Nuovo Cinema Playstation: 10 videogiochi che vorremmo vedere in sala
Need for Speed è solo l'ultimo di una schiera di film tratti da videogame di successo. Ma quali altri giochi meriterebbero una versione da sala cinematografica? E quali registi vorremmo vedere al timone?
Dopo aver saccheggiato teatro, letteratura e fumetti, Hollywood ha trovato una nuova fonte d'ispirazione per la realizzazione di soggetti cinematografici: i videogames. Anche se i risultati non sono sempre stati eccezionali, e spesso grandi aspettative hanno lasciato lo spazio a profonde delusioni (ragion per cui in questo articolo non si parlerà mai, e sottolineo mai, di Uwe Boll), resta il fatto che i due media si stanno progressivamente avvicinando.
Sempre più spesso i film adottano, nel bene e nel male, un'estetica "da videogames" e sempre più spesso, grazie anche all'incredibile potenza di calcolo delle consolle di ultima generazione, i giochi sulle nostre TV somigliano a film interattivi, spettacolari ed avvincenti. E d'altra parte il caso recentissimo del brand The Walking Dead (dal fumetto alla serie TV al videogame) ha dimostrato che è possibile mantenere un ottimo livello qualitativo anche in media differenti. Non è soltanto una questione di esplosioni ed effetti speciali: i game designer e le case di produzione più accorte hanno capito che vale la pena investire in trame avvincenti e personaggi carismatici, per aumentare il coinvolgimento dei giocatori e proiettarli in un'esperienza non solo ludica, ma anche emotiva. Chiunque abbia giocato alla saga di Metal Gear Solid o agli ultimi Assassin's Creed sa bene quanto ormai il confine tra gioco e "film interattivo" sia diventato sfumato.
Curiosamente proprio la componente narrativa sembra avere poco appeal per i produttori hollywoodiani, che, almeno fino ad ora, hanno preferito concentrarsi su brand famosi e di successo, certo, ma più improntati all'action puro che all'approfondimento di una storia, con poche - per quanto significative - eccezioni: Silent Hill, Max Payne, il prossimo The Last of Us prodotto da Sam Raimi...
Quindi ci siamo chiesti quali videogames ci sarebbe piaciuto vedere trasformati in un film, prendendo in esame proprio quelli che ci hanno colpito per la loro storia e per come gli autori abbiano saputo creare un universo narrativo coerente, selezionandoli in base a generi "a un passo dal film".
E, già che c'eravamo, ci siamo anche divertiti ad immaginare un accoppiamento ideale titolo-regista, assegnando ad un dream team di filmaker dieci videogiochi che potrebbero diventare dieci ottimi film.
Bioshock
L'ambientazione "sporca", la critica agli eccessi del capitalismo e del consumismo filtrata attraverso una credibilissima distopia, l'estetica steampunk e il costante dilemma morale del protagonista, costretto a decidere tra salvare le inquietanti Little Sisters o appropriarsi del loro potere, sono solo alcuni degli elementi che hanno fatto il successo di questo splendido gioco della Irrational Games. Ma sarebbero perfetti per dare vita ad un action movie dalle venature fantastiche e con un forte sottotesto di critica politica e sociale. Ci piacerebbe vederlo affidato a Neill Blomkamp, ovviamente sperando che sia in grado, con una sceneggiatura già ben strutturata, di produrre un nuovo exploit come District 9. Con tanto di plot twist finale.
Shadow of the Colossus
Secondo noi, questo è il film più difficile. Le atmosfere oniriche e rarefatte, il sense of wonder di fronte ai meravigliosi (e letali) Colossi, la poetica dolente e disperata di questo atipico videogioco realizzato dal superlativo Team Ico sono perfetti in questo meraviglioso dark fantasy, e hanno contribuito a far diventare Shadow of the Colossus un vero oggetto di venerazione per quelli che l'hanno giocato, anche più del precedente (e sorprendente) Ico. Ma come rendere sullo schermo un design così particolare e quel senso di religioso stupore di fronte al mostruoso/meraviglioso? Secondo me c'è una sola risposta possibile: Guillermo Del Toro. Se c'è riuscito con Il labirinto del fauno, potrebbe farcela anche con Shadow of the Colossus. Prima Pacific Rim 2, però.
Red Dead Redemption
Il gioco che ha quasi fatto cedere i geniacci della Rockstar, che hanno dovuto impegnarsi al massimo per riuscire a realizzare questo capolavoro di videogioco. Un western open-world dalla realizzazione tecnica ancora oggi stupefacente in cui, attraverso il protagonista John Marston, abbiamo cavalcato in praterie sconfinate, abbiamo bevuto in saloon di città frontiera e abbiamo duellato nella polvere di strade deserte. Quanto sarebbe bello vederlo trasposto in un western postmoderno, crepuscolare e capace di alternare ampie panoramiche con improvvisi, fulminei sprazzi di violenza? E chi potrebbe rendere al meglio questa bellissima dicotomia se non il Nicolas Winding Refn di Drive (già un proto-western, a suo modo)? Certo, ci sarebbe anche Clint Eastwood... ma poi vorremmo anche vederlo come protagonista.
Halo
Ma non doveva farlo Peter Jackson? Evidentemente il nostro amato Peter preferisce asce e spade a fucili laser ed astronavi. Peccato, perché la saga di Halo è uno dei picchi raggiunti nell'industria dei videogame. Un successo che, tra sequel, spin-off, cortometraggi, romanzi ed action figures è ormai diventato planetario. Merito di una meccanica di gioco già eccezionale all'epoca del primo Halo, tredici anni fa, e costantemente migliorata, ma soprattutto di una storia che si può tranquillamente definire la più corposa e efficace space-saga dell'universo videoludico. Ma visto che il regista del Signore degli Anelli (e relativo prequel) si è tirato indietro, a chi affidare un'eventuale trasposizione filmica delle gesta di Master Chief? Magari si potrebbe convincere i Wachowski Bros a concentrarsi sul lato "visual", più potente e stupefacente, cercando di tenere a bada le derive mistico-spirituali...
Uncharted
In realtà Uncharted è un po' un intruso, in questa lista. Perché una possibile versione filmica delle avventure di Nathan Drake, avventuriero ed erede ideale di Indiana Jones, è nell'aria da un bel po'. Si era autoproposto per il ruolo Nathan Fillion, il produttore Avi Arad ha cercato più volte di mettere la parola "completato" ad uno script tratto dal primo gioco della serie, Drake's Fortune, ma fino ad ora siamo ancora nel limbo della pre-produzione. Il che è un peccato perché Uncharted, in tutte le sue versioni, è uno dei migliori titoli action mai visti negli ultimi anni, e in effetti Nathan Drake sarebbe un perfetto sostituto "post-moderno" di Indy: l'umorismo del personaggio principale, unito alla spettacolarità senza precedenti delle scene d'azione più estreme, sarebbero un mix perfetto sullo schermo. Immaginate quanto potrebbe divertirsi J.J. Abrams con un soggetto del genere.
Broken Sword
Prima di Robert Langdon c'era George Stobbart, eroe suo malgrado di cui seguiamo le avventure fin da quella esplosione nel centro di Parigi, che lo catapultò nelle fitte trame di Broken Sword. Serie incredibilmente longeva di avventure grafiche, Broken Sword è caratterizzata da episodi in cui la risoluzione di (molti) enigmi si affianca a (sporadiche) sequenze d'azione, tutto allo scopo di proseguire nella (splendida) storia. Le peripezie di Stobbart e della sua compagna/fidanzata/ex-fidanzata, Nicole "Nico" Collard, sono stati un appuntamento fisso per gli appassionati di enigmi a sfondo storico, interessati più a scoprire rivelazioni inedite sui Templari o verità nascoste dietro le profezie Maya che a far saltare in aria orde di nemici. Considerata l'estrema cura e l'attenzione ai dettagli che i ragazzi della Revolution Software hanno messo nei cinque giochi della serie, chi meglio di Ron Howard potrebbe trasformare questa serie nel degno erede cinematografico dei best seller di Dan Brown?
Alan Wake
Tra Silent Hill e il buon vecchio Stephen King, dichiarata e palese fonte di ispirazione degli autori, Alan Wake è uno splendido esempio di survival horror in cui è la trama a farla da padrona. Non che la realizzazione tecnica e l'ambientazione siano da meno, ma in questo caso è lo svolgimento della narrazione a fare la differenza. Tra flashback rivelatori e incubi in agguato, Alan Wake ci mette nei panni di uno scrittore preda di eventi inquietanti e verità inaccettabili (oltre che di mostri assassini), in un crescendo di tensione che mescola tra loro meta-narrazione, paure esistenziali e abominazioni dall'inconscio. Se si riuscisse a trasferire tutto il senso di ansiogena disperazione, rimanendo al confine tra incubo lucido e atroce realtà, ne verrebbe fuori qualcosa di veramente notevole. Morto Kubrick (che l'avrebbe genialmente stravolto, come già fece con il sublime Shining) si potrebbe invocare l'intervento di un Grande Vecchio come John Carpenter, o di una promessa come il James Wan di Insidious.
Call of Duty: Modern Warfare
Se c'è un paradiso degli appassionati virtuali guerrafondai, è nel codice di Call of Duty. Dieci capitoli principali, quattro spin-off e una serie pressoché infinita di riconoscimenti rappresentano solo la punta dell'iceberg di questo fenomeno di massa. CoD è, molto semplicemente, uno dei più realistici simulatori videoludici di guerra esistenti. Dalle trincee fangose della Seconda Guerra Mondiale agli scenari più tesi della Guerra Fredda, dai conflitti contemporanei nel Medio Oriente alle proiezioni più accurate delle battaglie nel futuro, chiunque prenda in mano il pad e carichi sulla sua console un Call of Duty sa già cosa aspettarsi: grafica superlativa, adrenalina a fiumi, attenzione al dettaglio maniacale e, dulcis in fundo, missioni strutturate allo scopo di fornire un'esperienza immersiva totale, con tanto di evoluzione narrativa degli eventi da grande kolossal hollywoodiano. Visto che gli scenari della Seconda Guerra Mondiale sono già stati utilizzati (diciamoci la verità: il capolavoro spielberghiano Salvate il soldato Ryan è, a tutti gli effetti, una partita particolarmente impegnativa a Call of duty 3) rimarrebbe la possibilità di fare felici tutti gli appassionati di strategie e tattiche militari, armi all'avanguardia e approccio moderno al conflitto sul campo con un bel film tratto dal filone Modern Warfare. Magari diretto da un Ridley Scott in grande spolvero.
Monkey Island
Ok, abbiamo barato. Citiamo un solo gioco ma in realtà a questa voce dovreste idealmente aggiungere tutti, ma proprio tutti i capolavori sfornati dalla divisione videogame della Lucas Films dell'epoca d'oro. Chiunque sia stato un pioniere dei videogames non può nascondere lacrime di commozione - e occasionali risatine inquietanti - al ricordo del tentacolo verde nella Maniac Mansion, o alla logica paradossale ma assolutamente funzionale di Zack McCracken (lo scoiattolo a due teste! Lo scoiattolo a due teste!), o ai deliri del pirata LeChuck. È praticamente impossibile citare tutti gli inside jokes e le citazioni di questa serie di giochi amatissimi, così come sarebbe impresa improba fare un elenco di tutte le produzioni che hanno attinto a piene mani dall'universo immaginifico delle avventure "punta e clicca" della Lucasarts. Senza contare quanto sia stato decisamente più appagante e "filologicamente corretto" Indiana Jones and the fate of Atlantis sulle nostre televisioni rispetto al mediocre (volendo essere gentili) Teschio di cristallo sul grande schermo. Quindi quale videogioco della LucasArts vorremmo vedere al cinema? Ovvio: tutti! Ma i produttori potrebbero iniziare con Monkey Island, anche perché il regista perfetto per il film è già disponibile: provate a chiedere a Edgar Wright e vedrete se non vi dirà di sì.
Grand Theft Auto
Prendi la tua (cioè, la "tua"... diciamo che al momento è tua) auto. Una bella muscle car decappottabile, magari. Pompa il volume dello stereo al massimo, imbocca la strada e goditi il panorama, perché il mondo è tuo. E l'affermazione è abbastanza letterale, visto che in GTA ormai non ci sono - davvero - quasi più limiti. Il senso di libertà e di possibilità infinita è spettacolare. Tutto vi è consentito: se vorrete completare le missioni che vi vengono affidate e farvi valere tra i ranghi della malavita di San Andreas (o Vice City, o Liberty City...), avrete pane per i vostri denti: sfide difficili ed impegnative, tensione al massimo e rischio altissimo. Se invece preferite farvi un giro per la città e... beh, fare quello che vi pare, siete nel posto giusto. L'aria da noir metropolitano, tra gangsta, belle donne, feccia e "affari d'oro" proprio dietro l'angolo è il marchio di fabbrica della serie creata dalla Rockstar, e ha decretato il successo di GTA. Catartico, crudo, violento, estremo, sospeso tra panorami urbani e claustrofobici vicoli malfamati, Grand Theft Auto è il gioco cinematografico per eccellenza. E ci piacerebbe davvero molto vedere una storia GTA sul grande schermo, diretta dalla promessa del cinema coreano Bong Joon-Ho, che ha già dimostrato (grazie all'ottimo Snowpiercer, al drammatico Mother e al sorprendente The Host) di trovarsi perfettamente a proprio agio con lo stile cupo e ipercinetico del gioco.