Nato a Istanbul, da una facoltosa famiglia, Ferzan Ozpetek riesce a convincere i genitori a mandarlo a Roma per studiare Storia e critica del cinema all'Università la Sapienza. Il futuro regista perfeziona poi la sua formazione all'Accademia Navona, all'Accademia d'Arte drammatica Silvio D'Amico e prendendo parte al Living Theatre di Julian Beckin.
Fingendosi un giornalista turco, riesce ad avvicinare registi e personaggi del mondo del cinema e ben presto inizia a collaborare come assistente e aiuto regista per personaggi del calibro di Massimo Troisi (partecipando a Scusate il ritardo), Maurizio Ponzi (prendendo parte, tra gli altri, a Son contento); ma anche Lamberto Bava (Il maestro del terrore), Ricky Tognazzi (La scorta) e Marco Risi (Il branco).
Proprio grazie all'aiuto di Risi nel 1997 riesce a esordire alla regia con Il bagno turco, opera dai numerosi echi biografici e legata fortemente alla terra natia, in cui si affida alla presenza scenica di Alessandro Gassman. Il film riesce a ottenere l'unanime consenso della critica, e viene addirittura presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes. Segue due anni dopo un altro film caratterizzato da un legame ancora più esplicito con la cultura turca, Harem Suare, che narra la storia dell'ultima odalisca sullo sfondo della caduta dell'Impero ottomano, ancora una volta lodato dalla critica e presentato a Un Certain Regard di Cannes. A partire da quest'opera Ozpetek inizia un duraturo sodalizio con lo sceneggiatore Gianni Romoli, che collaborerà a gran parte dei suoi successivi copioni.
L'opera che segna il passaggio a un'ambientazione totalmente italiana è però Le fate ignoranti (2001), che si impone al successo del pubblico anche grazie alla presenza di Margherita Buy e Stefano Accorsi. Prende corpo più compiutamente la poetica umanista di Ozpetek, caratterizzata da temi quali l'esplicitazione della condizione omosessuale e l'importanza dell'amicizia e della solidarietà reciproca. Il film rappresenta un enorme trionfo commerciale, e viene premiato anche con quattro Nastri d'Argento (tra cui quelli per i migliori interpreti).
Segue nel 2003 La finestra di fronte, dove il regista si cimenta per la prima volta nella direzione di un cast corale (qui compaiono, tra gli altri, Raoul Bova, Giovanna Mezzogiorno, Massimo Girotti e Filippo Nigro) che diverrà uno dei sui più caratteristici marchi stilistici. Il film, che oscilla tra passato e presente e rievoca anche il genocidio nazista, si caratterizza per un tono maggiormente ambizioso, ma ottiene ugualmente il consenso di critica e pubblico, guadagnandosi ben cinque David di Donatello (oltre che il film, sono premiati anche Mezzogiorno e Girotti).
L'ambizione e la solennità prendono invece il sopravvento nel film successivo, Cuore Sacro, del 2005, storia misticheggiante di recupero della fede affidata all'intensa Barbara Bobulova (la quale, difatti, vince il David di Donatello), che tuttavia, proprio per l'eccessivo simbolismo, respinge il pubblico.
Il riscontro commerciale torna, invece, con il seguente Saturno contro (2007), girandola corale incentrata sulla borghesia romana e affidata, tra gli altri, oltre che ai volti ormai noti di Buy e Accorsi, anche a Pierfrancesco Favino, Luca Argentero, alla nuova musa Isabella Ferrari, nonché alla rivelazione Ambra Angiolini, che per la sua interpretazione della ragazza tossicodipendente si aggiudica anche il David di Donatello.
Dopo aver partecipato come giurato al Festival di Venezia nel 2007, una clamorosa svolta nella carriera del regista è segnata dalla fine della collaborazione con Gianni Romoli e dall'abbandono della storica produttrice Tilde Corsi a favore della Fandango di Domenico Procacci. Si tratta, tuttavia, di una scelta che se da un lato premia dal punto di vista commerciale, dall'altro pare influire negativamente sulla resa artistica delle opere. Ne è la prova il successivo Un giorno perfetto (2008), ennesimo film dall'impianto corale, tratto dal romanzo omonimo di Melania Gaia Mazzucco, che si trasforma però in un irrisolto melodramma, perennemente fuori dalle righe, affidato alle interpretazioni di Isabella Ferrari e Valerio Mastandrea.
Alla cupezza di Un giorno perfetto segue la commedia disimpegnata Mine Vaganti (2009), presentata al Festival di Berlino, che poggia ancora una volta su un impianto corale, raccontando le vicissitudini di una famiglia leccese, composta da Riccardo Scamarcio, Ennio Fantastichini e Alessandro Preziosi.
Ferzan Ozpetek, che si è cimentato anche nella regia dell'opera lirica Aida, ha ottenuto un prestigioso riconoscimento anche da parte dell''illustre MoMa di New York, che nel 2008 gli ha addirittura dedicato una retrospettiva.
2014 Candidatura Miglior regista per Allacciate le cinture
2012 Candidatura Miglior regista per Magnifica presenza
2010 Candidatura Miglior sceneggiatura per Mine vaganti
2010 Candidatura Miglior regista per Mine vaganti
2010 Candidatura Miglior film per Mine vaganti
2007 Candidatura David Giovani per Saturno contro
2005 Candidatura Miglior regista per Cuore sacro
2005 Candidatura Miglior film per Cuore sacro
2005 Candidatura Miglior sceneggiatura per Cuore sacro
2003 Premio Miglior film per La finestra di fronte
2019 Regia, Soggetto, Sceneggiatura
2017 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
2017 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
2014 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
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