The Fabelmans e Gli spiriti dell'isola sono i migliori film del 2022, il primo per quanto riguarda il genere drammatico, il secondo nel settore dedicato a commedie e musical: è questo il verdetto emesso dai membri della Hollywood Foreign Press Association nell'ottantesima edizione dei Golden Globe, i più prestigiosi trofei cinematografici americani dopo gli Oscar. Assegnati martedì notte nel corso della consueta cerimonia di premiazione, annullata invece l'anno scorso a causa delle polemiche che avevano travolto la HFPA, i Golden Globe hanno sancito il successo di due pellicole apprezzatissime dalla critica, ma che negli USA stanno faticando a portare molti spettatori nelle sale, a ennesima riprova del malfermo stato di salute del circuito dei film rivolti a un pubblico più adulto. Basterà il clamore mediatico dell'awards season ad attirare nei cinema un maggior numero di persone rispetto agli scorsi mesi?
The Fabelmans miglior film e la terza volta di Spielberg
Tralasciando le riflessioni legate alle dure leggi del 'mercato', la notte dei Golden Globe ha confermato innanzitutto il trionfo dell'infaticabile settantaseienne Steven Spielberg. Dopo i tre premi (incluso quello come miglior commedia/musical) conquistati appena un anno fa dal suo West Side Story, il cineasta nato a Cincinnati ha visto The Fabelmans incoronato come miglior film drammatico, surclassando la concorrenza di blockbuster campioni d'incassi quali Top Gun - Maverick e Avatar - La via dell'acqua. Il commovente racconto autobiografico sulla giovinezza di Spielberg, sul suo rapporto con la famiglia e sulla passione per la settima arte ha ricevuto inoltre il Golden Globe per la miglior regia: si tratta del terzo trofeo assegnato a Steven Spielberg in questa categoria, dopo Schindler's List (1993) e Salvate il soldato Ryan (1998). Nell'arco della sua carriera, Spielberg ha collezionato in qualità di regista e di produttore un totale di nove Golden Globe.
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Gli spiriti dell'isola e Colin Farrell premiati fra le commedie
L'altro titolo di punta dei Golden Globe 2022, come anticipato, è stato Gli spiriti dell'isola di Martin McDonagh, amaro ritratto della rottura di un'amicizia sul suggestivo sfondo dell'isola di Inisherin al termine della Guerra Civile Irlandese. Forte di otto nomination, il più alto numero registrato da una singola pellicola da quasi vent'anni a oggi, Gli spiriti dell'isola ha ottenuto tre Golden Globe: miglior commedia, miglior attore di commedia per Colin Farrell (già premiato nel 2009 per un altro film di McDonagh, In Bruges) e miglior sceneggiatura. Dopo i quattro Golden Globe vinti cinque anni fa dal precedente Tre manifesti a Ebbing, Missouri, Martin McDonagh si riattesta dunque fra gli autori più stimati del cinema europeo; Gli spiriti dell'isola, che potrebbe presentarsi ai prossimi Oscar addirittura quale frontrunner come miglior film, sarà distribuito il 2 febbraio in Italia.
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Non proprio 'everything', ma due premi per il film dei Daniels
Per le pellicole di Spielberg e McDonagh, i premi nelle categorie principali erano probabili, ma tutt'altro che scontati. Da più parti, infatti, si pronosticava un plebiscito per un altro dei grandi contendenti dell'attuale awards season: Everything Everywhere All at Once, la frenetica commedia a tinte sci-fi scritta e diretta da Daniel Kwan e Daniel Scheinert. Diventato il maggior successo commerciale di sempre per il distributore A24, il film si presentava ai Golden Globe con sei nomination, ma alla resa dei conti non è riuscito a sorpassare i due favoriti in categorie di peso quali miglior commedia, regia e sceneggiatura. In compenso, Everything Everywhere All at Once si è portato a casa due trofei già messi sotto pesante ipoteca: miglior attrice di commedia per Michelle Yeoh, che nel suo discorso ha parlato di questo premio come del coronamento di una carriera quarantennale, e miglior attore non protagonista per Ke Huy Quan, fra i vincitori più applauditi della serata.
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I protagonisti dell'anno: Austin Butler e Cate Blanchett
Come miglior attore di dramma il giovane Austin Butler, mimetico interprete di Elvis Presley nel biopic diretto da Baz Luhrmann, si è imposto sul Brendan Fraser di The Whale, che ha disertato la cerimonia in segno di protesta per le molestie subite anni fa dall'ex-Presidente della HFPA. Ampiamente preventivato il Golden Globe come miglior attrice di dramma a Cate Blanchett, altra illustre assente della serata: la diva australiana è stata insignita del suo quarto Golden Globe (nonché il terzo in questa categoria, dopo Elizabeth e Blue Jasmine) per l'impressionante performance di una direttrice d'orchestra la cui esistenza rischia di andare in frantumi in Tár, l'acclamato film di Todd Field che approderà in Italia il 9 febbraio, dopo aver fatto incetta di riconoscimenti fin dalla Mostra di Venezia. Abbastanza preannunciato pure il premio per Pinocchio di Guillermo del Toro come miglior film d'animazione, mentre Babylon di Damien Chazelle mette a segno il trofeo per la colonna sonora di Justin Hurwitz (si tratta del quarto Golden Globe per il giovane compositore).
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I colpi di scena: Angela Bassett e Argentina, 1985
Ma come dicevamo, l'edizione numero 80 dei Golden Globe non ha mancato di riservare almeno un paio di notevoli sorprese, a partire da uno dei primissimi premi della serata: quello per la miglior attrice non protagonista, attribuito alla veterana Angela Bassett per la parte della Regina Ramonda in Black Panther - Wakanda Forever. La Bassett, al suo secondo Golden Globe ventinove anni dopo quello per il ritratto di Tina Turner in What's Love Got to Do with It, diventa così non solo la prima interprete del Marvel Cinematic Universe candidata a un Golden Globe, ma anche la prima ad averlo vinto: che lo stesso record possa ripetersi anche agli Oscar? Difficile, ma a questo punto nemmeno troppo. Ma a sparigliare sul serio tutti i pronostici della vigilia è stato Argentina, 1985, dramma processuale diretto da Santiago Mitre e premiato come miglior film in lingua straniera, categoria in cui ha superato il presunto favorito, Niente di nuovo sul fronte occidentale, e un paio di titoli almeno altrettanto apprezzati dalla critica, Close e Decision to Leave, a confermare quel margine di imprevedibilità nelle scelte della HFPA.