The Martian e gli altri: dispersi nello spazio alla ricerca di noi stessi

Consapevoli o no, con una rotta definita o alla completa deriva, sono diversi i predecessori del Mark Watney del film di Ridley Scott: negli anni lo spazio profondo, al cinema, ha sempre rappresentato una precisa ricerca.

Keir Dullea in una scena di 2001: Odissea nello spazio (1968)
Keir Dullea in una scena di 2001: Odissea nello spazio (1968)

"Can you hear me, Major Tom?", è il triste finale di Space Oddity, capolavoro musicale di David Bowie, mentre il pioniere nello spazio da lui cantato perde i contatti con Ground Control e si lascia andare, disperso, pensando che la sua astronave sappia già da sola dove deve andare... Impossibile non pensare ai riferimenti con 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, uscito un anno prima.

Sopravvissuto - The Martian: Matt Damon nel deserto
Sopravvissuto - The Martian: Matt Damon nel deserto

Praticamente da sempre, forse sin dal Viaggio nella Luna di Georges Méliès, i film di fantascienza spaziale hanno sempre nascosto la stessa metafora. Il viaggio è l'esplorazione di mondi nuovi e diversi, ma inevitabilmente lo è anche di noi stessi. Anche solo per il fatto che, in condizioni estreme, dobbiamo misurarci con cosa siamo capaci di fare, in ogni senso. Quello che segue è un decalogo, non una classifica, di film che ci accompagnano, attraverso il disperdersi spaventoso nello spazio sconfinato, alla scoperta o alla riscoperta di noi stessi. Ci scusiamo se incontrerete più volte la parola "capolavoro": vi assicuriamo di non averne abusato.

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Interstellar: un'immagine spettacolare del buco nero
Interstellar: un'immagine spettacolare del buco nero

1. 2001: Odissea nello spazio (1968)

Il capolavoro di Stanley Kubrick è anche considerato il capolavoro della fantascienza tutta. Diviso in quattro parti, la terza e la quarta diventano l'epitome del concetto stesso di spendersi per poi ritrovarsi, come umanità, in un concetto siderale. I punti da toccare sarebbero innumerevoli: dalla umanizzazione di HAL 9000 che va in conflitto con se stesso, alla sua regressione infantile al momento della "morte", fino al diventare simbolo dell'intera umanità da parte di Bowman. Il "bambino delle stelle", che rinasce e guarda la Terra in posizione fetale, è un simbolo di ritrovamento del sé i cui infiniti significati non finiremo mai di comprendere.

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2. Solaris (1972)

Perdersi, letteralmente, metaforicamente, assume una valenza esponenziale nel sontuoso film di Andrei Tarkovsky (meno nel secondo adattamento del romanzo del 2002, con George Clooney, che resta interessante oltre le iniziali attese). Alla volta del pianeta Solaris viene inviato uno psicologo, che sin dall'inizio trascorre gli ultimi giorni sulla Terra in compagnia dell'anziano padre, presagendo la ricerca di radici che poi, grazie ad allucinazioni più o meno prodotte da un campo magnetico in combinazione con la mente umana, sconvolgeranno sempre più il protagonista. Perdersi, ritrovarsi, comprendersi e tornare. Davvero? La Dacia del finale, il padre di fronte al quale inginocchiarsi, sono reali? O sono ancora su Solaris? Non vogliamo darvi noi la risposta.

Natalya Bondarchuk e Donatas Banionis in una scena di SOLARIS
Natalya Bondarchuk e Donatas Banionis in una scena di SOLARIS

3. Salto nel buio (1987)

Magari il film di Joe Dante vi sembra l'intruso di questo decalogo, ma vi preghiamo di partire dal titolo originale, Innerspace, che con sapiente gioco di parole la dice già lunga. Il film che fu galeotto del lungo amore tra Meg Ryan e Dennis Quaid non raccontava altro che la storia di un astronauta miniaturizzato a scopi scientifici, che sarebbe dovuto entrare nel corpo di un coniglio e che invece si ritrova, disperso, in un corpo umano. E il conoscersi qui è non solo medico e pratico (all'interno del corpo umano, alla nostra scoperta), ma anche psicologico nella testa del corpo ospite, quello di Jack Putter (Martin Short) che da quel giorno in poi non sarà più lo stesso.

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Dennis Quaid in Salo nel buio
Dennis Quaid in Salo nel buio

4. Apollo 13 (1995)

Tom Hanks, Kevin Bacon, Gary Sinise, Bill Paxton, Ed Harris. Diretti da Ron Howard. L'espressione "cast stellare" prendeva nel '95 un significato realistico. La missione dell'Apollo 13, missile Terra-Luna, che va in avaria dopo tre giorni e rende i tre astronauti a bordo dei dispersi di fatto. La NASA e loro stessi sanno esattamente dove si trovano. Ma sono dispersi poiché non arriveranno mai a destinazione e potrebbero non tornare mai a casa. Persi proprio lì, dove tutto il mondo può vederli. A fare i conti con loro stessi, con i sogni, il concetto di fallimento e ciò che davvero conta.

Una scena di Apollo 13
Una scena di Apollo 13

5. Contact (1997)

Diciotto anni prima di Interstellar, Matthew McConaughey era già andato nello spazio attraverso gli occhi di Jodie Foster. Ellie Arrowway è persa tra le stelle sin dall'inizio, giacché i suoi pensieri e le sue ricerche sono più lassù che su questo pianeta. Ma grazie a una forma di vita aliena che manda le istruzioni per farlo, alla fine nello spazio ci andrà davvero, perdendosi, in balia del loro percorso, e senza che al ritorno qualcuno le creda. Il film di Robert Zemeckis è la chiave di lettura di questo percorso all'interno del quale speriamo vi siate persi anche voi, perché è la continua ricerca di qualcosa, di una verità, di una presenza, di risposte alle nostre domande. Domande senza le quali saremmo davvero perduti.

Contact: un primo piano di Jodie Foster
Contact: un primo piano di Jodie Foster

6. Lost in Space - Perduti nello spazio (1998)

William Hurt e Gary Oldman furono i protagonisti, insieme a Heather Graham e Matt LeBlanc, di questa trasposizione dell'omonima serie TV del 1965. Il telefilm era molto più camp e, dopo la prima stagione in bianco e nero, per le successive due utilizzò il colore in modo decisamente evidente. La trama del film se ne distacca un po' (alcuni concetti scientifici erano stati ormai superati), ma mostra egualmente un'intera famiglia, i Robinson, composta da professori, a esplorare lo spazio perché il pianeta Terra è al collasso. Dopo varie vicissitudini (ibernazione, buchi neri e altri archetipi de genere), i Robinson si perdono letteralmente nel cosmo. La ricerca è qui un'esportazione del sé, espanso alla micro-comunità familiare, di un modello economico pionieristico e invasivo, che da sempre ha caratterizzato la razza caucasica.

Matt LeBlanc in Lost in Space
Matt LeBlanc in Lost in Space

7. WALL·E (2008)

Altro capolavoro, e non solo dell'animazione, ma della cinematografia. L'umanità in questa dolcissima storia d'amore e di responsabilità ecologiche è letteralmente vagante nello spazio da generazioni, inconsapevole di ciò che è o è stata, ignara di essere manipolata da una macchina (i cui riferimenti a HAL 9000 sono palesi e godibilissimi). La Axiom, bellissima nave spaziale completamente autonoma è la colonia artificiale a bordo della quale il genere umano è sopravvissuto. E sarà grazie a due robot ribelli e innamorati che ritroverà se stessa e la strada verso casa.

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8. Gravity (2013)

Il film di Alfonso Cuarón è un altro capolavoro, una di quelle perle che oggi sono sempre più rare, perfetto sia tecnicamente che emotivamente. La dottoressa Ryan Stone è letteralmente persa nello spazio, a volte senza nemmeno nulla a cui aggrapparsi, costretta a far leva sulle sue sole forze, quando non le rimane proprio niente e si sente soffocare. L'intero film è la metafora del ritrovarsi, del trovare uno scopo per cui tornare a casa e continuare a vivere. Questa incredibile avventura potrebbe essere paradossalmente anche un sogno, e il significato resterebbe lo stesso. Il cosmo è il paradigma della vita di una donna che ha perduto tutto per davvero, che non ha alcun motivo per andare avanti ma che si rialzerà sulle proprie gambe, sorridendo a testa alta.

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Gravity: Sandra Bullock in azione in una scena del film fantascientifico
Gravity: Sandra Bullock in azione in una scena del film fantascientifico

9. Interstellar (2014)

Christopher Nolan dirige Matthew McConaughey e Anne Hathaway, ma c'erano già anche Matt Damon e Jessica Chastain. L'umanità è anche qui al collasso, e anche qui cerca un posto dove emigrare e salvarsi. Persa sin dall'inizio, utilizza un tunnel spazio temporale, poiché forse c'è speranza dall'altra parte. Ma è già perduta in partenza perché non sa bene cosa vuol fare: se fuggire tutti di là o se ricominciare daccapo con embrioni congelati. Alla fine si perdono tutti, compreso lo spettatore che cerchi di dare un autentico senso allo script, ma forse è meglio così.

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Interstellar: Matthew McConaughey al fianco di Anne Hathaway in un momento del film
Interstellar: Matthew McConaughey al fianco di Anne Hathaway in un momento del film

10. Sopravvissuto - The Martian (2015)

Il nuovo film di fantascienza di Ridley Scott fortunatamente non ha diviso come Prometheus. Il cast, la trama, e mille altri fattori (non ultima la veridicità scientifica) hanno fornito ai detrattori pochi spunti cui aggrapparsi. Mark Watney non si perde, viene lasciato su Marte dai suoi compagni. Dato per morto, per sbaglio. Ma di fatto si trova perso su un pianeta ostile e deve trovare il modo di sopravvivere. Ritrovare la strada di casa in questo caso significa ritrovare le capacità basilari di un individuo: impiantarsi su un territorio, piegarlo, coltivarlo... alla ricerca di ciò che eravamo un tempo.

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