Takashi Miike è senza dubbio noto come uno dei registi più prolifici del cinema contemporaneo; personaggio ormai di culto, vanta una filmografia di quasi un centinaio di pellicole realizzate in circa una ventina d'anni di carriera. Una produzione enorme (e in gran parte purtroppo sconosciuta nel nostro paese) ma anche di altrettanto imponente qualità, singolarità, bizzarria e sregolatezza.
Classe 1960, MiikeTakashi nasce a Yao, un piccolo paesino della provincia di Osaka. La sua principale passione giovanile, che sostituisce per sua fortuna quella per il gioco del pachinko, sono le moto e il sogno di diventare un pilota professionista. Ma Miike è un giovane scapestrato, non troppo avvezzo all'impegno e alla serietà; il modo migliore per andarsene di casa e continuare nel suo tranquillo far nulla, è iscriversi alla scuola di cinema di Yokohama (fondata dal regista Shohei Imamura), l'unica che non richiedesse esami d'ingresso. Da subito si rivela uno studente indisciplinato, per nulla attratto dai libri e dalla teoria, e a ben vedere nemmeno dalla pratica, dato che l'idea di fare il regista ancora non lo sfiorava minimamente. Ma è proprio questo iniziale disinteresse che permette al giovane studente di muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo; mentre gli altri ragazzi si adoperavano per portare avanti i propri progetti, Miike cominciava, come freelance, a bazzicare i set televisivi e, come aiuto regista, quelli cinematografici al fianco di vari registi, e con lo stesso Imamura per Black Rain.
Nei primi anni Novanta la casa di produzione Toei comincia a produrre opere destinate al mercato home video, il cosiddetto V-Cinema o Original Video, seguita a ruota da molte altre compagnie a caccia di giovani sconosciuti. Si trattava di un mercato molto florido, che ha visto la nascita di molti altri registi della generazione di Miike, tra i più noti anche nel nostro paese Hideo Nakata, autore di Ringu. L'esordio di Miike lo dobbiamo alla Vison Produce, che gli chiede di girare Eyecatch Junction, una action comedy al femminile, che sarà il primo lavoro ad uscire nel mercato. In realtà, durante la fase di pre-produzione, la Vison chiede a Miike di sostituire Toshihiko Yahagi per girare il film d'azione Lady Hunter, da considerarsi come il suo vero esordio registico, sebbene uscito a due mesi di distanza di Eyecatch Junction.
La carriera del Nostro prosegue con molte altre produzioni televisive alcune delle quali fondamentali nella formazione di Miike, e in cui cominciano a delinearsi alcuni dei caratteri forti del suo cinema, come lo stile eccessivo, violento e provocatorio, oltre a segnare l'inizio di alcune importanti collaborazioni.
Il primo lavoro per il grande schermo è lo yakuza movie Shinjuku Triad Society, anche primo titolo di una trilogia dedicata alla mafia cinese (con Rainy Dog, 1997 e Ley Lines, 1999). La carriera di Miike prosegue con altre produzioni V-Cinema e televisive non particolarmente memorabili, ma tra i vari titoli è bene ricordare The Way to Fight (Kenka no hanamichi: Oosaka saikyô densetsu) del 1996, che vede l'inizio dell'importate e duratura unione artistica con Hideo Yamamoto, straordinario direttore della fotografia di molti film del regista.
Dello stesso anno è uno dei titoli più noti della filmografia di Miike, il crudissimo e sanguinoso Fudoh; ma dopo tanti noir, nel 1998, vede la luce The Bird People in China, un lavoro più riflessivo e intimista rispetto ai precedenti. Il 1999 si rivela un anno fondamentale della filmografia di Miike, nel quale gira due delle sue pellicole più complete e complesse: lo spietato e lucidissimo Audition e il primo Dead or Alive, che ha dato seguito a una grottesca trilogia gangster.
E da questo punto in poi aumenterebbero di numero (e in certi casi anche in qualità) i titoli da menzionare: dalla commedia (come l'esilarante parodia dei supereroi Zebraman) all'horror, come l'episodio del collettivo Three... Extremes e The Call - Non rispondere (uno dei pochi titoli del regista a uscire nelle sale italiane, e di certo non è uno dei migliori), passando per lo yakuza movie (l'eccezionale Agitator, e il remake di Graveyard of Honor), e persino le animazioni in plastilina (nella dark comedy Happiness of the Katakuris, geniale remake del 2001 del coreano The Quiet Family di Kim Ji Woon), dal cinema alla televisione (nella mini serie MPD Psycho), e ancora dalle produzioni low-budget (sarebbe un crimine non citare il visionario e spiazzante Visitor Q, a detta di molti il suo capolavoro, girato in digitale in una sola settimana), a quelle autoriali come lo sperimentale Big Bang Love, Juvenile A, fino a quelle più imponenti come il più fantasy per ragazzi Yokai Daisenso, presentato al Festival di Venezia.
Il tutto senza dimenticare ovviamente le numerose collaborazioni, con Shinya Tsukamoto per il sanguinario e perverso Ichi the killer e per il documentario The Making of Gemini, con Takeshi Kitano (tra i protagonisti dello sperimentale Izo), il cammeo in Last Life in the Universe, quello divertentissimo in Hostel di Eli Roth, e in alcune recenti pellicole nipponiche come Koi no mon e The Neighbor No. 13.
Dopo il censuratissimo Imprint, episodio della serie americana Masters of Horror, mai andato in onda per via di alcune efferate scene di tortura, Miike ha (ma solo in parte) rallentato la sua frenetica attività registica, e, divenuto ormai un autore istituzionalizzato dalla critica e affermato anche presso il pubblico occidentale, si è dedicato soprattutto a progetti mainstream, tra cui quello di maggiore risonanza è senza dubbio Sukiyaki Western Django, eccessiva rielaborazione dello spaghetti western, consacrata dal cameo di Quentin Tarantino, e presentato al Festival di Venezia. Tra i suoi ultimi lavori vi sono poi diverse trasposizioni di manga e anime e persino videogame giapponesi di successo, come la serie incentrata su bande delinquenziali giovanili Crows Zero e Crows Zero II, il videoludico Like a Dragon, e il surreale adattamento della serie culto Yattaman, ma anche il seguito delle avventure di un suo buffo personaggio, Zebraman 2: Attack on Zebra City.
In ambito critico la consacrazione definitiva è poi arrivata al Festival di Venezia 2010 con 13 assassini, remake di un classico film di samurai dall'impostazione formale più composta e misurata, e al Festival di Cannes 2011 con Hara-Kiri: Death of a Samurai, anche questo un rifacimento (per la precisione del capolavoro di Masaki Kobayashi), dove lo spiazzante regista si cimenta per la prima volta con il cinema tridimensionale. Nonostante questa svolta più "classica" Miike sembra non avere abbandonato la vena post-moderna come dimostrano anche i sui futuri progetti, ovvero le trasposizioni del noto anime Nintama Rantaro e del videogame Gyakuten Saiban.
2008 Premio Audience Award - Black Dragon (terzo posto)
2010 Regia, Sceneggiatura
2009 Regia
2004 Regia
2003 Regia
Il regista Takashi Miike ha diretto con l'iPhone 15 Pro della Apple il suo nuovo cortometraggio Midnight, condiviso su YouTube.
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L'anime è co-diretto nientemeno che da Takashi Miike e vede protagonista un personaggio con le sembianze del leggendario Toshiro Mifune.
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