Ci risiamo. Ci siamo lasciati alle spalle un 2016 che, per quanto riguarda i valori cinematografici, non merita certo la reputazione che qualche coincidenza sfortunata gli ha affibbiato, e arriva anche il momento di presentarvi la nostra top 20 di redazione, ricavata sulla base delle classifiche personali diligentemente compilate da articolisti ed editor. Come sempre a prevalere sono i titoli che hanno trovato un consenso più largo, mettendo d'accordo tutti o quasi, mentre le opere più controverse hanno ottenuto meno menzioni risultando penalizzate pur suscitando entusiasmi in molti. Il risultato è comunque un quadro piuttosto rappresentativo di un anno di emozioni nelle nostre sale: c'è il premio Oscar (anche quello per il miglior film straniero), c'è la Palma d'oro di Cannes, un paio di colpi di fulmine veneziani, due film italiani diversissimi e meravigliosi, anche se a colpire è l'exploit di un paio di autori particolarmente apprezzati dalle nostre firme che portano in classifica non una ma due pellicole.
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Larraìn vs. Dolan 2-2
Sono giovani (chi più chi meno) e sono estrosi, intrepidi e inconfondibili Pablo Larrain e Xavier Dolan, un cileno e un québecquois per resistuirci piena fiducia nel cinema dell'immediato futuro. Con il bizzarro e inventivo biopic Neruda e con il più estremo, spietato Il club Larraìn ci sembra a tutti gli effetti il regista dell'anno - se il suo Jackie, in uscita a San Valentino, fosse arrivato in sala qualche mese prima, forse i tuoi titoli in classifica sarebbero tre - ma Dolan è autore di un impresa non da poco nel piazzare, accanto al doloroso e claustrofobico È solo la fine del mondo, coraggioso follow up per l'esplosivo Mommy, anche quel Laurence Anyways del 2012 arrivato in sala a sorpresa per la nostra gioia, che è forse il suo più bello. Vi assicuriamo che non ci convince del tutto il fatto di avere in questa top 20 un film di quattro anni fa, ma se l'avete visto comprenderete la nostra scelta: era impossibile non votarlo.
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Disperazione e fascino di picchiatelle e supereroi
Non solo per gli alfieri di un cinema d'autore pieno di fiducia ed energia, anche per il cinema italiano il 2016 è stato un anno positivo: ci sono stati l'irresistibile Perfetti sconosciuti, l'adrenalinico Veloce come il vento, lo scottante Fuocoammare, l'affascinante Indivisibili, il sorprendente Mine e tanti altri. Nella nostra selezione però sono finiti i due film che, nel mezzo di tanta eccellenza, ci hanno fatto battere più forte il cuore: l'avvincente Lo chiamavano Jeeg Robot che arrivò sulla scena festivaliera alla fine del 2015 come una miracolosa ventata di freschezza lasciandoci stupefatti, e il vibrante, buffo e struggente La pazza gioia che ci ha fatto commuovere al fianco di due magnifiche attrici.
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Autori diversi Larraín e Dolan, Mainetti e Virzì: entusiasmanti ognuno a modo suo, che nella nostra classifica sono affiancati da altri straordinari cineasti che hanno dato un contributo significativo a questo anno di cinema. Ad esempio Richard Linklater, che dopo aver rivoluzionato il modo di pianificare e produrre film con Boyhood e la Before Trilogy torna alle atmosfere del suo classico La vita è un sogno per raccontare con acume e autenticità un'altra generazione con Tutti vogliono qualcosa, o il brillante dublinese Lenny Abrahamson, che sbarca in America per firmare l'adattamento incredibilmente toccante di una storia cupissima con Room. Ci porta in Ungheria il pupillo di Béla Tarr László Nemes, che ha lasciato senza fiato Cannes con il suo film d'esordio, il febbrile e indimenticabile Il figlio di Saul.
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Torniamo negli States con la regia di Matt Ross per l'amabilmente sovversivo Captain Fantastic, con l'unico film di animazione del novero, Anomalisa di Charlie Kaufman, dolente e immaginifico ritratto dell'incomunicabilità e dell'impossibilità di un autentico contatto umano, e anche con l'unico documentario, lo splendido Nick Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling di Andrew Dominik.
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Tre inaffondabili
Non mancano tra i nostri campioni del 2016 tre stupefacenti veterani, quelli che da tanti anni non solo non si fermano mai ma non sbagliano nemmeno un film. O meglio, forse qualche opera minore ogni tanto ce la propongono, ma non quest'anno: Ken Loach con Io, Daniel Blake può aver lasciato freddi gli alfieri del cinema di rottura e rinnovamento, ma ha certamentente conquistato chi cerca sostanza ed emozioni. Clint Eastwood, che porta sulla sua schiena granitica qualche anno in più dell'ottantenne Loach, sforna con Sully un film dall'asciuttezza e dall'efficacia fenomenali.
E che dire di Jim Jarmusch, che realizza con Paterson un film apparentemente piccolo e di modeste ambizioni e scava con la sua poesia un solco profondissimo nel nostro scenario emotivo.
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Il poker di testa
Siamo arrivati dalle parti del podio, ma forse è il caso di parlare di un poker più che di un terzetto di testa, visto che The Hateful Eight è stato onnipresente nelle nostre classifiche individuali quanto i primi tre film classificati. Così ci troviamo di fronte a una vetta della top 20 da capogiro, con quattro titoli in cui l'eccellenza tecnica e la magnificenza visiva si sposano a una narrazione stimolante e conturbante. Sono sceneggiature orginali di puro genio quelle di The Hateful Eight e Steve Jobs, incisive ed esaltanti, mentre Animali notturni e Carol, runner-up e vincintore, sono adattamenti capaci di fare emergere le caratteristiche più autentiche e vibranti dei rispettivi romanzi d'origine, Tony and Susan e The Price of Salt.
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E con questa chiusa dedicata alla scrittura e alla sua centralità nei film che più abbiamo amato nel 2016, non ci resta che augurarvi ancora una volta un felice anno nuovo altrettanto ricco, multiforme ed eloquente.
La nostra top 20
1) Carol
3) Steve Jobs
5) Neruda
7) Paterson
9) Anomalisa
10) Laurence Anyways
13) Room
14) La pazza gioia
16) Il club
18) Io, Daniel Blake
19) Nick Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling
20) Sully
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