"In questi anni il cinema d'autore sembrava orientato a recuperare un rapporto con la realtà, raccontando senza filtri ciò che sta accadendo. Ma il cinema cambia, ogni anno ci troviamo di fronte ad approcci diversi, e quest'anno l'impressione generale è quella di un approccio mediato, ad esempio dalla letteratura o dal teatro, in cui anche il racconto del passato costituisce un racconto del presente". È questo a giudizio di Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, il leitmotiv dell'edizione numero 73 del Festival, il cui programma è stato presentato questa mattina all'Hotel Westin Excelsior a Roma.
Un programma che, almeno sulla carta, appare come uno fra i più promettenti delle ultime edizioni della Mostra del Cinema, con le conferme di tanti titoli già preannunciati più o meno ufficiosamente nei giorni scorsi, alcuni habitué di Venezia (le cui opere più recenti, tuttavia, non sempre avevano convinto appieno) e diverse sorprese graditissime: una su tutte, la presenza in qualità di addendum dell'ultimo minuto di Jackie, il biopic di Pablo Larraín dedicato alla First Lady Jacqueline Kennedy, con Natalie Portman nel ruolo principale, visionato dagli organizzatori, in una versione ancora non definitiva, soltanto poche ore prima dell'annuncio del programma. Ma andiamo a scoprire nel dettaglio i titoli di Venezia 73 anche attraverso le parole di Barbera...
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I film in concorso, tra storia, fantascienza, letteratura e western
Proprio a proposito di questo "approccio mediato", con film impegnati a far dialogare diverse forme artistiche, Barbera cita l'esempio di due fra i registi più apprezzati del panorama europeo, il tedesco Wim Wenders e il francese François Ozon: "Les beaux jours d'Aranjeuz di Wim Wenders è ispirato a un testo teatrale composto due anni fa, basato sull'amore fra un uomo e una donna, ma oltre al teatro ha pure un secondo 'filtro', ovvero il 3D, che scombina le carte in maniera sorprendente. Il teatro è alla base anche del nuovo film di François Ozon, Frantz , ambientato alla fine della Prima Guerra Mondiale, ma in cui si parla della nostra responsabilità morale rispetto al tema della guerra in assoluto". Dal teatro alla letteratura con Animali notturni, con Jake Gyllenhaal e Amy Adams, che segna il ritorno dello stilista Tom Ford al cinema - e alla Mostra di Venezia - a ben sette anni di distanza dalla sua acclamata opera prima, A Single Man: "Il film parla di problemi nei rapporti coniugali all'interno di una doppia cornice, una poliziesca e l'altra letteraria".
Dal cinema di ispirazione letteraria a quello che invece volge lo sguardo verso il futuro: nel concorso di Venezia 73 ci sarà infatti spazio per la fantascienza, genere di solito trascurato in questo tipo di manifestazioni. Il preannunciato Arrival di Denis Villeneuve, sempre con Amy Adams protagonista (stavolta accanto a Jeremy Renner), è una delle conferme su cui siamo decisamente curiosi, mentre The Bad Batch riporterà all'attenzione di critica e pubblico una delle firme più interessanti degli scorsi anni, la regista di origine iraniana Ana Lily Amirpour, già autrice del suggestivo horror A Girl Walks Home Alone at Night. "Due film di fantascienza sembrano parlare del futuro, mentre invece parlano dell'oggi", ha spiegato Barbera: "Denis Villeneuve, con Arrival, rinverdisce la tradizione del cinema spielberghiano mescolandola con uno stile alla Malick; The Bad Batch di Ana Lily Amirpour è ambientato in un mondo distopico in cui diverse bande di emarginati si scontrano l'una con l'altra, per riflettere sui reietti, gli immigrati e coloro che sono rifiutati dalla società".
Il russo Andrei Konchalovsky, Leone d'Argento due anni fa per The Postman's White Nights (rimasto purtroppo inedito in Italia), tornerà al Lido con Paradise, ritratto della tragedia dell'Olocausto attraverso tre storie ambientate nella Francia occupata dai nazisti e ad Auschwitz. L'americano Derek Cianfrance, che ci aveva regalato il magnifico Come un tuono, porterà invece a Venezia la coppia Michael Fassbender e Alicia Vikander, protagonisti di The Light Between Oceans, un melodramma ambientato alla fine della Prima Guerra Mondiale su due coniugi che vivono in un faro. Fra i titoli citati da Barbera anche delle 'incognite' come El Cristo ciego di Christopher Murray, "un'opera prima di ispirazione pasoliniana che racconta un drammatico incidente in Cile", La región salvaje di Amat Escalante, "un ritratto degli strati più bassi della società messicana, ma con risvolti fantastici", e Brimstone, western di produzione olandese con i giovani divi Dakota Fanning e Kit Harington. Senza dimenticare i titoli più marcatamente 'autoriali', come il fluviale The Woman Who Left (tre ore e quarantacinque minuti di durata) del grande regista filippino Lav Diaz, On the Milky Road di Emir Kusturica e Voyage of Time di Terrence Malick, cimento quanto mai ambizioso, almeno stando alle parole di Barbera: "Malick prova a raccontare la genesi dell'universo mescolando immagini scientifiche, effetti speciali, immagini al computer e sequenze strappate alla quotidianità del terzo mondo con una telecamera digitale: una cosmogonia sul senso dell'esistenza".
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Johnson, Piccioni e Sorrentino: gli italiani alla conquista del Lido
Tre i film italiani in concorso quest'anno per il Leone d'Oro, ma con un unico nome prettamente 'festivaliero' e già anticipato dalle voci della vigilia, ovvero Giuseppe Piccioni, regista di Questi giorni, con Margherita Buy, su cui Barbera si sbilancia definendolo "la sua opera più compiuta". Più sorprendente invece, anche soltanto a livello di genere di appartenenza, Piuma di Roan Johnson: "Si tratta di una commedia, genere insolito ai festival: un film leggero ed intelligente con attori sconosciuti, una scommessa che ci ha convinto da subito". Il terzo titolo è invece Spira mirabilis, diretto dalla coppia Massimo D'Anolfi e Martina Parenti: un'opera sperimentale che Barbera ha definito come un semi-documentario. E ricordiamo che più volte, nei festival della direzione Barbera, gli ibridi tra fiction e documentario hanno trovato posto in cartellone (incluso il Leone d'Oro del 2013, Sacro GRA).
"Abbiamo visto centoventi film italiani, tantissimi, e non voglio essere troppo duro verso una produzione nazionale che mi sembra stia puntando più sulla quantità che sulla qualità. Abbiamo cercato di selezionare le opere più riuscite, ma anche più nuove e coraggiose, che provassero a uscire dagli schemi della commedia commerciale", ha commentato Barbera, che non ha lesinato critiche ai prodotti italiani del periodo recente. Assente invece Gianni Amelio, ancora alle prese con la post-produzione del suo nuovo film. Fuori concorso, infine, batte bandiera italiana l'evento speciale di quest'anno, The Young Pope: al Lido saranno proiettati infatti i primi due episodi della serie televisiva di Paolo Sorrentino, con Jude Law e Diane Keaton. L'attenzione di Venezia per la serialità televisiva non è certo una novità (risale a due anni fa, ad esempio, l'anteprima mondiale del meraviglioso Olive Kitteridge), e Barbera rimarca questo aspetto: "Il mercato sta cambiando, espandendosi anche ad altre forme narrative, come serie televisive, web series e cortometraggi".
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Le altre sezioni, I magnifici 7 e il nuovo "Cinema nel Giardino"
Oltre alla presentazione dei film in concorso, la conferenza ha offerto a Barbera l'occasione per parlare anche delle altre sezioni del Festival, a partire da "Orizzonti": "Non un concorso di serie B, ma la sezione dedicata ai registi che rompono le convenzioni e tentano di percorrere strade nuove". Nella sezione "Fuori Concorso", invece, la notizia più succosa è la presenza de I magnifici 7 di Antoine Fuqua come film di chiusura del Festival: una piacevole 'coda' hollywoodiana, laddove di recente i titoli di chiusura di Venezia avevano faticato ad attrarre particolare attenzione, che vedrà la presenza sul Lido di Denzel Washington e Chris Pratt (più o meno nello stesso periodo, I magnifici 7 sarà pure il film d'apertura del Festival di Toronto). Prosegue Barbera: "Avremo in anteprima mondiale il nuovo film di Mel Gibson, Hacksaw Ridge, e poi The Bleeder, produzione canadese con Liev Schreiber, sulla vera storia del pugile che ha ispirato Rocky, e Monte, primo film italiano di un grande regista apolide come Amir Naderi. A mezzanotte di sabato proietteremo Gantz:O, trasposizione del manga di maggior successo degli ultimi anni".
Ancora sui titoli fuori concorso: "The Age of Shadows è una storia di resistenza ambientata durante l'occupazione giapponese della Corea, mentre À jamais di Benoît Jacquot è un film sperimentale tratto da un breve romanzo di Don De Lillo, Body Art. The Journey è un film inglese incentrato su un episodio poco conosciuto legato ai retroscena della Guerra Civile in Irlanda. Natalie Portman, già protagonista di Jackie, recita anche in Planetarium, diretto da una nuova promessa del cinema francese, Rebecca Zlotowski. Nick Cave - One More Time With Feeling, invece, è un documentario in 3D realizzato da Andrew Dominik in occasione dell'uscita del nuovo album di Nick Cave: un viaggio nell'universo dell'artista". Quest'anno si inaugura inoltre una nuova sezione, "Il Cinema nel Giardino", un esperimento condotto ai margini del Festival e con un occhio a un pubblico di tipo diverso: "Si tratta di proiezioni gratuite di film che di solito non sono nei programmi dei festival: sono le cosiddette "opere intermedie", in cui l'approccio autoriale è coniugato alla capacità di dialogare con un pubblico più vasto. Il primo ad accettare la proposta è stato Gabriele Muccino, ma poi si sono aggiunti anche registi stranieri come Kim Ki-duk, mentre James Franco continua la sua rilettura dei classici della letteratura americana con In Dubious Battle, adattando un romanzo di John Steinbeck. Poi ci saranno il remake argentino di Quasi amici e l'anteprima italiana di Pets - Vita da animali".
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I classici, i premi alla carriera e l'omaggio a Cimino e Kiarostami
Erano già notizie delle scorse settimane i Leoni d'Oro alla carriera (a partire da quest'anno, due per ogni edizione) attribuiti al regista polacco Jerzy Skolimowski e all'attore francese Jean-Paul Belmondo, a cui si aggiungerà un riconoscimento speciale per Christopher Meledandri, fra i principali produttori della Walt Disney, che porterà al Lido Pets ma anche alcuni minuti in anteprima del nuovissimo Sing. Venezia 73 renderà poi omaggio a due grandi nomi del cinema mondiale scomparsi quest'estate: l'americano Michael Cimino e l'iraniano Abbas Kiarostami. "Abbas Kiarostami ci ha insegnato a guardare in maniera diversa il cinema, la fotografia e l'arte; Michael Cimino stava cambiando il cinema americano, almeno fin quando non gliel'hanno impedito. A loro la Mostra è dedicata e a loro saranno dedicati due omaggi", spiega Barbera; "Di Cimino proietteremo L'anno del dragone, mentre Abbas stava lavorando ad alcuni cortometraggi su dei pittori dell'epoca precedente alla nascita del cinema; uno di questi cortometraggi sarà proiettato a Venezia insieme al premontaggio di un documentario inedito su Kiarostami, This Is My Film, realizzato con materiale girato nel corso di venticinque anni e in programma per la vigilia dell'apertura del Festival".
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Nella sezione "Venezia Classics", il film d'apertura sarà un'autentica chicca per cinefili: The Nights of Zayandeh, l'opera perduta del regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, girato nel 1990 ma ritirato dal mercato a causa dell'ostilità del regime. Makhmalbaf ne ha recuperato sessantraté minuti, mentre trentasette minuti sono andati perduti a causa della censura, e questa pellicola 'introvabile' sarà portata a Venezia. E fra i vari classici, già annunciati in precedenza, Dario Argento e Nicolas Winding Refn introdurranno una proiezione speciale di Zombi, cult horror di George A. Romero in versione restaurata. Nelle domande sui "grandi assenti" della Mostra vengono fatti i nomi di Martin Scorsese e Clint Eastwood, su cui però Barbera non ha potuto contare: "Silence non è pronto, mentre Clint Eastwood non vuole più andare ai festival e la Warner ha deciso che Sully non avrebbe partecipato ad alcuna manifestazione". E poi ovviamente ci sono gli inevitabili 'respinti', più o meno illustri: "Tutti loro hanno il diritto di essere incazzati neri", chiosa Barbera, punzecchiato dalle domande della stampa; "e uno di loro era talmente arrabbiato che mi ha mandato un pacco con dei preservativi". Esclusioni a parte, quello di Venezia 73 è un programma che promette piuttosto bene, che sembra aver limato i punti deboli delle precedenti edizioni (almeno così speriamo) e che pare offrire un buon compromesso fra i grandi nomi già canonizzati, i talenti emergenti e le scommesse per il futuro.