Dame Elizabeth Rosemond Taylor nasce a Hampstead, quartiere ricco a nord-est di Londra, il 27 febbraio 1932, da una famiglia americana. Poco prima della guerra i suoi genitori decidono di tornare negli Stati Uniti per evitare le ostilità. Sua madre parte prima con i bambini, arrivando a New York nell'aprile del 1949, mentre suo padre ritarda di qualche mese. Si stanziano a Los Angeles, California. Lì sono introdotti a Andrea Berens, fidanzata dell'allora presidente e maggior azionista della Universal Pictures di Hollywood, Cheever Cowden. Berens insiste perché Sarah, la madre, porti Elizabeth da Cowden, sicura che la sua bellezza dark e adamantina lo avrebbe colpito: era infatti nata con due coppie di ciglia, che ne miglioravano la fotogenia. Anche la Metro-Goldwyn-Mayer si interessa alla giovane attrice, che non riesce a chiudere un accordo con loro perché non era in grado di cantare - a detta del produttore John Considine. In ogni caso, nel settembre del '41 Elizabeth, a soli nove anni, firma un contratto di sei mesi con la Universal Pictures.
Il primo film in cui fa un'apparizione è There's one born every minute, una commedia distribuita nei soli Stati Uniti che resta il suo unico lavoro con l'Universal. Prima della scadenza del contratto Edward Muhl, produttore dello studio, si lamenta con l'agente della Taylor, Myron Selznick - fratello di David O. Selznick - e Cheever Cowden del fatto che la giovane non sappia né cantare, né ballare, né recitare. In più, a sua detta, sua madre era insopportabile. La Universal cancella il suo contratto nel febbraio del '42. Nonostante questo, poco dopo la MGM ci ripensa e la prende per tre mesi per il film Torna a casa, Lassie! (1943) in cui interpreta Priscilla, accanto alla giovane star Roddy McDowall, con il quale resterà amica tutta la vita. Dopo il successo del film, la MGM firma con la Taylor un contratto di sette anni. Il primo lavoro l'ha 'in prestito' alla 20th Century Fox per il personaggio di Helen Burns nell'adattamento cinematografico del romanzo di Charlotte Bronte Jane Eyre (1944). Torna anche brevemente in Inghilterra per un film con McDowall. Ma è all'età di 12 anni che un film, prodotto da MGM, la lancia definitivamente tra le stelle: Gran premio, del '45, diretto da Clarence Brown ed interpretato da Mickey Rooney, Donald Crisp ed Angela Lansbury - nuova arrivata dall'Inghilterra -, vince due Oscar - Anne Revere come Miglior attrice non protagonista e Robert J. Kern per Miglior montaggio - e raggiunge un grandissimo successo. La Taylor firma un nuovo contratto a lungo termine, con una paga esorbitante. Per sfruttare la sua fama appena raggiunta, Taylor entra nel cast di Courage of Lassie (1946), ambientato nella Germania nazista. Anche questo è un gran successo, quindi è nuovamente 'affittata', questa volta alla Warner Bros, per Vita col padre (1947) e altri film minori, che provarono il suo talento. Nel '49 registra la sua miglior interpretazione adolescenziale nel ritratto di Amy nel classico Piccole donne, dramma di Mervyn LeRoy vincitore di due Academy Awards. Con questo ruolo abbandona la fase giovanile della sua carriera, e inizia a interpretare dei personaggi adulti.
In Conspirator, girato in Inghilterra, interpreta, a soli 16 anni, la parte di una ventunenne che si sposa senza saperlo con una spia comunista. La sua performance è premiata dalla critica, anche se il pubblico non sembra apprezzarla altrettanto. Bisogna aspettare il '50 perché la sua nuova sensualità sia sfruttata appieno, nella commedia romantica Il padre della sposa, diretta da Vincente Minnelli e interpretata da Spencer Tracy. Il successo porta a girare un sequel, non altrettanto valido. Nel frattempo prende parte a Un posto al sole, di George Stevens, che, iniziato nel '49, esce due anni dopo, diventando subito un grande successo, tanto da vincere sei Academy Awards - Regia, Montaggio, Sceneggiatura, Fotografia, Musica e Costumi - ed essere immediatamente considerato un classico. Nonostante i film di successo, la Taylor non è soddisfatta dei ruoli che le vengono offerti dalla MGM, che la costringe a recitare in film certamente trascurabili. Unico da notare L'ultima volta che vidi Parigi, di Richard Brooks, che è ricevuto leggermente meglio degli altri.
Nel '56 le è assegnato un ruolo più importante ne Il gigante, dramma epico di George Stevens con Rock Hudson e James Dean, che è seguito da L'albero della vita (1957), di Edward Dmytryck con Montgomery Clift; La gatta sul tetto che scotta, di Richard Broooks con Paul Newman; e Improvvisamente l'estate scorsa (1959) di Joseph Mankiewicz con Katherine Hepburn e nuovamente Montgomery Clift, tutti ruoli per i quali ha ricevuto una nomination agli Oscar come Miglior attrice. Grazie a questi film nel '60 la Taylor diventa l'attrice più pagata di Hollywood quando firma un nuovo contratto per interpretare il film della 20th Century Fox Cleopatra, uscito nel '63, diretto da Mankiewickz con Richard Burton - col quale si sposerà nel '64, divorzierà (1974), si risposerà (1975) e ridivorzierà (1976) - nel ruolo di Marco Antonio, e l'amico Roddy McDowall come Augusto. Nello stesso anno arriva alla prima vittoria agli Academy per la sua interpretazione in Venere in visione (1960), melodramma in technicolor di Daniel Mann su di una modella e squillo che inizia una relazione pericolosa. Il secondo e ultimo Oscar lo vince invece con Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966), diretto dall'esordiente Mike Nichols, vincitore di ben altri quattro Academy Awards.
Nel '67, dopo parecchi film interpretati a fianco del marito, recita insieme a Marlon Brando - che sostituisce Montgomery Clift, morto poco prima - nel drammatico Riflessi di un occhio, film sull'omosessualità diretto da John Huston, e nel '68 con Mia Farrow in Secret Ceremony, film inglese di Joseph Losey. Lentamente, a fine decennio, la sua fama comincia a erodersi, come dimostra il fallimento di The only game in town, ultimo lavoro di George Stevens. Durante gli anni '70 la Taylor continua ad apparire in numerosi film, il più importante forse Il giardino della felicità, prima produzione congiunta di Stati Uniti e Russia, penultimo lavoro dell'ormai anziano George Cukor, con Jane Fonda ed Ava Gardner - comunque un insuccesso. Nel '80 recita accanto ad Angela Lansbury e Kim Novak nel thriller Assassinio allo specchio di Guy Hamilton, altro film dallo scarso successo, che rappresenta sostanzialmente la fine della sua carriera. In quel periodo entra anche in cura per il suo problema con l'alcool. Riappare nel '88 nel film di Franco Zeffirelli Il giovane Toscanini, anche questo di scarso successo, e sei anni dopo ne I Flinstones, commedia ispirata al celebre cartone animato diretta da Brian Levant ed interpretata da John Goodman e Rick Moranis. Dopo questo film si ritira definitivamente dallo schermo.
Nel 2004 l'attrice ha dichiarato di essere affetta da insufficienza cardiaca congenita, che gradualmente rende il suo cuore troppo debole per pompare il sangue alle estremità del corpo. Durante la sua vita ha avuto numerosi problemi di salute, che l'hanno costretta alla sedia a rotelle.
La diva si è spenta nel 2011, in un ospedale di Los Angeles nel quale era stata ricoverata da alcune settimane per gravi problemi cardiaci.
1992 Premio Humanitarian Award
1967 Premio Miglior attrice protagonista per Chi ha paura di Virginia Woolf?
1961 Premio Miglior attrice protagonista per Venere in visone
1960 Candidatura Miglior attrice protagonista per Improvvisamente l'estate scorsa
1959 Candidatura Miglior attrice protagonista per La gatta sul tetto che scotta
1958 Candidatura Miglior attrice protagonista per L'albero della vita
1985 Premio Premio Speciale Cecil B. DeMille
1974 Candidatura Miglior attrice protagonista (dramma) per Mercoledì delle ceneri
1967 Candidatura Miglior attrice protagonista (dramma) per Chi ha paura di Virginia Woolf?
1961 Candidatura Miglior attrice protagonista (dramma) per Venere in visone
1994 Recitazione
1988 Recitazione
1967 Recitazione
1966 Recitazione
Il successo è un grande deodorante: cancella via i tuoi odori passati
Non credo che il Presidente Bush stia facendo qualcosa per l'AIDS. D'altra parte credo che non sappia neppure pronunciarlo
Michael Taylor ha criticato la fedeltà storica del film di Joseph L. Mankiewicz con protagonista la diva.
Il nuovo documentario sulla star di Cleopatra sarà arricchito anche dalle parole del figlio Christopher Wilding.
La vita e la carriera di Elizabeth Taylor verranno raccontate in un nuovo podcast e Katy Perry sarà coinvolta come voce narrante e produttrice.
Gli occhi di Elizabeth Taylor resteranno per sempre impressi nella storia del cinema: ma perché la celeberrima diva hollywoodiana aveva gli occhi viola?
In Un posto al sole, tratto da Una tragedia americana di Theodore Dreiser, George Stevens raccontava la parabola di un giovane arrampicatore sociale fra passione e delitto.