Gli Screen Actors Guild Award, spesso abbreviati in SAG Award, rientrano nella triade dei premi cinematografici più importanti d'America. Molto più 'giovani' rispetto ai Golden Globe (sono stati assegnati per la prima volta nel 1995), i SAG Award costituiscono tuttavia il premio con il "corpo elettorale" più ampio: rispetto alla novantina di giornalisti della Hollywood Foreign Press Association e ai novemila membri dell'Academy, a poter votare per i SAG Award sono infatti tutti i circa centosessantamila attori iscritti al relativo sindacato, la Screen Actors Guild. È il motivo per cui questo trofeo riveste un prestigio così grande ed è considerato l'indicatore più importante nella corsa agli Oscar per quanto riguarda le quattro categorie riservate agli interpreti; basti considerare che, fra i venti attori e attrici attualmente in lizza agli Oscar, sedici hanno ricevuto anche la nomination al SAG Award.
Il processo ai Chicago 7 per il miglior cast dell'anno
Un anno fa, ad esempio, la vittoria dello Screen Actors Guild Award per il miglior cast segnò la svolta per Parasite, l'indizio inequivocabile che il film di Bong Joon-ho sarebbe stato un contendente temibile anche agli Oscar. Ai SAG Award 2021, durante una cerimonia online pre-registrata, il premio per il miglior cast è stato attribuito a un grande film corale popolato da un gran numero di volti noti di Hollywood: Il processo ai Chicago 7, dramma giudiziario a sfondo storico scritto e diretto da Aaron Sorkin e distribuito da Netflix. Il processo ai Chicago 7 è il perfetto esempio del tipo di pellicola che tende a prevalere ai SAG Award, e il suo successo di domenica notte conferma il fatto che, attualmente, l'opera di Sorkin resti l'unico, possibile rivale di Nomadland nella competizione per l'Oscar come miglior film. Nomadland continua a godere di un netto vantaggio, ma Il processo ai Chicago 7 appare l'unico titolo in grado di tentare il sorpasso.
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Due favoriti inarrestabili: Chadwick Boseman e Daniel Kaluuya
Fra le categorie cinematografiche dei SAG Award, in due cinquine l'esito era a dir poco scontato: quelle per l'attore protagonista e l'attore non protagonista. Nonostante la forte concorrenza fra i protagonisti (da Anthony Hopkins a Riz Ahmed), lo Screen Actors Guild Award come miglior attore è stato assegnato postumo a Chadwick Boseman per il ruolo dell'irruento musicista Levee Green in Ma Rainey's Black Bottom, film Netflix di George C. Wolfe dal dramma teatrale di August Wilson; quello come miglior attore non protagonista se lo è aggiudicato invece Daniel Kaluuya per la parte di Fred Hampton, il carismatico leader delle Pantere Nere, in Judas and the Black Messiah di Shaka King. Chadwick Boseman e Daniel Kaluuya hanno raccolto una sorta di plebiscito alle varie premiazioni di questa awards season e hanno messo sotto pesante ipoteca l'Oscar nelle rispettive categorie.
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Miglior attrice: Viola Davis torna in pole position
A differenza del consueto, quest'anno la categoria per la miglior attrice non ha visto l'egemonia di una o due grandi favorite, ma è stata contrassegnata da una costante incertezza. Viola Davis, la frontrunner della prima ora, e Carey Mulligan, elettrizzante protagonista del thriller Una donna promettente, ai Golden Globe avevano dovuto cedere il passo all'esordiente Andra Day, premiata a sorpresa per il film biografico The United States vs. Billie Holiday. La Mulligan, dopo aver vinto il Critics' Choice Award, sembrava essere in testa ai pronostici per l'Oscar, ma lo Screen Actors Guild Award lo ha conquistato invece Viola Davis per il ruolo eponimo della star del blues di Ma Rainey's Black Bottom.
La Davis, giunta al quinto SAG Award individuale della propria carriera (dopo The Help, Barriere e due premi televisivi per Le regole del delitto perfetto), sembra destinata ora a contendersi l'Oscar in un testa a testa con Andra Day, in entrambi i casi per il ritratto di un'icona della musica blues; una di loro potrebbe diventare quindi la seconda afroamericana a vincere l'Oscar come miglior attrice, diciannove anni dopo il primato di Halle Berry. Al contrario, appaiono ormai ridottissime le chance di vittoria di Carey Mulligan: a dispetto dei consensi per Una donna promettente (cinque nomination, tra cui miglior film), l'attrice britannica interpreta una fredda vendicatrice, ovvero una tipologia di personaggio che raramente, in passato, ha raccolto i favori trasversali dell'Academy al di là della candidatura (si vedano, in tempi recentissimi, Rosamund Pike per L'amore bugiardo e Isabelle Huppert per Elle).
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Youn Yuh-jung tiene alta la bandiera di Minari
Altra categoria abbastanza incerta, ai SAG Award, era quella dedicata alla miglior attrice non protagonista, dove la veterana settantatreenne Youn Yuh-jung, interprete della nonna Soon-ya in Minari, si è imposta sulla giovane attrice bulgara Maria Bakalova, star del mockumentary Borat: Subsequent - Seguito di film cinema. La Youn e la Bakalova, che torneranno a sfidarsi fra una settimana ai BAFTA Award, erano in compagnia di due mostri sacri quali Glenn Close per Elegia americana e Olivia Colman per The Father, entrambe di nuovo in lizza agli Oscar, ma quest'anno in seconda fila nella corsa alla statuetta. E rispetto al personaggio parodistico e farsesco di Maria Bakalova, Youn Yuh-jung si è prodotta in una performance più naturalistica e a tratti piuttosto commovente in un film, Minari di Lee Isaac Chung, fra i più apprezzati di tutto il 2021. Salvo sorprese, insomma, da qui a tre settimane la Youn dovrebbe rivelarsi la prima interprete coreana in assoluto a vincere un Oscar, appena un anno dopo lo storico successo di Parasite.
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