Proviamo a fare un po' di conti. Una notte da leoni: costo produttivo 35 milioni di dollari. Incasso 467 milioni. Una notte da leoni 2: costo produttivo 80 milioni. Incasso 581 milioni. Le amiche della sposa: costo produttivo 32,5 milioni. Incasso 272 milioni e rotti. E la lista potrebbe andare avanti per un bel po' fino ad arrivare al recentissimo Come ammazzare il capo... e vivere felici! che, dopo essersi assicurato un ottimo risultato economico nella calda estate americana, è balzato al primo posto nella classifica incassi italiana. Cosa stanno a significare questi dati? E cosa hanno in comune tutte queste pellicole? Per cominciare il temuto visto censorio R, divieto di assistere alla proiezione ai minori di diciassette anni non accompagnati da un adulto. La censura americana spesso determina la fortuna di un film visto che la fetta principale del pubblico pagante americano è costituita da adolescenti e le major tentano di evitare in tutti i modi il rating R. A giudicare dalle recenti classifiche dei risultati al botteghino, però, qualcosa sta cambiando. Forse il pubblico è stufo di prodotti innocui, confezionati a tavolino apposta per accontentare tutti e ha sete di commedie scorrette, irriverenti, sfacciatamente volgari o, per dirla con un'etichetta che va per la maggiore, politically incorrect? Così sembrerebbe. Basta scorrere cifre che fanno girare la testa e che hanno fatto la fortuna di registi e interpreti, trasformandoli su due piedi in star dall'immenso potere commerciale.
Il caso di Una notte da leoni è a dir poco esemplare. La pellicola sboccata e fuori di testa, priva di nomi di richiamo nel cast, narra a ritroso la folle notte a Las Vegas di tre amici giunti a Sin City per festeggiare un addio al celibato che, a causa di una sostanza stupefacente assunta involontariamente, si risvegliano al mattino dopo in una suite disastrata con una tigre, una gallina e un neonato in più, un dente in meno e l'amico che si deve sposare volatilizzato. Il film si è trasformato nel trampolino di lancio delle carriere degli interpreti, in particolare di Bradley Cooper, divenuto rapidamente una delle star più amate dal gentil sesso grazie a una buddy comedy misogina dove l'unica figura femminile positiva in mezzo a due megere (la futura sposa e la terribile fidanzata di Stu/Ed Helms) è una dolce e svampita prostituta (Heather Graham) che piazza il figlio a destra e a sinistra. Insieme al collega Judd Apatow, Todd Phillips si è dimostrato uno dei pochi registi americani capaci di confezionare commedie mainstream alle quali il visto di censura non arrecasse danni economici. Non solo, il suo Una notte da leoni si toglie anche qualche sassolino nella scarpa inserendo un sottotesto lieve, ma deciso di critica sociale che si fa beffe delle tradizioni kitsch americane e dell'ipocrisia della tipica famiglia borghese incarnata dalla futura sposa e dal suo clan appioppandogli un parente "scomodo" come il folle Zach Galifianakis, variante impazzita e imprevedibile. Dopo il bis ottenuto da Una notte da leoni 2, che ha scelto di mantenere inalterati gli ingredienti principali variando solo l'ambientazione (dall'iconica Las Vegas all'esotica Bangkok), e il conseguente nuovo record d'incassi, viene l'amaro in bocca a pensare che Todd Phillips, regista che ama avere in mano il controllo dell'opera, ha abbandonato il set di Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan in seguito ai contrasti creativi con Sacha Baron Cohen e alle minacce di morte ricevute durante la lavorazione del mockumentary, lasciando il campo libero a Larry Charles. Forse col suo zampino il successivo Bruno avrebbe avuto esiti migliori. Phillips si è consolato dirigendo il suo pupillo Zach Galifianakis in un'altra commedia demenzial-irriverente, il road movie Parto col folle che ancora una volta preme sul pedale della volgarità e della scorrettezza (qui troviamo un bambino preso a pugni, una rissa con un paralitico, la classica scena lisergica, una masturbazione canina e un uso improprio delle ceneri di un genitore defunto, per non parlare della caratterizzazione dell'attore omosessuale offertaci dal delirante Zach Galifianakis), ma stavolta aggiungendo una componente divistica non da poco nella persona di Robert Downey Jr., una delle poche star capaci di passare con noncuranza dal dramma al blockbuster superomistico e alla commedia demenziale senza perdere un briciolo della propria classe. Quanto a Galifianakis, grazie ai suoi stralunati exploit comici oggi sono in molti a paragonarlo al leggendario John Belushi, l'uomo da cui tutto è cominciato, l'inventore di un genere, il primo a trasformare la volgarità in arte. Ora che il suo erede naturale, il corpulento Jack Black, sembra essersi perso per strada, vedremo se Galifianakis manterrà le promesse proseguendo sul cammino della demenzialità doc. La lezione di Todd Phillips è stata appresa alla perfezione da Paul Feig, altra vecchia volpe dell'universo comico hollywoodiano nonché collaboratore storico di Judd Apatow, il quale ha attinto agli ingredienti di Una notte da leoni volgendo il tutto al femminile. Feig parte da un assunto essenziale: perché solo gli uomini dovrebbero divertirsi e lasciarsi andare durante l'addio al celibato? Cosa farebbero un gruppo di donne nella stessa situazione? Ne è venuta fuori una commedia volgarotta, interpretata da un team di volti poco noti al grande pubblico internazionale, costellata da amplessi ginnici, parolacce, comicità grottesca, invidie, dispetti e "inconvenienti" da ristorante brasiliano durante la prova degli abiti nuziali. A giudicare dal risultato economico il film ha centrato il bersaglio offrendo al pubblico una buddy women comedy che potrebbe fare da apripista al genere e che vede come volto simbolo la bionda e autoironica Kristen Wiig. E visto che stiamo a fare paragoni, la corpulenta Melissa McCarthy, star del piccolo schermo qui chiamata a interpretare il ruolo più sorprendente del film, diverrà il nuovo Zack Galifianakis al femminile? Lo scopriremo prossimamente. Di fronte a pellicole che fanno della scurrilità la loro arma vincente vi è sempre una fetta di pubblico pronta a storcere il naso. Quando poi il tutto è declinato al femminile il tradizionalismo sempre in agguato si carica di vis polemica definendo i comportamenti di personaggi come le protagoniste di Le amiche della sposa scimmiottamenti dei poco edificanti difetti maschili, ma questo non impedisce alle bad girls di imperversare sul grande schermo e di ottenere la propria rivincita anche nell'universo della commedia. A conferma di ciò a fine agosto arriverà nelle sale cinematografiche italiane Bad Teacher: una cattiva maestra, interpretato da Cameron Diaz. Che la bionda star californiana fosse dotata di una buona dose di sense of humor e fosse pronta a mettersi in ridicolo senza falsi pudori lo sapevamo già. La Diaz ce lo aveva dimostrato anni orsono sfoggiando con un sorriso mozzafiato il ciuffo modellato dal celebre "gel" di Tutti pazzi per Mary. La pellicola era diretta, tra l'altro, dai fratelli Peter e Bobby Farrelly, duo noto per la rozzezza e l'irriverenza tanto da far sembrare molte delle pellicole comiche prodotte dai colleghi roba da educande. Mentre i Farrelly hanno progressivamente stemperato la loro carica aggressiva e iconoclasta, fino a concentrarsi su commedie romantiche come l'insipido e moralistico Libera uscita (che il box office non ha certo premiato), a quarant'anni Cameron Diaz sfodera un'incredibile verve comica indossando i succinti panni e il tacco 12 di Elizabeth Halsey, insegnante sensuale, sboccata e disinibita che odia il proprio mestiere ed è a caccia di un uomo ricco da accalappiare per essere mantenuta a vita. Stavolta realtà e finzione si mescolano visto che a interpretare il nuovo supplente è proprio Justin Timberlake, storico ex dell'attrice nella realtà, capace di sfoggiare notevole autoironia interpretando un giovane rampollo miliardario impacciato, credulone e soprattutto stonato. Un ruolo quasi gemello a quello del contemporaneo Amici di letto: istruzioni per l'uso in cui Timberlake e Mila Kunis si mettono a nudo (nel senso letterale del termine) affrontando il tema del sesso svincolato dai legami sentimentali con leggerezza, ironia e disinibizione. In Italia sono pochi quegli attori che amano mettersi in gioco varcando la soglia del comico/ridicolo così si viene a creare un divario tra le solite facce da commedia campione d'incassi nate in televisione (Checco Zalone & company) e travasate di peso nei vari cinepanettoni e il cinema drammatico tout court. Le pellicole brillanti di buon livello finiscono così per essere sempre più rare, spesso opera di registi esordienti, e per lo più passano in sala senza lasciare tracce consistenti al botteghino. Le star americane hanno, invece, compreso quanto il pubblico ami vederle messe a nudo, capaci di prendersi in giro, di ridere e di far ridere spingendo, se necessario, anche sul pedale della volgarità. Un divo come Tom Cruise, ossessionato dal controllo sulla propria immagine, ha sdoganato un esilarante alter ego, lo sboccatissimo e panciuto produttore Les Grossman, emerso dalla fucina di Tropic Thunder, ma pronto - si vocifera - a recitare in un lungometraggio che lo vedrà protagonista assoluto. Nell'attesa Cruise/Grossman ha infiammato il pubblico con un'esilarante esibizione danzereccia nella scorsa edizione degli MTV Movie Awards. Lezione appresa alla perfezione dalle star di Come ammazzare il capo... e vivere felici dove, nell'ordine, troviamo il due volte premio Oscar Kevin Spacey calato nei panni di un capo ufficio viscido, bugiardo e sadico e un irriconoscibile Colin Farrell, a sua volta panciuto e calvo per l'occasione, che interpreta un figlio di papà idiota e razzista. Ma la vera sorpresa è Jennifer Aniston che per una volta abbandona i panni della fidanzatina d'America dalla pettinatura perfetta per interpretare una dentista ninfomane. Perfino l'algida Nicole Kidman ha accettato di comparire in un improbabile cameo a fianco di Adam Sandler in Mia moglie per finta dimostrando di saper far ridere all'occorrenza. Stessa sorte di Natalie Portman, attrice drammatica per eccellenza che all'improvviso ha deciso di tirar fuori verve comica e sex appeal interpretando nel giro di pochi mesi una commedia a sfondo sessuale, Amici, amanti e..., e una parodia medieval-boccaccesca, l'inedito Your Highness, recitato a fianco del vulcanico Danny McBride e di James Franco. Nonostante la doppia R, quest'ultimo si è rivelato un sonoro flop. Va sul sicuro Adam Sandler, forse il volto comico più noto a livello internazionale, infilando un successo dietro l'altro con reunion improbabili, gag scatologiche e corporali e personaggi deliranti. Hanno retto bene al box office l'infantile Un weekend da bamboccioni e il sentimentale Mia moglie per finta, mentre ha floppato il più raffinato Funny People, diretto da Judd Apatow in persona. Segno che il pubblico preferisce il Sandler stupidotto e volgare? Sicuramente l'assunto vale per gli adolescenti, visto che, nonostante la volgarità profusa in abbondanza, le commedie di Sandler per lo più riescono ad abbattere il visto censorio per la gioia di torme di ragazzini. A breve l'attore ricambierà l'affetto dei fan tornando a essere diretto per l'ennesima volta da Dennis Dugan in Jack and Jill dove interpreterà un tranquillo padre di famiglia e la sua esuberante sorella gemella single. Altra stella comica, che brilla più in sordina di Sandler, ma negli ultimi ha collaborato con le menti comiche più brillanti del panorama attuale (oscillando tra il clan Apatow e la premiata ditta David Wain/Ken Marino, è Paul Rudd. Sguardo sognante, faccia pulita, il "bello" della commedia scurrile americana si è fatto beffe della religione in The Ten - I dieci comandamenti come non li avete mai visti, ha sdoganato i peggiori comportamenti in Role Models e le idiosincrasie dell'amicizia virile in I Love You, Man, ha preso di petto la slapstick moderna in A cena con un cretino, dove si è trovato a tener testa a quel genio brillante di Steve Carell, e si appresta a trasformarsi lui stesso in un idiota totale in Our Idiot Brother. Abbandonato momentaneamente il filone demenzial-giovanilistico di SuxBad - 3 menti sopra il pelo, non si può lamentare neppure il regista Greg Mottola. Il suo Paul, esperimento che mescola satira, fantascienza, action, citazionismo postmoderno, mitologia made in USA (da Roswell all'Area 51) e toni surreali da comicità inglese, affidando al brillante duo all british formato da Simon Pegg e Nick Frost la responsabilità di reggere le fila della pellicola, ha funzionato a dovere arrivando a incassare 97 milioni di dollari. Siamo lontani dalle cifre da capogiro di Una notte da leoni, ma il volgarissimo e sessuomane alieno Paul, doppiato in originale dal veterano dello humor irriverente Seth Rogen, sembra sapere come difendersi in territorio nemico. A questo punto attendiamo con curiosità la release americana settembrina della gothic/dark comedy Ladri di cadaveri - Burke & Hare, altra commistione anglo-americana. A seguito dei numerosi problemi produttivi in cui è incappato, il leone John Landis ha deciso di ruggire in Europa, ma finora il suo film ha sofferto per via di una distribuzione inadeguata e frammentaria. La speranza è che il pubblico americano risponda positivamente, ma come la storia ci dimostra negli ultimi tempi una parolaccia o una banana mangiata a favor di camera, specie se in vesti succinte, pagano più di un cadavere. E il cinema sembra aver fatto tesoro di questa lezione.Risate vietate: quando la commedia si fa scorretta
Viaggio nel mondo della commedia americana R rated tra insegnanti mangiauomini, addii al celibato e nubilato ad alto tasso alcolico, amici di letto, fratelli idioti e dipendenti desiderosi di assassinare i loro datori di lavoro.