Si possono dire molte cose sul box office italiano relativo alla stagione 2010-2011, ma ciò che salta agli occhi in maniera evidente è quanto sia stato protagonista il nostro cinema, soprattutto nelle sue declinazioni più leggere. Le commedie tricolori sono sempre state immensamente gradite al pubblico, ma la proposta di quest'anno, più diversificata rispetto alla norma, ha davvero mandato in visibilio un pubblico che, complice la crisi, aveva più che mai bisogno di risate e distrazioni. L'eroe degli italiani in cerca di divertimento al cinema è un divo della TV, Checco Zalone, che, dopo lo straordinario successo di Cado dalle nubi, torna con una seconda prova che vede nuovamente alla regia Gennaro Nunziante, e che fa semplicemente sfracelli. Ma Che bella giornata non è soltanto, e di gran lunga, il campione d'incassi ai botteghini italiani per la stagione 2010-2011, è anche il film italiano che ha dato i maggiori frutti nella storia del mercato cinematografico: con la cifra vertiginosa di 43 milioni e quattrocentomila euro, è il secondo incasso in Italia di sempre, alle spalle solo del fenomeno a tre dimensioni Avatar, e davanti a Titanic, dominatore delle classifiche internazionali per dodici anni.
Uscito nel gennaio del 2011, Che bella giornata arrivava un anno dopo Avatar ma solo qualche mese dopo Benvenuti al Sud, uscito nell'ottobre del 2010 e accolto con simile entusiasmo: il film di Luca Miniero, remake del successo d'oltralpe Giù al Nord (come saprete, in Francia funziona al contrario che da noi, i "terroni" sono i settentrionali - di qui l'adattamento italiano dell'originale Bienvenue chez les Ch'tis). L'accoglienza del pubblico alla ricetta solare, folkloristica e buonista mutuata da Dany Boon induce Medusa a rimettere in scena l'improbabile amicizia tra Alessandro Siani e Claudio Bisio nel sequel Benvenuti al Nord, in uscita all'inizio del prossimo anno.
Harry Potter 8, uscito tra l'altro in un periodo dell'anno non certo florido per le sale cinematografiche nostrane, rovina in parte la festa della commedia italiana, visto che se non fosse stato per lui i film italiani in vetta sarebbero stati quattro: deve accontentarsi invece della quinta posizione, quest'anno, il classico cinepanettone Filmauro, Natale in Sudafrica. Il suo è un risultato inferiore alle aspettative che ha fatto pensare a un ridimensionamento del fenomeno di cinema usa e getta che da lungo tempo domina il box office festivo in Italia, ma, con oltre 18 milioni e seicentomila euro, per il momento il cinepanettone ci sembra ancora vivo e vegeto. Al settimo posto, con Shrek e vissero felici e contenti, troviamo un altro capitolo finale e un'altra serie che ha popolato le alte sfere del box office negli ultimi anni. Il quarto episodio della saga dell'orco verde è anche l'unico film di animazione della top ten (il secondo per incassi, Cattivissimo me, è al dodicesimo posto, mentre per trovare il "tradizionale" prodotto Disney dobbiamo scendere al diciassettesimo, dove scoviamo Rapunzel - L'intreccio della torre). Non leggiamo tuttavia in questa congiuntura un indebolimento di un genere che ha sempre attratto le famiglie italiane, ma solo un'altra conseguenza della vigoria del nostro cinema comico, che ha occupato ben sei posizioni su dieci, e che nemmeno i grandi franchise internazionali sono riusciti ad arginare: si trova così relegato all'ottavo posto Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare, che riesce a tenere testa solo per poco al caustico Qualunquemente e il malinconico Immaturi, cui spetta il compito di chiudere la top ten. Ai margini delle prime dieci posizioni è d'uopo sottolineare la presenza della doppia prova di Fausto Brizzi, Maschi contro femmine e Femmine contro maschi, rispettivamente in undicesima e tredicesima posizione; a seguire segnaliamo invece un film che, al contrario della gran parte delle produzioni americane, è andato molto meglio da noi che sul mercato domestico: parliamo naturalmente di The Tourist di Florian Henckel von Donnersmarck, la cui buona affermazione conferma l'ascendente che i grandi divi (in questo caso due stelle di prima grandezza quali Angelina Jolie e Johnny Depp) continuano a possedere sulle nostre platee.
Restano lontani dalle prime posizioni altri titoli che hanno spopolato all'estero: pensiamo ad esempio a Fast & Furious 5, a Cars 2, a Transformers 3; e alla luce di tutto ciò acquista forse un particolare rilievo il sedicesimo posto di Inception, un blockbuster che fa storia a sé che è certamente andato meglio in USA, ma che nonostante la sua complessità e la sua atipicità non è passato inosservato nemmeno qui da noi.
Un altro elemento che salta agli occhi osservando questa classifica, e soprattutto confrontandola con quella della stagione precedente, è l'involuzione del 3D: il primo film in classifica che utilizza la stereoscopia è Harry Potter 8, seguito da Shrek e vissero felici e contenti e Pirati dei Caraibi 4. Segnali di disamoramento ce ne sono senza dubbio alcuno, ma è anche vero che non sono usciti di recente titoli di alto profilo che facessero del 3D una caratteristica preponderante come è stato nl 2009-2010 per Avatar e Alice in Wonderland - due pellicole, oltrettutto, non prive di una componente autoriale.
E a proposito di cinema d'autore, il suo portabandiera in questa classifica (oltre a Inception, naturalmente) sembra essere l'Oscar winner Il discorso del re, ventunesimo con oltre otto milioni e mezzo di euro d'incasso. Trainato dagli allori tributatigli dall'Academy losangelina, il film di Tom Hooper ha certamente affascinato gli spettatori italiani anche grazie al suo respiro classico e al carisma dei suoi eccellenti interpreti. Uno che in fatto di carisma non scherza, e che non sbaglia mai con il pubblico italiano, è il vecchio dinosauro Clint Eastwood, che con il controverso Hereafter, non certo il suo lavoro più riuscito secondo gli addetti ai lavori, conquista un posto in top 30, e infligge un discreto numero di posizioni a una pellicola chiacchierata e di forte personalità artistica come Il cigno nero di Darren Aronofsky, trentatreesimo. Alle spalle di quest'ultimo si affaccia anche l'autorialità del Bel Paese: il primo film italiano in classifica che non sia una commedia è proprio Habemus Papam di Nanni Moretti. Non un exploit memorabile, ma un ottimo risultato per il film del regista romano, che riesce a elargire una buona dose di dubbio e amarezza a un pubblico che, di questi tempi, sembra davvero in cerca di tutt'altro.