Se, con l'approssimarsi della fine dell'anno, dovessimo stendere una classifica degli argomenti di cui si è più discusso durante il 2014, nonché di quei fenomeni che si sono rivelati in grado di catalizzare l'attenzione collettiva, ben oltre la cerchia (comunque tutt'altro che ristretta) degli appassionati di serie TV, uno dei temi più significativi, del quale senz'altro a tutti noi sarà capitato di parlare - o di sentir parlare - nel corso di una cena, di una fugace conversazione su un autobus o, con frequenza ancora maggiore, in uno scambio di commenti su Facebook, è senza ombra di dubbio True Detective.
Che un progetto del genere, tanto più se targato HBO (in assoluto la rete più blasonata ed innovativa nel campo della fiction televisiva) e con l'apporto di una coppia di protagonisti del calibro di Matthew McConaughey e Woody Harrelson, potesse rivelarsi un successo, era quasi scontato. Tutt'altro che scontata, invece, è stata la portata del suddetto successo, tale da indurre critici e semplici spettatori ad invocare a gran voce il capolavoro, nonché da trasformare True Detective in quello che potremmo definire (con un irritante linguaggio comprensibilmente inviso al Nanni Moretti di Palombella rossa) un autentico topic trend, capace di suscitare entusiasmi radical chic ma anche, appunto, di rivolgersi ad un pubblico molto più ampio e variegato.
E se alla prima stagione di True Detective può aver giovato pure l'improvvisa impennata di popolarità di McConaughey, che nelle stesse settimane in cui andava in onda la serie raccoglieva apprezzamenti e un meritato Oscar per la sua performance in Dallas Buyers Club, a suggellare il consenso pressoché unanime per il serial creato da Nic Pizzolatto è stata anche la vittoria di cinque Emmy Award (e sarebbero stati perfino di più, se non fosse stato per la concorrenza spietata di Breaking Bad). A maggior ragione, dopo un trionfo di tale portata, per Pizzolatto e il suo team si profila una sfida a dir poco ardua: ripartire da zero, resettando quanto costruito finora, e veicolare il prestigio acquisito verso una seconda stagione che possa dimostrarsi all'altezza delle aspettative gigantesche (forse addirittura smisurate) dei numerosissimi fan, così come degli spettatori 'casuali' e magari più inclini a critiche e scetticismi. Ma fervori a parte, cosa potremmo realmente aspettarci dalla stagione 2 di True Detective, che è attualmente in produzione e sarà composta da otto episodi, in onda con tutta probabilità nell'estate 2015? Proviamo a tracciare il punto della situazione passando in rassegna quelli che, almeno sulla carta, appaiono come i potenziali elementi di forza e di novità della prossima indagine televisiva condotta dai tenebrosi detective della HBO...
I protagonisti/1: Colin Farrell e Vince Vaughn
La prima, significativa novità, nell'equilibrio narrativo di True Detective 2, sarà il numero di protagonisti: non più due (pur tenendo conto della loro comprimaria femminile, Michelle Monaghan), ma quattro, come dichiarato dallo stesso Pizzolatto, tre dei quali nei ruoli di detective. Con la prima stagione, la HBO ha puntato su un interprete stimato e di grande talento, Woody Harrelson, e su un divo al culmine di una stupefacente maturazione artistica, Matthew McConaughey. In questa seconda stagione, i capofila del cast saranno invece quattro attori di grande notorietà, ma che non possono vantare il medesimo livello di 'consenso' dei loro predecessori: Colin Farrell, Vince Vaughn, Rachel McAdams e Taylor Kitsch.
Partiamo da Colin Farrell, che vestirà i panni di Ray Velcoro: un detective alle prese con la corruzione del dipartimento di polizia, legami con la criminalità organizzata, una dipendenza dalla cocaina, difficoltà a gestire la rabbia e uno scandalo sessuale. Un personaggio, insomma, che sembra quasi ricalcato sulla memorabile figura del Cattivo tenente di Abel Ferrara. E a prima vista sembrerebbe trattarsi, senza usare mezzi termini, di un ruolo da sogno per l'irlandese Colin, che fin da uno dei suoi primissimi film, il sottovalutato Tigerland, ha dimostrato un notevole talento drammatico, confermato in seguito in pellicole quali Miami Vice e Sogni e delitti. All'interno di una carriera non sempre impeccabile, con alcuni recenti, terribili scivoloni come Dead Man Down - Il sapore della vendetta e Storia d'inverno, per Colin True Detective si profila come un'occasione d'oro per tornare a ricordare al pubblico di possedere uno spessore non sempre riconosciuto.
Più difficile, per quanto ci riguarda, mostrare eccitazione per il casting di Vince Vaughn, attore noto soprattutto per commedie non proprio raffinatissime, il cui curriculum vanta diversi titoli campioni d'incassi (in ogni caso, non negli ultimi tre o quattro anni) ma ben pochi film degni di essere ricordati. A Vaughn sarà affidata la parte di Frank Semyon, un uomo d'affari colluso con il crimine e coinvolto nell'ambizioso progetto della costruzione di una nuova autostrada ad alta velocità: un personaggio ambiguo, a cui Vaughn potrebbe conferire il giusto equilibrio fra umanità, carisma e sgradevolezza. L'attore ha finalmente l'occasione di portare alla luce aspetti inediti e, magari, di sorprenderci, pur correndo il rischio di farsi mettere in ombra dai suoi comprimari.
I protagonisti/2: Rachel McAdams e Taylor Kitsch
Se l'anno scorso alla pur bravissima Michelle Monaghan era affidato il ruolo della moglie di Woody Harrelson, una figura spesso in secondo piano rispetto ai due detective, nella seconda stagione della serie avremo invece anche una co-protagonista femminile: l'attrice canadese Rachel McAdams nella parte di Ani Bezzirades, Sceriffo della Contea di Ventura, descritta come una donna risoluta ed integerrima ma con la tendenza ad alzare il gomito, e destinata con tutta probabilità ad incrociare la propria strada con quella dell'assai più sregolato detective Ray Velcoro. La McAdams, che ha conquistato uno dei ruoli più contesi dell'anno, è - come Vince Vaughn - un'altra scelta per molti versi atipica: nella filmografia dell'attrice che esordì nel 2002 con Paolo Virzì (My name is Tanino) troviamo infatti soprattutto commedie, da Mean Girls a 2 single a nozze (fra l'altro insieme a Vaughn), e pellicole ultra-romantiche, da Le pagine della nostra vita al recente e sottovalutato Questione di tempo, nonché la fortunatissima saga di Sherlock Holmes. Nota più che altro per i suoi personaggi di fanciulle tenere e graziose, la nostra Rachel ha ora la chance di sfoderare una grinta e una 'durezza' che quasi mai, in passato, i registi le hanno richiesto: fra tutti i componenti del cast, insomma, la McAdams è forse quella sottoposta alla sfida più difficile, ovvero sostenere sulle proprie spalle un'eroina lontanissima dalla sua comfort zone. Inutile sottolineare come True Detective 2 potrebbe regalarle dunque il ruolo della carriera.
Passiamo quindi al quarto protagonista della serie, nonché il terzo dei "tre true detective" della stagione 2: un altro attore canadese, l'ex modello Taylor Kitsch, nei panni di Paul Woodrugh, veterano dell'esercito e ora ufficiale della California Highway Patrol, corpo di polizia della California. A Kitsch spetterà il compito di distinguersi accanto ai colleghi detective Colin Farrell e Rachel McAdams attraverso un personaggio che, stando alle prime sinossi, sarà oppresso da un oscuro passato. Kitsch, in passato interprete della serie TV Friday Night Lights, si trova in un momento cruciale di una carriera ancora in crescita: reduce dal flop di John Carter e dalla vagonata di stroncature per Battleship e Le belve, Kitsch non è ancora riuscito ad imporsi come una vera star del grande schermo. In compenso, quest'anno il 33enne Taylor ha stupito gli spettatori grazie alla sua performance nel cast dell'acclamato TV movie The Normal Heart; per lui, insomma, non poteva capitare un'occasione migliore di True Detective 2. Ancora non conosciamo fino in fondo le potenzialità recitative di Taylor Kitsch, e Pizzolatto potrebbe essere l'autore in grado di metterle in evidenza grazie ad un ruolo che gli permetta di ribadire di essere non solo un attore prestante e di bell'aspetto, ma anche un valido interprete drammatico. Scommessa accettata, staremo a vedere...
Infine, un'appendice alla sezione sul cast. Dopo aver esaminato la situazione relativa ai quattro protagonisti, vale la pena menzionare anche uno dei componenti del supporting cast: l'attrice inglese Kelly Reilly, che affiancherà Vince Vaughn impersonando la moglie di Frank Semyon, Jordan, ex attrice fallita e ora braccio destro del ricco e corrotto business-man. La Reilly, che vanta una solida formazione teatrale e un'ampia quantità di ruoli da supporter al cinema (tra i suoi film anche Sherlock Holmes e Flight), è una bravissima interprete che però non ha ancora avuto modo di mostrare appieno il proprio talento. E True Detective, con questo personaggio che si prefigura come una sorta di moderna Lady Macbeth, potrebbe permetterle davvero di fare faville e di rubare la scena a tutto il resto del cast.
La trama: il diavolo in California
Per quanto riguarda il plot di True Detective 2, la HBO ha già rilasciato una prima sinossi (per chi volesse evitare qualunque tipo di informazione o di spoiler, vi consigliamo quindi di saltare questo paragrafo e passare direttamente al successivo). La seconda stagione ruoterà attorno alla morte di Ben Caspar, manager cittadino corrotto di un fittizio centro della California, brutalmente assassinato nel corso delle trattative per un innovativo accordo sulle reti per i trasporti, che avrebbe trasformato drasticamente la circolazione autostradale e il traffico nello Stato. Il cadavere di Caspar viene rinvenuto in un tratto solitario della Pacific Coast Highway, nei pressi di Big Sur, e sul suo petto sono incisi dei simboli satanici; si scoprirà che l'uomo aveva un debole per il sesso selvaggio e che forse era coinvolto anche nell'occulto. Tre ufficiali della legge, provenienti da diverse città, si ritrovano fianco a fianco per indagare sul caso; scopriranno ben presto che la loro investigazione ha implicazioni ben più vaste e più oscure di quanto non avrebbero osato immaginare.
Nic Pizzolatto ha specificato che le riprese non avverrano a Los Angeles, ma in località meno note della California, delle quali intende porre in evidenza le atmosfere più sinistre e la cosiddetta "psicosfera" (un termine usato fra l'altro proprio in uno dei dialoghi della precedente stagione, e tornato in voga da allora): una scelta interessante e che potrebbe evocare di sicuro altre efficaci suggestioni, dopo quelle torbide e cupe della Louisiana dipinta nel primo True Detective. Dalla sinossi, inoltre, già emergono quelli che dovrebbero essere alcuni temi chiave al cuore della trama: la corruzione, i demoni personali di eroi, vittime ed antagonisti, la "vita segreta" celata dietro le apparenze, il lato malvagio del potere, il sesso descritto nelle sue varie forme di eccessi o addirittura di perversioni e, non ultimi, l'occulto e il satanismo. Tantissima carne al fuoco, insomma, ma la fiducia in Pizzolatto e nelle sue eccellenti capacità di scrittura ci induce ad aspettare con avida curiosità l'inizio di questo nuovo intrigo poliziesco.
I registi: in arrivo William Friedkin
La prima stagione di True Detective si è distinta anche per il fatto che, a differenza di quasi tutte le serie televisive attualmente in onda, ciascuno dei suoi otto episodi è stato diretto dal medesimo regista: Cary Fukunaga, che per il suo magistrale e virtuosistico lavoro dietro la macchina da presa si è aggiudicato l'Emmy Award. Fukunaga, che per il cinema ha da poco finito di girare Beasts of No Nation, è stato appena annunciato come il cineasta che si cimenterà nell'ardua impresa di portare sul grande schermo il terrificante capolavoro di Stephen King, It, in un dittico composto da due distinte pellicole; pertanto, nei prossimi mesi il regista americano si tufferà in questo complesso progetto, e presterà 'servizio' a True Detective solo in qualità di produttore esecutivo. Nel frattempo, a bordo del serial HBO è salito Justin Lin, che dirigerà i primi due episodi della seconda stagione. E qui sorge qualche perplessità, che speriamo sia smentita dai fatti: Lin è noto soprattutto per aver diretto tre film del franchise di Fast & Furious, ovvero prodotti caratterizzati da una regia adrenalinica e marcatamente action, ben lontana rispetto a quella, assai più calibrata e di maggior finezza, a cui Fukunaga ci ha abituati. È da accogliere con ben più entusiasmo, al contrario, la notizia che un paio di episodi saranno diretti da uno dei maestri del cinema americano: William Friedkin, cineasta di culto di classici quali Il braccio violento della legge e L'esorcista (e di recente di Killer Joe, noir con lo stesso McConaughey). Da sempre specialista di thriller sofisticati e dalle atmosfere cariche di un senso di minaccia e di inquietudine, Friedkin, al contrario di Lin, è l'assoluta garanzia che potrebbe conferire un ulteriore valore aggiunto ad una serie che, già di per sé, ha tutte (o quasi) le carte in regola per replicare il suo trionfale esordio.... o quantomeno per sostenere degnamente il confronto.