Sempre in calendario nella prima fase della awards season, immediatamente dopo i premi delle associazioni dei critici e in lievissimo anticipo sulle nomination delle guilds, le candidature ai Golden Globe rappresentano uno dei capitoli più importanti della lunga "stagione dei premi" americana; e di solito non mancano di suscitare qualche entusiasmo inaspettato, qualche pesante perplessità e uno o più motivi di sbigottimento, in genere di fronte a quei candidati a sorpresa su cui nessuno o quasi avrebbe puntato un centesimo fino a pochi istanti prima.
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E quest'anno un film pluricandidato contro ogni pronostico, dopo essere passato totalmente inosservato ai vari precursors, c'è eccome (ne parleremo a breve), così come non manca un discreto numero di attori di primo piano per i quali la nomination sembrava a portata di mano, ma che invece da oggi non solo si ritrovano tagliati fuori dalla corsa per i Golden Globe, ma vedono allontanarsi drasticamente la speranza di conquistare un'ancor più prestigiosa candidatura all'Oscar. Dunque, come da tradizione, andiamo ad analizzare nel dettaglio le scelte dei novantatré membri della Hollywood Foreign Press Association, con un elenco di cinque sorprese e cinque esclusioni eccellenti fra i nominati di quest'anno nella sezione cinematografica - scelte più prevedibili, al contrario, nel settore dedicato alla TV, dove comunque non è mancato qualche colpo di scena (dalla totale assenza di Mindhunter alla nomination per la Katherine Langford di Tredici).
Le sorprese
1. Tutte le nomination del mondo (o quasi)
Impossibile non partire da qui, dal vero spoiler della settantacinquesima edizione dei Golden Globe. Certo, non ha reali possibilità di vittoria e rischia di restare del tutto a secco agli Oscar, ma oggi il team dietro uno dei film più discussi e controversi dell'anno, Tutti i soldi del mondo, ha tre, grossi motivi per festeggiare: tre candidature pressoché insperate e decisamente pesanti, ovvero miglior regia per Ridley Scott, miglior attrice di dramma per Michelle Williams e, udite udite, miglior attore supporter per Christopher Plummer, ingaggiato appena un mese fa per rigirare in fretta e furia tutte le sequenze già interpretate da Kevin Spacey (letteralmente eliminato dal film). Insomma, in attesa del responso di critica e pubblico, il thriller sul sequestro di John Paul Getty III oggi può celebrare il suo primo successo.
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2. La corsa al Golden Globe del Baby Driver Ansel Elgort
È stato uno dei maggiori successi della scorsa estate, con duecentotrenta milioni di dollari d'incasso in tutto il mondo, si è guadagnato un esercito di fan e sembra avviato a diventare un cult movie del genere action: si tratta dell'irresistibile Baby Driver - Il genio della fuga di Edgar Wright, thriller messo in scena quasi come un musical. In un'annata con meno concorrenza Baby Driver avrebbe avuto ottime chance di essere candidato come miglior commedia; in compenso, a spuntare una nomination come miglior attore è stato il suo giovanissimo protagonista, il ventitreenne Ansel Elgort, nel ruolo del silenzioso personaggio del titolo.
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3. La quindicesima volta di Helen Mirren...
Mai sottovalutare una beniamina della Hollywood Foreign Press Association: soprattutto se stiamo parlando, come in questo caso, di una delle più talentuose veterane del cinema e dei palcoscenici britannici. E no, non si tratta di Judi Dench: anche Dame Judi, in effetti, è candidata al Golden Globe come miglior attrice di commedia, ma la sua nomination nei panni (tanto per cambiare) di una sovrana inglese nel mediocre Vittoria e Abdul era quanto mai preventivata. Assai meno scontata, invece, la presenza accanto a lei nella stessa cinquina di un'altra gran dama dal Regno di Sua Maestà: Helen Mirren, in lizza per la commedia on the road di Paolo Virzì Ella & John - The Leisure Seeker, presentata allo scorso Festival di Venezia. Per la Mirren, si tratta addirittura della quindicesima candidatura della propria carriera ai Golden Globe, fra cinema e TV (con tre premi all'attivo, di cui uno come miglior attrice nel 2006 per The Queen).
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4. ... e la settima di Aaron Sorkin
A conferma del fatto che la Hollywood Foreign Press Association tende a restare fedele ai propri beniamini, ecco arrivare l'ennesima candidatura come miglior sceneggiatore, la settima per la precisione, al grande Aaron Sorkin, in gara per lo script della sua opera prima da regista, il dramma biografico Molly's Game. Dal 1992 a oggi Sorkin ha incassato sette nomination ai Golden Globe in questa categoria, vicendo due premi per i capolavori The Social Network e Steve Jobs; e per Molly's Game, ambientato nel mondo del poker e in uscita a Natale negli Stati Uniti, Sorkin concorrerà ai Golden Globe insieme alla sua protagonista, Jessica Chastain, candidata come da previsioni come miglior attrice di dramma.
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5. Popstar all'arrembaggio: Mary J. Blige, Mariah Carey e Nick Jonas
Categoria spesso imprevedibile, quella per la miglior canzone originale ci ha riservato più di una sorpresa. Infatti accanto ai due brani favoriti per il premio, ovvero Remember Me da Coco e This Is Me da The Greatest Showman, e a scapito di titoli più quotati, la Hollywood Foreign Press Association ha dimostrato ancora una volta un debole per le star della musica pop, spesso e volentieri candidate o premiate in questa categoria. E oggi è stato il turno di Mary J. Blige, che oltre a una nomination come miglior attrice supporter per Mudbound si è portata a casa anche una seconda candidatura per la canzone Mighty River (sempre per Mudbound), ma soprattutto di due concorrenti inaspettati per due film d'animazione: Mariah Carey con il brano The Star, da Gli eroi del Natale, e Nick Jonas per Home, da Ferdinand.
Le omissioni
1. Pessima diagnosi per The Big Sick (e Holly Hunter)
Fra tutte le produzioni indipendenti con apertura in limited release, è tutt'ora quella con l'incasso più alto di tutto il 2017 (quasi quarantatré milioni di dollari nei soli Stati Uniti), ha ricevuto il plauso pressoché unanime della critica e ha riportato ben sei candidature ai Critics' Choice Award. Dunque, per quanto non fosse tra i superfavoriti nell'anno di titoli come Scappa - Get Out e Lady Bird, The Big Sick di Michael Showalter era comunque uno dei film che ci aspettavamo di veder comparire nel settore dei Golden Globe riservato alle commedie, e invece nulla di fatto: la Hollywood Foreign Press Association, da sempre incline a ricompensare i musical, ha preferito a questa deliziosa e intelligente rom-com il fastoso ma superficiale The Greatest Showman. Ancora più discutibili, se possibile, le esclusioni di Kumail Nanjiani come miglior attore di commedia e soprattutto della strepitosa Holly Hunter, ritenuta una delle concorrenti più meritevoli nella categoria come miglior attrice supporter (ma tagliata fuori per far posto alla Hong Chau del deludente Downsizing - Vivere alla grande).
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2. Forget it, Jake: fumata nera per Gyllenhaal
In una categoria dominata dal mimetico Gary Oldman, fino a qualche giorno fa Jake Gyllenhaal pareva destinato ad essere il principale rivale dell'attore inglese da qui agli Oscar: ma con la sua esclusione dalla cinquina come miglior attore ai Golden Globe, a questo punto per Gyllenhaal la strada per una seconda, sospirata nomination all'Oscar è tutta in salita. Eppure, questa volta le stelle sembravano tutte in favore del protagonista di Stronger: dal ruolo biografico e ad altissimo impatto emotivo alla rappresentazione sullo schermo di disabilità fisiche (elementi da sempre amati dai giurati dei premi), senza contare il carattere edificante del racconto. Che Jake abbia qualche speranza di rifarsi agli Oscar o per lui la awards season si è conclusa ancor prima di cominciare?
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3. Attrici di dramma, il dramma delle attrici: Annette Bening e Kate Winslet
E in un'annata in cui, come già rilevato, il numero di grandi performance femminili in qualità di protagoniste è davvero alto, la concorrenza feroce non poteva che mietere qualche vittima illustre. Nella cinquina per la miglior attrice di dramma, ad esempio, la candidatura a sorpresa per Michelle Williams ha fatto sfumare le speranze di due lodatissime interpreti, entrambe già pluripremiate ai Golden Globe, che puntavano a tornare in competizione anche quest'anno: Kate Winslet per La ruota delle meraviglie, penalizzata anche dalla fredda accoglienza per il film in America, e Annette Bening per la love story Film Stars Don't Die in Liverpool, in uscita negli USA a Natale.
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4. Francia fuori dai giochi con 120 battiti al minuto
L'anno scorso, il cinema francese ha messo a segno una favolosa doppietta ai Golden Globe con le due statuette per Elle di Paul Verhoeven, premiato come miglior film straniero e per l'attrice protagonista Isabelle Huppert; a un anno di distanza, al contrario, la Francia non è arrivata neppure ai nastri di partenza. Nonostante i premi dei critici di New York e di Los Angeles e lo status di frontrunner nella corsa all'Oscar, infatti, il bellissimo 120 battiti al minuto, dramma sulla lotta all'AIDS per la regia di Robin Campillo, non è rientrato nella cinquina per i migliori film in lingua straniera; ed è stato un peccato vedere al suo posto il sopravvalutato Per primo hanno ucciso mio padre, dramma Netflix diretto da una delle star più amate dalla Hollywood Foreign Press Association, Angelina Jolie. Speriamo che l'Academy dimostri maggior gusto...
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5. Chiamami col tuo nome fermo a quota tre, fuori Guadagnino, Ivory e Sufjan
La nostra analisi di queste candidature ai Golden Globe non poteva non toccare una delle pellicole più acclamate e, finora, più premiate dell'anno: Chiamami col tuo nome, trasposizione del romanzo di André Aciman, una storia d'amore omosessuale ambientata in Italia e che sta già conquistando gli spettatori negli Stati Uniti (da noi arriverà il 25 gennaio). Benché nei giorni scorsi abbia raccolto un ampio bottino di premi e di candidature, ai Golden Globe Chiamami col tuo nome ha dovuto accontentarsi di tre nomination, quelle pressoché scontate: miglior film, miglior attore per Timothée Chalamet e miglior attore supporter per Armie Hammer.
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Tuttavia, sarebbe stato lecito attendersi addirittura il doppio delle candidature rispetto a quelle effettivamente raccolte: l'italiano Luca Guadagnino è stato escluso per esempio dalla cinquina dei registi, l'attore supporter Michael Stuhlbarg, a cui è affidato uno struggente monologo, ha scontato la concorrenza 'interna' di Armie Hammer e il novantenne James Ivory non è stato inserito nella rosa per la miglior sceneggiatura. L'omissione meno comprensibile, però, è forse quella per il cantautore Sufjan Stevens, autore e interprete di una splendida ballata per la colonna sonora del film, Mystery of Love (nonché del brano dei titoli di coda, Visions of Gideon): ci auguriamo che, agli Oscar, tali errori non vengano ripetuti e al film di Guadagnino sia riservato un trattamento più generoso.