Icone a motore sulle strade del grande schermo

Che rombino i motori! 'Sfruttiamo' l'uscita nazionale di Cars 2 per parlare delle macchine più belle (e più strane) che hanno impreziosito la storia del cinema; auto con un'anima buona (il Maggiolino Herbie) o malvagia (la Christine di John Carpenter), simboli di una gioventù bruciata, oppure brave compagne nei viaggi di una vita. Anche verso il passato, con un bel ritorno al futuro....

Baby, you can drive my car, yes I'm gonna be a star...Mai stupirsi delle felici intuizioni dei Beatles. Non sarà proprio la riflessione più fantasiosa mai apparsa in una canzone, ma mettere in relazione l'avere una macchina con l'essere una star nasconde una verità semplice e chiara. Forse per l'innato senso di potere che dà il possesso di un bolide, o semplicemente per l'idea di movimento contenuta in ogni macchina, veicolo di (e per) la libertà, affermazione di una propria indipendenza. Il cinema ne ha cantato le gesta affiancando ad ogni eroe, anche il più scalcagnato, il modello che meglio lo rappresentava, creando dei binomi quasi inscindibili (007 e la sua Aston Martin) e sequenze palpitanti. Una volta c'erano i cavalli a far compagnia ai pistoleri solitari; diciamo che i cavalli sono rimasti, ma si sono trasformati in un rombante motore, un cuore d'acciaio a volte magicamente umano. E' il caso delle adorabili macchine di Cars - Motori ruggenti, il film Disney-Pixar, giunto al secondo capitolo, sempre sotto l'attenta "guida" del veterano John Lasseter. Se Saetta McQueen è cresciuto, tanto da poter competere con le macchine più veloci del mondi, lo si deve agli amici che lo hanno seguito nella prima avventura; l'amata Porsche 911 Carrera Sally, certo, il 'nostro' Luigi (una Fiat 500 emiliana), ma soprattutto la Hudson Hornet del '51, doppiata in originale dal grande Paul Newman, stella di Hollywood che amava la velocità e le macchine quasi quanto la recitazione. Per lui parla il curriculum: esordio nelle gare della Sport Car Club of America nel 1972, svariate partecipazioni a campionati professionisti e alla 24 ore di Daytona, vinta nel 1995 nella classe GT1. Non c'era personaggio migliore per poter dare anima al personaggio di Doc, un tempo trionfatore sui circuiti di mezzo mondo e poi medico dell'allegra comunità di auto di Radiator Springs.

Macchine magiche, dunque, come il protagonista di Un Maggiolino tutto matto, altro classico della Disney per famiglie (che si è guadagnato una moderna rilettura con la 'ragazzaccia' Lindsay Lohan) incentrato sulle vicende di un Maggiolino Volkswagen del 1963 che pensa e ha emozioni. Dalle atmosfere vagamente hippie degli anni '60 a quelle più tecnologiche dei Transformers, saga cinematografica ideata da Michael Bay che funziona comunque sullo stesso assunto e cioè le auto (stavolta aliene) hanno uno spirito battagliero. Come BumbleBee, la Chevrolet Camaro gialla del '74 che decide di difendere la Terra dall'attacco dei Decepticon assieme all'umano Sam Witwicky.
Non hanno un'anima, ma sono semplicemente iperaccessoriati i veicoli che figurano in veri classici degli anni '80. La Ecto-1 di Ghostbusters, una Cadillac ambulanza, è l'ideale complemento per gli acchiappafantasmi più efficienti del grande schermo, così come la spettacolare DeLorean DMC 12 di Ritorno al futuro che permette al diciassettenne Marty McFly di andare indietro nel tempo e sistemare un paio di cose. La Batmobile (una Lincoln Futura nella serie TV) o la Black Beauty di The Green Hornet non potranno viaggiare nel tempo come l'originale creatura di Doc Emmet Brown, ma combattono il crimine con classe. E quando si parla di classe non si può tacere di James Bond. 007 è da sempre la sua Aston Martin che compare in ben otto film, opportunamente ritoccata dall'agente Q. Impossibile trovare qualcuno che non sogni per il suo trabiccolo innesti come lo scudo posteriore a scomparsa, una mitragliatrice, uno spruzza-olio posteriore (utilissimo in caso di inseguimenti), un dispositivo fumogeno, un radar e infine il meccanismo di espulsione del passeggero (consigliabile solo se avete le doti seduttive di James Bond, a cui notoriamente il sedile reclinabile non serve).
Il mondo del crimine da parte sua risponde con modelli meno chic, ma non per questo meno belli, come la Chevy Nova guidata da Stuntman Mike nel film di Quentin Tarantino Grindhouse - a prova di morte, stesso modello ripulito e rimesso a nuovo dal Signor Wolf in una delle sequenze culto di Pulp Fiction. E tanto per rimanere nel favoloso mondo di Quentin evochiamo anche la Pussy Wagon che Beatrix Kiddo, la Sposa di Kill Bill, ruba ad uno dei suoi numerosi carnefici per compiere la sua vendetta. E anche per iniziare la sua personalissima fisioterapia. La gloria della Chevrolet Silverado SS, rigorosamente gialla, come la tuta indossata da Uma Thurman, è arrivata fino ai giorni nostri, finendo tra le grinfie di Lady Gaga che l'ha voluta come 'protagonista aggiunta' nel video del brano Telephone.

Continuiamo ad addentrarci nei paurosi meandri degli horror e dei thriller. Un'automobile, infatti, può mettere davvero ansia. Specialmente se, come la Plymouth Fury del '57 'protagonista' di Christine, la macchina infernale di John Carpenter, si diverte a far fuori tutti coloro che in un modo o in un altro ce l'hanno con il suo 'amato' Arnie Cunningham. E se quattro ruote non vi bastano per avere paura, potreste aggiungerne qualcuna in più e otterrete la spaventosa autocisterna modello Peterbilt 281 del '55 che in Duel di Steven Spielberg stravolge la vita del normalissimo David Mann e della sua Plymouth Valiant rossa del '70. Attenzione poi agli autostoppisti, sembra essere il monito di The Hitcher, cult movie dell'86 di Robert Harmon. La storia prende il via dalla banale missione di un ragazzo che deve trasportare a San Diego una Cadillac Seville del '75, salvo poi finire nelle grinfie di un autostoppista psicopatico, autore di svariati omicidi.

Cosa c'è da ridere in una macchina? Probabilmente nulla, a meno che a guidarla non siano persone molto, molto goffe. Pensiamo a Stan Laurel ed Oliver Hardy a bordo della Ford T del 1910, prima macchina ad essere prodotta in serie (quindi per tutti), perfetta per rappresentare i sogni di due rappresentanti del ceto medio americano, abituati alle difficoltà di ogni genere. E' solo la prima immagine di una lunga serie di macchine buffe, termine forse un po' troppo riduttivo per descrivere la Bluesmobile di Jake ed Elwood, sì, The Blues Brothers. La Dodge Monaco Berlina, erede della Cadillac ceduta per un microfono, è una sorta di personaggio aggiunto del cult di John Landis, vera arma di difesa contro i nazisti dell'Illinois e non solo. Quando la macchina diventa l'unico modo per ottenere dei soldi, la risposta che si può ottenere è quella pronunciata con enfasi da Mandrake in Febbre da cavallo. "Già ipotecata", dice senza mezzi termini Gigi Proietti rivogendosi all'amico Pomata-Enrico Montesano che gli suggerisce di sbarazzarsi della sua bellissima Spider rossa. In Bianco, Rosso e Verdone non c'è l'Illinois per Pasquale Ametrano, ma solo un mesto ritorno in Italia a bordo di un'Alfasud dagli improbabili sedili "pellicciati", guardati con disgusto anche da una coppia di autostoppisti. All'arrivo nel Belpaese, il povero Ametrano viene letteralmente depredato della sua vettura, che viene smontata pezzo a pezzo da connazionali che hanno un'idea tutta particolare dell'accoglienza da riservare a un figliol prodigo. E davanti al vecchietto che gli domanda sinceramente dispiaciuto se gli avessero fregato le borchie, l'emigrante può solo annuire e quasi sentirsi rassicurato dalla cantilena del suo interlocutore. "E lo fanno, lo fanno...". Carlo Verdone regala altri momenti cult legati all'automobile, filo conduttore di Un sacco bello; la chiazza d'olio su cui si chiude il film allude ad una nuova, terrificante avventura per il bulletto in cerca di donne, mentre gli spericolati amplessi di Jessica e Ivano in Viaggi di nozze conquistano anche lo scatto indiscreto dell'autovelox. Perché la velocità è tutto. Chiedetelo ai protagonisti di Grease che sulla trasformazione della Ford decapottabile del '48 in Fulmine alla brillantina hanno costruito tutta loro giovinezza.
E ovviamente chiedetelo ai partecipanti della Cannonball Run, la corsa più illegale d'America raccontata nella divertente commedia di Hal Needham, La corsa più pazza d'America, interpetata, tra gli altri, da Burt Reynolds, Farrah Fawcett, Dean Martin e Sammy Davis jr.; un rat pack d'eccezione che per sfuggire ai controlli della polizia gira indisturbato per le strade su una rassicurante ambulanza, chiaramente truccata. Mentre alle loro calcagna sfrecciano bolidi di ogni tipo, tra cui le splendida Lamborghini Countach LP400S delle Lamborghini-Babes. Insomma, basta una posta in palio alta, una bandiera a scacchi che svolazza sul traguardo e gli istinti più bassi si scatenano al pari degli acceleratori. La scorrettezza è l'arma in più del professor Fate, il cattivissimo protagonista de La grande corsa, film all stars (nel cast Jack Lemmon, Tony Curtis e Natalie Wood) incentrato sulla massacrante corsa New York-Parigi. E' stato il film diretto da Blake Edwards a ispirare il bel cartoon di Hannah e Barbera, Wacky Races (quello in cui Muttley se la ride, per capirci). Dalla Grande Mela alla Ville Lumiere, quindi, dove magari ci si può far scarrozzare dalla Peugeot 406 del tassista Daniel Morales (Samy Naceri), protagonista di Taxxi. E se correndo troppo si finisce indietro nel tempo, si può approdare nei favolosi anni '60 e incontrare Austin Powers mentre se la spassa sul Maggiolino decapottabile, rigorosamente psichedelico. Concediamoci anche una digressione romantica per parlare della Lotus Esprit guidata (male) da Richard Gere in Pretty Woman. Non è forse questa macchina inglese a dare il 'La' ad una delle storie d'amore più belle viste recentemente sul grande schermo? E pensare che a giudizio di Julia Roberts "curva come se fosse sulle rotaie". Idealmente accompagnati dalle note degli Oliver Onions (Come with me for fun in my buggy...), autori della colonna sonora del film di Marcello Fondato, Altrimenti ci arrabbiamo, ci troviamo davanti ad una coppia ben assortita. Anzi ad un trio d'eccezione, composto da un biondo piuttosto agile, un colosso umano e la Dune-Buggy che i due, ovviamente Terence Hill e Bud Spencer, si sono giocati in una sfida a chi mangia più salsicce. Un gioiellino di meccanica e stile distrutto dai cattivi di turno chiamati a risarcire i nostri eroi. Che (appunto) altrimenti si arrabbiano.
E la rabbia è il sentimento ricorrente in quei film in cui la macchina rappresenta solo apparentemente un simbolo di libertà, divenendo invece un amplificatore di sconfitta, di resa. Non ci sono vincitori di Gioventù bruciata di Nicholas Ray, dove una corsa clandestina di auto rubate, la chicken run, esaspera i conflitti interni del protagonista, l'iconico James Dean, scomparso a soli 24 anni nel 1955 proprio a causa di un incidente stradale. Finisce tragicamente anche la ribellione delle due protagoniste di Thelma & Louise di Ridley Scott, due amiche in fuga dai rispettivi uomini che in un viaggio a bordo della Ford Thunderbird di Louise sono costrette a fare i conti con la violenza di alcune figure maschili, decidendo di morire con un plateale salto verso un dirupo. Cade nel vuoto anche la leggendaria Lancia Aurelia B24 guidata da Vittorio Gassman ne Il Sorpasso, diretto da Dino Risi. Finale di impareggiabile amarezza per un film, la storia di un gaudente italiano degli anni '60 che trascina nel baratro della sua vuotezza un giovane (Jean-Louis Trintignant) che si fa affascinare da quel fatuo bagliore, che è una pietra miliare della nostra commedia.
Inquietante è anche l'epilogo del Taxi Driver, magnifica opera diretta da Martin Scorsese in cui il protagonista, Travis Bickle, tassista newyorkese, reduce del Vietnam, decide di diventare un angelo sterminatore che ripulisca la città dalla sporcizia dei suoi rappresentanti peggiori. Lasciandosi andare a elucubrazioni ai limiti della paranoia mentre guida il suo yellow cab di notte. Violenza ed erotismo si intrecciano in un altro cult movie, Faster, Pussycat! Kill! Kill!, firmato da Russ Meyer, il cantore delle donne prorompenti; aggettivo quanto mai appropriato per definire la protagonista del film, Tura Satana, leader di un gruppo di spogliarelliste in cerca di avventure e soldi, quindi destinate ad una fine quantomai impietosa. Tra le macchine presenti, una Pontiac Tempest e la Triumph Herald 1200. Atmosfere decisamente diverse nell'opera di Anthony Asquith Una Rolls-Royce gialla, film a episodi in cui la vettura del titolo rappresenta il filo conduttore che unisce le storie dei vari personaggi, la moglie di un nobile, un gangster e una donna che aiuta un partigiano jugoslavo. Sogna in grande, invece, il protagonista di Tucker, un uomo e il suo sogno, biografia diretta da Francis Ford Coppola dell'uomo che avrebbe voluto rivoluzionare l'industria automobilistica americana. Per riprodurre i vecchi modelli sono stati utilizzati i pianali di Ford LTD del 1974. Scrivi Ford e pensi alla Gran Torino che dà il titolo al film di Clint Eastwood. L'automobile del 1972 racchiude tutta la vita dell'ex operaio Walt Kowalski, uno che su quel gioiello ci ha messo le mani e che decide di regalarlo allo stesso ragazzo che solo poco tempo prima stava per rubarlo. Il perdono non c'entra. Si chiama Kowalski anche il protagonista di un altro cult degli anni '70, Punto zero di Richard C. Sarafian. Kowalski, a bordo di una Dodge Challenger R/T del 1970, è braccato dalla polizia per aver acquistato un potente allucinogeno e fugge attraverso quattro stati (Colorado, Utah, Nevada e California). L'anti eroe del film di Sarafian, un reduce del Vietnam che nella vita ha perso tutto, riesce a raccogliere la solidarietà di coloro che seguono la sua vicenda attraverso i resoconti del dj SuperAnima dalle frequenze della K.O.W, diventando in poco tempo il simbolo di una vea libertà. La sua fine è però segnata e l'atto finale va in scena come un grande spettacolo.

Non c'è poliziottesco che si rispetti senza le leggendarie Pantere della polizia. Se pensiamo al classico di William Friedkin, Il braccio violento della legge, non possiamo non avere davanti agli occhi uno degli inseguimenti più belli della storia del cinema. Il luogo è Brooklyn, New York, l'auto è una Pontiac LeMans del 1971. La guida il poliziotto 'Popeye' Doyle, alias Gene Hackman, che pur di trovare un fondamento alle sue indagini per sgominare la French Connection, non esita a 'sfidare' un treno in corsa. E che dire della Ford Mustang GT390 usata da Steve McQueen in Bullitt di Peter Yates per dare la caccia a due criminali lungo i saliscendi di San Francisco? Quando la macchina del tenente Bullit compare nello specchietto retrovisore della Dodge Charger RT 440 Magnum dei cattivi di turno, sappiamo già come andrà a finire e anche la colonna sonora di Lalo Schifrin si ferma per dare spazio solo al ruggito dei motori. Sempre dalla parte dei 'buoni', ma con un pizzico di follia in più, il tenente Frank Drebin, combatte i criminali a bordo della sua macchina del Los Angeles Police Department. Difficile dimenticarsi della sirena che domina la frenetica soggettiva dei titoli di testa di Una pallottola spuntata.

Fatta la legge, trovato il fuorilegge e ultimamente dalle parti di Hollywood in molti hanno preso la macchina. Non solo in senso figurato. Basta citare la saga di The Fast and the Furious, che ha acceso i riflettori sul fenomeno del tuning (la modifica delle macchine) o l'adrenalinico Fuori in 60 secondi di Dominic Sena, un'opera che raccoglie un numero spropositato di macchine da corsa (tra cui BMW, Cadillac, Ferrari, Lamborghini e una Shelby Mustang GT500). Le stesse che il protagonista Nicolas Cage deve rubare in 72 ore per salvare il fratello. C'è un prezioso bottino da conquistare anche in The Italian Job diretto da Gary Gray (remake di Un colpo all'italiana del 1969). E per rubare svariati milioni di dollari non c'è niente di meglio una Mini Cooper. Per il film interpretato da Mark Wahlberg e Charlize Theron ne sono state utilizzate ben 32. Ma è sui i circuiti che gli eroi della velocità si mettono alla prova essenzialmente per vincere. Filosofia di vita del protagonista di Adrenalina blu, Michel Vaillant, del Tom Cruise di Giorni di Tuono (regia di Tony Scott) e del coloratissimo Speed Racer, eroe dell'omonimo film dei f.lli Wachowski.
I protagonisti di Death Race, rilettura di Paul W.S. Anderson di Anno 2000 conquistano la libertà dopo cinque vittorie in una gara all'ultimo sangue fra galeotti, naturalmente muniti di bolidi corazzati. E adesso viene il difficile. Scegliere l'immagine finale per chiudere il nostro excursus, che va considerato comunque incompleto, quindi migliorabile. Non ce ne vogliano i tanti personaggi che abbiamo citato se ci rivolgiamo ancora a Walt Kowalski, operaio della Ford. Il punto è che in quella Gran Torino lui ha chiuso a chiave il suo cuore, che, come dice lo struggente pezzo di Jamie Cullum, 'suona' un ritmo triste per tutta la notte mentre i motori ronzano. Ecco cosa sono certe macchine: posti dove far battere un cuore malandato.