La corsa agli Oscar 2012-2013: l'Academy in cerca di eroi

Il nostro punto della situazione sull'Awards Season in corso, in cui si profila un prestigioso duello tra Steven Spielberg e Kathryn Bigelow.

Dopo l'inarrestabile cavalcata di The Artist dello scorso anno, una stagione dei premi cinematografici caratterizzata da un minimo d'incertezza era quello che ci voleva, sia per gli addetti ai lavori che per gli appassionati. Anche perché normalmente, se la competizione è feroce, vuol dire che i contendenti sono di ottima fattura; ciò è particolarmente vero in questa Awards Season che vede in gara titoli non solo eccellenti, ma che toccano anche temi delicati e importanti. Prendendo in esame ad esempio gli assoluti frontrunner, o meglio i tre film che si sono divisi il grosso delle attenzioni delle associazioni della critica e delle Guild hollywoodiane fino a questo momento, abbiamo Lincoln di Steven Spielberg, dedicato alla lotta contro la schiavitù nei futuri Stati Uniti della metà del XIX secolo; Operazione Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow, ricostruzione durissima della caccia al re del terrore Osama Bin Laden; e infine Silver Linings, storia di un uomo che lotta per ritrovare una vita normale dopo un grave crollo psichico che gli ha fatto perdere tutto e una lunga degenza in una clinica psichiatrica.

Si proietta nella ristretta cerchia delle pellicole che sembrano avere già in tasca una nomimantion all'Academy Award per il miglior film anche il musical Les Misérables, incentrato sulla frustrata volontà di riscatto del terzo stato parigino; ma forse il più tragico, e anche il più bello, dei film che stanno popolando questa Awards Season è un altro: quello che parla di morte, ma si chiama Amour, e che è già valso la seconda Palma d'oro al grande Michael Haneke. Tuttavia, alle circostanze avverse si può fare fronte con la creatività e la forza d'animo, come gli agenti della CIA che in Argo di Ben Affleck allestiscono una finta rappresentazione teatrale per liberare un gruppo di ostaggi, o i protagonisti dell'immaginifico Beasts of the Southern Wild, folgorante esordio Benh Zeitlin, minacciati da una terribile catastrofe naturale.

Nella rosa dei possibili candidati all'Oscar più prestigioso (ricordiamo che adesso le nomination nella categoria principale possono arrivare fino a dieci) ci sono anche altre pellicole dai temi forti e affascinanti, come Vita di Pi di Ang Lee e The Master di Paul Thomas Anderson, mentre divertissement - ma di rango - sono Django Unchained di Quentin Tarantino e Moonrise Kingdom di Wes Anderson. Non manca l'opzione blockbuster, anche se improbabile: naturalmente parliamo de Il cavaliere oscuro - il ritorno, capitolo finale della trilogia dedicata alla figura del comic hero Batman da Christopher Nolan.

Questa è grosso modo la rosa di titoli che vedremo contendersi l'attenzione dei membri dell'Academy of Motion Picture Arts and Science nelle prossime settimane. Come detto, sono tre i favoriti principali, che hanno tutti centrato nomination chiave presso le Guild, ma la corsa finirà probabilmente per ridursi, come tradizione, a una gara a due: scopriremo presto se David O. Russell, forte delle interpretazioni di grande impatto di Jennifer Lawrence e di Bradley Cooper, riuscirà a tenere testa a due pesi massimi come Spielberg e Bigelow in una stagione degli awards che ha già riservato qualche colpo basso ai danni della regista premio Oscar per The Hurt Locker, prima offesa pubblicamente dal noto scrittore Bret Easton Ellis e poi accusata di aver esaltato la tortura in Operazione Zero Dark Thirty.
Ma a proposito di attori, anche in questo ambito non mancano proposte di grande caratura e sfide ricche di fascino: come l'anno scorso Meryl Streep, abbiamo un paio di interpreti in rotta di collisione con il terzo Oscar, e uno status leggendario: parliamo del mostruoso Daniel Day-Lewis, un attore che si "conserva" per pochi ruoli incisivi e quello del primo presidente della Storia degli Stati Uniti è indubbiamente degno del suo prestigio, e della magnifica veterana Sally Field (minacciata però più del collega, per via della Anne Hathaway scioglicuori di Les Mis), entrambi nel cast di Lincoln; Zero Dark Thirty replica con Jessica Chastain, che però non sembra destinata ad avere gioco facile contro la Lawrence; e nella categoria miglior attore protagonista c'è ancora Lincoln in prima fila con Tommy Lee Jones, che però dovrà vedersela, tra gli altri, con l'immenso Philip Seymour Hoffman di The Master e con i brillanti Leonardo DiCaprio e Christoph Waltz di Django Unchained.
Non che Day-Lewis sia privo di rivali meritevoli, anzi, è un'ottima annata per le lead performance maschili: dall'ombroso Denzel Washington di Flight al tenero Bradley Cooper di Silver Linings, dal commovente John Hawkes de The Sessions al trascinante Hugh Jackman di Les Misérables, dal monumentale Jean-Louis Trintignant di Amour fino al Richard Gere di Arbitrage - Sesso, potere e denaro rilanciato dalla nomination al Golden Globe. E' solo che non paiono ruoli di sufficiente peso per contrastare il titano britannico, anche perché ci sembra che l'unica performance che potesse dargli davvero del filo da torcere, quella di Joaquin Phoenix in The Master, sia copevolmente trascurata. D'altronde Lawrence e Chastain sembrano avere quasi altrettanto vantaggio su colleghe blasonate come Rachel Weisz (The Deep Blue Sea), Marion Cotillard (Un sapore di ruggine e ossa), Naomi Watts (The Impossible), Emmanuelle Riva (Amour) e la giovanissima Quvenzhané Wallis, piccolo fenomeno di Beasts of the Southern Wild.

Guardando al quadro complessivo, dunque, si profila una parte finale di Awards Season, oltre che meno prevedibile, anche meno autocelebrativa e più "seria" rispetto allo scorso anno, con i blockbster Il cavaliere oscuro - Il ritorno e soprattutto Lo hobbit: un viaggio inaspettato relegati nella semi-oscurità. Se d'altra parte l'AMPAS sceglierà di abbracciare una pellicola in particolare, sia con Lincoln che con Zero Dark Thirty in pole position per tante candidature anche tecniche e attoriali si può andare incontro a una trionfale scorpacciata di Oscar, non certo immeritata per due registi che vantano un curriculum ben più formidabile di quello di Michel Hazanavicius, e che sono anche americani, nei temi dei loro film oltre che all'anagrafe. Staremo a vedere, ma le prime indicazioni significative non tarderanno ad arrivare: l'appuntamento per le prime nomination davvero pesanti, quelle dei due Guild più importanti, PGA e DGA, è per subito dopo l'Epifania.