Crudo, estremo, destabilizzante, il cinema di Michael Haneke non conosce mezze misure. Nelle storie che racconta, nel modo di girarle, nel modo in cui gli attori generosamente le raccontano.
Figlio di una attrice e di un regista, con alle spalle studi di filosofia, psicologia e teatro a Vienna, Michael Haneke inizia a lavorare come sceneggiatore per la televisione tedesca e per la compagnia teatrale Südwestfunk. Sul finire degli anni Ottanta, The Seventh Continent segna il suo esordio dietro la macchina da presa. Al centro della pellicola le complesse dinamiche di una famiglia borghese, tema ricorrente in tutta la sua filmografia. Così come l'ossessione e la follia che agita i suoi personaggi: dal giovane protagonista di Benny's Video, ossessionato dalla tecnologia, ai due giovani psicopatici di Funny Games. Nel film, la tranquilla esistenza di una famiglia (ancora una volta) borghese è atrocemente sconvolta dall'irruzione nella loro casa sul lago di due sadici assassini.
Nel 2007, dieci anni dopo, sarà sempre Haneke a dirigere il remake americano del suo film, affidando il ruolo della madre disperata a Naomi Watts e quello dell'algido e spietato killer a Michael Pitt. Il film ricalca esattamente le stesse scene e la sceneggiatura dell'originale, a cambiare sono solo l'ambientazione e gli attori.
Con Storie: Code Inconnu, girato in quattro diverse lingue, inaugura la sua collaborazione con la francese Juliette Binoche che ritroverà tempo dopo in Niente da nascondere. Nel film Binoche è la moglie del protagonista Daniel Auteuil, un presentatore televisivo perseguitato da un uomo che gli invia misteriosi disegni, filmati, audio-casette.
In La pianista (Gran Premio della giuria a Cannes 2001), una intensa Isabelle Huppert interpreta il personaggio di Erika Kahut, una insegnante del conservatorio dalla doppia vita: di giorno irreprensibile borghese, di notte assidua frequentatrice di peep-show e locali a luci rosse. Il sodalizio Huppert-Haneke prosegue anche nel successivo Il tempo dei lupi.
Con The White Ribbon mette al centro della scena una comunità rurale nel nord della Germania nel 1913.
2013 Candidatura Migliore sceneggiatura originale per Amour
2013 Candidatura Miglior regia per Amour
2012 Premio Palma d'oro per il miglior film per Amour
2009 Premio Palma d'oro per il miglior film per Il nastro bianco
2009 Premio Premio della Giuria Ecumenica - Menzione speciale per Il nastro bianco
2009 Premio Premio della Critica Internazionale (FIPRESCI) per Il nastro bianco
2005 Premio Miglior regia per Niente da nascondere
2001 Premio Grand Prix per La pianista
2013 Premio Miglior film non in lingua inglese per Amour
2013 Candidatura Migliore regista per Amour
2017 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
2012 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
2009 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
2007 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
L'acclamato regista si occuperà del progetto, suddiviso in dieci parti, ambientato in un futuro distopico.
Sardonico e tagliente, Happy End potrebbe essere considerato un Haneke "minore" perché meno devastante dell'opera immediatamente precedente, ma è l'ennesima prova della singolarità dello sguardo del maestro austriaco e una summa dei temi del suo cinema.
Il regista austriaco presenta un'altra lucida pellicola che racconta il divario tra borghesia autoctona e immigrati. Nel cast Jean-Louis Trintignant, Toby Jones e Mathieu Kassovitz.
Il Festival di Cannes, per cominciare in bellezza la settimana, propone alcuni titoli molto attesi e potenzialmente in corsa per i premi ufficiali.
Il regista austriaco potrebbe diventare il primo filmmaker a conquistare per la terza volta l'ambita Palma D'oro.