, dramma dai toni presumibilmente sopra le righe ispirato a una vicenda di cronaca, con Frances McDormand mattatrice assoluta accanto a Woody Harrelson.
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Dall'America arrivano pure i veterani Paul Schrader con il dramma First Reformed, con Ethan Hawke e Amanda Seyfried, e Frederick Wiseman, già Leone d'Oro alla carriera a Venezia 2014; a ottantasette anni, Wiseman sarà per la prima volta in concorso al Festival con un documentario sulla New York Public Library, Ex Libris: New York Public Library. Si tratta di uno dei due documentari in lizza per il Leone d'Oro: l'altro è Human Flow di Ai Weiwei, un'opera incentrata sui fenomeni di migrazione in vari luoghi del mondo. Fra i titoli di punta del concorso, impossibile non citare The Shape of Water, il nuovo fantasy di Guillermo del Toro, con Sally Hawkins e Michael Shannon, paragonato da Barbera a una sorta di rivisitazione de La bella e la bestia. Altri grandi maestri in campo sono il franco-tunisino Abdellatif Kechiche, che a cinque anni dalla Palma d'Oro per La vita di Adèle torna al cinema con un altro progetto fluviale di tre ore di durata, Mektoub, My Love: Canto Uno, primo capitolo di un dittico o di una potenziale trilogia, e il maestro giapponese Hirokazu Koreeda con un dramma processuale dal titolo The Third Murder.
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Per il resto, la "legione straniera" all'assalto del Leone d'Oro prevede sia registi già affermati, sia cineasti emergenti o talenti ancora agli esordi: e fra i "pezzi forti" possiamo annoverare senz'altro Robert Guédiguian con La Villa e Samuel Maoz (già Leone d'Oro a Venezia 2009 per Lebanon) con Foxtrot. Dal Libano, come Maoz, arriva pure Ziad Doueiri con L'insulte, mentre uno dei nomi più apprezzati del cinema inglese contemporaneo, Andrew Haigh, porterà al Lido Lean on Peter, con un giovanissimo protagonista di nome Charlie Plummer. È un esordiente invece Xavier Legrand, in concorso con Jusqu'à la garde, descritto come un intenso dramma familiare, mentre sono entrambi appena alla loro opera seconda Vivian Qu con Angels Wear White e Warwick Thornton con Sweet Country, con Sam Neill, una sorta di western ambientato fra gli aborigeni australiani agli inizi del Novecento.
Da Paolo Virzì ai Manetti Bros, un poker d'italiani in concorso
Come anticipato, sono quattro i titoli italiani incaricati di farsi onore in questa difficile competizione internazionale; a partire dal più blasonato del gruppo, Paolo Virzì, alle prese con la sua prima produzione in lingua inglese, Ella & John - The Leisure Seeker, una commedia on the road con due grandi interpreti quali Helen Mirren e Donald Sutherland. Venezia scommette poi sul drammatico Una famiglia, opera seconda di Sebastiano Riso, con Micaela Ramazzotti, incentrato sui temi della maternità e dell'utero in affitto, e su Ammore e malavita, musical 'napoletano' dei Manetti Bros sulla Camorra. Di genere completamente opposto sembra essere invece il più sperimentale Hannah di Andrea Pallaoro, un film costruito interamente sull'attrice inglese Charlotte Rampling, presente in scena (praticamente da sola) dalla prima all'ultima inquadratura.
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Fuori concorso: la coppia Bardem/Cruz, Michael Jackson e la 'Regina' Judi Dench
Passando dal concorso ufficiale alla sezione Fuori Concorso, i due destinatari dei Leoni d'Oro alla Carriera, Jane Fonda e Robert Redford, presenteranno al Lido il film Netflix in cui hanno recitato fianco a fianco, Our Souls at Night. Vittoria e Abdul, il film storico di Stephen Frears dedicato a un episodio particolare nella vita della Regina Vittoria, sarà presentato anch'esso fuori concorso: la mitica Judi Dench riprenderà il ruolo della sovrana inglese, da lei già interpretata vent'anni fa ne La mia regina. Javier Bardem e la sua partner Penélope Cruz sono invece i protagonisti di Loving Pablo, dedicato al famigerato narcotrafficante Pablo Escobar e alla sua relazione sentimentale con una giornalista. Dal Belgio arriva Le fidèle, con Matthias Schoenaerts e Adèle Exarchopoulos, mentre il cinema indie americano sarà al Festival con The Private Life of a Modern Woman, con Sienna Miller e Alec Baldwin.
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Silvio Soldini presenterà Il colore nascosto delle cose, una storia d'amore con Valeria Golino e Adriano Giannini. Alla grande attrice Valentina Cortese è dedicato lo pseudo-documentario Diva! di Francesco Patierno, mentre Gianni Amelio porterà fuori concorso Casa d'altri, un cortometraggio girato ad Amatrice per testimoniare la vita dopo il sisma. Una serata speciale sarà dedicata a Michael Jackson, con la proiezione della versione restaurata e 'gonfiata' in 3D di Thriller, alla presenza del regista John Landis. Il "film di mezzanotte" sarà Brawl in Cell Block 99, definito da Barbera come un'opera estremamente impressionante e violenta. Spazio anche alle miniserie televisive con Wormwood, prodotto da Netflix e diretto dal documentarista Errol Morris, qui alle prese con un'opera di fiction, un dramma con Peter Sarsgaard basato su una reale e oscura vicenda. Fra i documentari fuori concorso in programma al Festival segnaliamo My Generation, in cui Michael Caine ci racconterà la Swinging London, Piazza Vittorio di Abel Ferrara, l'inquietante The Devil and Father Amorth , in cui William Friedkin torna a indagare il tema degli esorcismi, ma stavolta attraverso un approccio documentaristico, e Jim & Andy: The Great Beyond, una sorta di backstage legato al biopic su Andy Kaufman Man on the Moon. Outrage Coda di Takeshi Kitano, episodio conclusivo di un'ideale trilogia del regista giapponese, sarà il film di chiusura della Mostra.
Isabelle Huppert in Orizzonti, Kirsten Dunst e Suburra in "giardino"
Tornerà anche quest'anno la sezione Cinema nel Giardino, dove, nell'apposita struttura, saranno presentati cinque lungometraggi di tipo più 'commerciale' e un prodotto televisivo: i film italiani Manuel, Controfigura, con Valeria Golino e Filippo Timi e Nato a Casal di Principe, l'americano Woodshock con Kirsten Dunst, il thriller belga Tueurs, con Olivier Gourmet, e le prime due puntate della serie televisiva Suburra, interpretate dal 'padrino' del Festival Alessandro Borghi.
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I lungometraggi in concorso nella sezione Orizzonti invece sono diciannove, e saranno preceduti come sempre dalle brevissime "pillole" dell'Istituto Luce, dedicate agli ottant'anni di Cinecittà; il film d'apertura della sezione Orizzonti, come già annunciato, sarà Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli, un film in inglese dedicato alla celebre cantante Nico. Fra gli altri titoli in concorso in Orizzonti ci sarà un unico film americano, la docu-fiction The Rape of Recy Taylor, incentrato su un caso di cronaca e collegato al razzismo nel Sud degli Stati Uniti. Isabelle Huppert sarà la protagonista di Marvin, diretto da Anne Fontaine e tratto da un controverso libro autobiografico molto popolare in Francia. L'Italia verrà rappresentata a Orizzonti dal grottesco Brutti e cattivi, con Claudio Santamaria e Marco D'Amore, dal film d'animazione Gatta Cenerentola, ispirato alla fiaba di Giambattista Basile, e dalla commedia surreale La vita in comune di Edoardo Winspeare. Infine, stuzzicato dalle domande dei giornalisti, Barbera ha confessato anche alcuni dei titoli che avrebbe voluto al Festival, ma ai quali a malincuore ha dovuto rinunciare: il western Hostiles con Christian Bale e Last Flag Flying di Richard Linklater; "E così per quest'anno abbiamo inaugurato anche la sezione dei film che non saranno a Venezia", la sardonica chiosa di Baratta.