Tira decisamente una brutta aria per i Fantastici Quattro, nonostante il loro statuto fondamentale come personaggi-chiave dell'universo fumettistico della Marvel - il primissimo numero di Fantastic Four, datato 1961, segnò l'effettiva nascita dell'appellativo Marvel Comics per la casa editrice, dopo due decenni con i nomi Timely e Atlas - e la loro popolarità pressoché inossidabile nel cuore dei fan duri e puri. Per quanto concerne i fumetti, la loro testata ufficiale ha chiuso i battenti da poco, dopo una decina d'anni di vendite deludenti e il fallimento di vari tentativi di rinvigorire il brand, ivi compresa la presenza nel gruppo di Spider-Man dopo la morte - provvisoria, ovviamente - della Torcia Umana (qualcuno sostiene che questa cancellazione sia una ripicca della Marvel nei confronti della 20th Century Fox, ma lo stesso studio possiede anche i diritti cinematografici degli X-Men, il cui universo fumettistico rimane in ottima salute).
Ancora più scoraggiante è ciò che accade, da vent'anni a questa parte, sul grande schermo: nel 1994, la Constantin Films, in collaborazione con Roger Corman, fece girare un film a costo praticamente zero al solo scopo di non perdere i diritti di sfruttamento dei personaggi, senza alcuna intenzione di distribuire il lungometraggio in questione. Nel 2005, I fantastici quattro di Tim Story non convinse molto né i lettori del fumetto, né la critica: Roger Ebert, grande estimatore di cinecomics come Spider-Man 2 e Batman Begins, lo definì addirittura "indegno di essere mostrato negli stessi cinema" al confronto con le fatiche di Sam Raimi e Christopher Nolan. Il pubblico dimostrò comunque un certo interesse nei confronti della pellicola, tanto da convincere la Fox a far uscire un seguito, I fantastici Quattro e Silver Surfer. Un miglioramento minimo, grazie al popolare eroe cosmico, ma che fece ancora una volta arrabbiare i fan di vecchia data trasformando Galactus, uno dei cattivi più temibili della Marvel, in una nuvola gigante che sembra una versione scartata della controparte cinematografica di Parallax, il villain di Lanterna verde.
Provaci ancora, Fox
Insomma, la possibilità di fare di meglio c'è. Ed ecco che nel 2012, un paio d'anni prima dello scadere dei diritti cinematografici, la Fox, che in quel periodo ha anche iniziato a riconquistare i fan dell'altro suo franchise Marvel grazie a X-Men: l'inizio, annuncia un reboot per la prima famiglia della Casa delle Idee. Tra i produttori figurano due veterani della saga mutante, Simon Kinberg e Matthew Vaughn, mentre in cabina di regia c'è Josh Trank, autore di quel Chronicle che, grazie al suo budget ridotto e l'idea di combinare gli elementi tipici del film di supereroi con la trovata horror del found footage, ha fruttato un bel po' di soldi alla Fox e convinto la critica. Un'idea che sulla carta è promettente, dato che Trank dimostra di sapere cosa funziona nel genere, anche se alcune sue dichiarazioni non vanno giù ai fan del quartetto. In particolare, l'accostamento di questa nuova versione ai film di David Cronenberg - Trank cita esplicitamente La mosca e l'idea del body horror come fonti di ispirazione - suggerisce una deviazione eccessiva dal tono generalmente più scanzonato del fumetto, incentrato sulla famiglia e sul fantastico nella sua accezione più spettacolare e a tratti inverosimile.
Tagliare il tagliabile e salvare il salvabile
È difficile, quasi impossibile, avvicinarsi a questo Fantastic 4 - I Fantastici Quattro, specie se si è inclini a seguire per lavoro il processo di realizzazione di questo genere di pellicole, senza tenere conto delle tante voci circolate nell'ultimo anno sulla genesi del film e sul rapporto fra il regista e lo studio. Un impiegato - anonimo, ovviamente - della Fox avrebbe persino ammesso che questo reboot è nato per i motivi sbagliati, senza un vero e proprio progetto per reinventare il franchise: in altre parole, è stato fatto solo per impedire alla Marvel di riprendersi i personaggi, come già accaduto con Daredevil. Lo stesso Trank, in un tweet successivamente eliminato, sostiene che la sua visione originaria, che differisce dal prodotto uscito in sala, avrebbe avuto recensioni entusiastiche.
Anche volendo ignorare questi dettagli, è innegabile che ci sono elementi disparati di due pellicole diverse all'interno di Fantastic 4: da un lato, il film di fantascienza più serio immaginato da Trank, che colloca la trasformazione di Reed Richards e compagnia bella nel contesto di un'esplorazione di altri mondi - nella fattispecie una dimensione parallela, basata in parte sulla Zona Negativa dei fumetti, nota come Pianeta Zero - che non sarebbe fuori posto in film come Contact o Interstellar; dall'altro, il cinecomic più tradizionale voluto da Fox, che avrebbe imposto varie riprese supplementari nel tentativo di rendere l'operazione più appetibile agli spettatori scettici. Questo effetto di "taglia e incolla" è abbastanza palese (quasi tutte le scene "comiche" sanno di inserimento retroattivo), e facilmente riconoscibile: a seconda di quando sono state girate le varie scene, i capelli di Kate Mara, che interpreta Susan Storm, sono alquanto diversi, poiché durante i reshoots, per questioni pratiche, l'attrice ha dovuto indossare una parrucca.
Carisma, dove sei?
Lungi da noi cercare di difendere a sproposito le scelte fatte dalla Fox e Tim Story nel 2005 (Jessica Alba nel ruolo di Sue continua a farci sorridere, e non in senso buono), ma almeno avevano capito come funzionano le dinamiche di gruppo fra i vari membri del quartetto. Ricordiamo con particolare affetto Chris Evans - oggi Captain America - nei panni di Johnny Storm, ossia la Torcia Umana, e Michael Chiklis nel ruolo di Ben Grimm, alias la Cosa, il personaggio più divertente del fumetto ma anche, a pensarci bene, quello che per certi versi giustifica la visione più cronenberghiana di Trank. Peccato che proprio Grimm sia il personaggio più sacrificato in questa nuova versione, essendo assente per almeno la metà della durata complessiva (e parliamo di un film che, titoli di coda esclusi, dura circa 95 minuti). Questo rende difficile valutare la prova di Jamie Bell, che però sembra impegnarsi un po' di più rispetto a Miles Teller (Reed Richards) e alla già menzionata Kate Mara, entrambi decisamente svogliati.
La prova migliore - ironia del fato - la dà Michael B. Jordan nel ruolo del giovane Storm, con buona pace di tutti coloro che, prima ancora di averlo visto in azione, lo avevano attaccato per motivi a dir poco razzisti. Ebbene, l'interprete di Chronicle e Prossima fermata: Fruitvale Station (e dell'imminente Creed - Nato per combattere, spin-off di Rocky) è l'unico, dei cinque protagonisti (al quartetto aggiungiamo il malcapitato Toby Kebbell nei panni di un Victor Von Doom che riesce ad essere peggiore della brutta copia di Norman Osborn vista dieci anni fa), ad avere l'aria di uno che si è divertito a partecipare ad un tipo di film che, a prescindere da eventuali ambizioni più profonde, mira sempre ad essere anche un prodotto di entertainment. Gli danno man forte Reg E. Cathey (The Wire) nei panni di Franklin Storm e Tim Blake Nelson, il cui personaggio inizialmente - si dice - doveva diventare un noto villain dei fumetti, l'Uomo Talpa. Invece il povero Nelson si ritrova a mani vuote per la seconda volta, dopo l'esperienza de L'incredibile Hulk (anche se in quel caso un minimo di speranza c'è ancora).
Quo vadis, Fox?
Nel complesso, Fantastic 4 è un prodotto che affascina più per ciò che ne ha circondato la lavorazione che per il film in sé, un'entità confusa e maldestra (dopo un'ora di premessa si passa direttamente a quello che in una pellicola più tradizionale sarebbe il terzo atto), dove le idee buone - e ce ne sono - annegano nell'indecisione di una major che, a detta di Peyton Reed (il regista di Ant-Man, che era stato considerato anche per quello che divenne il film di Story uscito nel 2005), non ha mai veramente saputo che fare di questi personaggi. Che fare, dunque? Un sequel, nonostante la data d'uscita già annunciata (estate 2017), risulta alquanto improbabile, dati gli incassi alquanto disastrosi. Un crossover con gli X-Men, suggerito anche da Bryan Singer, sarebbe una scelta più intelligente sul piano strettamente commerciale, ma è possibile che qualche clausola contrattuale lo vieti senza il consenso della Marvel. Ed è proprio la Casa delle Idee, a questo punto, a rappresentare la speranza migliore per il quartetto. Difficilmente la Fox cederà interamente i diritti, ma è ipotizzabile una collaborazione simile a quella che esiste attualmente fra la Marvel e Sony per l'uso di Spider-Man. Ai due studios l'ardua sentenza...
Movieplayer.it
2.0/5