E' comparso nelle alte sfere delle classifiche della critica sin dal suo debutto festivaliero a Cannes nel mese di maggio, ed è considerato la piena consacrazione di un regista che ormai da diversi anni è idolatrato dalle giovani generazioni di cinefili. Non stupirà nessuno, quindi, il fatto di vedere Drive di Nicolas Winding Refn al primo posto della top 20 per il 2011 della redazione di Movieplayer.it, né forse risulterà particolarmente sorprendente il fatto che il film che più di ogni altro gli ha dato filo da torcere sia stato Una separazione di Asghar Farhadi. Due opere magnifiche, e incredibilmente diverse, Drive e Una separazione: estremamente ricercato nella forma il primo, essenziale nella messa in scena anche se drammaturgicamente potente il secondo; incentrato sulle atmosfere, le alchimie e gli sguardi il primo, intessuto di dialoghi tesissimi il secondo; violento, poetico e romantico il primo, angosciante, nervoso e realistico il secondo. Ci sono tante ragioni per cui il 2011 non sarà ricordato come un anno particolarmente felice da molti, addetti ai lavori, distributori e spettatori; dal nostro punto di vista, bastano queste due magnifiche pellicole, punte di diamante di due filmografie agli antipodi, a fare ammenda di tante delusioni e preoccupazioni.
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Uscito all'inizio dell'anno, ed effettivamente pellicola del 2010, Il cigno nero di Darren Aronofsky non è stato dimenticato dal nostro team di critici: un film discusso, per molti imperfetto, ma di immenso impatto emotivo ed estetico, che non verrà ricordato soltanto per l'interpretazione da Oscar di Natalie Portman, ma come parte del coerente e straordinario percorso artistico di uno dei massimi registi degli anni Zero - e molto probabilmente di quelli a venire; noi lo abbiamo inserito al quinto posto della top 20, subito prima del primo film italiano della nostra classifica, This Must Be the Place di Paolo Sorrentino. Il regista napoletano, come sa bene chi ci segue da un po' di tempo, è un habitué delle nostre selezioni, un autore molto caro alle nostre firme e probabilmente il nostro favorito tra i registi nostrani; non perde troppo terreno rispetto a Sorrentino Nanni Moretti: il suo Habemus Papam è infatti appena fuori dai primi dieci, all'undicesimo posto.
E vorremmo sottolineare come in un'annata in cui il cinema di casa nostra è stato "salvato" dalle commedie, i due film italiani che più abbiamo amato non siano privi di momenti di leggerezza, accompagnati però da una notevole maturità artistica e da una grande ricchezza tematica.
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In dodicesima posizione, alle spalle del film di Moretti, ecco affacciarsi il secondo film inglese del lotto, nonché premio Oscar 2011, Il discorso del re di Tom Hooper; un film che forse è stato gradito più al pubblico (e all'Academy of Motion Picture Arts and Science, naturalmente) che alla critica, ma ha comunque trovato i suoi appassionati alfieri anche nella redazione di Movieplayer.it. Alle sue spalle due piccoli gioielli nordamericani che hanno avuto una diffusione molto inferiore ma che ci hanno colpito profondamente: Un gelido inverno della regista indie Debra Granik (unico film in classifica diretto da una donna, ma poteva andare peggio...) e La donna che canta del canadese Denis Villeneuve, racconti diversi negli scenari e nelle atmosfere di coraggiosissime e spaventose odissee femminili.
Il grande cinema d'autore s'impone poi nella parte finale della nostra Top 20, con le posizioni dalla 15 alla 20 che si dividono tra Aki Kaurismaki, Aleksandr Sokurov, Joel e Ethan Coen, Woody Allen, Wim Wenders e Clint Eastwood. Tutti esempi, ancora una volta, dell'infinità varietà di possibilità espressive, narrative e artistiche offerte dalla Settima Arte: dalla speranzosa e commovente semplicità di Miracolo a Le Havre, all'ambizione e l'abiezione del Leone d'oro del mestro russo; dal western dei fratelli minnesotani alla sognante e briosa commedia alleniana; dallo spettacolare uso del 3D per raccontare le coregrafie di Pina Bausch nel film di Wenders, fino ai malinconici fantasmi dickensiani di Hereafter.
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