Il programma di Venezia 2019, annunciato poche ore fa, conferma lo stato di grazia della Mostra del Cinema lagunare. La prestigiosa rassegna cinematografica, nell'ultimo decennio, ha dimostrato di poter competere alla pari con il Festival di Cannes lanciando in anteprima e premiando opere volate fin su nell'Olimpo degli Oscar. Anche quest'anno la lista di film annunciata dal direttore Alberto Barbera e dal Presidente Paolo Baratta supera le aspettative spaziando tra cinema d'autore, blockbuster hollywoodiani, opere di impegno politico e vere e proprie chicche. Il tutto condito dal contorno di ospiti prestigiosi che sfileranno sul red carpet intasando il Lido di fan alla ricerca di un selfie con il divo o la diva del cuore.
Un festival in crescita, dunque. Per questa 76ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia Alberto Barbera annuncia con orgoglio l'aumento dei posti totali per gli spettatori a 5900 e il miglioramento delle infrastrutture. Miglioramento a cui corrisponde una crescita nell'attenzione delle sezioni più innovative, Biennale College, che favorisce il lancio di giovani autori italiani e internazionali, e Venice VR, dedicata al Virtual Reality, che quest'anno vedrà presidente di giuria la vincitrice di due anni fa, la poliedrica Laurie Anderson.
Joker sdogana il cinecomic
Ma ad attirare l'attenzione è ancora una volta il concorso principale. E qui Venezia mette a segno due colpi gobbi annunciando la presenza in competizione di Ad Astra, che riporta al Lido la star Brad Pitt, e di Joker. Se un titolo come Ad Astra non ci deve stupire più di tanto, visto il profilo autoriale del suo regista James Gray, è lo stesso Alberto Barbera a sottolineare l'eccezionalità della presenza in concorso per Joker e per Warner Bros. Lo studio sembra davvero sicuro delle qualità del film che riscriverà la storia del popolare villain dei fumetti allontanandosi dal DCEU. La prima spia di cambiamento è arrivata dalla scelta di affidare a un attore talentuoso e ingovernabile come Joaquin Phoenix il ruolo di un patetico comico stand-up di nome Arthur Fleck raccontandone la discesa negli inferi della follia. Più Re per una notte che Il cavaliere oscuro per il film diretto da Todd Phillips (felicissimo - pare - di approdare nel concorso veneziano) che potrebbe riportare al Lido la star Robert De Niro, anche lui nel cast. Ma la stampa scommette sull'insofferenza di Phoenix, talento ribelle che detesta interviste e conferenze stampa e di solito preferisce voltare le spalle al pubblico, fumare o, nella migliore delle ipotesi, risponde a monosillabi. Come si comporterà stavolta?
Joker: "Il film farà arrabbiare i fan", assicura il regista
La politica degli autori paga
Sono tanti i titoli di vanto che, almeno sulla carta, fanno grande il programma di Venezia 2019. In concorso spicca la presenza di Roman Polanski con L'ufficiale e la spia, opera autobiografica (?) attraverso cui il tormentato cineasta, scandagliando l'Affaire Dreyfus, potrebbe raccontare qualcosa di più sulle proprie vicissitudini giuridiche. Cast all star per The Laundromat di Steven Soderbergh che ricostruisce con la sua proverbiale ironia il caso dei Panama Papers sfruttando il talento di Meryl Streep, Antonio Banderas, Gary Oldman, Matthias Schoenaerts e di tanti altri volti noti. Da segnalare che The Laundromat fa parte della pattuglia Netflix assieme a The King, period movie su Enrico V che vede messe alla prova le doti del giovane Timothée Chalamet, e a Marriage Story, nuovo lavoro di Noah Baumbach che porterà a Venezia Scarlett Johansson e Adam Driver. Eccezionale anche il cast che si è trovato a dirigere il maestro giapponese Koreeda, emigrato in Francia per il suo nuovo lavoro, il drammatico The Truth, interpretato da Catherine Deneuve, Juliette Binoche e Ethan Hawke, che inaugurerà la mostra. Koreeda, Palma d'oro a Cannes nel 2018 con Un affare di famiglia, potrebbe risultare un insidioso contendente al palmares veneziano.
Il ritorno al Lido di maestri come lo svedese Roy Andersson, Leone d'oro nel 2014 con l'enigmatico Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza, il cileno Pablo Larrain, che con Ema dipinge un nuovo ritratto femminile a tinte forti, Atom Egoyan o Robert Guédiguian conferma la capacità della Mostra di fidelizzare il rapporto con gli autori. Rimpianti? Per Alberto Barbera nessuno visto che il tanto anticipato The Irishman di Martin Scorsese o Little Women di Greta Gerwig, a differenza di quanto sostenuto da alcuni rumor, non sono ancora pronti. Punto interrogativo per la new entry Ciro Guerra, forte della presenza di una star come Johnny Depp, qui anche in veste di produttore, nel misterioso Waiting for the Barbarians, adattamento di un complicato romanzo del sudafricano J.M. Coetzee. Difficile far previsioni su quello che a oggi si presenta come il film più impenetrabile della mostra e che potrebbe (forse) segnare il rilancio artistico di Johnny Depp dopo il periodo buio attraversato dal divo.
E le registe?
Con un ventaglio di proposte così ampio e con nomi così solidi, Venezia si permette di puntare su esordienti assoluti in concorso. La scommessa di quest'anno è l'australiano Babyteeth diretto dalla regista Shannon Murphy, titolo che sembra aver toccato particolarmente Alberto Barbera, ma che torna ad alimentare la polemica sulla presenza femminile alla Mostra.
Mentre Barbera annuncia orgoglioso una cospicua presenza di registe nei corti di Orizzonti, sottolineando come un cambiamento stia avvenendo soprattutto nelle nuove generazioni, Hollywood Reporter riaccende la polemica sottolineando come i film diretti da donne in concorso siano solamente due (oltre a Babyteeth troviamo The Perfect Candidate della saudita Haifaa Al-Mansour). I segnali positivi non mancano, ma forse è ancora troppo poco per un cinema la cui nuova tendenza, a detta di Barbera, è "gettare uno sguardo sulla realtà preferendo confrontarsi coi problemi della contemporaneità senza cadere nelle trappole della ricostruzione cronachistica".
Una selezione italiana coraggiosa
E veniamo alla pattuglia dei film italiani, tre titoli uniti dal fatto di non essere opere "facili". Decisamente anti-commerciale il cinema di Pietro Marcello, che qui si misura come un'opera monumentale come Martin Eden di Jack London, o quello di Franco Maresco, che prosegue la sua orgogliosa esplorazione della Sicilia trasfigurata attraverso la lente del grottesco in La mafia non è più quella di una volta, pellicola caustica fin dal titolo. Tra i tre autori in concorso il più "rassicurante" è Mario Martone che stavolta mette a frutto la sua lunga esperienza teatrale realizzando una versione modernizzata del celebre testo teatrale di Eduardo De Filippo Il sindaco del Rione Sanità. Come specifica Alberto Barbera, "le scelte dei film non si fanno in base a criteri teorici, ma dopo aver visto le opere sulla base della valutazione estetica, della qualità del prodotto. Vivere di Francesca Archibugi e Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores sono ottimi prodotti destinati al grande pubblico, ma ho preferito destinarli al fuori concorso perché i film scelti per il concorso rappresentano una sfida, hanno ambizioni più alte".
Grande cinema e grande televisione
Se Netflix punta sul cinema, Sky Studios presenta con orgoglio le sue due serie punta che trovano in Venezia trampolino ideale di lancio. Seguendo il trend di altri grandi festival, negli ultimi anni anche Venezia ha scelto di dedicare spazio alle serie tv più attese e corpose con plaudo di critica e pubblico. Dopo Olive Kitteridge, The Young Pope e L'amica geniale quest'anno toccherà all'attesa ZeroZeroZero, viaggio nel traffico di droga e nei meccanismi che lo regolano ispirato al libro di Roberto Saviano, e The New Pope, seconda stagione di The Young Pope vezzosamente ribattezzata da Paolo Sorrentino. A fianco di Jude Law, nei nuovi episodi troviamo anche la star John Malkovich, Sharon Stone e il rocker Marilyn Manson. Una curiosità, se di ZeroZerozero verranno mostrati i primi due episodi, di The New Pope a Venezia vedremo gli episodi 2 e 7. Esigenze narrative, vezzo autoriale o voglia di evitare spoiler?
Tra rock star, influencer e documentari d'autore, il fuori concorso veneziano splende
E veniamo al tanto "vituperato" fuori concorso di Venezia 2019, interessante come non mai. Due i nomi da tenere d'occhio: Kristen Stewart, qui nei panni della musa della Nouvelle Vague Jean Seberg, farà impazzire i fan che prevediamo accorreranno in massa al Lido per vedere da vicino una delle interpreti più anticonformiste e gettonate, protagonista del thriller politico Against All Enemies. Roger Waters, musicista monumentale, accompagnerà la prima mondiale del film-concerto Roger Waters: Us + Them, cronaca dell'eccezionale tour mondiale in cui Waters ha celebrato le sue composizioni solite o con i Pink Floyd lanciando dall'eccezionale palco i messaggi politici che gli stanno a cuore. Barbera ha specificato che Roger Waters accompagnerà personalmente il film per rispondere alle domande del pubblico dopo la proiezione. Un'altra rock star potrebbe fargli compagnia al Lido di Venezia, si tratta di Mick Jagger, nel cast del film di chiusura The Burnt Orange Heresy. La presenza di Jagger, al momento, non è confermata. Tra i graditi ritorni veneziani, Alex Gibney presenterà il documentario Citizen K e Tim Robbins racconterà la sua esperienza nelle carceri con la Actor's Gang, la sua compagnia teatrale, ma ad attirare l'attenzione del grande pubblico e dei media sarà l'arrivo a Venezia 2019 di Chiara Ferragni con il doc a lei dedicato Chiara Ferragni - Unposted. Con lei ci sarà anche Fedez? Lo scopriremo più avanti.