David Lynch: The Art Life, là dove nascono gli incubi

Una lettera d'amore del regista alla figlia, o meglio alle figlie, alla famiglia, alle donne della sua vita. Un diario per immagini con la funzione di raccontare gli sforzi compiuti per costruire una carriera memorabile e per mostrare che la felicità, superati i settant'anni, è dipingere in libertà.

Come ha fatto David Lynch a diventare l'autore capace di trasporre sullo schermo il suo immaginario morboso e angosciante catturandoci in una fascinazione che dura da quarant'anni? Da dove nasce l'opera eclettica e multiforme del genio del Montana? A rispondere a questa domanda ci pensa David Lynch: The Art Life, affascinante documentario firmato da Jon Nguyen e Olivia Neergaard-Holm, collaboratori abituali di Lynch, che arriverà nei cinema italiani a gennaio e su Sky Arte a marzo. Il film, un viaggio attraverso l'infanzia e l'adolescenza del regista, la scoperta della pittura e la sperimentazione visionaria, si ferma proprio quando Lynch approda al cinema. A condurci passo dopo passo alla scoperta del suo universo straniante è Lynch stesso il quale, oltre a fornire gli eccezionali materiali inediti e a lasciarsi riprendere mentre è impegnato nella creazione dei suoi lavori, è magnifica voce narrante del documentario.

David Lynch: The Art Life, un primo piano di Lynch tratto dal documentario
David Lynch: The Art Life, un primo piano di Lynch tratto dal documentario

Con l'ironia che lo contraddistingue, David Lynch non esita a fornire un ritratto umano e imperfetto di sé. Facendo autocritica là dove necessario e puntando il dito sulle proprie manchevolezze nei confronti della famiglia e della prima moglie Peggy, che vediamo giovanissima insieme alla piccola Jennifer Chambers Lynch in rare immagini di repertorio. Le origini dell'ispirazione di Lynch vanno cercate nella visione liberal dei genitori, che hanno incoraggiato David e i tre fratelli a cercare la propria strada dando loro "massima libertà", nell'attrazione del regista per l'inconscio, ma anche nel conflitto col padre, mai soddisfatto pienamente dall'operato del figlio.

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La vita è arte, l'arte è vita

David Lynch: The Art Life, David Lynch in un momento del documentario
David Lynch: The Art Life, David Lynch in un momento del documentario

David Lynch: The Art Life si apre col regista, ormai settantenne, impegnato a creare le sue composizioni pittoriche nello studio immerso nel verde, sulle colline di Los Angeles. Al suo fianco compare una bambina bionda. Si tratta di Lula, la figlia minore del regista nata nel 2012. Proprio a lei è dedicato il documentario, in un ideale bilancio tra errori del passato e grandezza che restituisce al mondo l'immagine di un autore intento a compiere i primi passi nel mondo dell'arte. Lynch stesso confessa che a far scoccare la scintilla nei confronti della pittura è stato l'incontro con un compagno di scuola sedicenne il cui padre faceva di mestiere il pittore. Scoprire che d'arte si può vivere, per il giovane Lynch, è un vero e proprio shock che, da questo momento in poi, cambierà per sempre il corso della sua adolescenza turbolenta.

David Lynch: The Art Life, un'immagine del documentario
David Lynch: The Art Life, un'immagine del documentario

Poco dopo il documentario fa un salto in avanti nel tempo, raccontando un episodio avvenuto quando il giovane David vive e realizza le sue creazioni a Philadelphia. Nel momento in cui il padre lo va a trovare, David gli mostra con orgoglio i suoi dipinti e i suoi esperimenti nello scantinato. Tra tele nere, opere cupe e astratte, topi morti e creazioni mostruose, il padre esce dallo scantinato assai scosso. Più tardi, in auto, ammonirà il figlio riguardo alla possibilità di avere a sua volta figli (ammonimento che arriva con scarso tempismo, visto che Peggy Lynch è già incinta). La preoccupazione deriva dall'aver toccato con mano l'immaginario disturbato di Lynch, ma la mancata approvazione del genitore provoca nell'aspirante pittore un turbamento che pervade gran parte del documentario. Poco più avanti, dopo la separazione da Peggy, il padre tornerà a fargli visita insieme a uno dei fratelli per convincerlo a chiudere con la carriera artistica e trovarsi un "vero" lavoro, visto che ha una figlia da mantenere. Come prevedibile, la predica getta David nel totale sconforto, ma si sa che dal dolore arriva l'ispirazione.

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Incubi in movimento: dalla pittura al cinema

David Lynch: The Art Life, Lynch in un'immagine promozionale del documentario
David Lynch: The Art Life, Lynch in un'immagine promozionale del documentario

La svolta, per David Lynch, arriva con una borsa di studio dell'American Film Institute che catapulterà il regista a Hollywood. Ma è Philadelphia il luogo in cui l'autore ha l'ispirazione di imprimere movimenti e suoni alle immagini partorite dalla sua mente, realizzando i primi cortometraggi. Corti di cui, in David Lynch: The Art Life, vengono mostrati alcuni frammenti in un elegante montaggio che alterna foto, immagini d'epoca, passato, presente, arte e vita in un coinvolgente flusso narrativo. Tanto più eccezionale visto che la qualità formale dell'insieme rivaleggia con certe indimenticabili messe in scena lynchiane.
Il documentario si conclude proprio quando David sta per spiccare il salto verso il cinema. Nella parte finale lo vediamo impegnato sul set di Eraserhead - La mente che cancella, dove starà oltre due anni cercando di fare forma compiuta ai propri incubi grazie a un lavoro maniacale che lo spinge a isolarsi e interrompere i contatti con chiunque, dormendo addirittura sul set tra le scenografie. Ecco cosa è David Lynch: The Art Life. Una lettera d'amore del regista alla figlia, o meglio alle figlie, alla famiglia, alle donne della sua vita. Un diario per immagini con la funzione di raccontare gli sforzi compiuti per costruire una carriera memorabile e per mostrare che la felicità, superati i settant'anni, è dipingere in libertà nel proprio studio circondati dagli affetti. Dando libero sfogo alla parte più oscura del proprio subconscio.

Movieplayer.it

4.0/5