This house is full of my mess/ This house is full of mistakes/ This house is full of madness/ This house is full of, full of, full of fight
Un uomo. Sua moglie. Una grande casa immersa nella penombra. Una coppia di visitatori inaspettati, e forse non troppo graditi. È tutto ciò di cui si era a conoscenza quando, il 5 settembre, Madre! è stato proiettato per la prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia. Con il senno di poi, è tutto ciò che uno spettatore dovrebbe sapere prima di entrare in sala per assistere al film probabilmente più controverso del 2017: ogni ulteriore informazione rischierebbe di inficiare la sorpresa (e, speriamo, il piacere) di una visione più unica che rara.
Fin dalla sua uscita negli Stati Uniti, il 15 settembre, il nuovo thriller diretto da Darren Aronofsky ha polarizzato le opinioni e ha suscitato accesi dibattiti fra i critici e sui social media: un clamore solo in parte previsto, data la natura del progetto, e incredibilmente vasto, considerando pure che Madre! non si può certo definire un successo commerciale. Eppure, è innegabile che il film abbia creato a suo modo una sorta di fenomeno di cui si continuerà a discutere a lungo, e a ragion veduta. Dunque, prima di esaminare le cause del fiasco di Madre! e il valore di quest'opera cinematografica, ricostruiamo la storia di tale fenomeno e la varie fasi della sua contrastatissima ricezione...
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Jennifer's baby: un film avvolto nel mistero
Innanzitutto partiamo da lui, il 'padre' di Madre!, Darren Aronofsky. Un ritorno al cinema a ben tre anni di distanza da Noah, l'imponente kolossal biblico che, per il regista newyorkese, aveva rappresentato il capitolo più ambizioso e impegnativo della sua carriera: critica divisa ma in prevalenza favorevole, un lauto guadagno per la Paramount grazie ai mercati esteri (in patria gli incassi erano stati invece inferiori alle attese) e qualche inevitabile scia polemica. Nel 2015 Aronofsky aveva già pronto il copione di un nuovo film, girato nell'estate 2016: ad incrementare la curiosità attorno ad esso la scelta di una protagonista come Jennifer Lawrence, dal 2012 - anno de Il lato positivo e del primo Hunger Games - l'attrice in assoluto più popolare di Hollywood. Per il resto, oscurità completa o quasi: nessuna notizia certa sulla trama, un titolo svelato solo nel febbraio scorso (e reso ancora più ambiguo da quel punto esclamativo) e la lunga ombra de Il cigno nero, il cult di Aronofsky del 2010, come potenziale modello di confronto per questa nuova pellicola.
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Il 14 maggio, giorno della festa della mamma, viene pubblicato il primo poster di Madre!, sempre nel segno dell'originalità e dell'ambiguità: l'eleganza quasi preraffaelita della grafica, una cornice floreale corredata di sinistri dettagli e, al centro dell'immagine, quel cuore sanguinante appena estratto dal torace squarciato di Jennifer Lawrence. Scommessa vinta, fra condivisioni a non finire e siti e appassionati che per giorni non parlano d'altro. Arriviamo al 31 luglio, ed ecco il teaser trailer del film: meno di trenta secondi di immagini e voci inquietanti, con la Lawrence che si aggira con sguardo angosciato in una casa decisamente cupa.
Una settimana più tardi il trailer completo non fornisce tante altre indicazioni sulla trama, ma accentua la sensazione di un'atmosfera orrorifica, mentre le nuove locandine diffuse dalla Paramount sottolineano i richiami a Il cigno nero, riproducendo quel "volto frantumato" già visto in uno splendido poster del film con Natalie Portman. Infine, il 22 agosto, altro asso nella manica calato dal marketing della Paramount: un poster che rende esplicito omaggio a quello, celeberrimo, di Rosemary's Baby, il capolavoro di Roman Polanski del 1968, incentrato su un'altra maternità da incubo.
Un ciclone apocalittico da Venezia agli USA
Nell'odierno profluvio di sinossi fin troppo minuziose, di clip a valanga e di trailer che, nei casi peggiori, fanno intuire per filo e per segno cosa accadrà durante il film, la parola d'ordine per Madre! rimane invece "mistero": quasi nessuna foto di scena, un trailer suggestivo ma piuttosto criptico, qualche dichiarazione ermetica di Aronofsky. La strategia, insomma, è quella di costruire l'interesse proprio attorno alla curiosità sull'opera, e la missione pare essere riuscita: Madre! è uno dei titoli più cliccati sui siti del settore e le anteprime a Venezia sono le più affollate di tutta l'edizione del Festival. Ed è appunto a Venezia che inizia una nuova fase per Madre!: selva di fischi misti ad applausi, come da tradizione per le pellicole più provocatorie, e una critica tendenzialmente spaccata fra pareri molto distanti. Dall'altra parte del globo, dopo la presentazione a Toronto e i press screening per la stampa americana, i risultati sembrano un po' più incoraggianti, e l'aggregatore Rotten Tomatoes finirà per contare due terzi di recensioni positive.
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Sul fronte di Aronofsky si schierano compatti, fra gli altri, il Los Angeles Times ("il film più sperimentale realizzato da una major da secoli"), il Guardian ("la detonazione di un film-evento, un horror fantasmagorico e un incubo dallo humor nero") e Indiewire ("pura audacia cinematografica"); poi c'è chi, come Variety e il Washington Post, ha una reazione assai più tiepida, mentre il New York Observer lo bolla senza troppi giri di parole come il peggior film dell'anno. In generale, le stroncature insistono quasi tutte sullo stesso punto: il carattere estremo e sopra le righe di un racconto che non ha paura di rasentare il kitsch o il ridicolo, procedendo per accumulo di elementi in un crescendo parossistico che culminerà nella travolgente macrosequenza finale, un autentico sfoggio di virtuosismo da parte di Aronofsky e del direttore della fotografia Matthew Libatique. In sostanza, Madre! è un film talmente radicale che non può lasciare indifferenti, ma soprattutto che punta a spiazzare il pubblico con il suo apparato allegorico ad ampio raggio e le sue brusche svolte narrative.
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Un delirio visionario con una F in pagella
Senza svelare troppo a chi non l'avesse ancora visto, possiamo anticipare che di certo Aronofsky non vuole convalidare le nostre aspettative: di Rosemary's Baby in Madre! si può rintracciare al massimo una flebile eco; rispetto a Il cigno nero ritroviamo un simile clima disturbante e onirico e una protagonista in preda al dubbio e alla paura, ma le analogie terminano qui (e Il cigno nero, fra l'altro, era connotato da una raffinatezza formale non così prossima allo stile di Madre!); la prima metà del film, con la sua patina vagamente surreale, piuttosto potrebbe ricordare alla lontana L'angelo sterminatore di Luis Buñuel, ma nell'ultima metà Madre! cambia direzione e dà avvio a un "secondo atto" ancora diverso, e via via più sorprendente. Ed è appunto questo secondo atto a racchiudere l'anima più bizzarra e indefinibile di un'opera che non somiglia a nient'altro, nonché la ragione primaria del suo deludente responso negli Stati Uniti.
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Si è parlato non poco della famigerata F (il punteggio minimo di CinemaScore) che gli spettatori del giorno d'apertura hanno assegnato a Madre!, il voto tipico dei film più strani e fuori dalle regole, mentre dal punto di vista commerciale la Paramount ha registrato un esordio ben poco felice: sette milioni e mezzo di dollari (quasi la metà delle previsioni) in oltre tremiladuecento sale, per una media non esaltante di neppure tremiladuecento dollari a sala. Una delusione, tenendo conto della massiccia campagna di marketing e delle quotazioni di Jennifer Lawrence (si tratta del peggior debutto di sempre per un suo film in wide release).
Il secondo weekend negli USA ha confermato il trend negativo (un calo del cinquantasei percento e tredici milioni e mezzo di totale), la Paramount ha rilasciato nuovo materiale promozionale sperando di far leva sulle polemiche e il distributore italiano, vista la mala parata, ha deciso addirittura di non programmare proiezioni per la stampa. Ma in attesa di appurare quale sarà l'accoglienza qui da noi, viene da chiedersi: cosa significa veramente il flop di Madre!?
Apologia di un onorevole fiasco
Se già a suo tempo Il cigno nero, nonostante gli incassi eccellenti e la consacrazione dell'Academy, si era attirato gli strali di non pochi detrattori, con Madre! Darren Aronofsky ha perfino rilanciato. Nella prima parte, quella più compatta, ha messo in scena un meccanismo di minaccia e di paranoia crescenti, in grado - se si sta al gioco - di sprigionare un'oscura fascinazione: per le inquadrature claustrofobiche strette sul volto di una Jennifer Lawrence che diventa personaggio focalizzatore, ma anche il feticcio al cuore di un film materico e volutamente 'sporco'; per la conturbante presenza degli "ospiti inattesi" interpretati da Ed Harris e Michelle Pfeiffer (e la Pfeiffer, in particolare, è perfetta nel suo mostrarsi al contempo melliflua e tenebrosa, gelida e insinuante); per la natura intimamente mostruosa di quell'antica casa 'animata' che sembra celare segreti carichi di orrore. Nella seconda parte, invece, Madre! esplode letteralmente: la narrazione si abbandona al surrealismo più spinto, il piano allegorico prende ferocemente il sopravvento sul piano reale e ci costringe a ripensare tutto ciò a cui avevamo assistito fino ad allora con una nuova, scioccante consapevolezza.
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La visione estrema di Aronofsky può piacere o meno (chi scrive si pone nella prima categoria), il suo approccio al tema può risultare efficace o superficiale, e la pellicola nel suo complesso può spaventare o divertire, intrigare o respingere. Ma comunque la si pensi, non si può rinnegare l'intrinseca importanza di un'operazione davvero singolarissima: l'idea di un film dal budget medio/alto (trenta milioni di dollari), spalleggiato da una delle major di Hollywood, che rifiuta le convenzioni e le barriere dei generi e non ha timore di provocare lo spettatore. E Madre! non si limita a provocarci: prende a schiaffi il suo pubblico, sfidandolo a un gioco esegetico che ci richiede di essere parte attiva durante la visione. Per questo, a prescindere dai giudizi specifici, il suo flop al botteghino costituisce una sconfitta per tutti gli amanti della settima arte: perché, come già accaduto di recente per altri titoli d'autore coraggiosi e dirompenti, da The Neon Demon di Nicolas Winding Refn a Silence di Martin Scorsese, il suo insuccesso rischia di condannare in partenza tanti futuri tentativi di allontanarsi dalle regole hollywoodiane per percorrere strade inedite. Ragion per cui, per quanto sbilanciato e imperfetto, Madre! è un film che merita di raggiungere il suo pubblico e di essere difeso a spada tratta: perché Dio non voglia che il cinema di domani rimanga privo di film sbilanciati e imperfetti.