L'anno cinematografico e astronomico si chiude e come ogni anno gli studios e gli addetti ai lavori guardano con interesse alla stagione degli awards, che quest'anno si concluderà in gran pompa (minacciato sciopero dello Screen Actors Guild permettendo - lo scorso anno il WGA ha causato la cancellazione della cerimonia dei Golden Globe, ma all'inizio del 2009 le agitazioni del SAG rischiano di far sfumare gli Oscar) il 22 febbraio con la consegna degli Academy Awards.
Come sempre, molti tra i film che in queste frenetiche settimane si contendono l'attenzione sono stati considerati potenziali frontrunner per l'Oscar prima ancora del loro arrivo nelle sale, sin dall'inizio del 2008. D'altro canto, non era invece facile prevedere la vigoria dell'early favorite The Millionaire, che ha aperto la awards season vincendo il premio della National Board of Review e che sta continuando a mietere allori con una constanza impossibile da ignorare. Il film di Danny Boyle, una produzione britannica, è ambientato interamente in India e non conta su nessun attore di caratura internazionale: eppure ha convinto la critica USA, ha entusiasmato i cinefili e sta dimostrando di avere presa anche sulle Guild, come testimoniano le due nomination (ensemble e migliore attore non protagonista con Dev Patel) ai SAG, e quindi sull'industry.
Forse è ancora precoce parlare di The Millionaire come dell'assoluto favorito alla vittoria finale al Kodak Theater, ma un posto nella cinquina dei candidati a Miglior film sembra davvero cosa fatta per il film di Boyle. In lizza con ottime chance c'è anche il nuovo film di David Fincher, Il curioso caso di Benjamin Button, una complessa, struggente e soprendente storia d'amore che ha il suo punto di forza nelle interpretazioni di Brad Pitt e Cate Blanchett ma anche negli enormi meriti tecnici. Il film di Fincher, infatti, attraversa diverse decadi del secolo scorso, e riproduce le variegate ambientazioni con un'attenzione al dettaglio che toglie il fiato; e naturalmente c'è parecchio lavoro per un eccellente reparto make up, con i due protagonisti che cambiano con il trascorrere degli anni. Inevitabile l'appeal di Benjamin Button, quindi, presso i rami più tecnici dell'Academy of Motion Picture Arts and Science.
Altro film che ha le caratteristiche per essere apprezzato dall'Academy è Frost/Nixon - Il duello, tratto dall'ominoma pièce teatrale del drammaturgo britannico Peter Morgan - già candidato a un Academy Award nel 2007 per The Queen. Come suggerisce il titoli, la pellicola è incentrata sulla storica intervista del 1977 condotta dal giornalista e presentatore britannico David Frost con Richard Nixon, l'unico Presidente dimissionario degli Stati Uniti. Materiale biografico di notevole impatto storico, un regista amato dall'AMPAS - Ron Howard, qui, secondo i più, alla sua migliore prova di sempre - la sceneggiatura elegante e intelligente firmata da Morgan, più interpretazioni memorabili, anzitutto quella di un immenso Frank Langella nei panni del dinosauro repubblicano, ma anche quella del fascinoso ma fragile e irrequieto Michael Sheen: questa la ricetta vincente di Frost/Nixon.In fondo non troppo dissimili sono le premesse di uno dei film più "raffinati" del lotto dei frontrunner: Milk di Gus Van Sant, un biopic dedicato ad Harvey Milk, il primo attivista politico dichiaratamente gay ad ottenere una carica ufficiale nella storia della California, e assassinato da un rivale folle di odio omofobico nel 1978. Anche qui è forte la componente cronachistica, c'è un regista che non ha bisogno di presentazioni e le interpretazioni sono decisamente solide: Sean Penn anzitutto, ma anche Josh Brolin e James Franco hanno già conquistato consensi presso NBR, NYFCC, International Press Academy, HFP, e via dicendo.
Recentemente rafforzato da cinque nomination ai SAG, arrivate dopo quelle ai Globes (altrettante), un altro film condivide con Frost/Nixon la matrice teatrale: Il dubbio di John Patrick Shanley. Shanley, già sceneggiatore di Stregata dalla luna e di Alive - Sopravvissuti, ha curato personalmente l'adattamento dal suo dramma, impiegando interpreti del calibro di Meryl Streep, Philip Seymour Hoffman e Amy Adams. Ambientato nel 1964 in una scuola cattolica del Bronx, il film narra la vicenda di Sister Aloysius Beauvier, la preside dell'istituto; costei sospetta un carismatico sacerdote di molestie sessuali ai danni di Donald, il primo scolaro di colore ammesso a St. Nicholas.
Non poteva interessare il SAG, invece, WALL·E, privo di attori in carne ed ossa (e, incidentalmente, anche di nomi celebri nel suo team di doppiatori). Ma è proprio il lungometraggio Pixar, l'ultima della lunga serie di meraviglie sfornate dalla casa di Emeryville, il film meglio recensito dell'anno. Certo da quando l'AMPAS ha istituito la categoria Miglior film di animazione (in cui la Pixar ha già trionfato tre volte con Alla ricerca di Nemo, Gli incredibili e Ratatouille), nessun film di questo tipo è più finito nella cinquina principale; ma quest'anno il trend potrebbe cambiare, e WALL·E - universale, romantico e trascinante, uno splendido film prima ancora che uno splendido film di animazione - potrebbe essere il robottino giusto nel momento giusto.
Altro outsider di lusso è The Wrestler di Darren Aronofsky, che ha trionfato in settembre alla Mostra del cinema di Venezia, ma è approdato da pochi giorni nelle sale americane. Mandando in visibilio la critica, che, come è capitato anche dalle nostre parti, offre il suo plauso in particolare all'interpretazione di Mickey Rourke, spedito di diritto tra i favoriti alla vittoria dell'Academy Award per il Migliore attore protagonista.
Altro film che non si può dire ancora fuori dai giochi e che è trascinato da mirabili interpretazioni è Revolutionary Road, che Sam Mendes ha tratto dal grande romanzo di Richard Yates e in cui il regista di American Beauty dirige sua moglie Kate Winslet, Leonardo DiCaprio e un sorprendente Michael Shannon.
La Winslet è anche protagonista di The Reader (anche se lo studio - Weinstein Company - sta promuovendo questa sua performance per la categoria non protagonista per non entrare in conflitto con Revolutionary Road), un dramma del regista di The Hours Stephen Daldry: e se i suoi due film mancano la nomination nella categoria più rilevante, potrebbe pensarci Kate a raddoppiare. E' indubbiamente ben vista presso l'AMPAS, che ha già tributato alla trentatreenne inglese ben cinque nomination.
Un'altra grande performance al femminile è quella che innalza le chance per qualche candidatura di Rachel sta per sposarsi, indie-movie intimo e musicale di Jonathan Demme; lei, naturalmente, è Anne Hathaway, che si sta dividendo gli allori destinati al film soprattutto con la sceneggiatrice Jenny Lumet, figlia d'arte al suo primo script.
Infine, sembrerebbe vantare ancora qualche speranza anche Defiance, war-movie di un
A questo punto della stagione, quindi, alla vigilia del break festivo, la contesa è ancora piuttosto serrata e difficile da leggere: le nomination al Producers Guild, il 5 gennaio, avranno una certa portata, ma non serviranno a chiarire, ad esempio, la posizione di WALL·E, anche lì confinato tra i film d'animazione. Per le nomination agli Academy Awards, invece, l'appuntamento è per il 22 gennaio; da quel momento al giorno del gala al Kodak Theater in cui tutti i dubbi saranno sciolti, l'industry vivrà le settimane più elettrizzanti dell'annata cinematografica. E noi ve le racconteremo.