I bilanci si fanno alla fine e con dicembre che scivola via verso i suoi ultimi giorni è tempo di pensare all'abituale riflessione sull'anno che tira via i suoi ultimi, affaticati sospiri. Che sia stata un'annata di successi o fallimenti, bisogna necessariamente attendere che la conclusione sia imminente per poterlo affermare senza pericolo di uno spiacevole twist della sorte o dopo aver perso le speranze per un sospirato sviluppo positivo.
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Nelle nostre esistenze come nello spettacolo e nelle limitate vite delle nostre amate serie TV, i bilanci si fanno alla fine ed alla conclusione nel corso di questo 2013 sono giunti alcuni show che ci hanno accompagnati per diversi anni. Lo ha fatto Dexter dimostrando quanto detto fin qui: le sue ultime battute, le ultime stagioni se vogliamo, ma in particolare l'ultima, non sono state all'altezza di un'idea ed un cammino degni di nota. Ed è un peccato che un personaggio così iconico, forte e ben interpretato dall'ottimo Michael C. Hall ci lasci con tale deludente saluto.
Diverso il destino toccato a Breaking Bad, che ha tirato una volata finale di otto episodi che ha amplificato quanto di buono messo in scena per i precedenti cinque anni, confermandosi una delle serie più intense, compatte, ben scritte e recitate della nuova televisione post X-Files.
Tempo di saluti anche per due delle comedy targate NBC, la sorprendente 30 Rock, che ha evidenziato il talento comico di Tina Fey e totalmente riscoperto Alec Baldwin rilanciandone la carriera, e The Office, remake a stelle e strisce con uno stratosferico Steve Carell dell'omonima serie britannica. Arriva al capolinea dopo sole due stagioni anche un'altra sit-com originale e fuori dagli schemi: Don't Trust the Bitch in Apartment 23.
Non sono gli unici commiati dell'anno, che ha visto terminare anche il cammino di Fringe, dopo una quinta stagione ridotta ed anomala, necessaria a traghettarla all'agognato traguardo dei 100 episodi, dello spin-off di Grey's Anatomy, Private Practice, della poco incisiva versione anni '00 di Beverly Hills, 90210, 90210 di casa CW, di Nikita e Futurama.
Insomma tanti spettatori di tutto il mondo si troveranno di colpo orfani ed alla ricerca di nuovi beniamini a cui legarsi. 50 anni di Dottori
Un problema che non hanno i sempre più numerosi e fedeli spettatori di Doctor Who, che giunge al suo cinquantenario in forma smagliante (nonostante una settima stagione un gradino sotto la precedente, con troppi episodi autoconclusivi) con uno speciale da record trasmesso in contemporanea mondiale (da noi è stata Rai 4 ad occuparsi della messa in onda, deludendo molti appassionati, chi scrive in primis, per l'assenza del doppio audio). L'anniversario cadeva il 23 Novembre ed ha confermato l'abilità del suo attuale showrunner (che abbiamo avuto il privilegio di sentire dopo la messa in onda dello speciale) ed il suo coraggio nel riscrivere gli ultimi anni di sviluppo della serie, rilanciandola verso un nuovo futuro affidato al dodicesimo Dottore Peter Capaldi che sostituisce Matt Smith nel Christmas Special 2013 dal titolo The Time of the Doctor. Ma restiamo ancora dubbiosi sulla numerazione degli ultimi Doctor, da John Hurt in poi, sperando di ricevere la spiegazione finale da Moffat in vista dell'ottava stagione del prossimo anno. Non solo Doctor Who
Ma la patria del Dottore vive anche di altro ed è sempre di più regno della buona televisione, anche in un'annata orfana di Sherlock (ma tornerà presto, aprendo il nuovo anno e prenotando un posto di primo piano nell'articolo equivalente che scriveremo di qui a 12 mesi). La conferma di Downton Abbey, sempre più fenomeno globale alla sua quarta stagione, l'intenso ritorno di Black Mirror con altri tre episodi estremi, il lancio dell'inquietante Utopia di Dennis Kelly, già prontamente rinnovata, e dell'interessante miniserie In the Flesh, che offre una versione alternativa del morto vivente, oltre alla bizzarra e teatrale sit-com Vicious, in cui Ian McKellen e Derek Jacobi danni vita ad una anziana coppia omosessuale, autoironica e sopra le righe, o uno show riuscito come Peaky Blinders.
Su tutti però spicca la Broadchurch di Chris Chibnall, giallo con David Tennant, entusiasmante e teso, che vedremo presto anche in versione USA ad opera di Fox. Ripartire con slancio
Dopo chi arriva al traguardo e chi, forse, non ci arriverà mai, non possiamo non dare uno slancio a chi ri-parte, in una febbre di remake, reboot, spin-off e qualunque altra forma derivativa possa venirvi in mente: il mondo delle serie TV ne è pieno!
Qualche esempio? Non mancano di certo! Pensiamo per esempio a The Bridge di derivazione scandinava, ma in particolare è rilevante quest'anno il fenomeno degli adattamenti di provenienza cinematografica: Hannibal che affida a Mads Mikkelsen una nuova versione del celebre Lecter; Bates Motel che azzarda l'ispirazione al classico hitchcockiano per raccontare un giovane Norman Bates ed il già complesso rapporto con la madre; Sleepy Hollow che riprende la suggestiva ambientazione che fu dell'omonimo film di Tim Burton con il solito affascinante Johnny Depp. Discorso simile per Dracula, che torna sull'ormai non più tanto piccolo schermo con il volto di Jonathan Rhys Meyers.
È ripartito, e si è subito fermato, Ironside, mentre riesce ad andare avanti la serie che racconta la gioventù della Carrie di Sex and the City, The Carrie Diaries, in casa CW.
In ultima battuta vanno citati gli spin-off, i nuovi rami che germogliano da serie già affermate: The Originals, per esempio, che prende il via dalla popolarissima The Vampire Diaries, o Ravenswood che si sviluppa a partire da Pretty Little Liars di ABC Family, o ancora Once Upon a Time in Wonderland, che invece prende spunto dalla già di per sé favolistica C'era una volta.
Insomma, indipendentemente dalla qualità, non possiamo dire che l'originalità sia stata imperante nel corso dell'anno. I fumetti conquistano la TV
Un discorso vero solo in parte anche per le serie che prendono spunto dal mondo dei fumetti, perché Arrow sta poco a poco alterando i canoni estetici CW fungendo da baluardo per i rilancio del DC Universe, facendo quel passo in più che era mancato a Smallville per dieci lunghi anni, mentre la Marvel approda in TV affidandosi nuovamente a Joss Whedon per una serie che va a completare il complesso e riuscito discorso ben avviato su grande schermo, dando voce in Agents of S.H.I.E.L.D. a quelle figure di contorno che, pur non essendo supereroi, ne accompagnano le gesta.
Il tutto mentre The Walking Dead sopravvive ad un nuovo cambio alla sua conduzione, rinnovandosi e continuando a raccogliere consensi e pubblico (e record: 16 milioni per la première di questa stagione) in USA come in Italia, dove Fox la trasmette con un solo giorno di ritardo. Resurrezioni e ritorni
A volte è difficile dire quando si è giunti realmente alla fine ed i bilanci di cui sopra vanno rifatti. Per alcuni mesi, infatti, abbiamo pensato di dover inserire The Killing nel discorso iniziale, ma ancora una volta la serie AMC risorge dalle sue ceneri: lo scorso anno lo stesso canale aveva ordinato una terza stagione dopo aver rinegoziato gli accordi con Fox e Netflix, quest'anno è direttamente Netflix ad aver ordinato una ultima stagione da sei episodi dopo l'annuncio della cancellazione da parte di AMC.
E non è l'unica rigenerazione del 2013 sulla TV americana: a Maggio è tornata in onda Arrested Development dopo una pausa di sette anni dalla sua chiusura (dieci dall'esordio), e per maggio 2014 è previsto una ulteriore resurrezione, quella dell'eroe Jack Bauer e 24.
Ulteriori ritorni riguardano personaggi che della TV hanno fatto la storia: Michael J. Fox di nuovo protagonista dopo le apparizioni in Scrubs e The Good Wife in una serie tutta sua... Letteralmente, perché The Michael J. Fox Show racconta direttamente, seppur con toni leggeri, il dramma che ha colpito la vita dell'attore. L'altra novità autunnale che va messa sullo stesso piano è The Crazy Ones, che pone uno accanto all'altra due ulteriori icone della TV: Robin Williams e Sarah Michelle Gellar, qui padre e figlia impegnati a gestire un'agenzia pubblicitaria. Conferme e delusioni
C'è poi tutta quella porzione di TV che va avanti per la sua strada, le conferme di quanto di buono è già stato detto e fatto. Una serie come The Good Wife, che ha saputo rinnovarsi e che sta raccogliendo riconoscimenti anche nella attuale Award Season, o The Big Bang Theory sempre più fenomeno di costume e capace di aprire la stagione corrente con il suo record di ascolti. O American Horror Story che in Coven, questo il titolo della terza stagione, si dedica con successo al tema streghesco che sta spopolando in questi ultimi mesi televisivi. O ancora The Newsroom di Aaron Sorkin, cresciuto in una seconda tornata di episodi più diretta ed incisiva.
Conferme anche negative, purtroppo, per quanto riguarda per esempio J.J. Abrams e le ultime sue produzioni: Revolution ancora non trova quella scintilla che le faccia fare il salto di qualità e la nuova Almost Human, seppur godibile, è un concentrato di idee non originali. Diverso il caso di Person of Interest, che però si mantiene ancorata ai binari saldi del procedurale. Il caso Netflix
L'abbiamo già citato nei paragrafi precedenti, ma merita un approfondimento perché il canale in streaming sta decisamente entrando con prepotenza nel mondo della serialità statunitense, e lo conferma l'andamento delle candidature di questo autunno, che hanno visto una serie come House of Cards racimolare riconoscimenti ad ogni occasione. Con una premiere diretta da David Fincher ed un interprete del calibro di Kevin Spacey, la serie è sicuramente la punta di diamante della produzione originale del canale in streaming, ma non è l'unica risorsa che vanta anche la tensione di Hemlock Grove, prodotta da Eli Roth, la già citata nuova stagione di Arrested Development ed un altro show che sta ottenendo riscontri positivi come Orange is the New Black.
Lo abbiamo definito caso perché riteniamo sia un punto di svolta fondamentale per lo sviluppo dei prossimi anni. Basti pensare a come altri stiano seguendo questa strada, non per ultima Amazon con i suoi primi pilot, tra cui spicca Zombieland. Il nostro angolo di mondo
E l'Italia resta a guardare? Ovviamente no, anche se spesso sarebbe il caso di buttare più di un'occhiata a quanto accade fuori dai nostri confini prima di muoversi. La produzione televisiva italiana, che quest'anno festeggia la maggiore età della sua soap più longeva con un film TV da 100 minuti, Un posto al sole, è quasi interamente basata sulle fiction e, che siano film TV o miniserie o produzioni di maggior durata, approccio e tono non sono dissimili allontanandosi poco da binari ben definiti e l'attenzione ad un determinato pubblico. Delle numerose ore di produzione annuali fanno parte nuove stagioni per Le tre rose di Eva, Un medico in famiglia, Che Dio ci aiuti, Il commissario Montalbano e Il commissario Rex, il ritorno di Renato Pozzetto con Casa e bottega, Come un delfino la serie, una novità interessante come Il clan dei camorristi, ma soprattutto la versione italiana di In Treatment targata Sky, con Sergio Castellitto protagonista. Sempre Sky si distringue per la serie di tre film TV de I delitti del BarLume, lanciata il mese scorso, in attesa di una programmazione 2014 che si preannuncia di grande interesse.
Ma di questo parleremo tra dodici mesi.