Sono del 1993, sono romano e sono laureato in psicologia. Cito queste cose perché sono quelle con le quali faccio più fatica a rapportarmi. L’altra è il cinema, probabilmente questo è il motivo per cui me ne occupo. Me ne occupo precisamente dal finire del 2016, quindi vivendo uno dei periodi più scellerati della critica italiana, sempre da freelance, alternando esperienze tra varie testate e dividendomi tra tutti i media dell’uomo moderno, nel mezzo occasionalmente aiuto a organizzare rassegne e faccio da giurato. Da qualche tempo ho trovato casa su Movieplayer, dove mi lancio principalmente in riflessioni e approfondimenti che rispecchiano la mia incapacità ad uscire da questa relazione tossica, seguono interviste e recensioni. La speranza è sempre che tutto ciò sia utile a chi legge. Quello che scrivo il più delle volte inizia abbastanza bene, ma dopo un po’ si inizia a perdere, le cose buone di solito stanno là. Un’operazione faticosissima di cui spero di non stancarmi mai.
News e articoli
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Buonanotte a Teheran - Critical Zone e il cinema come strumento liberatore per Ali Ahmadzadeh
"Fare film è libertà", ecco perché il cinema, come l'arte, sono vietati nel Paese mediorientale ed ecco perché il cinema e l'arte sono così importanti, specialmente tra le nuove generazioni.
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Alvaro Vitali, l'ultimo per definizione
Maschera del popolino amata da Fellini e adoperata da alcuni dei più grandi registi italiani, ma anche maschera principale della commedia sexy. Una figura quasi tragica. L'attore romano è stato l'ultimo tra gli ultimi, anche nel momento della resa.
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Countdown, recensione: un poliziesco attuale che somiglia tanto a quelli di qualche anno fa
Derek Haas cerca il salto di qualità seriale con una serie che pesca a piene mani dalla tradizione statunitense, ma cerca di aggiornarla per parlare all'America contemporanea. Su Prime Video.
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Siamo ai titoli di coda, il punto dopo l'incontro con il Ministero e cosa accade ora
Dopo l'atteso incontro con il Ministero della Cultura e i rappresentanti delle maestranze si è fatto un passo in avanti con la pubblicazione dei decreti correttivi. Cosa sono e cosa c'è da fare? L'intervento di Dario Indelicato durante l'evento The Art of Italian Cinematography and Beyond.
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Buonanotte a Teheran - Critical Zone, recensione: un manifesto contro le apparenze
L'on-the-road notturno di Ali Ahmadzadeh è una pellicola contro i limiti e le regole imposte, manifesto di una generazione iraniana dai grandi contenuti umani, conscia delle proprie radici e che per ora può solo limitarsi a urlare la propria rabbia contro il mondo.
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The Elephant Man: il nostro sguardo è quello del mostro
Con il primo lungometraggio 'commissionato', David Lynch dimostra il suo sguardo unico, ribaltando la prospettiva del mostro per liberarla dalle sovrastrutture omologatrici, mostrando così allo spettatore il mondo dal suo punto di vista.
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Dalla Renault 5 alla F1 Alpine: un doc che insegna come raccontare un marchio tra heritage e futuro
Su Prime Video è disponibile in streaming la miniserie Anatomia di un Comeback, un esempio di come un documentario possa riuscire a raccontare la ricostruzione di un'azienda come quello di Renault Group.
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I Segreti di Twin Peaks è il cuore del cinema di David Lynch
Nonostante la sua natura televisiva, la serie costituisce l'apice della maturazione cinematografica del regista, oltre ad essere stato il momento di svolta della sua carriera. I primi due episodi in occasione de Il cinema in piazza, su MUBI dal 13 giugno.
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La vedova nera, recensione: un triangolo di punti di vista per un crime ispirato alla realtà
Dopo Asunta, il regista spagnolo Carlos Sedes torna al crime per raccontare il delitto di Paitraix attraverso una struttura divisa in tre parti, in cui sacrifica la parte tensiva del giallo per approfondire i punti di vista di tutti i convolti nel caso. Con dubbie fortune. Su Netflix.
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Divertimento, recensione: un biopic fin troppo accordato
Quello di Marie-Castille Mention-Schaar è un film che nell'adattare la vicenda reale di Zahia Ziouani ha estrema cura di individuare i propri nuclei di interessare e costruirci intorno la sua struttura, risultando troppo scolastica. In sala.
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Eraserhead - La mente che cancella: dentro l’esordio di Lynch c'era già tutto Lynch
Il debutto, tornato sul grande schermo, è ancora oggi la sintesi artistica della sua percezione bipolare del mondo e forse il film migliore per sbirciare oltre il velo del suo cinema oscuro.
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Mission: Impossible - The Final Reckoning: una saga che finisce per diventare spirituale
Dalla prospettiva dell'ultimo capitolo, la saga di M:I è strutturata e coerente, non tanto dal punto di vista narrativo, ma da quello che punta a riflettere sul linguaggio cinematografico.
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Mission: Impossible - The Final Reckoning: come Ethan Hunt è diventato Tom Cruise
La relazione tra personaggio e interprete spesso finisce con il primo che vincola il secondo. Esistono però dei casi in cui un attore è riuscito ad emanciparsi e a vivere altre vite. E poi c'è uno, solo uno, che fa storia a sé.
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Reservatet - La riserva, recensione: un classico thriller nordeuropeo per parlare della violenza di genere
Tolto il discorso sulla violenza come componente genetico, la serie è poco più che una variazione sul genere incapace di trovare un vero sussulto a livello di trama e di approccio al tema. Su Netflix.
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Per sempre, recensione: un racconto efficace per una love story che “conta davvero”
La serie adatta il romanzo omonimo del 1975 conservandone lo spirito maturo e sagace per creare una storia d'amore contemporanea in grado di mischiare tratti universali e specifici con grande sapienza. Seppur con qualche neo, un titolo ottimo per gli amanti del genere. Su Netflix.
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Il quadro rubato, recensione: una commedia sul mondo dell'arte che non riesce a lasciare il segno
Una classica commedia transalpina dal tono irriverente, dalla regia pulita e dai dialoghi divertenti, ma che pecca per una sovrastruttura eccessiva dal punto di vista dei contenuti. Al cinema.
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Thunderbolts*: il tentativo rivoluzionario dei Nuovi Avengers
L'MCU chiude la Fase 5 con un film gemello di quello che lanciò il supereroismo sul grande schermo. Una scelta consapevole e dolorosa che mira a destrutturare un fondamento cardine dell'immaginario creato dagli studios e lanciarsi verso il futuro.
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Exterritorial - Oltre il confine, recensione: una madre, un figlio e un consolato in cui niente è come sembra
Un thriller d'azione politico tra il classico e il banale, ma impostato secondo una cornice psicologica funzionale e intrattenente (finché dura). Anche se in parte sabotata dai continui cliché e da qualche flessione. Su Netflix.
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Cane che abbaia non morde: dentro il palazzo del cinema di Bong Joon-ho
Rivedendo l'esordio del regista sudcoreano, in anteprima europea al Far East Film Festival 2025, c'è già tutto il suo pensiero cinematografico, dalle tematiche sociali alle caratteristiche linguistiche con cui ne ha parlato e ne parla tutt'ora.
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Yōkai, i protagonisti indiscussi del folklore nipponico e il loro rapporto con il cinema
Gli spiriti che hanno accompagnato la Storia del Giappone, a cui il Far East Film Festival 2025 dedica una retrospettiva, hanno anche ispirato pellicole orientali e in tutto il mondo, trovando l'interesse di autori contemporanei molto importanti.
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April Come She Will, recensione: un classico melò sull'amore sospeso nel tempo
Il debutto alla regia di Tomokazu Yamada, tratto dall'omonimo romanzo, è una storia d'amore piuttosto canonica, strutturata secondo un menagé a trois, che analizza il sentimento e le sue diverse percezioni: quella eterna e quella reale. Al cinema.
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Storia di una notte, recensione: un rigoroso saggio sul dolore all'interno della famiglia
Paolo Costella dirige una pellicola che usa il più tragico degli eventi per vivisezionare le relazioni umane. Un film interessante, ma ostico perché adotta un punto di vista inusuale, che risulta a tratti incompatibile con la sua natura umana. Al cinema dal 30 aprile.
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Tsui Hark, il “movie brat” d’Oriente che ha fatto la Storia del cinema di Hong Kong
Tra i premi alla carriera al Far East Film Festival 2025, uno dei più grandi nomi del movimento new wave del cinema di Hong Kong, autore di una filmografia incredibilmente ricca e fondata sul dialogo tra immaginari agli antipodi.
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Julie ha un segreto, recensione: un intimo e doloroso racconto di una ferita nascosta
Un esordio rigoroso e ben strutturato, che gravita intorno ad un silenzio assordante e all'uso della metafora del tennis per parlare di una tematica delicata e vicina ai nostri tempi. In sala dal 24 aprile.
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Queer e il ritratto del desiderio secondo Luca Guadagnino
L'ultimo film del regista è la summa di una filmografia passata ad indagare il desiderio in quanto sentimento, che si esprime fuggendo dalla normalità e i suoi vincoli. In sala.
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Glaskupan: La cupola di vetro, recensione: un classico crime scandinavo adatto ad ogni palato
Camilla Läckberg scrive una miniserie recuperando gli stilemi del giallo nordeuropeo, ma coniugati in senso pop, per ribaltare le credenze riguardo ciò che dovrebbe essere accogliente, come casa e famiglia. Godibile, ma scontato. Su Netflix.
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Shinya Tsukamoto, le avventure del regista del palo elettrico
La portata della visione del cineasta giapponese, attraverso i generi, le epoche storiche e i cambiamenti sociali, sta nella lucidità che ha saputo costruire fin da subito. Celata dietro l'apparente caos rivoluzionario con cui scioccò il mondo.
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Christspiracy, recensione: il terzo atto della missione di Andersen per salvare il mondo (animale)
Un documentario che abbraccia il linguaggio cospirazionista per delineare un viaggio spaziotemporale alla scoperta della verità nel rapporto tra religione e mondo animale. Condizionato, ma incontrovertibilmente ricco di spunti. In sala.
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Your Eyes Tell, recensione: un melò potente, estremo e stratificato
Il remake della pellicola sudcoreana del 2011 è un titolo che ribalta diversi preconcetti sul genere per potenziarne alcuni aspetti chiave per creare un racconto mitico, basato su una geografia action e un mix trasversale di immaginari differenti.
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L'ultima sfida, recensione: un trattato di mitologia calcistica appassionato ma fragile
Il debutto di Antonio Silvestre è un dramma sportivo a tinte gialle che vuole costruire un microcosmo calcistico il più completo possibile, così da poterlo destrutturare e analizzare. I problemi stanno nelle criticità che quest'ambizione comporta, soprattutto a livello di scrittura. Al cinema.