Chiamami con il tuo nome: Luca Guadagnino e Armie Hammer raccontano l'amore gay a Berlino

Un romanzo di formazione nell'Italia settentrionale di fine anni '70 è il nuovo lavoro del regista siciliano.

Chi subodorava uno scandalo sessuale resterà deluso. Nel portare al cinema l'adattamento del romanzo di André Aciman Chiamami col tuo nome, Luca Guadagnino ha realizzato una delle sue pellicole migliori tratteggiando una delicata storia d'amore omosessuale che si sviluppa nel corso di un'estate. Protagonisti di questa passione improvvisa sono l'adolescente Elio, interpretato da Timothée Chalamet, e Oliver (Armie Hammer), studente ospitato in Italia dalla famiglia di Elio per preparare la tesi di dottorato. La relazione tra Elio e Oliver viene raccontata da Guadagnino in una pellicola lenta e meditativa che si prende tutto il tempo necessario per raccontare le fasi della conoscenza prima e dell'innamoramento poi.

Berlino 2017: Armie Hammer al photocall di Call Me by Your Name
Berlino 2017: Armie Hammer al photocall di Call Me by Your Name

Chiamami col tuo nome debutterà oggi alla Berlinale in Panorama. Luca Guadagnino, accompagnato da Armie Hammer, Timothée Chalamet e dallo scrittore André Aciman, racconta la genesi dell'adattamento firmato insieme a Walter Fasano e al grande James Ivory: "Ho lavorato fianco a fianco con James Ivory cercando di trovare il modo di adattare il capolavoro di Andre Aciman. L'aiuto di James è stato prezioso a tutti i livelli". Gli fa eco il ventunenne Timothée Chalamet: "Incontrare James Ivory è stata un'emozione. Io sono stato contattato per fare il film tre anni prima di girare. Ho conosciuto Ivory e lui mi ha invitato a casa sua per guardare insieme Maurice, un film che mi ha aiutato a capire a fondo il mio personaggio".

Come filmare una relazione molto speciale

Berlino 2017: Amira Casar, Esther Garrel al photocall di Call Me by Your Name
Berlino 2017: Amira Casar, Esther Garrel al photocall di Call Me by Your Name

Dopo la visione estetizzante di Io sono l'amore e dopo le tinte forti di A Bigger Splash, stavolta Luca Guadagnino ha fatto un passo indietro "sacrificando" il suo stile personale alla causa dei personaggi. Come conferma lui stesso: "Volevamo fare un film il più possibile semplice, volevamo che la storia e i personaggi respirassero. La musica ha un ruolo centrale nella pellicola. Elio suona il pianoforte perciò Timothée Chalamet si è preparato a lungo con un maestro. Abbiamo usato pezzi piano di John Adams, Ravel, Debussy... Per quanto riguarda la parte pop, volevamo usare una musica che fosse un omaggio alla nostra adolescenza. Così alla radio o dalla televisione si sentono brani dance, pop, rock, punk, Fino a Franco Battiato. Ma la musica, nel film, ha anche una funzione specifica. Come tradurre in modo cinematografico il narratore letterario? Abbiamo deciso di usare un narratore omnisciente aggiungendo una sorta di commento musicale. Così mi è venuto in mente Sufjan Stevens, un grande artista. Gli abbiamo chiesto di comporre una canzone per il film, lui ce ne ha date due più alcune riletture per piano".

Berlino 2017: Timothée Chalamet al photocall di Call Me by Your Name
Berlino 2017: Timothée Chalamet al photocall di Call Me by Your Name

Nei ruoli di Elio e Oliver, Timothée Chalamet e Armie Hammer hanno dovuto condividere momenti di intimità, interpretando anche scene di sesso. Riguardo all'approccio scelto nel mostrare la sessualità nel suo film Luca Guadagnino dichiara: "Questo è un film per famiglie, mi piace pensare che sia un film volto alla trasmissione della conoscenza. Di conseguenza abbiamo mostrato sullo schermo solo ciò che volevamo mostrare. Il genere in cui ho incapsulato questo film non richiede certo di mostrare organi nudi, ciò che volevo mettere in scena era l'intimità tra due persone quindi ho lavorato sulla chimica tra i miei protagonisti". Armie Hammer aggiunge: "Per trovare la sintonia giusta sul set io e Timothée facevamo tutto insieme, ascoltavamo la musica, parlavamo, nuotavamo. Non è stato difficile entrare in sintonia con il mio personaggio. Nel film si parla di qualcosa che tutti siamo in grado di riconoscere, queste sensazioni sono comuni a tutti, sono emozioni primarie che le persone sentono, soprattutto il desiderio".

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Luca Guadagnino e l'Italia

Berlino 2017: Luca Guadagnino, Amira Casar, Esther Garrel, Armie Hammer, Timothée Chalamet con lo scrittore André Aciman al photocall di Call Me by Your Name
Berlino 2017: Luca Guadagnino, Amira Casar, Esther Garrel, Armie Hammer, Timothée Chalamet con lo scrittore André Aciman al photocall di Call Me by Your Name

Sono tanti i rimandi cinematografici che si riflettono in Chiamami col tuo nome e Luca Guadagnino non ha problemi ad ammettere di essersi ispirato ad alcuni dei suoi autori di riferimento per questa delicata storia d'amore omosessuale. "Una gita in campagna di Jean Renoir è uno dei miei film preferiti, sono un bertolucciano e anche un renoiriano. L'ultima inquadratura che conclude la pellicola è un altro omaggio al cinema italiano, ma se penso alle varie influenze citerei anche Un condannato a morte è fuggito e Lo spacciatore di Paul Schrader. Nell'ultima sequenza devo ringraziare Timothée Chalamet che mi ha aiutato a realizzare ciò che volevo". Riflettendo sul mestiere del regista e sull'esito di alcuni film, Guadagnino aggiunge: "Un regista non sa sempre cosa vuole ottenere, ma conosce le tattiche per colpire al cuore del pubblico. Questo è un lavoro intuitivo, è difficile fare piani al riguardo"_.

Berlino 2017: Luca Guadagnino al photocall di Call Me by Your Name
Berlino 2017: Luca Guadagnino al photocall di Call Me by Your Name

Pur ambientando il film nell'Italia settentrionale, tra le province di Crema e Lodi, Luca Guadagnino ha scelto di focalizzarsi su un nucleo familiare americano che vive e lavora in Italia. Dei pochi italiani presenti nel film non emerge un ritratto lusinghiero, visto che spesso vengono dipinti come persone grette, maleducate, che parlano a voce alta e polemizzano costantemente, ma il regista non ci sta e si difende ribattendo: "So che molti italiani pensano che io parlo male degli italiani nei miei film, ma io conosco un sacco di persone che sono davvero così. Per i personaggi che compaiono provo affetto. Volevo rappresentare persone di un certo tipo in un e'poca precisa, la fine degli anni '70. Si parla di Craxi, Licio Gelli, Beppe Grillo. In un certo senso l'Italia è finita, ma persone che mostro non sono toccate da questa decadenza. Mi piaceva questo senso di malinconia per la fine di un'era".

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