Siamo in procinto di assistere a un'altra, trionfale awards season per Netflix? A giudicare dalle nomination ai Golden Globe 2020, sembrerebbe proprio così: come da programma, infatti, il colosso dello streaming non solo ha collezionato una quantità impressionante di candidature (trentaquattro in totale, fra cinema e TV), ma parte come il grande favorito in un ampio numero di categorie, inclusa quella per il miglior film drammatico. È uno degli aspetti principali che prenderemo in considerazione nel nostro tradizionale commento alle nomination ai Golden Globe: le conferme, le sorprese, gli esclusi e, più in generale, le tendenze dei membri della Hollywood Foreign Press Association nel settore dedicato al cinema.
Golden Globe 2020: tutte le nomination
Un settore in cui, a dire la verità, non si sono verificati particolari colpi di scena all'annuncio delle candidature: quasi tutto come da copione, in attesa delle imminenti cinquine che saranno proposte per gli Screen Actors Guild Award, altra tappa decisiva nella lunga corsa agli Oscar. I Golden Globe, giunti alla loro settantasettesima edizione, saranno assegnati domenica 5 gennaio; Tom Hanks, in lizza come miglior attore supporter per Un amico straordinario, riceverà il Cecil B. DeMille Award alla carriera, mentre a Ellen DeGeneres sarà conferito il Carol Burnett Award, premio televisivo alla sua seconda edizione (assegnato l'anno scorso proprio alla leggendaria Carol Burnett).
Il poker di Netflix: Storia di un matrimonio, The Irishman, I due Papi e Dolemite
Oltre due mesi fa ci eravamo lanciati in una previsione: Storia di un matrimonio e The Irishman sarebbero stati in prima fila agli Oscar 2020. Un pronostico che, ad oggi, sembra essere confermato dai giurati dei Golden Globe: Storia di un matrimonio, il commovente dramedy di Noah Baumbach su una dolorosa separazione, è il capofila dei candidati con un totale di sei nomination (fra cui gli interpreti Adam Driver, Scarlett Johansson e Laura Dern), seguito a ruota da The Irishman. Il fluviale gangster movie di Martin Scorsese si aggiudica cinque nomination (incluse quelle per i due magnifici attori non protagonisti, Al Pacino e Joe Pesci), con il leggendario cineasta favoritissimo per il premio alla regia, ed entrambe le opere si preannunciano come i titoli da battere nella gara per il miglior film drammatico.
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Una categoria che però, su cinque candidati, include addirittura una terza pellicola targata Netflix: I due Papi di Fernando Meirelles, forte di ben quattro nomination, fra cui quelle per l'attore protagonista Jonathan Pryce e l'attore supporter Anthony Hopkins, rispettivamente nei ruoli di Francesco I e di Benedetto XVI. Fra le commedie, invece, a tenere alta la bandiera di Netflix è Dolemite Is My Name, in gara come miglior film e per il protagonista Eddie Murphy. Insomma, se un anno fa Roma di Alfonso Cuarón, con due Golden Globe e tre Oscar, era stato il film più acclamato dell'awards season, la stagione 2019/2020 consacra definitivamente Netflix come un colosso perfettamente in grado di rivaleggiare con i grandi studios in termini di prodotti di qualità e di ambizioni da premio, sia in campo cinematografico che in campo televisivo.
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Fra i 'soliti sospetti' avanzano Joker e Parasite
Accanto allo 'squadrone' di Netflix, i quasi cento giornalisti della Hollywood Foreign Press Association non hanno mancato di evidenziare quasi tutti i favoriti della vigilia: a partire da un cult immediato come C'era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino, forte di cinque candidature (fra cui il protagonista Leonardo DiCaprio e l'attore supporter Brad Pitt), passando per l'apprezzato dramma bellico 1917 di Sam Mendes (tre nomination) e la satira antinazista Jojo Rabbit di Taika Waititi. La cinquina delle commedie, solitamente più variegata in termini di generi al di là dei canonici "film da premio", include quest'anno Rocketman, il biopic musicale su Elton John, e soprattutto Cena con delitto - Knives Out, il vivace murder mystery che in questi giorni sta riempiendo le sale.
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Ma sono altri due titoli ad aver ricevuto il fondamentale imprimatur dei Golden Globe, anche al di là le aspettative. Parasite, capolavoro nerissimo del coreano Bong Joon-ho, oltre alla nomination come miglior film in lingua straniera si ritrova candidato anche per la regia e la sceneggiatura; mentre Joker, cinecomic campione d'incassi e Leone d'Oro a Venezia, insieme alla sacrosanta nomination per Joaquin Phoenix si ritrova in lizza come miglior film drammatico, per la regia di Todd Phillips e per la colonna sonora. Resta da capire se i membri dell'Academy dimostreranno la stessa passione per la tenebrosa origin story sull'arcinemico di Batman o se, agli Oscar, prevarrà la fazione - comunque piuttosto copiosa e agguerrita - dei detrattori di Joker.
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Le sorprese, da Todd Phillips ad Annette Bening, e gli illustri esclusi
La candidatura di Todd Phillips fra i registi, tutt'altro che scontata, è stata una delle pochissime (mezze) sorprese di questa edizione dei Golden Globe, nel complesso fedele ai pronostici e priva di candidati del tutto inaspettati. Fra i nomi che in pochi si attendevano di leggere all'interno delle cinquine risaltano quelli di Annette Bening, che ha ricevuto la nomination come miglior attrice non protagonista per il dramma politico The Report, e di un'altra beniamina della Hollywood Foreign Press Association, Cate Blanchett, in gara fra le attrici di commedia per Che fine ha fatto Bernadette?, nonostante il mezzo flop del film di Richard Linklater.
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Non ha molti motivi per festeggiare, al contrario, Piccole donne di Greta Gerwig, lasciato fuori da tutte le categorie principali con l'eccezione della protagonista Saoirse Ronan (i membri dell'Academy saranno più generosi?). La micidiale competizione fra gli attori ha sancito inoltre l'inattesa "fumata nera" per un'icona del calibro di Robert De Niro, a dispetto dell'ondata di consensi per The Irishman, mentre fra le attrici l'omissione più pesante è quella di Lupita Nyong'o per il suo strepitoso doppio ruolo nell'horror Noi. Fra gli interpreti non protagonisti, non ce l'hanno fatta il veterano Alan Alda di Storia di un matrimonio e l'esordiente settantacinquenne Shao Shuzhen di The Farewell. E infine, tra i film d'animazione, la candidatura per Il re leone (che tuttavia non competerà nell'analoga categoria dell'Academy) è costata la nomination al più sofisticato e poetico Dov'è il mio corpo?, altra produzione della scuderia di Netflix, pronta però a prendersi la sua rivincita agli Oscar.
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