Superman è tornato ed è uno degli eventi dell'estate cinematografica. E non potrebbe essere altrimenti, perché c'era bisogno di un ritorno in pompa magna dell'Universo DC, ancor più in un momento in cui i cinecomic in generale non godono dello stato di salute di qualche anno fa: il ritorno di una solida alternativa a Marvel può essere la medicina che serviva agli amanti del genere e quella miccia in più per riaccendere la passione del pubblico meno appassionato e conoscitore dei fumetti a cui questi mondi si ispirano.

E la DC non poteva che ripartire da uno dei suoi eroi simbolo, da quel Superman così amato ai tempi di Christopher Reeve, ma che aveva diviso nella sua versione targata Snyder con il volto di Henry Cavill. Ora tocca a David Corenswet il delicato ruolo di convincere il pubblico, ancor più per il peso intimo ed emotivo che James Gunn gli ha caricato sulle spalle: il suo è un Big Blue più umano e meno invincibile, più fragile e meno divino. Con il quale non abbiamo fatica a entrare in sintonia.
La recensione di Damiano Panattoni
Non si può uccidere Superman, né il più profondo senso di giustizia che incarna. Nemmeno a pensarci, nemmeno se un villain da fumetto diventa il Presidente eletto o un piagnucoloso miliardario gioca a fare il profeta (cercando di nascondere la sua inettitudine). Non si può, perché Superman - creato da Jerry Siegel e Joe Shuster nel 1933 - incarna l'altra faccia degli Stati Uniti, quella che riflette - accecando? - la libertà e la moralità (anche se la morale è un concetto discutibile e pericoloso). Proprio gli Stati Uniti d'America, fondati e costruiti grazie agli immigrati. Per questo, James Gunn, che ha ereditato il controverso universo DC dopo una sequela di fragorosi flop, ha immediatamente chiarito il concetto, poi reso straordinaria pratica in un film pienamente riuscito: epico, commovente, lieve, romantico, a tratti drammatico, ma pure esplosivo e divertente. [...] Leggi la recensione completa di Superman
Le altre opinioni della redazione
Un entusiasmo, quello di Damiano Panattoni, per lo più condiviso dal resto della redazione. Scorrendo i voti, infatti, vedrete che molti si assestano sul 3.5, con qualche 4 ma anche una voce fuori dal core. Del Superman di James Gunn ha colpito l'autorialità e il messaggio, la fragilità e umanità. Caratteristiche che spesso non vengono associate all'Uomo d'acciaio ma che l'autore de I Guardiani della Galassia e Suicide Squad ha saputo veicolare. Vediamo le opinioni nel dettaglio.
Superman e il superpotere della scelta

Superman è tornato. E per fortuna sono tornati anche i colori. E la speranza. E, soprattutto, la scelta consapevole di stare sempre dalla parte degli esseri umani. Anche se è nato Kal-El sul pianeta Krypton, il Superman di James Gunn ha fortissimamente scelto di essere Clark Kent. Proprio come nei fumetti originali anni '30, creati da Jerry Siegel e Joe Shuster. Oggi come allora, il mondo era sull'orlo di una guerra mondiale e c'era quindi bisogno di ricordare a una super potenza come gli Stati Uniti quale fosse il suo peso negli equilibri internazionali. Superman è sempre stato il simbolo di come l'America vorrebbe (e potrebbe) essere. Per se stessa e per gli altri. La scelta di Gunn quindi di farlo tornare alle origini, ovvero un eroe pronto a proteggere chiunque, e non un dio malinconico e distante come nella versione di Zack Snyder, è una decisione non soltanto comprensibile, ma ammirevole, visto il momento storico in cui ci troviamo. David Corenswet, grande attore, che qui sembra l'uomo più puro del mondo, mentre invece in film come Pearl e Twisters era spregevole, raccoglie l'eredità di Christopher Reeve. Perfetti anche Rachel Brosnahan nei panni di una Lois Lane finalmente pensante e Nicholas Hoult, che dà forma a un Lex Luthor preoccupantemente vicino ai tanti "tech bro" che vogliono manipolare il mondo a proprio piacimento. E poi c'è Krypto, il cane, simbolo della natura, indomabile e inarrestabile. Sì, ha fatto delle scelte precise Gunn, così come il suo Superman/Clark Kent. E sono tutte indirizzate verso quanto di meglio c'è negli esseri umani. E questo vale più delle tante trame e personaggi non tutti approfonditi a dovere (ma si gettano le basi per altri film). Con questo film si torna dunque a guardare in alto. E non soltanto per guardare il grande schermo.
Valentina Ariete
Voto: ☆☆☆ ½
Il punkrocker d'acciaio

Corsi, ricorsi e analogie. Come il Gigante di Ferro voleva essere Superman ora il Superman di James Gunn "sceglie e cerca chi essere" come il Gigante di Ferro. Quando Superman vide la luce a ridosso degli anni '40 doveva rispondere a un ideale più grande di lui, di perfezione, di resistenza e resilienza, di giustizia e verità, per dare speranza nel futuro in un presente tetro Oggi il mondo è altrettanto disastrato ma gli ideali vengono meno e l'Uomo è decisamente più disilluso nei confronti del futuro, anche se le nuove generazioni tentano di salvaguardarlo. In un simile contesto non c'è davvero bisogno del Superuomo ma di un Uomo Super, di un personaggio che fa della sue fragilità la propria forza, che crede nelle persone e in cui le persone credono; e non perché sia bello, potente o veloce, ma perché c'è quando serve, lotta per ciò che è giusto, non rinuncia a quegli ideali che invece troppi e troppo spesso hanno abbandonato. Superman è alieno ed è pure umano, è immigrato ma anche cittadino, ed è percepito per questo come minaccia o come aiuto. È un eroe straniero nell'Era Trump. È un giornalista che lotta contro un CEO. È un contadino che salva la metropoli. Superman è uno di noi ed è il migliore tra noi.
Ed è ciò che cerca e sceglie di essere, così come James Gunn ha scelto questa letterua (anch'essa imperfetta, altrimenti troppo facile) l'ha accarezzata, l'ha trasposta e l'ha curata, pensando al presente ma declinandolo in un pensiero universale, sfruttando il genere e il corpo della Perfezione supereroistica per antonomasia non per decostruirla ma, anzi, per fortificarla, per donarle più generosità, più personalità, più sfumature, senza spogliare Superman della sua essenza che è invece valorizzata al cuore di ciò che rappresenta, esattamente come Luthor in contraltare. Questo Superman è ribellione alle imposizioni del passato e al becero fanatismo. È sovversione culturale, libertà e divertimento. Ma è anche impegnato, politico, schierato. È toccante e appassionato. È un uccello o un aereo? No. Il Superman di Gunn è un fantastico punckrocker ed è fiero di esserlo. Luca Ceccotti Voto: ☆☆☆☆
Il più grande potere di Superman

Icona e mito moderno, Superman è uno specchio dei nostri desideri e delle nostre aspettative. In una sorta di transfert dell'immaginario collettivo, il kryptoniano diventato terrestre è un eroe che dovrebbe rappresentare ciò che di meglio vorremmo e potremmo essere. Per questo non è facile scrivere belle storie su questo personaggio. Non perché sia fortissimo, invincibile e perfetto, ma perché è un ideale. E per di più noi viviamo in un mondo in cui gli ideali sono ferocemente contrapposti. O si è dall'una, o dall'altra parte. E Gunn fa una scelta precisa, netta e quasi iconoclasta, sapendo e accettando che questo avrebbe provocato una spaccatura negli spettatori. Cercando lo scontro, si potrebbe dire.
Il suo Superman è un'incarnazione nuova: non è un guerriero tormentato, non è eroicamente sicuro di sé, non è neanche un paladino immacolato a cui rivolgersi perché faccia da giudice imparziale. Piuttosto, è un ragazzotto dalle radici campagnole che prova a fare quello che può (e, ok: nel suo caso quello che può è tanto!), che si emoziona, fa scelte e casini, e cerca, ogni giorno, di far diventare il mondo un posto migliore. E lo contrappone a un intero sistema che disumanizza, sfrutta, manipola e distorce i fatti pur di portare avanti la propria narrativa, per i propri interessi.
Sontuosamente ricco di spunti, idee e personaggi, con evidente rispetto e conoscenza dello stratificato materiale originale, il Superman di Gunn non è quindi tanto un film politico quanto piuttosto etico, nel senso più basilare del termine. In una delle storie più belle della DC, Kingdom Come (recuperatela!), uno dei personaggi dice a Superman che il suo potere più grande è sempre stato saper distinguere tra giusto e sbagliato. Questo Superman è sulla strada per acquisire questo potere (ci arriveremo, credo), ma nel frattempo Gunn gliene fornisce un altro, altrettanto straordinario: il superpotere di scegliere di essere, nonostante tutto, umano.
Nel senso più super del termine.
Massimiliano Ciotola
Voto: ☆☆☆☆ ½
Confuso e felice

Uscito dal cinema, ci ho messo qualche ora a capire se Superman mi fosse piaciuto oppure no. È un film roboante e colorato come un fumetto ma nella sostanza è anche un gran casino di personaggi e situazioni che si avvicendano sullo schermo in modo non proprio naturalissimo, facendo leva sulla bravura degli attori e sulle musiche di John Williams (colpo basso). E come inizio di una nuova saga cinematografica siamo messi maluccio: è come cominciare una nuova collana a fumetti, comprando un albo a caso, a storia iniziata, dopo l'ennesimo reset dell'universo. I personaggi sono quelli... ma non sono quelli. Ma in tutto questo c'è una pietra angolare, una colonna portante salda come una roccia: Superman. È l'eroe più umano degli umani, forte e fragile, buono e arrabbiato, che rappresenta il modello cui tutti dovremmo ispirarci in questo mondo che diventa sempre più cupo, buio e distopico. Il film di James Gunn sarà imperfetto sotto molti aspetti, ma rappresenta il super eroismo meglio di tanti altri. E chi ama i fumetti, la fantasia e il colore non può restare deluso. Christian Colli Voto: ☆☆☆ ½
In un mondo di scimmie impazzite

Cosa definisce chi sei? Il tuo padre biologico o chi ti ha cresciuto? La tua terra d'origine o il luogo in cui sei cresciuto? O, semplicemente, quel che fai giorno dopo giorno, le tue azioni, il tuo impatto sul mondo? Così James Gunn riflette sulla parte umana di Superman, più interessato al "man" che al "super". Se Snyder aveva dato corpo alla sua potenza, James Gunn dà spazio alle fragilità, fisiche e intime. Della difficoltà di essere un superuomo in un mondo di scimmie impazzite. Non parla solo dell'eroe di Krypton, infatti. Parla di noi, del rancore anche nei suoi confronti che anticipa e deride, di un mondo che di un Superman così avrebbe proprio bisogno. Ma non su schermo, nella nostra triste e condannata realtà.
Odiatelo, sfottetelo pure, intanto il suo Superman è così ricco di cinema, di idee di messa in scena, di cuore, da ribadire, sottolineare, urlare la sua forza per le due ore di durata. E sicuramente il regista sarà anche un pizzico orgoglioso degli attacchi che sta ricevendo, perché vanno a confermare il suo messaggio. Sono un bellissimo e doloroso "ve l'avevo detto." Antonio Cuomo
Voto: ☆☆☆☆
Quanto è duro essere Superman nel 2025

La musica di John Williams, ma più soffusa. Un cane, il marchio di fabbrica di James Gunn. Uno spettacolare inizio tra i ghiacci. E Superman, che, per la prima volta, vediamo sanguinare. Il nuovo Superman di James Gunn, come le spose, ha qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualcosa di blu. Il blu è quello della sua tuta, ma non è il blu scuro dell'ultimo Superman di Zack Snyder. Quelli del nuovo uomo d'acciaio sono colori vividi e pop, come lo erano i film di Richard Donner. Il nuovo Superman è anni Ottanta, anni Trenta, ma anche, decisamente, 2025. Lex Luthor oggi è un signore della guerra che fornisce armi per milioni di dollari a uno stato guidato da un premier guerrafondaio che vuole attaccare una popolazione indifesa. Vi ricorda qualcosa? È anche un tycoon della tecnologia in grado di controllare l'informazione, influenzare le masse e la politica. Vi ricorda qualcosa? Vivere nel 2025 è dura anche se sei Superman. Perché è difficile distinguere il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato, l'informazione dalla disinformazione. Superman è un alieno che vorrebbe salvarci, ma si deve scontrare, oggi più che mai, con la nostra enorme capacità di farci del male da soli. Maurizio Ermisino Voto: ☆☆☆ ½
Una questione di buonsenso

A ben guardare, James Gunn si è già occupato di Superman, dalla questione dell'immigrato intergalattico a quello della genitorialità, così centrale da essere la chiave di volta della sua versione di Big Blue. Certo, da quella filmografia il cineasta toglie qualsiasi tipo di 'sporcatura', facendo un film che deve tener conto di grandi responsabilità editoriali e industriali e in questo senso perde un po' della brillantezza delle sue solite sceneggiature. I punti di interesse sono stavolta di grande respiro perché comprendono fake news e propaganda, crisi geopolitiche del nostro tempo e tecnocrazie oscure, oltre al rilancio di un universo da milioni di dollari.
Un grande impianto che, al netto di qualsiasi sbavatura, restituisce una funzione politica e sociale al blockbuster, che deve provare a dire cose "giuste" e in modo netto data la possibilità di arrivare ad un pubblico globale. Alla fine non si tratta tanto di innovazione del personaggio, rilettura del superomismo, sagacia autoriale, woke o antitrumpismo, ma di di buonsenso. Oggi qualcosa di rivoluzionario, ma che in realtà produceva gli stessi messaggi anche 50 anni fa. Superman non è cambiato così tanto, noi sì. Jacopo Fioretti Voto: ☆☆☆ ½
Il cuore batte i muscoli

Come ancora si poteva raccontare il supereroe per eccellenza, il superuomo, l'alieno infallibile che è sempre stato Superman nella narrativa fumettistica e cinematografica? James Gunn con mossa vincente, lo fa facendolo scendere dal piedistallo, umanizzandolo, contraddicendone ed a volte ridicolizzandone persino lo slancio costante verso gli altri, il suo salvare anche uno scoiattolo nel mezzo di una catastrofe. Come? con un'intervista in cui la "sua" Lois ne mette in discussione le scelte di cui bisogna riconoscere il valore politico. E poi, alla scoperta che mamma e papà kryptoniani non erano poi quei modelli di umanità e beneficenza che lui credeva, far fare al giovane Clark, un percorso di introspezione, guardarsi dentro e mettersi al servizio degli altri per scelta, per indole e non per rispetto di una missione che di fatto gli chiedeva, invece, di andare e conquistare e non di proteggere. Citando il film, se il cervello batte i muscoli, in Superman c'è soprattutto tanto cuore, lo stesso di chi lo ha cresciuto, quella semplice, generosa e accogliente coppia del Kansas. Chiara Nicoletti Voto: ☆☆☆☆
Il mondo riparta da Superman

Quando non si ha molto spazio per spiegarsi, la cosa migliore è andare subito al sodo: Superman di James Gunn è uno dei cinecomic più sagaci e sorprendenti mai usciti al cinema. Accusato di essere troppo politico, troppo woke (anche se effettivamente ha ben poche delle caratteristiche attribuite a questo tipo di cultura), troppo schierato... riesce ad anticipare e rispondere a modo suo ad ogni critica imbastendo una storia che parla con efficacia di immigrazione e colonialismo, presentando allo stesso tempo un Clark Kent fragile ed imperfetto ma vero e riconoscibile, oltre che uno spaccato alquanto preciso dei tempi che stiamo vivendo. Con buone trovate di scrittura e regia riesce poi ad alternare dramma e leggerezza con invidiabile equilibrio. Se questa è la ripartenza del DC Universe, c'è ben da sperare per il futuro, anche se questa speranza si infrange troppo spesso su quel modo, tipicamente social, di commentare in modo acritico ed aggressivo qualcosa che non si condivide, mostrando quell'umanità persa e spaventata che preferisce seguire la scia del potere piuttosto che porsi domande più profonde. Erika Sciamanna
Voto: ☆☆☆☆
Superrivincita

Si erano create grandi aspettative per il Superman di James Gunn: chi più, chi meno, ogni fan del personaggio cercava e pretendeva un incredibile nuovo inizio dal papà cinematografico dei Guardiani della Galassia e della Suicide Squad (quella fatta meglio). Anche i sostenitori della vecchia guardia, coloro che erano più diffidenti che altro, che lamentavano la fine del precedente universo, non potevano fare a meno di essere curiosi per ciò che sarebbe stato. E ora il suo Superman è arrivato al cinema. Un Superman diverso da ciò a cui ci avevano abituati negli ultimi anni; un Superman carico di colori, speranza, umanità. Un Superman che richiama i fumetti, ma anche precedenti ispirazioni - da Reeves a Smallville - ma anche un Superman a sé; un Superman che non ha paura di essere tanto Man quanto Super, e forse anche di più. Impregnandolo di attualità e vulnerabilità, donandogli un cuore pulsante che freme per battere a dispetto di ogni intolleranza, discriminazione e crudeltà, James Gunn ci ha regalato un eroe di cui sentivamo davvero la mancanza, anche se potevamo non essercene accorti. Un eroe a noi più vicino, ma comunque abbastanza "in alto" da voler fare di tutto per riuscire ad arrivare a lui, magari prendendolo come esempio. Un eroe che cade, viene sconfitto, ma si rialza senza esitazione... e si prende la sua Superrivincita. Un eroe che, come speravamo, segnerà davvero il principio di una nuova era cinematografica. Laura Silvestri Voto: ☆☆☆☆
Un Superman che per ora vola basso

James Gunn vuole mostrare un eroe più umano, fragile e moderno, ma fatica a spiccare il volo. L'idea di un Superman vulnerabile e simbolo di speranza è chiara, così come il desiderio di miscelare ironia e dramma, ma il film spesso si perde in dialoghi verbosi, combattimenti confusi e comprimari che sbucano da ogni dove senza essere ben sviluppati. Il cast è valido, con un David Corenswet che offre un Uomo d'acciaio più accessibile e un Nicholas Hoult che plasma un Lex Luthor simile a uno dei tanti Elon Musk di oggi, ma i comprimari abbondano senza un vero sviluppo, e Krypto, pur divertente, rimane una mascotte. La messa in scena è pop e colorata, ma manca quella forza epica e coesione che il mito di Kal-El merita. Un inizio promettente, ma ancora lontano dall'essere all'altezza. Marita Toniolo Voto: ☆☆ ½
Più Man e meno Super

Lo si capisce dalla prima all'ultima scena che il Superman di James Gunn non è interessato alla Santa Trinità eroica di Zack Snyder che ha celebrato lui, Batman e Wonder Woman come divinità. Gli eroi di Gunn, come i precedenti Guardiani della Galassia e Suicide Squad, sono fallaci, imperfetti. In una parola? Umani. Qui Clark Kent infatti deve decidere "da che parte stare" proprio in una pellicola che parla di faziosità e polarizzazione, tanto politica quanto d'informazione.
C'è il Superman meno super e più umano mai visto. C'è il cervello che vince sui muscoli. C'è il cuore che vince sulla ragione, se si sceglie di passare sopra ai difetti del film. Dall'aspetto comico un po' forzato, ad alcune scelte musicali un po' ruffiane, all'approfondimento inversamente proporzionale al numero di personaggi presenti, alla CGI paradossalmente troppo alla ricerca della perfezione. Eppure ciò che emerge più di tutti è proprio l'umanità di un supereroe che cerca semplicemente di comprendere da dove viene per capire dove vuole andare. E noi con lui. Federico Vascotto Voto: ☆☆☆ ½