The Fabelmans, pellicola che segna il ritorno sul grande schermo di Steven Spielberg dopo il successo di West Side Story (2021), è un progetto intenso e intimo perché ci farà vivere la passione e l'ardore artistico che hanno attraversato questo autore americano nel corso della sua sterminata carriera. Un titolo che, presentato il 10 settembre al Toronto International Film Festival, ha già ottenuto un ambito riconoscimento ovvero il People's Choice Award, a conferma di un prodotto che è sicuramente da tenere d'occhio non solo e soltanto per il film-maker dietro alla macchina da presa, ma anche per il contenuto così affascinante, in un momento storico in cui la dimensione cinematografica sta subendo tanti cambiamenti, con l'avvento dello streaming, il declino delle sale, ma sempre la stessa fascinazione che solo la settima arte ci può regalare. Mentre attendiamo l'uscita in Italia di The Fabelmans, prevista per il 15 dicembre 2022, ecco 5 film recenti sul cinema da recuperare assolutamente.
1. Birdman (2014)
Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) è un titolo importantissimo di Iñárritu perché riesce ad essere un contenitore inesauribile di sfumature sull'industria cinematografica: se i riflettori, all'interno della storia, sono puntati principalmente sull'attore decaduto Riggan Thomson (Michael Keaton) e i suoi tentativi di allontanarsi dal suo personaggio più celebre, il supereroe Birdman; allo stesso modo non bisogna perdere la bussola e osservare i tanti dettagli che circondano il protagonista, in un lungo piano sequenza che mette in risalto criticità ed ombre di un sistema che spesso fagocita le celebrità, annullando il loro estro creativo e professionale. La scelta di Keaton, ovviamente, è poi l'unica possibile e rafforza il messaggio del film: un divo che nella sua carriera reale è rimasto ancorato al suo Batman e che proprio con Birdman ha spiccato il volo, tornando di nuovo alla ribalta al cinema. Metacinematografia ed ironia si incontrano in un fortunato connubio che ha consegnato al lungometraggio ben 4 Premi Oscar e ulteriori riconoscimenti.
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2. Ave, Cesare! (2016)
Ave, Cesare! è una classica commedia dei fratelli Joel ed Ethan Coen (Non è un paese per vecchi, Il grande Lebowski), maestri dell'umorismo, che spesso uniscono il cinismo e la violenza all'irriverenza. In questo caso la pellicola è una divertente e surreale satira dell'industria hollywoodiana, vista dagli occhi di Eddie Mannix (che ha il volto di Josh Brolin), capo della Capitol Pictures e occasionalmente anche fixer della sua compagnia, chiamato quindi a risolvere conflitti interni con i suoi attori. Il problema più grande si verifica quando il suo attore di punta per un peplum in produzione, Baird Whitlock (George Clooney), viene rapito da alcune comparse che fanno parte di una misteriosa organizzazione. Tra continue gag, situazioni assurde e volutamente esagerate, divi incontrollabili e delle leggi e regole fuori dall'ordinario, il mondo di Ave, Cesare! sembra essere molto distante dalla realtà del cinema, ma proprio le esagerazioni mettono in risalto pro e contro della fabbrica dei sogni.
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3. C'era una volta a... Hollywood (2019)
C'era una volta a... Hollywood, l'ultimo lungometraggio di Quentin Tarantino (Le iene, Pulp Fiction) sarà pure il suo progetto meno tarantiniano ma non per questo non è degno di considerazione: il noto cineasta statunitense realizza un film personale e sentito, mostrando la sua visione trasognata e illusoria della Hollywood di fine anni '60. Un romanticismo malinconico di un'era oramai conclusa, con l'attore Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) e la sua controfigura, Cliff Booth (Brad Pitt) che sembrano essere gli ultimi superstiti di una generazione perduta e faticano ad accettare i cambiamenti della settima arte. Uno spaccato sentimentale che incarna pienamente tutto l'amore che il maestro del pulp nutre nei confronti del cinema, con un'attenzione particolare al periodo storico: nonostante sia di sfondo, la Manson Family ha un ruolo preponderante nella pellicola, anche se nel mondo ideale di C'era una volta a... Hollywood Sharon Tate riesce a sfuggire dalle mire omicide nella sua casa di Cielo Drive, a Los Angeles.
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4. Mank (2020)
Mank di David Fincher è un lungometraggio che entra nel vivo del processo cinematografico. La pellicola racconta la sfortunata vita del geniale e tormentato sceneggiatore Herman J. Mankiewicz (Gary Oldman) di fronte alla sfida più grande della sua carriera: scrivere la sceneggiatura di Quarto potere, capolavoro diretto da Orson Welles. Totalmente in bianco e nero, il film esprime da un lato il lento incedere del protagonista verso l'autodistruzione, dall'altro rappresenta gli estremi più selvaggi dello spirito creativo che spesso richiede sacrifici umanamente inaccettabili. Un viaggio peculiare che nella sua critica feroce e iconoclasta della settima arte, porta alla luce una figura troppo spesso dimenticata. E non ci riferiamo solamente a Mankiewicz stesso, ma anche al ruolo dello sceneggiatore, messo in ombra molto spesso dalla sagoma ingombrante e monumentale del regista. Al di là di tutto questo, Mank riesce ad essere al tempo stesso un pregevole dietro le quinte di uno dei più maestosi lungometraggi della storia del cinema, frutto, come molti altri grandi titoli, di una produzione difficoltosa.
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5. Rifkin's Festival (2021)
Rifkin's Festival è il ritratto più compiuto ed efficace dell'industria cinematografica contemporanea: ambientato durante il reale Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián, vede al centro della trama una coppia statunitense composta dal critico Mort Rifkin (Wallace Shawn) e dalla moglie Sue (Gina Gershon) che si innamorano di due persone diverse, il primo di un'affascinante dottoressa (Elena Anaja), la seconda di un talentuoso regista (Louis Garrel). Questo intreccio romantico, come accade spesso nella filmografia di Woody Allen (Io e Annie, Midnight in Paris), è il pretesto per sviluppare tematiche complesse e stratificate, mediate dalla sferzante e caustica ironia dell'autore. Rifkin's Festival si muove agilmente tra citazioni oniriche d'eccezione e una visione piuttosto pessimistica del cinema dei nostri giorni, che viene sbeffeggiato con dialoghi taglienti e personaggi ridicoli, tronfi del loro successo. Un mondo che sembra non appartenere più ad Allen e che gli fa estremamente paura, come i cambiamenti e le trasformazioni della settima arte, esorcizzate come al solito con un umorismo intelligente ed elegante.
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