Dopo una lunga trattativa, The Walt Disney Company è riuscita ad acquisire 21th Century Fox, la quale incorpora le attività cinematografiche e televisive del gruppo Fox. È fondamentale però, per tutti gli appassionati di cinema, il passaggio di proprietà in particolare della 20th Century Fox Film Corporation e di tutte le divisioni di produzione e distribuzione in essa incluse. Uno studio storico, che assunse la fisionomia definitiva nel 1935 (nacque dalla fusione della Twentieth Century Pictures di Darryl F. Zanuck e la gloriosa Fox Film Corporation) e, nonostante altri cambi al vertice e qualche momento di crisi, è protagonista a Hollywood da più di 80 anni, nell'olimpo delle cosiddette major.
La spartizione del mercato cinematografico subisce dunque uno scossone che cambierà gli equilibri, ponendo la Disney in una posizione di forza quasi incontrastabile, relegando a posizioni minoritarie Sony/Columbia, Time Warner, Viacom/Paramount e la Comcast/Universal, giusto per citare le case di produzione più importanti. L'auspicio è che il futuro del grande schermo sia comunque assicurato e la diversità e qualità delle proposte siano garantite.
Adesso, però, vogliamo soffermarci proprio sulla Fox. La sigla, il simbolo, le evoluzioni tecniche sono le caratteristiche che contraddistinguono questo marchio, da sempre. Se dici cinema, dici Fox. È dunque doveroso rendere omaggio a un punto di riferimento che ha appassionato ogni cinefilo con le sue opere, raccogliendo consensi di pubblico e critica ed enormi riconoscimenti, sia agli Oscar che in tutti i principali eventi internazionali. In questo articolo andremo ad elencare alcune delle pellicole che hanno fatto la storia della Fox e, ovviamente, della fabbrica dei sogni.
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Furore (1940)
Tom Joad (Henry Fonda) torna dalla sua famiglia di agricoltori dell'Oklahoma, dopo aver scontato una condanna. Ma la crisi agricola li costringe a cercare fortuna in California dove la situazione sarà addirittura più difficile. Tratto dal romanzo di John Steinbeck, Furore vinse due Oscar: per la regia di (John Ford) e per la Miglior attrice non protagonista Jane Darwell, su sei nomination complessive. Nella magnifica fotografia in bianco e nero di Gregg Toland, è una storia di sofferenza - e di grande valore simbolico - nell'America segnata dalla Grande Depressione.
Com'era verde la mia valle (1941)
Il vecchio Huw Morgan sta per lasciare il Galles e le miniere, ormai chiuse. La sua valle, un tempo rigogliosa, ora è vuota, ma quando egli era ragazzo, e la sua famiglia lavorava lì, tutto era diverso. Il cambiamento della società, dei rapporti familiari, delle tradizioni e del lavoro hanno però inciso profondamente. Tratto dal romanzo di Richard Llewellyne e scritto da Philip Dunne, Com'era verde la mia valle rappresenta un altro capolavoro del John Ford oltre il western, arrivato appena un anno dopo il precedentemente citato Furore. Per Ford altro Oscar alla regia, e cinque statuette complessive per l'opera (tra cui Miglior Film).
Sfida infernale (1946)
Wyatt Earp (Henry Fonda) accetta la carica di sceriffo a Tombstone, dove il fratello James è stato derubato della mandria e assassinato dalla famiglia Clanton. Mentre conosce la maestra Clementine Carter (Cathy Downs), con la quale nasce un sentimento, Wyatt cercherà la sua vendetta anche grazie all'aiuto del pistolero e giocatore alcolizzato Doc Holliday (Victor Mature). Sfida infernale è un manifesto del western il quale, forse più di Ombre Rosse, ha aperto l'epoca d'oro del genere. La sfida all'O.K. Corral e le tematiche care a John Ford si intrecciano in un capolavoro intramontabile.
Eva contro Eva (1950)
La diva teatrale Margo Channing (Bette Davis) accoglie come collaboratrice la giovane, aspirante attrice Eva Arrington (Anne Baxter). Inizialmente, ma apparentemente, amica di Margo, Eva non si fa scrupoli a scalzarla da una nuova scrittura, ottenendo un enorme successo e mostrando il suo sfrenato arrivismo. Un cast stellare per il capolavoro di Joseph L. Mankiewicz. Eva contro Eva ottenne quattordici nomination agli Oscar, record detenuto insieme a Titanic e La La Land. Ne vinse sei, fra cui Miglior Film, Regia e per il Miglior attore non protagonista (George Sanders). Assolutamente magnifico.
La Tunica (1953)
Il tribuno romano Marcello Gallio (Richard Burton), a seguito di un diverbio col principe Caligola (Jay Robinson), viene mandato per punizione in Giudea, dove assisterà alla crocifissione di un uomo, da alcuni ritenuto il Salvatore inviato da Dio. Al ritorno in patria, per intercessione dell'amata Diana (Jean Simmons) - favorita dell'imperatore Tiberio - Marcello è pervaso dal rimorso per aver giustiziato quel condannato. Dovrà tornare laggiù.
La Tunica di Henry Koster è una pietra miliare della storia del cinema, poiché fu il primo film realizzato nel formato Cinemascope, esclusiva della 20th Century Fox. Un'opera straordinaria, tecnicamente eccellente e dal risvolto profondamente drammatico, pur nella sua portata spettacolare. Candidato a cinque Oscar, vinse per la scenografia e i costumi. Da ricordare anche lo sgargiante Technicolor di Leon Shamroy e le musiche di Alfred Newman, autore anche delle fanfare della nuova sigla Fox del 1953. Il compositore fu a capo del dipartimento musicale della major per moltissimi anni, ed in carriera vinse nove statuette.
Il giorno più lungo (1962)
Imponente pellicola sullo sbarco degli Alleati in Normandia il 6 Giugno 1944. Il film ricostruisce gli eventi e venne realizzato sui luoghi storici del D-Day, concentrando la narrazione dal punto di vista di ogni forza militare in campo, con attenzione agli scontri a Omaha e Utah Beach e l'occupazione di St. Mère Eglise da parte dei paracadutisti. Tre registi accreditati (Ken Annakin, Andrew Marton, Bernard Wicki) e un cast incredibile: da John Wayne a Henry Fonda, passando per Richard Burton, Robert Mitchum, Leo Genn, Robert Ryan e moltissimi altri. Candidato a cinque Oscar, Il giorno più lungo vinse per gli effetti speciali visivi e la fotografia in bianco e nero.
Cleopatra (1963)
Il kolossal di Joseph L. Mankiewicz racconta l'epoca di Cleopatra d'Egitto e della sfida per il potere al vertice di Roma fra Giulio Cesare, Marco Antonio e Ottaviano, nell'ultimo periodo repubblicano. A parte l'accuratezza storica, Cleopatra fu un fiasco sotto ogni punto di vista: giunse in sala dopo due anni dalla data d'uscita prevista inizialmente, costò oltre 44 milioni di Dollari (dell'epoca) alla 20th Century Fox (rispetto alla più contenuta cifra prevista) e portò la casa di produzione sull'orlo del fallimento, a causa del sacrificio economico e dei lunghi tempi di lavorazione, oltre ad aver destato scandalo per la relazione, nata sul set, tra Richard Burton e Elizabeth Taylor. Fu travagliata anche la scelta finale per stabilire la durata del film, che ha, ad oggi, diverse versioni (tutte attorno le quattro ore) e con materiale ulteriore probabilmente perduto. Ottenne, quantomeno, quattro Oscar, tutti tecnici: fotografia, costumi, scenografia, effetti speciali visivi.
Tutti insieme appassionatamente (1965)
Anni Trenta del '900: un colonnello austriaco assume per i suoi figli (orfani di madre) un'istitutrice, la quale ben presto otterrà il sincero affetto dei ragazzi e sarà preziosa quando dovranno fuggire a seguito dell'annessione dell'Austria alla Germania nazista. Cinque Oscar (tra cui Miglior Film e Regia) per Tutti insieme appassionatamente, un grandissimo musical con protagonista Julie Andrews, la quale ribadì il successo già ottenuto con Mary Poppins. Canzoni celebri, storia intrigante e grande cifra artistica per un'opera straordinaria.
Butch Cassidy (1969)
Fine '800. In Wyoming, Butch Cassidy (Paul Newman) e Sundance Kid (Robert Redford) sono degli abili assaltatori di treni, rapinatori e pistoleri. I due, alla ricerca di nuovi posti da far propri, decidono di fuggire verso la Bolivia. Sarà la loro trappola. Tra i migliori western dell'epoca conclusiva del genere, Butch Cassidy rafforzò la straordinaria coppia cinematografica composta da Redford e Newman, che George Roy Hill avrebbe poi nuovamente diretto ne La stangata. Il film vinse quattro Oscar: sceneggiatura originale (William Goldman), fotografia, colonna sonora (Burt Bacharach) e canzone (Raindrops Keep Fallin' on My Head).
M.A.S.H (1970)
Durante la guerra in Corea, in un ospedale militare da campo tre ufficiali medici (interpretati da Donald Sutherland, Elliott Gould e Tom Skerritt) alternano il loro lavoro a scherzi e burla diretti a chi si mostra più incline alla disciplina da soldati. Una lucida satira della guerra e dei film bellici classici, che la Fox produsse nello stesso periodo dei più canonici Tora! Tora! Tora! e Patton. Diretto da Robert Altman, M.A.S.H vinse la Palma d'oro a Cannes e ottenne l'Oscar per la miglior sceneggiatura non originale (Ring Lardner Jr.).
Patton, generale d'acciaio (1970)
Lo abbiamo appena citato: il film di Franklin J. Schaffnerè incentrato sulla figura del generale statunitense George S. Patton, spietato e orgoglioso ufficiale comandante in carica durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare dallo sbarco in Sicilia del 1943 alla risalita fino al centro dell'Europa. Un ritratto estroverso e contraddittorio quello di Patton, generale d'acciaio, il quale ottenne sette Premi Oscar: Miglior Film, Regia, Attore protagonista (George C. Scott, che non ritirò la statuetta!), sceneggiatura originale (Francis Ford Coppola e Edmund H. North), montaggio, fotografia e sonoro. È considerata come una delle migliori opere belliche in assoluto.
Il braccio violento della legge (1971)
Jimmy Doyle (Gene Hackman), poliziotto della squadra narcotici di New York dai metodi particolarmente sbrigativi, è convinto che stia arrivando una grossa quantità di eroina da Marsiglia. Inizia così a pedinare e indagare, ma viene sollevato dall'incarico. Questo non lo distrarrà dall'obiettivo. Strepitoso cult di William Friedkin che fece parecchio discutere all'epoca, ma che era in perfetto tono col nuovo cinema americano del periodo. Il braccio violento della legge vinse cinque Oscar: Miglior Film, Regia, Attore protagonista (Hackman), sceneggiatura non originale (Ernest Tidyman) e montaggio. Celebre la sequenza dell'inseguimento in automobile di Doyle contro un killer in fuga su un treno sopraelevato.
Frankenstein Junior (1974)
Il professore universitario Frederick Frankenstein, anzi, Frankenstin (Gene Wilder) va da New York fino alla vecchia Europa dove il nonno gli ha lasciato in eredità un antico castello. Lì troverà l'aiutante gobbo Igor (Marty Feldman) o meglio, "Aigor", (facendo il verso a Frankenstin), la bellissima assistente Inga (Teri Garr) e la misteriosa Frau Blücher (Cloris Leachman), cui a pronunciarne solo il nome evoca un nitrito di cavalli. Frederick scoprirà presto che dovrà dare vita a una incredibile Creatura... La parodia degli horror anni '30 attraverso il genio di Mel Brooks: Frankenstein Junior è ancora oggi un capolavoro più unico che raro.
Guerre Stellari (1977)
In una galassia lontana lontana, ai confini dello spazio, una terribile dittatura tiene in scacco i sudditi con la potenza di fuoco della stazione militare denominata Morte Nera, guidata dal potente Sith Darth Vader (David Prowse), il quale esegue gli ordini dell'Imperatore attraverso l'uso della Forza. Ma la rivolta è in atto: la principessa Leia Organa (Carrie Fisher), prima di cadere nelle mani di Vader, riesce a inviare i piani della Morte Nera a due androidi, e a chiamare in aiuto il vecchio Jedi Obi-Wan Kenobi (Alec Guinness) il quale, con l'aiuto del giovane Luke Skywalker (Mark Hamill), dell'avventuriero Han Solo (Harrison Ford) e del suo assistente wookie Chewbacca dovrà dare il via alla missione per distruggere la nave nemica. L'inizio della saga più amata fu per la Fox una grande sorpresa: mai si sarebbe atteso un successo di tale portata, anche per aver dato un progetto tanto ambizioso (e costoso) in mano a un giovane George Lucas e a un cast di quasi sconosciuti, a parte Guinness e Peter Cushing (nel ruolo di Tarkin). Guerre stellari un film per tutta la famiglia che ottenne otto Oscar (su dodici candidature): scenografia, montaggio, effetti speciali visivi, costumi, sonoro, colonna sonora John Williams) e un Premio Speciale agli effetti sonori. Nel 1980 sarebbe arrivato L'impero colpisce ancora, nel 1983 Il ritorno dello Jedi. La Lucasfilm sarebbe divenuta così un riferimento nel campo della produzione cinematografica. L'acquisizione di quest'ultima da parte della Disney aveva anticipato i tempi rispetto al passaggio di Fox alla casa di Burbank per quanto riguarda i diritti su Star Wars. La Trilogia classica resta insuperabile.
Alien (1979)
Un'astronave mercantile proveniente da un lontano pianeta intercetta nello spazio un misterioso SOS. La rotta viene deviata per scoprire l'origine del segnale, ma le conseguenze per gli astronauti sono terribili: durante l'esplorazione del pianeta sconosciuto, una mostruosa creatura si introduce nel corpo di un uomo e minaccia tutti gli altri membri dell'equipaggio nel corso del viaggio di ritorno. Ma nulla è come appare... Un film di grande tensione narrativa e di efficacia visiva, per la regia di Ridley Scott. Alien vinse l'Oscar proprio per gli effetti speciali.
Momenti di gloria (1981)
Due atleti inglesi vincono le gare di corsa più importanti delle Olimpiadi di Parigi del 1924. Eric Liddell (Ian Charleson) è uno scozzese cristano e pensa che correre significhi onorare Dio. Harold Abrahams (Ben Cross) è invece ebreo, e nelle vittorie sportive trova il mezzo per sconfiggere i pregiudizi sociali nei suoi confronti. Una grande storia sulle note di Vangelis: Momenti di gloria, per la regia di Hugh Hudson, vinse quattro Oscar. Su sette candidature, ebbe le statuette di Miglior Film, sceneggiatura originale (Colin Welland), costumi e proprio per la colonna sonora.
Il verdetto (1982)
Frank Galvin (Paul Newman) è un avvocato ormai alla deriva e alcolizzato, ma riceve un incarico apparentemente ordinario: portare a termine una transazione fra un ospedale religioso e la famiglia di una ragazza in cura da anni. Invece di procedere al risarcimento, vuole andare fino in fondo alla questione, per ottenere le prove di un errore medico e inchiodare tutti alle loro responsabilità, e riscattare anche sé stesso. Il verdetto di Sidney Lumet venne candidato a cinque Oscar: Miglior Film, Regia, Attore Protagonista (Newman), Attore non protagonista (James Mason) e sceneggiatura non originale, senza vincere in alcuna categoria.
Mamma, ho perso l'aereo (1990)
La famiglia McAllister deve partire da Chicago verso Parigi, per trascorrervi le vacanze di Natale. Il problema è che, quando è ormai troppo tardi, si accorgono di aver "dimenticato" a casa il più piccolo e meno considerato fra tutti, Kevin (Macaulay Culkin). Quando due ladri capiscono che quest'ultimo è da solo in casa, cercheranno di approfittarne: ma non hanno fatto i conti con l'orgoglio di Kevin... Un successo incredibile al botteghino, in home video e ad ogni passaggio televisivo: Mamma, ho perso l'aereo di Chris Columbus è ormai un classico intramontabile.
Titanic (1997)
Prodotto da Lightstorm Entertainment insieme a Paramount Pictures e a 20th Century Fox, Titanic di James Cameron è l'esempio più importante di come trasformare la grandissima produzione (oltre 200 milioni di Dollari di budget) in enormi incassi (ad oggi oltre 2 miliardi, per anni è stato il film che ha ottenuto di più al botteghino italiano). La storia di Jack (Leonardo DiCaprio) e Rose (Kate Winslet) e del loro amore, nonostante le differenze sociali, sul celeberrimo transatlantico che affondò nel 1912. Per il film quattordici candidature all'Oscar e undici statuette vinte, record condiviso con Ben-Hur e Il Signore degli Anelli - Il ritorno del Re.
La sottile linea rossa (1998)
Guadalcanal, Sud del Pacifico: tra l'agosto del 1942 e il febbraio 1943 si tenne una delle battaglie più lunghe e drammatiche della Seconda Guerra Mondiale, tra statunitensi e giapponesi. La sottile linea rossa di Terrence Malick racconta quella immane tragedia attraverso un cast di stelle, dai protagonisti ai personaggi secondari. La pellicola, che fu un grande successo di critica, ottenne sette nomination: Miglior Film, Regia, sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, sonoro e colonna sonora, ma senza vincere in alcuna categoria.
Fight Club (1999)
Signori, benvenuti al Fight Club. Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club. Seconda regola del Fight Club: non dovete mai parlare del Fight Club. Il protagonista (Edward Norton) è un impiegato aziendale che incontra l'eccentrico Tyler Durden (Brad Pitt), insieme al quale organizza delle lotte clandestine dove ci si picchia a pugni nudi. Ma Durden nasconde qualcosa di più. Fight Club racconta una critica al sistema: è un film discusso e discutibile, ma che consacrò David Fincher dopo Seven e The Game.
Moulin Rouge! (2001)
È il 1899. Satine (Nicole Kidman) è la primadonna del Moulin Rouge di Parigi, oltre ad essere la favorita dell'impresario Zidler (Jom Broadbent). Quando subentra il Duca di Monroth, stimolato da Zidler per trasformare il locale in un teatro, questi si invaghisce di Satine, la quale, intanto, viene corteggiata, ricambiandolo, dall'aspirante scrittore Christian (Ewan McGregor). La rinascita del musical con la firma inconfondibile di Baz Luhrmann, in un carosello di musica e colori a tinte drammatiche. Per Moulin Rouge! otto nomination agli Oscar con le statuette per scenografia e costumi.
Il diavolo veste Prada ( 2006)
Andy Sachs (Anne Hathaway) è una giovane aspirante giornalista. Riesce a prendere un incarico come assistente della spietata Miranda Priestley (Meryl Streep), direttrice della rivista di moda Runway. Ma a New York, e in quella redazione, il pericolo di perdere il posto e scontrarsi con qualcuno che se lo prenda è sempre presente. Occorre adattarsi: ma per Andy, così diversa da quell'ambiente, non sarà semplice. Il diavolo veste Prada è una delle commedie di maggior successo dello scorso decennio con due protagoniste iconiche, di diverse generazioni, ma entrambe contemporanee.
Avatar (2009)
Jake Sully (Sam Worthington) è un marine costretto, dopo un incidente, su una sedia a rotelle. Accetta di trasferirsi sul pianeta Pandora (distante 44 anni luce dalla Terra) per sostituire il fratello morto, uno scienziato che avrebbe dovuto esplorare il pianeta mediante un avatar, ovvero un essere identico all'uomo che può vagare per il pianeta senza entrare in contatto con l'atmosfera tossica. Ma gli indigeni di Pandora, i Na'vi, non hanno buone intenzioni contro i colonizzatori, anche per proteggere un minerale prezioso che sarebbe necessario per la Terra.
Avatar ebbe un budget di circa 240 milioni di Dollari e ottenne, nel 2010, un incasso di oltre 2 miliardi e 700 milioni nel Mondo. Un successo internazionale che avrà quattro sequel nei prossimi anni: a questo punto targati Disney/Fox, anche se James Cameron manterrà l'ultima parola, come sempre. Il primo capitolo ha tutti i pregi (tecnici) e i difetti (narrativi) del cinema del regista canadese.
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Birdman (2014)
Riggan Thomson (Michael Keaton) è un attore in declino, che cerca il rilancio in uno spettacolo teatrale a Broadway, tratto dall'opera What We Talk About When We Talk About Love di Raymond Carver. Insieme a lui reciteranno l'inarrestabile Mike Shiner (Edward Norton), Lesley (Naomi Watts) e Laura (Andrea Riseborough). Ma Riggan, che vorrebbe ricucire il rapporto con la moglie, ne ha uno terribile con la complicatissima figlia Sam (Emma Stone). Da ex stella nel ruolo del supereroe Birdman, Riggan sta per toccare il punto più basso della carriera... Un capolavoro di regia e di tecnica cinematografica nella loro essenza, Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) è l'opera cult di Alejandro González Iñárritu. Candidato a nove Oscar, ne vinse quattro: Miglior Film, Regia, sceneggiatura originale e fotografia (Emmanuel Lubezki). Il regista messicano farà, con Revenant, il bis consecutivo nella sua categoria nell'edizione 2016. Un film sempre di casa Fox (e che diede anche la sperata statuetta a DiCaprio).
Il ponte delle spie (2015)
New York, 1957. Rudolf Abel (Mark Rylance) impiega le giornate, apparentemente, per dipingere ritratti e paesaggi. Ma c'è molto di più dietro: un giorno viene infatti arrestato con l'accusa di essere una spia sovietica. Le autorità statunitensi, che si mascherano dietro l'ipocrisia di un procedimento già deciso in partenza ma che serve solo a dimostrare come il sistema giudiziario resti imparziale, impongono che egli venga processato, nonostante il regime di 'guerra fredda' ne faccia un nemico terribile e una minaccia quasi terroristica. La scelta per la difesa va sull'avvocato James B. Donovan (Tom Hanks). Uomo di saldi principi e ottimo professionista (era penalista, ora invece è nel ramo assicurazioni), prende molto sul serio la difesa di Abel il quale, poco alla volta, inizia a fidarsi di lui. Donovan però si attira le antipatie dei colleghi, dei giudici e dell'opinione pubblica, oltre che della gente comune, che 'esige' una condanna dura nei confronti di Abel. Il ponte delle spie è un'opera straordinaria: la regia di Steven Spielberg realizza un affresco storico sull'America anticomunista, e allo stesso tempo sull'inferno della Germania spaccata mentre veniva edificato il muro di Berlino. Oscar per il Miglior attore non protagonista a Mark Rylance.
Lo straordinario canto del cigno della 20th Century Fox
Il diritto di contare, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, The Post, La forma dell'acqua, Bohemian Rhapsody e La Favorita. Tutti protagonisti del botteghino, dell'home video e tutti pluricandidati (e premiati) agli Oscar. Mentre la trattativa con la Disney andava avanti, gli studios della Fox hanno prodotto, con le loro divisioni, opere che denotano non solo una grande qualità generale (come accadeva nel passato), ma anche la capacità di essere contemporanee e innovatrici, suscitando riflessioni ed emozioni. Un patrimonio che speriamo venga valorizzato dalla casa di Burbank e non sprecato per il fine più strettamente commerciale. Grandi incassi e opere d'autore possono e devono avere un percorso comune, così come la 20th Century Fox ha sempre dimostrato nella sua lunga storia.