Fermate tutto quello che state facendo e accendete Netflix: se il mullet ossigenato e la camicia di paillettes tigrata, coordinata alle strisce del maestoso felino a cui è abbracciato Joe Exotic, il nostro incredibile protagonista, non vi convincono, cercheremo di farlo con questa recensione di Tiger King, la docu-serie di Eric Goode e Rebecca Chaiklin che dovete assolutamente vedere.
Disponibile su Netflix dal 20 marzo, in questi giorni Tiger King è diventata un vero e proprio fenomeno: inizialmente non valorizzata particolarmente dalla piattaforma di streaming, come è già successo per prodotti quali Stranger Things e La casa di carta, si è però conquistata milioni di spettatori grazie al l'inarrestabile passaparola.
Anche Hollywood è rimasta stregata dal circo di Joe Exotic: Edward Norton ha già fatto sapere che vorrebbe assolutamente interpretarlo in un film, Jared Leto e tutta la famiglia Stallone hanno prestato omaggio al Tiger King con foto a tema postate sui loro social, ed è notizia delle ultime ore la volontà del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di concedere la grazia al re delle tigri, che attualmente sconta una pena di 22 anni di carcere.
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Avete letto bene. Se diciamo che Tiger King, il cui titolo completo è Tiger King: Murder, Mayhem and Madness (ovvero: omicidio, caos e follia), potrebbe essere uscito da una costola di un film di David Lynch, non esageriamo. Anzi, rimanendo in ambito televisivo, la vita di Joe Exotic (nome d'arte di Joseph Allen Schreibvogel) potrebbe essere la risposta redneck a Il trono di spade, con le tigri al posto dei draghi e il nostro Joe nel ruolo della platinatissima e folle Daenerys dell'ultima stagione.
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Chi è Joe Exotic?
Partiamo dal principio: chi è Joe Exotic? Joseph Allen Maldonado-Passage (nato Schreibvogel) ha avuto un'infanzia complicata. Nato a Garden City, in Kansas, a soli 5 anni è stato violentato da un ragazzo più grande. Trasferitosi in Texas con la famiglia, è diventato il capo del piccolo dipartimento di polizia della città di Eastvale. Quando il padre ha scoperto la sua omosessualità, gli ha stretto la mano dicendo: "Ci rivedremo al mio funerale". In seguito a questo rifiuto ha tentato di uccidersi buttandosi con la macchina della polizia giù da un ponte: l'incidente gli ha procurato diverse fratture, compresa quella del bacino, da cui si è ripreso in cinque anni. La morte del fratello è stata la molla finale: Joe ha comprato una fattoria in Oklahoma, dandole il nome di Garold Wayne Exotic Animal Memorial Park, in ricordo del fratello, e nel 2000 ha comprato le sue prime tigri. È qui che comincia la storia di Joe Exotic, il re delle tigri.
Trasformata in uno zoo, la fattoria è stata ribattezzata Greater Wynnewood Exotic Animal Park: con più di 200 tigri, leoni, orsi, lupi e alligatori, Joe dice di essere stato, per oltre 20 anni, il maggior allevatore di tigri e grandi felini negli Stati Uniti, vendendo esemplari in tutto il paese. Non solo: è responsabile di molte delle foto con cuccioli di tigre che circolano su internet (una delle sue fonti principali di guadagno) ed è stato lungimirante nel dare vita a uno dei primi podcast video. Con l'aiuto dell'ex reporter Rick Kirkham, Joe ha trasformato le proprie giornate in un reality show, creando, accanto alla gabbia degli alligatori, un vero e proprio studio televisivo, con tanto di green screen.
Cosa sarebbe uno show senza un antagonista? Non pago di essere diventato il sovrano del suo piccolo regno, un personaggio seguito su internet e il marito di due giovani di bella presenza (John Finlay e Travis Madonado, che ha sposato in una cerimonia a tre), Joe si è creato un nemico. Una nemica, per la precisione: Carole Baskin. Proprietaria di Big Cat Rescue, santuario per animali esotici situato a Tampa, in Florida, Baskin è diventata la principale avversaria del Tiger King perché, in quanto attivista per i diritti degli animali, ne critica lo sfruttamento e la vendita, che è illegale in diversi stati, ma non in Oklahoma. Carole si sta infatti battendo per rendere valido il Lacey Act, che impedisce il possesso e il commercio di animali, piante e pesci selvatici, in tutti gli stati americani.
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Tiger King e il culto della personalità
A rendere tutto più piccante, si aggiunge un terzo polo: Bhagavan 'Doc' Antle, fondatore e direttore di The Institute for Greatly Endangered and Rare Species (T.I.G.E.R.S.), costruito a Myrtle Beach, South Carolina, che fa pagare biglietti salatissimi per il Myrtle Beach Safari, un tour nella struttura, che ospita animali prestati anche a Hollywood, in cui ogni gabbia o vasca assomiglia all'attrazione di un parco divertimenti. Doc si posiziona a metà tra i suoi colleghi: da una parte odia anche lui Carol Baskin, perché mette in pericolo la sua attività, dall'altra considera Joe Exotic un dilettante, uno che affama le sue tigri ed è più un fenomeno da baraccone che non il direttore di uno zoo.
Queste tre figure, apparentemente molto distanti, hanno qualcosa in comune, oltre ovviamente alle tigri: hanno votato la propria vita al culto di se stessi. Non è un caso infatti che tutti e tre siano molto attivi sui social, siano protagonisti di video studiati e scritti, mettano se stessi e la propria immagine prima di ogni cosa. Uno degli aspetti più sconcertanti della docu-serie, oltre ai colpi di scena degni di una soap sudamericana, è quanto poco in realtà ognuno di loro tenga agli animali: abbracciare una tigre li fa sentire tutti potenti, ma alla fine sfruttano questi felini. Il contrasto tra la bellezza maestosa degli animali, così forti, puri, e le maschere grottesche che li tengono al guinzaglio fa male al cuore.
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Ognuno di loro si è costruito un personaggio: Carol Baskin è la santa, la guerriera che si batte per ciò che è giusto (anche se alcune ombre sulla gestione del suo santuario sono innegabili, come le gabbie troppo piccole e la scomparsa misteriosa di suo marito, Don Lewis, milionario che ha finanziato la struttura di cui si sono perse le tracce). Bhagavan 'Doc' Antle è il guru, da sempre nel campo dell'allevamento di animali esotici, ma che, con il suo harem di donne (per cui decide se hanno bisogno o no di chirurgia plastica e che tratta come le tigri del parco) totalmente devote a lui e che lavorano per lui 24 ore su 24, sembra quasi una specie di Charles Manson, con la sua setta che lo adora incondizionatamente. E infine Joe Exotic, l'aspirante star, con un look studiato, che aspira ad avere un suo reality show, che costringe i suoi impiegati a fargli anche da operatori per videoclip musicali dal kitsch sconfinato. Tutti e tre hanno trovato nelle tigri il pretesto per avere uno scopo nella vita e soprattutto una scusa per far sentire al mondo la propria voce. Anche quando non richiesto.
Joe Exotic: il lato da incubo del sogno americano
Leggendo la biografia di Joe non si può non pensare a come sia un prodotto di una società che vive di contrasti ed eccessi a noi incomprensibili: cosa c'è nella mente di una persona che, come se niente fosse, tra la sezione del latte e quella della carne al supermercato, si ferma a comprare mitra ed esplosivi? Che, invece del nostro classico "signo', che faccio, lascio?" riferito a un etto di prosciutto in più, si sente invece dire "che dici, oggi la vuoi un po' di dinamite?".
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L'ossessione di trovare la felicità ed essere vincenti è il fondamento del sogno americano, ma Joe Exotic ne è la versione da incubo: talmente scollegato dalla realtà da arrivare a candidarsi come presidente degli Stati Uniti nel 2016, come concorrente indipendente. Ha ricevuto 962 voti. Non contento, per continuare ad avere attenzioni, ci ha provato, nel 2018, con la carica di Governatore per lo stato dell'Oklahoma. Stavolta ha ricevuto 664 voti. La vita come spettacolo: c'è qualcosa di tragico e di profondamente inquietante negli occhi di Joe.
Joe Exotic rappresenta tutto ciò di più oscuro c'è nell'animo umano, soprattutto occidentale, ma all'ennesima potenza: vanesio, violento, ossessionato dal potere, disposto a tutto pur di avere gli occhi su di sé. Sarà per questo che piace tanto al pubblico: guardare lui ci assolve dai nostri peccati. Eppure non si tratta di un film, di una serie, è tutto vero. Alla fine della settima puntata (a cui potrebbe aggiungersi presto un ottavo episodio, se non un'intera seconda stagione) ci è venuto in mente un verso del brano La canzone del maggio, scritta da De Andrè: "Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti".
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Conclusioni
Come detto nella recensione di Tiger King, la docu-serie di Netflix ideata e diretta da Eric Goode e Rebecca Chaiklin è imperdibile. La storia, talmente assurda da non sembrare vera, dell'allevatore di tigri Joe Exotic vi terrà incollati alla tv, con un misto di fascino e orrore. Maschera grottesca e tragicomica, Joe oggi si trova in prigione, ma è riuscito, proprio come i suoi animali in gabbia, a diventare una star anche da dietro le sbarre. Siamo sicuri che Hollywood porterà la sua storia anche sul grande schermo. In quel caso ci sentiamo già da ora di proporre Woody Harrelson per il ruolo da protagonista e Will Ferrell per quello di Bhagavan 'Doc' Antle.
Perché ci piace
- Joe Exotic è un personaggio strabordante, nel bene e nel male.
- La bellezza delle tigri, in contrasto con lo squallore in cui sono immerse, vi commuoverà.
- Sembra impensabile, ma Tiger Kign è un true crime che vi terrà incollati allo schermo.
Cosa non va
- Chi non ama i documentari potrebbe non apprezzare.
- Chi ama gli animali non potrà non soffrire.