Tempo di neve, tempo di Natale. Le festività che negli USA si sono aperte in anticipo col tradizionale weekend del Ringraziamento ci attendono al varco anche quest'anno, pronte a blandirci con un'offerta di titoli sempre più variegata e sempre meno tradizionale. La crisi incipiente, che ha colpito anche il settore cinematografico spinge gli studios ad aguzzare l'ingegno e se da un lato si tende a puntare sui cavalli vincenti, riducendo al minimo il rischio di emorragie di pubblico, dall'altro nel mercato internazionale spuntano outsider che dimostrano come talvolta soluzioni di marketing alternative e fantasiose si rivelino più remunerative dei soliti blockbuster fracassoni. Ecco che, tanto per cominciare, per sfruttare al meglio la stagione delle feste le release delle pellicole più rigidamente "natalizie", da qualche anno a questa parte, vengono spalmate in un arco di tempo più ampio rispetto ai due weekend di punta. Quest'anno troviamo, infatti, un film natalizio che più natalizio non si può, il dickensiano A Christmas Carol, prodotto dalla Disney, uscito il 3 dicembre. Andando indietro con la memoria ciascuno di noi, da piccolo, ricorda di aver passato almeno i primi dodici Natali davanti alla televisione rimpinzandosi di panettone e versando calde lacrime per uno a caso degli adattamenti del Canto di Natale di Dickens (dramma, cartoon, versione Muppets), seguito o preceduto da La vita è meravigliosa di Capra, altro classico da Presepe. Questo brusco anticipo ci scombina i piani, ma è la dura legge del mercato. Chissà se l'allegra banda di doppiatori d'eccezione - da Colin Firth a Robin Wright Penn - capitanati dal tuttofare Jim Carrey (qui nei panni di Scrooge e dei tre fantasmi che gli fanno visita) saprà conquistarsi la sua bella fetta di mercato allettando giovani e meno giovani con la promessa di mirabolanti viaggi nel passato e nel futuro. Non dimentichiamo che la pietanza è resa più appetitosa dal fatto di essere realizzata in 3D, il gingillo acchiappasoldi del momento, grazie anche alla volontà di sperimentazione di Robert Zemeckis che, dopo Polar Express e La leggenda di Beowulf, prosegue il suo percorso nel mondo del digitale.
Nella manciata di titoli di punta che si contendono il titolo di campione d'incassi spicca fulgido lo Sherlock Holmes diretto dal neosingle Guy Ritchie, action adrenalinico che rilegge in chiave moderna l'eroe epocale nato dalla penna di Arthur Conan Doyle coniugando humor, divertimento, scorci mozzafiato della Londra vittoriana, stilizzazione fumettistica (non per nulla il personaggio è ispirato più alla graphic novel di Lionel Wigram che ai classici di Doyle), oltre alla presenza di due divi d'eccezione: il protagonista Robert 'Iron Man' Downey Jr. e il dandy Jude Law che interpreta fedele Watson. Sherlock Holmes, che uscirà nelle sale proprio il giorno di Natale, sulla carta non sembra avere rivali dal momento che molte major hanno preferito evitare lo scontro diretto concentrando nel weekend precedente i titoli più appetitosi per il box office. A tallonare da vicino la corazzata di Guy Ritchie vi è, però, il biopic Amelia che punta su cast di interpreti affascinanti e di talento: la due volte premio Oscar Hilary Swank affiancata dagli angeli custodi Richard Gere ed Ewan McGregor. La storia è di quelle che fanno sognare e strappano non poche lacrime visto che la vera Amelia Earhart, aviatrice negli USA di inizio secolo, nel 1937 precipitò col proprio aereo mentre tentava di portare a termine il giro del mondo in aeroplano in solitaria. Vedremo se il pubblico nostrano apprezzerà il fascino del volo e dell'emancipazione femminile. Relegato a metà mese il fumettone Land of the Lost, che vede Will Ferrell nei panni di uno scienziato che, durante una spedizione, viene risucchiato in un'altra dimensione in compagnia dei suoi collaboratori. In America, dove è uscito a giugno, il film non ha ottenuto buoni incassi, anche se va premesso che si è scontrato, suo malgrado, con l'asso pigliatutto Una notte da leoni. In pochi scommettono sull'appeal di Ferrell, la cui comicità demenziale in patria è molto apprezzata, in Europa decisamente meno. Outsider assoluto, dal plot decisamente poco natalizio, è il doloroso Brothers di Jim Sheridan, remake del danese Non desiderare la donna d'altri, che mette in campo la dissoluzione di una famiglia, il dramma dei reduci e la tragedia dell'Afghanistan. Dai tre giovani interpreti - Natalie Portman, Tobey Maguire e Jake Gyllenhaal - ci attendiamo grandi performance. Più difficile prevedere l'esito degli incassi. Chissà che una bella fetta di pubblico non decida di opporre all'ottimismo natalizio una dolente full immersion nella realtà quotidiana. E veniamo alla pattuglia nostrana, pronta come ogni anno a sfoderare l'arma della risata in occasione del Natale. Puntuale come sempre, ecco il nuovo cinepanettone targato Filmauro e diretto da Neri Parenti. Quest'anno la combriccola che raccoglie il peggio del peggio dei vizi italiani si trasferirà addirittura a Beverly Hills. A far danno in terra straniera vi saranno i soliti noti, da Christian De Sica a Michelle Hunziker, da Massimo Ghini a Sabrina Ferilli. Curiosamente pare che la patria del cinema abbia accolto con gioia l'arrivo della produzione italiana di Natale a Beverly Hills, che ha contribuito a rimpinguare le casse semivuote della mecca californiana. Alla satira di costume più becera si contrappone il romanticismo stralunato del toscano Leonardo Pieraccioni, altro habitué del cinepanettone che quest'anno rievoca addirittura il mito inossidabile di Marilyn Monroe. In Io e Marilyn, Pieraccioni interpreta il povero Gualtiero Marchesi che, dopo essere stato abbandonato dalla moglie, non trova niente di meglio che recarsi a una seduta spiritica insieme ai suoi amici gay (Massimo Ceccherini e Luca Laurenti) ed evocare la bionda interprete di Quando la moglie è in vacanza. E Marilyn gli apparirà davvero. Purtroppo sarà solo Gualtiero a poterla vedere e sentire, il che gli provocherà non pochi problemi. Arriva con la Befana Carlo Verdone, il meno natalizio del trio tricolore che quest'anno, per Io, loro e Lara, si circonda di un cast tutto al femminile (Laura Chiatti, Anna Bonaiuto, Angela Finocchiaro) per narrare la storia di un prete in crisi di ritorno da una missione in Africa. Una commedia "seria" come l'ha definita lo stesso Verdone, di stampo teatrale, lontana dalla dimensione più boccaccesca. Staremo a vedere se il regista romano la spunterà sui due agguerriti contendenti. Ma il Natale è soprattutto la festa dei bambini. Ecco allora profilarsi l'arrivo di un plotone di cartoons che si spalmerà nel periodo pre-post natalizio per la gioia di grandi e piccini. Punta di diamante del team il nuovo lungometraggio Disney La principessa e il ranocchio. La pellicola, fin dal suo concept, ha scatenato non poche polemiche legate al colore della pelle della protagonista. La principessa al centro della fiaba è una giovane afroamericana che vive a New Orleans e la volontà di mettere in campo una protagonista di colore ha attirato sulla Disney critiche a non finire legate prima al nome (il tristemente evocativo Mammy, tanto vicino a Mamy da spingere lo studio a modificarlo frettolosamente in Tiana), poi alla scelta di affiancare alla fanciulla un principe azzurro bianco. Superato l'impasse del politically correct, la Disney ha deciso di fare un passo indietro abbandonando le meraviglie dell'animazione digitale e del 3D per una fiaba disegnata a mano che richiama il look di classici come Cenerentola e Biancaneve e i Sette Nani e che unisce una vicenda edificante all'amore per il musical. Non per nulla la storia è ambientata nella New Orleans dell'epoca del jazz. Decisamente meno convenzionale il buffo Piovono polpette, cartoon comico targato Sony/Columbia che vede protagonista un inventore pasticcione capace di combinare solo guai. Nel tentativo di debellare la fame nel mondo, il giovane genio incompreso scopre un modo per far piovere il cibo dal cielo. A lungo andare, però, la sua invenzione causerà spassosi e gustosi problemi alla piccola cittadina di Chewandswallow. Il cartoon, ispirato al libro illustrato di Judi e Ron Barrett Cloudy with a Chance of Meetballs, è un'irresistibile parodia del genere catastrofico che ha ben figurato al box office americano. Gli amanti della fantascienza col cuore e i nostalgici dei cartoon giapponesi anni '80 ameranno, invece, il tenero Astro Boy, bambino-robot creato da un inventore per rimpiazzare il figlio defunto che si dimostrerà molto più umano di quanto inizialmente previsto. Nato dalla penna del dio del manga Osaku Tezuka, nella versione originale Astro Boy gode della partecipazione di un notevole cast vocale che comprende Nicolas Cage, Kristen Bell, Freddie Highmore, Donald Sutherland e Charlize Theron (per quella italiana sono scesi in campo Silvio Muccino, Carolina Crescentini e il Trio Medusa). Più defilato nella corsa agli incassi il francese Arthur e la vendetta di Maltazard, secondo capitolo della saga scritta, diretta e prodotta da Luc Besson inaugurata nel 2006 con Arthur e il popolo dei Minimei. Con il terzo capitolo già in cantiere, Besson prosegue nel tentativo di costruire un'alternativa allo strapotere dell'animazione americana e a giudicare dagli sforzi economici e lavorativi spesi per dar vita all'epopea partorita dalla sua mente sembra che il regista di Nikita sia particolarmente motivato. Vedremo come risponderà il giovane pubblico natalizio.In sala a Natale 2009: tradizione o modernità?
E' già Natale, e il cinema si adegua. Ecco cosa troveremo nelle sale cinematografiche nelle settimane più festose e scintillanti dell'anno.