All'epoca del cosiddetto studio system, ogni anno i titoli più quotati agli Academy Award erano i principali 'rappresentanti' delle grandi major hollywoodiane, che selezionavano i "fiori all'occhiello" fra le proprie produzioni da sponsorizzare nella corsa agli Oscar. Il modello dello studio system, dopo quasi mezzo secolo di egemonia, si sarebbe poi modificato alla fine degli anni Sessanta, con l'avvento della New Hollywood, nuove modalità di distribuzione e una maggiore apertura del pubblico alle tendenze in atto nel cinema americano.
Da allora, e sempre più spesso a partire dagli anni Novanta (il decennio d'oro del cosiddetto cinema indipendente), in molte occasioni agli Oscar si è verificata una dinamica ricorrente: la sfida fra un'imponente produzione ad alto budget, spalleggiata da una delle principali major hollywoodiane, e un film indipendente, realizzato con mezzi più limitati e spesso senza nomi di grande richiamo commerciale, ma capace di raggiungere un'ampia diffusione grazie al sostegno della critica e del passaparola. Insomma, un canonico duello fra Davide e Golia.
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La corsa all'Oscar, ieri e oggi
Agli Academy Award di quest'anno, i nove titoli in lizza per l'Oscar come miglior film riflettono un panorama piuttosto eterogeneo: c'è Dunkirk, lo spettacolare kolossal bellico da cento milioni di dollari; ci sono tre importanti produzioni che coinvolgono nomi di primo piano e lauti budget compresi fra i trenta e i cinquanta milioni, ovvero The Post, Il filo nascosto e L'ora più buia; c'è il caso un po' atipico de La forma dell'acqua, sontuoso dramma a tinte fantasy dalle vistose qualità tecniche, ma per il quale la Fox è riuscita a mantenere i costi di produzione sulla soglia dei venti milioni di dollari; e infine ci sono le pellicole a basso budget, ovvero un horror della Blumhouse, Scappa - Get Out, costato appena quattro milioni e mezzo di dollari, la co-produzione italiana Chiamami col tuo nome e altri due film indipendenti, Lady Bird e Tre manifesti a Ebbing, Missouri, che si sono già imposti ai Golden Globe. E vale la pena ricordare che, se c'è un titolo in grado di strappare a La forma dell'acqua (tredici nomination in tutto) la statuetta come miglior film, questo è proprio Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
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Insomma, un ventaglio di titoli decisamente variegato, ben diverso dalle tipiche cinquine che fino agli anni Sessanta le major portavano in competizione per l'Oscar come miglior film, in decenni in cui lo spazio per gli outsider era pressoché inesistente. A incrinare per primo questo sistema, nel 1941, fu quel geniaccio di Orson Welles, che realizzò il suo clamoroso esordio cinematografico, Quarto potere, con la Mercury Productions da lui stesso fondata. Grazie all'appoggio della RKO lo portò nelle sale e raccolse ben nove nomination agli Academy Award del 1941, senza però riuscire a prevalere, nella gara come miglior film, contro Com'era verde la mia valle e la corazzata della Fox.
Di seguito, ripercorriamo dunque nove casi emblematici in cui, a rivaleggiare per l'Oscar più ambito, sono stati una megaproduzione ad alto costo e un 'piccolo' film abbastanza grande da tentare - e talvolta vincere - l'ardua impresa...
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1. Butch Cassidy vs Un uomo da marciapiede (1969)
Golia: Forte di sette nomination e di un incasso record di oltre cento milioni di dollari (nel 1969!) nei soli Stati Uniti, equivalente a settata milioni di biglietti venduti, Butch Cassidy di George Roy Hill, insolito western ispirato alle scorribande della simpatica coppia di fuorilegge Butch Cassidy e Sundance Kid, è il titolo in assoluto più popolare dell'annata.
Davide: Tratto dal romanzo Midnight Cowboy e affidato alla regia dell'inglese John Schlesinger, Un uomo da marciapiede è invece il film più controverso del 1969: la storia di un gigolò texano di belle speranze che si trasferisce nella Grande Mela e stringe amicizia con un bizzarro truffatore italoamericano. Prodotto dalla United Artists con tre milioni di dollari, Un uomo da marciapiede si rivela uno dei più sorprendenti successi della New Hollywood, con oltre trenta milioni di spettatori negli USA e sette nomination agli Oscar.
Risultato: Butch Cassidy si aggiudica quattro statuette (miglior sceneggiatura originale, fotografia, colonna sonora e canzone), ma è Un uomo da marciapiede a trionfare nelle categorie principali, ottenendo tre premi Oscar per miglior film, regia e sceneggiatura adattata.
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2. Guerre stellari vs Io e Annie (1977)
Golia: Nato sotto l'egida della Lucasfilm con un budget tutto sommato contenuto (undici milioni di dollari) per un'opera di fantascienza, Guerre stellari, la space opera ideata e diretta da George Lucas, si rivela semplicemente il maggior incasso di sempre (trecento milioni di dollari durante la sua prima release) ed è tuttora il massimo successo della storia, per numero di spettatori, dopo Via col vento.
L'entusiasmo senza precedenti del pubblico si trasferisce anche agli Academy Award, con dieci nomination per il blockbuster di Lucas.
Davide: Considerato l'opera della 'maturità' per l'autore e attore comico Woody Allen dopo le farse e le parodie degli anni precedenti, Io e Annie è un film di ispirazione autobiografica che ricostruisce con ironia, sul magico sfondo di New York, la storia d'amore fra il protagonista e il personaggio del titolo originale, Annie Hall. La pellicola si rivela un vero e proprio fenomeno presso critica e pubblico e si presenta agli Academy Award con cinque nomination.
Risultato: Guerre stellari si assicura il maggior numero di statuette di questa edizione degli Oscar, sei: miglior colonna sonora, montaggio, scenografia, costumi, sonoro ed effetti speciali. Ciò nonostante è Io e Annie a fare la parte del leone, con quattro premi Oscar nelle categorie principali: miglior film, regia, attrice (Diane Keaton) e sceneggiatura originale.
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3. Gli spietati vs La moglie del soldato (1992)
Golia: Realizzato con un budget comunque non elevatissimo (quattordici milioni di dollari), Gli spietati, western crepuscolare diretto e interpretato da Clint Eastwood, si impone come uno dei più strepitosi successi del 1992, in particolare negli Stati Uniti, dove oltrepassa il traguardo dei cento milioni d'incasso.
Agli Academy Award, il capolavoro di Eastwood si presenta ai nastri di partenza con nove nomination.
Davide: La moglie del soldato è l'evento mediatico dell'anno nel cinema mondiale: un film britannico costato appena due milioni di sterline, passato semi-inosservato in patria ma che in America, complici l'abile strategia della Miramax, un passaparola eccezionale e un colpo di scena passato alla storia, diventa il cult da non perdere.
Il thriller scritto e diretto da Neil Jordan, una delle più affascinanti e imprevedibili storie d'amore del grande schermo, arriverà a incassare oltre sessanta milioni di dollari nei soli Stati Uniti e a guadagnarsi sei nomination agli Oscar.
Risultato: Gli spietati conquista quattro statuette, miglior film, regia, attore supporter (Gene Hackman) e montaggio, mentre La moglie del soldato deve accontentarsi del premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
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4. Forrest Gump vs Pulp Fiction (1994)
Golia: Il 1994 è l'anno in cui, al cinema, tutti impazziscono per Forrest Gump: trasposizione dell'omonimo romanzo per la regia di Robert Zemeckis, questa cronistoria americana vissuta attraverso lo sguardo ingenuo del personaggio eponimo incanta folle di spettatori, che trasformano Forrest Gump in uno dei maggiori successi di tutti i tempi, con quasi ottanta milioni di spettatori nei soli Stati Uniti. Forte di un consenso tanto ampio, il film di Zemeckis colleziona un totale di tredici nomination agli Oscar.
Davide: È l'altro, indiscusso fenomeno cinematografico dell'annata, fin dalla sua vittoria al Festival di Cannes: Pulp Fiction, folgorante opera seconda di Quentin Tarantino. Un crime drama con toni da black comedy che, mescolando influenze diverse e ribaltando la linearità narrativa e cronologica, si propone come l'alfiere del postmodernismo nel cinema USA. Il pubblico, soprattutto quello dei giovani, accorre in massa (oltre cento milioni di dollari d'incasso) e l'Academy prende nota, riservandogli sette nomination.
Risultato: A dispetto del suo statuto di instant classic, il Davide del 1994 nulla può contro Golia: Forrest Gump si porta a casa infatti sei premi Oscar per miglior film, regia, attore (Tom Hanks), sceneggiatura adattata, montaggio ed effetti speciali, lasciando a Tarantino solo la statuetta per la miglior sceneggiatura originale.
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5. Il paziente inglese vs Fargo (1996)
Golia: Un grande dramma sentimentale a sfondo storico, con il respiro epico del cinema classico alla David Lean: nel 1996 il pubblico si innamora de Il paziente inglese, trasposizione a cura di Anthony Minghella del celebre romanzo, una storia d'amore clandestino ambientata nell'arco della Seconda Guerra Mondiale. La Miramax si ritrova così fra le mani uno strepitoso successo, che si presenta agli Oscar con un totale di dodici nomination.
Davide: Nello stesso anno i fratelli Coen, già molto apprezzati dai cinefili di mezzo pianeta, tornano a conquistare anche l'attenzione del grande pubblico grazie al loro film più acclamato fino a quel momento: Fargo, un thriller messo in scena con toni da commedia nerissima, per la regia di Joel Coen. Un amalgama azzardato ma vincente, che l'Academy ricompensa con sette nomination.
Risultato: Il paziente inglese è il trionfatore indiscusso della notte degli Oscar, con uno dei risultati più ricchi mai conseguiti da una singola pellicola, nove statuette: miglior film, regia, attrice supporter (Juliette Binoche), colonna sonora, fotografia, montaggio, scenografia, costumi e sonoro. Fargo, in compenso, può festeggiare due premi Oscar importantissimi: miglior attrice per Frances McDormand e miglior sceneggiatura originale.
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6. Il curioso caso di Benjamin Button vs The Millionaire (2008)
Golia: Il film produttivamente più imponente nella carriera di David Fincher, e di sicuro il più costoso (un budget faraonico di centosettanta milioni di dollari), con una sfarzosa ricostruzione scenografica e una coppia di superstar come protagonisti.
Basato su un racconto di Francis Scott Fitzgerald, Il curioso caso di Benjamin Button, singolare storia d'amore attraverso i decenni caratterizzata da un paradosso temporale, colleziona un totale di ben tredici nomination agli Oscar del 2008.
Davide: È l'outsider su cui, nello stesso periodo, si concentra l'attenzione del pubblico: una produzione britannica affidata al regista Danny Boyle che, senza traccia di volti noti e con un moderato budget di quindici milioni di dollari, si rivela un autentico fenomeno. Il pubblico si lascia incantare dalle avventure di un ragazzo indiano cresciuto nella povertà e approdato in un popolare quiz televisivo, i lauti incassi negli USA (centoquaranta milioni) superano quelli del film di Fincher e The Millionaire si presenta agli Oscar forte di dieci nomination.
Risultato: L'edizione degli Academy Award del 2008 si risolve in un plebiscito (anche esagerato) per The Millionaire, con otto premi per miglior film, regia, sceneggiatura adattata, colonna sonora, fotografia, canzone, montaggio e sonoro. Tre premi Oscar, invece, per Il curioso caso di Benjamin Button: miglior scenografia, trucco ed effetti speciali.
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7. Avatar vs The Hurt Locker (2009)
Golia: Il più 'Golia' di tutti i film del nuovo millennio? Probabile: con un budget di duecentoquaranta milioni di dollari, effetti speciali inediti e una nuova tecnologia stereoscopica volta ad esaltare l'effetto del 3D, Avatar, opera di fantascienza firmata da James Cameron, costituisce senz'altro uno dei progetti più ambiziosi mai portati sul grande schermo. E la reazione del pubblico, di fronte a una scommessa del genere, è a dir poco entusiastica: oltre due miliardi e mezzo di dollari, cifra tale da farne, nel 2009, il maggior incasso di sempre al box office mondiale e da consentirgli di raccogliere nove nomination agli Oscar.
Davide: Distribuito nel periodo estivo con modestissimi risultati commerciali, The Hurt Locker, diretto da Kathryn Bigelow, racconta un Iraq devastato dal conflitto adottando il punto di vista di una squadra di artificieri statunitensi. Esaltato dai critici come uno dei più immersivi film di guerra degli scorsi anni, The Hurt Locker si presenta agli Academy Award con nove nomination.
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Risultato: Mai come in questo caso, il 'piccolo' Davide si dimostra in grado di abbattere il gigantesco Golia: alla cerimonia degli Oscar The Hurt Locker mette a segno sei statuette per miglior film, regia, sceneggiatura originale, montaggio, sonoro ed effetti sonori. Ad Avatar vengono attribuiti invece tre premi tecnici: miglior fotografia, scenografia ed effetti speciali.
8. Revenant vs Il caso Spotlight (2015)
Golia: Agli Academy Award del 2015, a partire in pole position con ben dodici nomination è Revenant di Alejandro González Iñárritu, dramma epico dalle atmosfere western ambientato nel selvaggio panorama delle montagne del North Dakota nell'Ottocento, teatro della disperata lotta per la sopravvivenza del protagonista. Costato oltre centotrenta milioni di dollari, Revenant è uno dei massimi campioni d'incassi dell'annata, raccogliendo più di mezzo miliardo in tutto il mondo.
Davide: Ispirato a una reale inchiesta del Boston Globe che, fra il 2001 e il 2002, portò a galla la tragica realtà degli abusi sessuali su minori nelle diocesi di Boston (e del conseguente insabbiamento da parte dei vertici della Chiesa), Il caso Spotlight è stato uno dei film più applauditi dell'anno. Scritto e diretto da Thomas McCarthy, questo rigoroso dramma giornalistico registra un ottimo responso e si aggiudica sei nomination agli Oscar.
Risultato: Al termine della cerimonia Revenant si porta a casa tre statuette importantissime per miglior regia, attore (Leonardo DiCaprio) e fotografia, ma a sorpresa è Il caso Spotlight a conquistare il trofeo più ambito, quello come miglior film, insieme a un secondo Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
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9. La La Land vs Moonlight (2016)
Golia: Realizzato con 'soli' trenta milioni di dollari di budget, La La Land è stato comunque l'incontestabile Golia della scorsa edizione degli Oscar: vuoi per le straordinarie qualità di una messa in scena elegantissima e ricca di virtuosismi, vuoi per l'aura di cult immediato che lo ha avvolto fin dalle sue prime proiezioni, vuoi per il totale da record di quattordici nomination agli Oscar, dopo aver già fatto piazza pulita ai Golden Globe. Il musical di Damien Chazelle, la struggente storia d'amore fra due giovani in cerca del successo a Los Angeles, ha incassato quattrocentocinquanta milioni in tutto il mondo ed è approdato agli Academy Award come l'indiscusso favorito.
Davide: Il 'minuscolo' outsider capace di diventare l'assoluto beniamino della critica americana: girato fra le strade di Miami con appena un milione e mezzo di dollari, con un cast interamente afroamericano e privo di grandi star, Moonlight è il crudo racconto di formazione di un ragazzo omosessuale immerso in un ambiente di disagio sociale e di violenza. Il dramma scritto e diretto da Barry Jenkins gode di un formidabile passaparola e raccoglie otto nomination agli Oscar.
Risultato: L'esito della cerimonia degli Academy Award del 2017 è ormai parte della storia della televisione e del costume. Dopo aver ricevuto sei statuette, ovvero miglior regia, attrice (Emma Stone), colonna sonora, canzone, fotografia e scenografia, La La Land viene annunciato come il vincitore dell'Oscar per il miglior film, ma si tratta di un errore: la statuetta è da attribuire infatti a Moonlight, che oltre al premio principale si assicura anche gli Oscar per l'attore supporter (Mahershala Ali) e la sceneggiatura adattata.
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