La crisi c'è, a Torino come in tutta Italia, ma la 29ma edizione del TFF, che si svolgerà dal 25 novembre al 3 dicembre 2011, dimostra come la città sia ancora una delle poche a puntare ancora molto sulla cultura. Nonostante il massiccio taglio del budget, sotto di due milioni di euro rispetto all'anno precedente, il Torino Film Festival è più vivo che mai, forse anche più degli anni scorsi. Lo dimostrano i film, le presenze annunciate di attori e registi, ma soprattutto lo dimostrano l'entusiasmo del direttore artistico Gianni Amelio e del sindaco della città Piero Fassino, che ha voluto essere presente oggi alla presentazione romana della manifestazione cinematografica per dimostrare la vicinanza alla kermesse di una città che deve moltissimo al cinema. "Ho voluto essere qui oggi perchè questo festival, nato quasi come una sfida trent'anni fa e cresciuto come evento di nicchia, è ormai diventato un grande asset della nostra città dando lustro al cinema italiano e rappresentando un importante punto di raccordo per il cinema europeo" - ha dichiarato Fassino con orgoglio - "ed è bello vedere come una città che ha dovuto fare i conti con una ridefinizione della propria identità sia rimasta sì un grande centro industriale ma sia diventata anche un importante centro finanziario, universitario e culturale, persino turistico". Una città dinamica ed effervescente capace di un'offerta variegata che spazia dalle mostre fotografiche, al teatro, alla musica fino al cinema, e non solo in periodi di vacche grasse ma soprattutto in questo periodo di crisi. "Sono qui oggi per testimoniare per riaffermare l'impegno della città a continuare a investire nella cultura" - ha spiegato il sindaco Fassino - "per rafforzare e radicare la convinzione che la cultura sia un bene che ci si può e ci si deve concedere sempre, ed il Torino Film Festival anche quest'anno ne è la dimostrazione".
I nomi e i numeri parlano chiaro. Si partirà con una pre-apertura il 24 novembre con la presentazione di Miracolo a Le Havre, l'ultimo film del cineasta finlandese Aki Kaurismaki cui quest'anno il Torino Film Festival tributerà il Gran Premio Torino, assegnato ogni anno a registi che hanno contribuito al rinnovamento del linguaggio cinematografico e alla diffusione di nuove tendenze nel cinema contemporaneo. Kaurismaki ritirerà il premio la sera successiva al Teatro Regio dalle mani di Gianni Amelio e della madrina del TFF 2011 Laura Morante (impegnata in questo periodo nella produzione del suo primo film da regista) poco prima dell'apertura ufficiale sancita dalla proiezione del film di apertura L'arte di vincere - Moneyball.Opera seconda di Bennett Miller, già autore di Truman Capote - A sangue freddo, il film porta sul grande schermo in un sol colpo Brad Pitt, Philip Seymour Hoffman e Jonah Hill e racconta la vera storia di Billy Beane (Pitt), general manager della Oakland Athletics, una squadra di baseball che con pochi soldi a disposizione e con il geniale aiuto 'matematico' del suo assistente Peter Brand (Hill), neolaureato a Yale, riuscì nel 2001 a risollevarsi dal fallimento e a cambiare il baseball moderno traducendo il romanticismo e la passione in un'equazione numerica fatta di tattiche e cifre di ingaggio. Il tutto nonostante il parere contrario dei giocatori e del burbero allenatore Howe (Seymour Hoffman). Tratto dal romanzo di Michael M. Lewis, il film vede nel cast anche la bellissima Robin Wright, nel ruolo della ex- moglie di Beane e arriverà nelle sale italiane a gennaio distribuito da Warner Bros.
Ma i grandi nomi non sono tutti qui perchè il concorso proporrà anche il dramma adolescenziale Mosse Vincenti, diretto dal regista de L'ospite inatteso e interpretato da Paul Giamatti, il realismo visionario e fantascientifico di Joe Cornish e del suo Attack the Block per arrivare al dramma 50/50 di Jonathan Levine sulla lotta di un giovane contro il cancro interpretato da Joseph Gordon-Levitt, Seth Rogen e Anjelica Houston. Due gli italiani in concorso, I più grandi di tutti di Carlo Virzì con Claudia Pandolfi e Ulidi piccola mia dell'esordiente Mateo Zoni, annunciato come un debutto anomalo, in equilibrio tra voglia di documentare la realtà e la capacità di costruire personaggi di fantasia partendo da persone vere.
A giudicare le opere in concorso sarà la giuria presieduta quest'anno dal regista Jerry Schatzberg, vincitore nel 1973 a Cannes con Lo Spaventapasseri, e composta dal filippino Brillante Mendoza, dal produttore Michael Fitzgerald, dalla nostra Valeria Golino e dal cineasta indiano Shekhar Kapur. Un'edizione che si annuncia dunque di larghe vedute, che è stata costruita sul modello berlinese e cioè a misura di spettatore, probabilmente un pochino meno di nicchia rispetto al passato e più aperta al grande pubblico della domenica, come ha dichiarato Gianni Amelio, al suo terzo anno di direzione artistica: "Senza togliere nulla alla tradizione del festival abbiamo voluto quest'anno dare alla gente qualche opportunità in più di godere del grande cinema internazionale, questo senza scadere nel populismo e senza voler accontentare solo i palati più facili, ma semplicemente orientandoci verso il puro godimento del cinema. Il nostro modello è Berlino, ma anche il Sundance e Rotterdam, tutti festival che agiscono in funzione della città che lo vive in prima persona. E' sempre un privilegio lavorare sapendo che i primi giudici saranno gli spettatori, da parte nostra non abbiamo mai fatto del nostro gusto il giudice supremo".
Grandissima attesa per alcune delle perle della vastissima sezione Festa Mobile - Figure nel Paesaggio, in primis per il malinconico The descendants di Alexander Payne con un grande George Clooney, per la commedia romantica Il giorno in più di Massimo Venier con Fabio Volo e Isabella Ragonese, per l'acclamatissimo candidato francese agli Oscar 2012 La guerre est déclarée, il dramma autobiografico di Valérie Donzelli sulla grave malattia che ha colpito il figlio piccolo ed ancora Midnight in Paris di Woody Allen e Sleep Tight l'ultimo agghiacciante lavoro di Jaume Balaguerò che affonda negli abissi dell'infelicità umana, sfiorando l'horror e culminando in tragedia. Meritano attenzione anche gli italiani L'era legale di Enrico Caria, un mockumentary sulla Napoli futuristica del 2020 che sarà accompagnato a Torino dal sindaco Luigi De Magistris, Il sorriso del capo di Marco Bechis e Il corpo del duce di Fabrizio Laurenti, entrambi a metà tra documentario e finzione affrontano con inventiva e sorrisi il tema del fascismo con materiali di repertorio assolutamente inediti e imperdibili. Ultimo, ma solo cronologicamente, il dramma irlandese Albert Nobbs, diretto da Rodrigo Garcìa e interpretato, sceneggiato e prodotto da una strepitosa Glenn Close insieme a Jonathan Rhys Meyers. Il film, ambientato nella Dublino di fine '800, chiuderà ufficialmente il 29° TFF. I due veri pezzi da novanta della sezione Paesaggio con Figure, curata da Davide Oberto, sono quest'anno il documentario di Martin Scorsese su George Harrison, intitolato appunto Living in the material world: George Harrison, con cui il regista continua il suo percorso musicale iniziato nel 2005 con il documentario su Bob Dylan, e Into the abyss di Werner Herzog, un'implacabile riflessione sulla pena di morte che siamo sicuri non ci lascerà indifferenti.
E dopo aver lanciato il talento di Nicolas Winding Refn, l'interessante sezione monografica del Torino Film Festival, Rapporto confidenziale, sarà quest'anno dedicata a Sion Sono, l'eccentrico poeta, romanziere e cineasta giapponese che dopo il successo del suo Guilty of Romance alla Quinzaine des Realizateurs e dopo gli applausi ricevuti dal suo doloroso e intenso Himizu all'ultima Mostra di Venezia, arriva a Torino per un'interessante approfondimento su tutta la sua filmografia, che sarà presentata in versione quasi integrale. Dall'esordio con Bicycle Sighs a The Room, passando per l'inquietante Suicide Circle, Cold Fish, Strange Circus, e per le quattro ore di Love Exposure, Sion Sono ha confermato il suo talento visionario e provocatorio capace di mescolare psicanalisi, melodramma e cultura pop. "Nessuno dei suoi film è mai arrivato in distribuzione in Italia" - ha dichiarato la curatrice della rassegna Emanuela Martini - "è un regista completamente pazzo che gira anche due o tre film all'anno non di certo diretti ai palati più delicati, un talento straordinario dal punto di vista visivo caratterizzato da un'irrefrenabile irruenza di contenuti". La retrospettiva monografica del Torino Film Festival (che avrà luogo nelle sale dei cinema Massimo, Reposi e Greenwich) è dedicata quest'anno al maestro del cinema indipendente Robert Altman. Uno dei maggiori innovatori del cinema contemporaneo e uno dei più grandi narratori dell'America del Novecento, Altman ci ha regalato capolavori come M.A.S.H., Nashville, Prêt-à-Porter e Radio America e sarà omaggiato a Torino con la proiezione degli oltre quaranta lungometraggi da lui diretti per il cinema e la televisione con la possibilià di vedere anche tre dei primissimi documentari industriali girati a Kansas City negli anni Cinquanta. Ad accompagnare questo grandioso omaggio alla carriera di Robert Altman arriveranno dagli Usa la moglie del regista Kathryn Altman, il figlio Stephen Altman (scenografo, collaboratore del padre da Follia d'amore a Gosford Park) e gli attori Keith Carradine, Michael Murphy e Matthew Seig, grandi amici ed a lungo suoi compagni di lavoro.
Non solo i registi, ma autori che alternano la professione di attore a quella di regista. E' questa la caratteristica peculiare dei cinque protagonisti della sezione Figli e Amanti del 29° Torino Film Festival che hanno scelto di parlare in sala del film che ha acceso la loro passione per il cinema. Antonio Albanese presenterà al pubblico A mezzanotte circa di Bertrand Tavernier, Ascanio Celestini ha scelto Allonsanfàn dei fratelli Taviani, Michele Placido parlerà de Il tetto di Vittorio De Sica, a suo dire un classico del neorealismo profondamente sottovalutato e Kim Rossi Stuart introdurrà Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini mentre Sergio Rubini ha scelto Cane di paglia di Sam Peckinpah.
La chiusura della nostra panoramica su questa ricchissima 29ma edizione del TFF vogliamo dedicarla alla splendida immagine scelta come testimonial per i poster e le locandine ufficiali della kermesse. Si tratta di un disegno di Marco Cazzato, fumettista e illustratore che proprio in questi giorni inaugurerà una sua mostra a Torino, raffigurante una giovane spettatrice cinematografica la cui immagine si riflette sul grande schermo che diventa, per l'occasione, una sorta di grande specchio: "Un'immagine molto bella, in tema con lo spirito popolare del festival e con il rapporto di quest'ultimo con gli spettatori" - ha dichiarato con entusiasmo Gianni Amelio - "una metafora molto efficace e molto romantica che mi ha subito entusiasmato".