Difficile ricordare un programma di Venezia così criticato ancor prima dell'inizio della Mostra. E' indubbio che le aspettative, fin troppo alte, per titoli di alto rilievo che invece che hanno preferito rimanere oltreoceano (ci riferiamo per esempio a Gone Girl di David Fincher o Inherent Vice di Paul Thomas Anderson, entrambi in anteprima al New York Film festival qualche settimana dopo) pesino molto sul bilancio pre-festival. Così come la mancanza di quelle superstar hollywoodiane a cui eravamo stati abituati negli scorsi anni (solo la scorsa edizione ha portato al Lido pezzi da novanta come George Clooney, Sandra Bullock, Scarlett Johansson, Tom Hardy...), ma sarebbe un errore bollare per questo motivo l'edizione numero 71 come minore.
La verità come sempre potrebbe stare nel mezzo, ed effettivamente questa edizione del 2014 sembrerebbe un'edizione particolarmente equilibrata: tanti nomi e volti noti, ma nessun film in cartellone da far drizzare i capelli; tanta Italia e tanti film d'autore, ma anche pellicole che potrebbero rappresentare un buon successo al botteghino; tante produzioni apparentemente "innocue" ma anche molti scandali e polemiche annunciate come la seconda parte del Nymphomaniac di Lars von Trier in versione integrale o il semi-documentario La trattativa (Stato-Mafia) di Sabina Guzzanti.
E' solo una sensazione, visto che di questi film ancora non ne abbiamo visto nessuno - e se anche così non fosse, comunque non potremmo farne parola - ma noi siamo pronti a scommettere che anche quest'anno finiremo con l'essere soddisfatti, magari soprattutto, come accade spesso ai festival, da quei titoli più oscuri e misteriosi. Ma nel frattempo vi proponiamo una classifica dei venti titoli (con tanto di descrizioni ufficiali del sito della Mostra e breve commento nostro) che sulla carta più incuriosiscono noi e probabilmente anche voi.
20. Loin des hommes (Concorso)
1954, nel cuore di un freddo inverno scoppia la guerra civile in un remoto villaggio algerino. Due uomini sono costretti a fuggire sulle creste della catena montuosa Atlas. Daru (Viggo Mortensen) insegnante solitario, scorta Mohamed, un dissidente accusato di omicidio inseguito dalle autorità. Durante quest'avventura tra i due si sviluppa un legame molto profondo: insieme decidono di ribellarsi e combattere per la loro libertà.
Perché ci incuriosisce:
Viggo Mortensen non è mai stato un attore banale, ed ogni sua scelta merita comunque attenzione. C'è anche la curiosità di vedere l'opera seconda del regista francese David Oelhoffen, dopo l'esordio a Cannes del 2007 con Nos retrouvailles, che qui sceglie di adattare un racconto di Albert Camus. E infine, ma non per questo meno importante, la colonna sonora firmata da Nick Cave e Warren Ellis.
19. The Golden Era (Fuori concorso)
Cina, anni '30 del 1900. Il film racconta la vita tormentata di una delle scrittrici più radicali e controverse della letteratura cinese, Xiao Hong, qui interpretata da Wei Tango. Dopo un'infanzia felice, la diciannovenne Xiao Hong fugge di casa per scappare da un matrimonio combinato; lo sposo inizialmente la segue, per poi abbandonarla con un figlio. A ventuno anni Xiao Hong finisce in un bordello, ma viene salvata da un editore locale che la incoraggia a scrivere. Muore molto giovane nel 1942, dopo aver scritto opere importanti, a soli trentuno anni.
Perché ci incuriosisce:
Il film di chiusura di un festival difficilmente è un titolo di grande rilievo, i giochi sono chiusi, molti giornalisti sono già andati via e soprattutto la stanchezza si fa sentire. Quest'anno però speriamo tutti di chiudere in bellezza con il nuovo film di Ann Hui, una delle registe storiche della new wave hongkonghese che tre anni fa era stata in lizza per il Leone d'oro con l'ottimo A Simple Life e aveva conquistato una Coppa volpi per la sua incredibile protagonista, Deannie Yip.
18. Ritorno a l'Avana (Giornate degli Autori)
Una terrazza con affaccio su L'Avana. Il sole sta calando. Cinque amici si riuniscono per celebrare il ritorno di Amadeo dopo sedici anni di esilio. Dal tramonto all'alba, ricordano la loro giovinezza, il gruppo che erano soliti frequentare, la speranza che riponevano nel futuro... ma anche la loro disillusione.
Perché ci incuriosisce:
Laurent Cantet è un regista da tempo nel nostro cuore e lo stesso vale per la straordinaria Cuba, a cui il regista francese si è già dedicato con un episodio del collettivo 7 giorni all'Havana. Questa volta ritorna alla capitale cubana con un progetto più personale e più poetico e noi siamo pronti a seguirlo in questo viaggio.
17. Hungry Hearts (Concorso)
New York, Brooklyn. Mina (Alba Rohrwacher) è italiana, Jude (Adam Driver) newyorkese. Si incontrano accidentalmente e iniziano una profonda e appassionata storia d'amore che li conduce al matrimonio. La loro vita procede molto serenamente fino a quando Mina rimane incinta e incontra una guida spirituale che le dice che porta in grembo un bambino "indaco". Mina sviluppa nei confronti del bambino un'attenzione morbosa: convinta che l'alimentazione ordinaria sia un ostacolo al corretto vivere e terrorizzata dalle contaminazioni, tiene il neonato lontano dalla luce, dai contatti col mondo esterno e lo nutre esclusivamente di specifici cibi e a specifici orari. Jude si accorge che il bambino cresce male e, quando lo porta dal pediatra, gli viene comunicato che è denutrito. Inizia così un braccio di ferro tra i due genitori che porterà a sviluppi drammatici.
Perché ci incuriosisce:
Saverio Costanzo viene dal successo televisivo della versione italiana di In Treatment, ma manca al cinema da diversi anni, da quel La solitudine dei numeri primi che era stato in concorso proprio a Venezia nel 2010 e aveva suscitato l'interesse della critica straniera. Con questo film ritrova l'attrice Alba Rohrwacher ma con un film dal respiro ancor più internazionale. Co-protagonisti del film sono infatti due statunitensi: il talentuoso Adam Driver e la star televisiva Jake Weber. Il film sarà presentato pochi giorni dopo anche al Festival di Toronto.
16. Fires on the Plain (Concorso)
Siamo verso le fine della Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver invaso un'isola delle Filippine, l'esercito giapponese si scontra con una feroce controffensiva di locali e forze alleate. È solo questione di tempo prima che i pochi sopravvissuti siano spazzati via. Il soldato Tamura soffre di tubercolosi e viene abbandonato sia dal suo plotone che dall'ospedale mobile. Un gruppo di soldati con malattie e ferite incurabili sono fuori dall'ospedale, aspettando solo di morire. Il soldato Tamura si unisce a loro, ma quella notte gli spari dell'artiglieria distruggono l'ospedale. Tamura scappa nella giungla. Si inoltra nella natura aspettandosi una fine vicina. Non più in grado di proseguire oltre, prende la sua granata con l'intenzione di uccidersi, quando nota alcune patate nel terreno. L'unico problema è che sono immangiabili se non cucinate. Tamura si dirige verso un villaggio in cerca di fiammiferi, ma non trova nulla perché il villaggio è stato abbandonato. Tamura, allora, si addormenta in una chiesa dove appare una giovane coppia. La donna urla spaventata quando lo vede e lui, per farla tacere, preme il grilletto. È la prima vittima della sua vita. Tamura vagabonda per la giungla che ormai somiglia all'inferno, con pile di corpi esanimi ovunque. La fatica estrema intorpidisce la sua mente e la fame lo cambia. Quando inizia a vedere i suoi compagni come cibo, supera una soglia verso un mondo dove non ci sono amici, nemici o Dio.
Perché ci incuriosisce:
Shinya Tsukamoto non è un regista come gli altri, e per quanto il suo ultimo film in concorso a Venezia (Tetsuo - The Bullet Man, 5 anni fa) ci abbia molto deluso, ogni suo nuovo film è comunque un evento a se stante. Va segnalato poi che il film è tratto dall'omonimo romanzo del 1951 di Ooka Shohei ed ha già avuto una versione cinematografica nel 1959 da parte del regista Kon Ichikawa, ma Tsukamoto ha dichiarato di voler fare questo film da oltre 20 anni, tanto da autofinanziarsi in toto.
15. The Look of Silence (Concorso)
Seguito del documentario drammatico The Act of Killing - L'atto di uccidere, analizza ancora il tema del genocidio in Indonesia, le purghe anticomuniste del 1965, affrontandolo da un'altra prospettiva. The Look of Silence offre una visione della tragedia da parte delle vittime, in particolare segue la storia di un uomo sopravvissuto, il cui fratello è stato torturato fino alla morte durante la rivoluzione da un gruppo di ribelli; storia già raccontata dal punto di vista degli assassini nel documentario del regista The Act of Killing. In The Look of Silence si osserva la famiglia dell'uomo ucciso, in particolare il fratello minore, che decide di incontrare gli uomini che hanno massacrato uno di loro.
Perché ci incuriosisce:
Il lavoro del 2012 di Joshua Oppenheimer ci ha colpito nel profondo e secondo noi avrebbe meritato l'Oscar per il miglior documentario; fare immediatamente questo sequel atipico dimostra grande coraggio e siamo davvero curiosi di sapere se il risultato sarà altrettanto meritevole.
14. Manglehorn (Concorso)
Angelo Manglehorn (Al Pacino) è un fabbro che fa una vita ordinaria in una piccola città della provincia americana. Oltre alle apparenze, però, c'è molto altro: Manglehorn è un ex pregiudicato che quarant'anni prima ha rinunciato alla donna dei suoi sogni per un colpo e che ancora oggi non si perdona per la scelta che ha fatto. Ora passa le sue giornate tormentandosi e scrivendole ossessivamente lettere d'amore. Manglehorn incontra una giovane donna che lo aiuta a riprendersi, anche se il suo passato segreto minaccia sempre di venire a galla.
Perché ci incuriosisce:
La presenza di Al Pacino desta un'ovvia curiosità, così come il resto del bizzarro cast formato da Holly Hunter, Chris Messina e perfino Harmony Korine, e il regista David Gordon Green sembra aver abbandonato (almeno per il momento) la commedia semi-demenziale che ha caratterizzato la sua prima parte della carriera, collezionando un paio di titoli (Joe e Prince Avalanche) protagonisti di festival internazionali e con una discreta ricezione da parte della critica. Manca ancora il film della svolta, quello che possa fargli fare un salto definitivo, e chissà che non sia questa la volta buona.
13. Burying the Ex (Fuori concorso)
Max (Anton Yelchin) è un bravo ragazzo che decide di andare a vivere con Evelyn (Ashley Greene), la sua bellissima ragazza. La loro relazione però diventa complicata quando Evelyn si rivela un incubo, maniaca del controllo e manipolativa. Max vuole troncare al più presto la storia, ma ha paura di dirlo a lei. Il caso gli viene in soccorso quando Evelyn è coinvolta in un incidente e muore. Max incontra dopo non molto tempo Olivia (Alexandra Daddario), una ragazza carina che potrebbe essere la sua anima gemella. Scopre presto che Evelyn è risorta dalla tomba e determinata a riprendersi il suo fidanzato, che potrebbe a sua volta diventare uno zombie.
Perché ci incuriosisce:
Commedie e horror in un festival cinematografico sono sempre accolte con un certo entusiasmo, anche perché molto spesso servono a spezzare dai tanti progetti drammatici e intensi presenti in concorso. Se poi il film è una commedia horror firmata Joe Dante e presenta nel cast tanti giovani di bella presenza come Anton Yelchin, Ashley Greene e Alexandra Daddario è ovvio che l'entusiasmo sia ancora maggiore. Speriamo di non rimanere delusi, ma di certo attenderemo questo film come una boccata di aria fresca.
12. Good Kill (Concorso)
Un padre di famiglia (Ethan Hawke) fa di mestiere il pilota di droni. Opera da Las Vegas e, quando comincia a riflettere sul senso delle proprie azioni e della guerra contro i talebani che combatte a distanza, entra in crisi e mette in discussione la propria esistenza.
Perché ci incuriosisce:
Il regista/sceneggiatore Andrew Niccol e la star Ethan Hawke si riuniscono per la terza volta (dopo Gattaca - La porta dell'universo e Lord of War) per un film dall'argomento fin troppo attuale che certamente non mancherà di far discutere. Nel cast anche January Jones, Zoë Kravitz e Bruce Greenwood.
11. L'urlo e il furore (Fuori concorso)
Siamo nel Mississippi, alle soglie della Depressione dei primi del '900. La storia, torbida e labirintica racconta la decadenza e la sventura dei Compson, aristocratici del Sud caduti in disgrazia. Le vicende della famiglia vengono raccontate da differenti prospettive. I coniugi Compson hanno quattro figli: Quentin, Candance, Jason (Scott Haze) e Benjamin (Franco). La giovane Caddy (Ahna O'Reilly), unica sorella femmina, viene narrata dai suoi tre diversissimi fratelli e diventa presenza candida e rassicurante, sorella ingenerosa, madre snaturata che abbandona la figlia.
Perché ci incuriosisce:
Perché James Franco è un personaggio bizzarro e imprevedibile, ma che sta "studiando" da regista con umiltà e si sta specializzando nel portare sul grande schermo i grandi romanzi della letteratura americana. Dopo Child of God, visto al Lido lo scorso anno, è ancora una volta di un romanzo di William Faulkner, autore già portato sul grande schermo con As I Lay Dying. Il cast è quello ci ha abituato con i precedenti film, con lo stesso Franco come protagonista e i fedeli Tim Blake Nelson e Scott Haze come comprimari. Attesi anche gli amici di sempre Seth Rogen e Danny McBride in un cameo mentre le voci sulla presenza del Jon Hamm di Mad Men sembrerebbero ormai smentite definitivamente.
10. 99 Homes (Concorso)
Siamo a Orlando, Florida. Un film incentrato sulla crisi immobiliare. Dennis (Andrew Garfield) è un giovane padre di famiglia sfrattato dalla sua casa da un agente immobiliare che lavora per le banche: Mike (Michael Shannon), uomo affamato di potere che gira con una pistola. Nella situazione drammatica nella quale si trova, farebbe di tutto per riavere indietro la sua casa. Dennis finisce per accettare di lavorare per Mike e si trova così ad avere a che fare con la corruzione dell'industria immobiliare. Nel momento in cui i suoi problemi finanziari iniziano a sanarsi, la sua coscienza è ormai gravemente danneggiata e i rimorsi lo perseguitano.
Perché ci incuriosisce:
Ramin Bahrani è ormai un affezionato della Mostra del Cinema (fu in concorso nel 2008 con Goodbye Solo e due anni fa con At Any Price, ma anche nelle giornate degli autori nel 2005 con il suo film d'esordio Man Push Cart) ed un giovane regista dall'indubbio talento ma ancora alla ricerca di un film che possa farlo notare al grande pubblico. Avere Andrew Garfield come protagonista può essere certamente una arma a doppio taglio, ma il giovane attore, reduce da due Spider-Man non troppo fortunati, deve tornare a confermare il talento dimostrato in The Social Network e questo potrebbe essere un ruolo perfetto per farlo. E poi al suo fianco ci sono Michael Shannon e Laura Dern, due attori che non ci stancheremo mai di ammirare.
9. She's Funny That Way (Fuori concorso)
New York. Arnold Albertson (Owen Wilson), un regista di successo teatrale e televisivo, arriva nella Grande Mela per mettere in scena la sua ultima produzione di Broadway. La protagonista dello spettacolo sarà sua moglie (Jennifer Aniston), accanto a lei il divo del cinema Seth Gilbert. La prima sera che Arnold si trova a New York, chiede la compagnia di una escort a un servizio apposito, che gli manda una giovane e affascinante ragazza: Isabella (Imogen Poots). Nel corso della serata Arnold le regala 20mila dollari; in cambio però Isabella dovrà lasciare il suo lavoro e intraprendere la carriera dei suoi sogni, quella di attrice.
Perché ci incuriosisce:
Peter Bogdanovich sembra un regista di un'epoca ormai lontana, ma anche e soprattutto per questo questo suo ritorno al cinema non può passare inosservato. Aiuta poi avere un cast di tutto rispetto (Imogen Poots, Owen Wilson, Jennifer Aniston e tanti altri), dei produttori di peso alle spalle (Wes Anderson e Noah Baumbach) ed una reunion eccellente con le attrici Cybill Shepherd e Tatum O'Neal, che Bogdanovich aveva già diretto nei cult L'ultimo spettacolo e Luna di carta.
8. The Humbling
Simon Axler, interpretato da Al Pacino, è uno dei più grandi attori teatrali della sua generazione, ma ora è sulla via del tramonto. Ha superato i sessant'anni e ha perso il suo talento e la sua sicurezza, la fiducia nelle proprie capacità è evaporata. La moglie, incapace di far fronte alla sua depressione, l'ha lasciato, così come il pubblico, e il suo agente non sa come convincerlo a tornare in scena. In questo atroce resoconto di una terrificante autodistruzione, trova una momentanea e apparente consolazione in un desiderio erotico.
Perché ci incuriosisce:
Ancora Pacino, questa volta diretto da Barry Levinson, in un ruolo che sembrerebbe davvero fare al caso suo. Il film è l'adattamento di un discusso romanzo di Philip Roth, edito in Italia con il titolo L'umiliazione; nel cast ci sono Greta Gerwig, Dianne Wiest, Mandy Patinkin e Kyra Sedgwick.
7. Il giovane favoloso (Concorso)
Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798. È un bambino prodigio che cresce sotto lo sguardo implacabile del padre, uomo che disponeva di una biblioteca da far invidia alle grandi corti europee. La mente di Giacomo spazia, ma la casa è una prigione: legge di tutto, ma l'universo è fuori. In Europa il mondo cambia, scoppiano le rivoluzioni e Giacomo cerca disperatamente contatti con l'esterno. A 24 anni lascia finalmente Recanati. L'alta società italiana gli apre le porte, ma lui non riesce ad adattarsi e vive una vita piena di aspettative e di desideri, ma segnata dalla malinconia.
Perché ci incuriosisce:
E' uno dei più importanti poeti e letterati della storia del nostra paese, ma finora (a nostra memoria, almeno) non si è mai visto sul grande o piccolo schermo. Già questa sarebbe quindi una ragione sufficiente per giustificare la grande attesa che c'è intorno a questo film. In più c'è la regia di Mario Martone, che torna a Venezia a quattro anni di distanza dall'ottimo Noi credevamo, e l'interpretazione del sempre convincente Elio Germano.
6. One on One (Giornate degli Autori)
Una studentessa liceale viene brutalmente assassinata. Mentre torna a casa, uno dei suoi sette assassini viene rapito da alcuni soldati altamente addestrati. Dopo esser stato torturato e costretto a scrivere la propria ammissione di colpa, viene rilasciato. L'uomo, che un tempo credeva d'essere invincibile, ora è dominato dalla paura. Nel frattempo si accorge che anche gli altri assassini della ragazza vengono rapiti, torturati, e indotti perfino a suicidarsi. Pedinandone uno, scopre il nascondiglio dei loro comuni persecutori, le Ombre.
Perché ci incuriosisce:
Seguiamo da sempre il cineasta coreano Kim Ki-duk, sicuramente uno dei più rappresentativi dello scorso decennio, e abbiamo accolto a braccia aperte il suo ritorno a Venezia, dopo un periodo di crisi, con Pietà, per di più premiato con il Leone d'oro. Poi lo scorso anno lo scandalo annunciato (e confermato) con Moebius e adesso un film low budget che promette nuovamente di far discutere e scuotere lo spettatore. Forse non sarà più il Kim Ki-Duk poetico degli esordi, ma siamo davvero curiosi di seguirlo in questa seconda fase della sua carriera.
5. A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence (Concorso)
In un non precisato paesaggio occidentale, un venditore e un ritardato mentale intraprendono un viaggio. Un percorso fatto di incontri e situazioni inaspettate, che diventano strumento per offrire un punto di vista originale sulla società attuale, caratterizzata dalla supremazia della vanità.
Perché ci incuriosisce:
Roy Andersson non può certamente essere considerato un regista dal grande pubblico, ma nell'ambiente dei festival il suo nome è molto amato, nonostante abbia realizzato solo 5 film (compreso questo) in 44 anni. Questo nuovo film rappresenta appunto il terzo ed ultimo capitolo di una trilogia iniziata nel 2000 con Songs from the Second Floor e proseguita nel 2007 You, the Living, due film amatissimi dalla critica. Inutile dire che in un concorso povero di nomi altisonanti, il regista svedese è subito tra i grandi favoriti per il Leone d'oro.
4. Olive Kitteridge (Fuori concorso)
Una miniserie composta da quattro puntate che nasce dall'adattamento dell'omonima novella vincitrice del Premio Pulitzer di Elizabeth Strout. Si raccontano gli eventi di una cittadina del New England, solo apparentemente tranquilla, visti attraverso la lente di Olive (McDormand), professoressa di matematica, il cui atteggiamento duro maschera un cuore caloroso, seppur travagliato, e un fedele impegno morale.
Perché ci incuriosisce:
Da diversi anni ormai la TV continua a sorprenderci con progetti di qualità che non sfigurerebbero al cinema e anche i festival cinematografici non possono più fare a meno di inserirli nei loro cartelloni. Questo nuovo progetto HBO, tratto dal besteller omonimo di Elizabeth Strout, può contare su un cast di grande effetto composto da Frances McDormand (che verrà anche premiata al Lido), Richard Jenkins e Bill Murray e su una regista e sceneggiatrice d talento quale Lisa Cholodenko.
3. Birdman (o Le imprevedibili virtù dell'ignoranza) (Concorso)
Una black comedy ambientata a New York che racconta la storia di un attore in declino (Michael Keaton) - famoso per aver in passato interpretato un mitico supereroe - alle prese con le difficoltà e gli imprevisti della messa in scena di uno spettacolo a Broadway che dovrebbe rilanciarne il successo. Nei giorni che precedono la sera della prima, deve fare i conti con un ego irriducibile e gli sforzi per salvare la sua famiglia, la carriera e se stesso.
Perché ci incuriosisce:
E' il film di apertura, ha un cast all star (Zach Galifianakis, Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts, etc etc...) e un regista alle spalle come Alejandro González Iñárritu, acclamato in tutto il mondo. Ah, quasi dimenticavamo, ha anche Michael Keaton che torna protagonista con il ruolo del fuori di testa e sembra puntare dritto all'Oscar e a rilanciare la sua carriera. Ci riuscirà il nostro Batman... cioè Birdman?
2. The Cut (Concorso)
Mardin, 1915. Una notte la polizia turca fa irruzione nelle case armene e porta via tutti gli uomini della città, incluso il giovane fabbro Nazaret Manoogian (Tahar Rahim), che viene così separato dalla famiglia. Anni dopo, sopravvissuto all'orrore del genocidio, Nazaret viene a sapere che le sue due figlie sono ancora vive. L'uomo decide così di ritrovarle e si mette sulle loro tracce. La ricerca lo porterà dai deserti della Mesopotamia e l'Avana alle desolate praterie del North Dakota. In questa odissea, l'uomo incontrerà molte persone diverse: figure angeliche e generose, ma anche incarnazioni demoniache.
Perché ci incuriosisce:
L'attore Tahar Rahim (che secondo le ultime indiscrezioni non dovrebbe dire nemmeno una parola per tutto il film) dopo Il profeta e Il passato è ormai garanzia di qualità, ma d'altronde lo stesso e ancor di più vale per un regista come Fatih Akin, i cui ultimi tre lungometraggi hanno vinto almeno un premio in tutti i maggiori festival europei: Orso d'oro per La sposa turca, Migliore sceneggiatura a Cannes per Ai confini del paradiso, Gran premio della giuria a Venezia per Soul Kitchen. Anche per questo il film era molto atteso fin dalla primavera, con Cannes che l'aveva a lungo corteggiato ma alla fine aveva dovuto cedere dopo che il regista ritirò la sua candidatura per "ragioni personali". Quali fossero queste ragioni magari lo scopriremo proprio a Venezia!
1. Pasolini (Concorso)
La notte del 2 novembre 1975 a Roma viene ucciso Pier Paolo Pasolini. Ha 53 anni. Pasolini è il simbolo di un'arte che combatte contro il potere. Ciò che scrive scandalizza, e i suoi film sono perseguitati dai censori; in molti lo amano e in molti lo odiano. Il giorno della sua morte, Pasolini ha passato le sue ultime ore con l'adorata madre e più tardi con i suoi amici più cari, fino a quando non esce nella notte in cerca di avventure con la sua Alfa Romeo. All'alba viene trovato morto su una spiaggia di Ostia, nella periferia della città.
Perché ci incuriosisce:
Abel Ferrara da tempo non è più il regista che ci aveva conquistato e sconvolto negli anni '90 con Il cattivo tenente e The Addiction, anzi a dirla tutta gli ultimi film quali Go Go Tales o 4:44 Last Day on Earth (visto proprio a Venezia 3 anni or sono) non ci avevano proprio convinto, ma l'argomento Pasolini non può che suscitare grande interesse e lo sa bene lo stesso regista che furbescamente ha dichiarato al termine delle riprese: "So chi ha ucciso Pier Paolo Pasolini". Si tratta chiaramente di una trovata pubblicitaria, una trovata che potrebbe molto facilmente rivoltarglisi contro, ma dobbiamo ammettere di aver abboccato all'amo. Adesso, caro Abel, non devi fare altro che stupirci.