Fra tutti i generi cinematografici, l'horror è per tradizione uno di quelli codificati in maniera più rigorosa. A dispetto delle sue innumerevoli declinazioni, tra filoni, sottofiloni (horror paranormale, horror psicologico, slasher, monster movie) e perfino categorie puramente 'stilistiche' (ad esempio il found footage, croce e delizia dell'horror contemporaneo), l'horror può contare su un ampio numero di elementi canonici che, seppure con alcune varianti, ritroviamo puntualmente sullo schermo fin dalle origini di questo genere... un genere che, proprio in base a tali cliché, è stato capace perfino di riflettere su se stesso e sui propri ingredienti fondativi: si pensi soltanto alla saga di Scream o al più recente Quella casa nel bosco.
Ebbene, accanto al terrificante comparto di serial killer, vampiri, lupi mannari e fantasmi, messi di fronte di caso in caso a detective, esorcisti o bambini dalle capacità soprannaturali, uno dei "personaggi tipo" dell'horror, probabilmente perfino più diffuso di ogni possibile tipologia di mostri o di villain, è la scream queen. Il senso di questo personaggio è insito nella parola stessa: la "regina delle urla" è la "fanciulla in pericolo" fatta oggetto diretto della minaccia, e per questo veicolo di immedesimazione privilegiato per lo spettatore. Ma non solo: se l'horror ha la funzione catartica di 'scatenare' in maniera del tutto innocua le pulsioni violente di ciascun individuo, allora la scream queen può diventare perfino il bersaglio del divertimento (nonché del sadismo più o meno scoperto) tanto dei registi quanto del pubblico. Per fortuna, il ruolo dei personaggi femminili negli horror non si riduce alle sole scream queen; e anzi, opere ad elevatissimo tasso di suspense ci hanno regalato pure protagoniste grintose, combattive e di comprovato coraggio come la Ellen Ripley di Alien o la Clarice Starling de Il silenzio degli innocenti.
L'horror, tuttavia, non sarebbe il genere che conosciamo oggi senza l'apporto delle varie scream queen, le cui urla di terrore hanno spesso accompagnato quelle di decine di spettatori nel buio di una sala o di un singolo spettatore nella solitudine del suo salotto. Dunque, nella settimana in cui i cinema italiani si preparano a essere travolti dall'uscita di The Conjuring - Il caso Enfield, ripercorriamo la storia di questa figura emblematica attraverso alcune delle sue 'rappresentanti' più illustri, provando anche a delineare una presunta evoluzione della scream queen dai tempi più lontani fino ai giorni nostri...
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Urla in bianco e nero: da Fay Wray alle bionde di Hitchcock
Impossibile stabilire con certezza a chi attribuire il titolo di scream queen originaria, dal momento che, nell'horror cinematografico, le urla venivano adoperate perfino all'epoca dei film muti. Una performance a cui, in compenso, si fa inevitabile riferimento a proposito di "donzelle urlanti" sottoposte a una minaccia annichilente è quella di Fay Wray in King Kong, il cult del 1933 in cui la giovane attrice nei panni di Ann Darrow, l'avvenente ragazza il cui fascino incantava il gigantesco scimmione del titolo, passava buona parte del tempo in preda al panico. La Wray se la cavò egregiamente, essendo del resto un'esperta del genere horror: nello stesso periodo, infatti, aveva recitato anche ne Il dottor X, Pericolosa partita (girato sullo stesso set di King Kong), Il vampiro e La maschera di cera.
Negli anni Quaranta, decennio in cui l'horror, il thriller e il noir avrebbero conosciuto una straordinaria floridezza, non sono mancate attrici che si sono cimentate più volte con una suspense tagliente, colorando con i propri sguardi inquieti il bianco e nero degli schermi cinematografici. Come dimenticare, ad esempio, le tormentate eroine dei primi classici americani di Alfred Hitchcock? Certo, sarebbe riduttivo ridurre a semplici scream queen le complesse protagoniste interpretate da attrici come Joan Fontaine in Rebecca, la prima moglie, da Teresa Wright ne L'ombra del dubbio e da Ingrid Bergman in Io ti salverò e Notorious - L'amante perduta, eppure il fulcro di queste indimenticabili performance consiste proprio nella capacità di esprimere vari gradi di ansia e di paura. E il valore di simili prove fu ampiamente riconosciuto già allora: nel 1941 la Fontaine vinse l'Oscar come miglior attrice nella parte di una donna ossessionata dall'idea che il marito voglia assassinarla ne Il sospetto di Hitchcock, mentre nel 1944 fu la Bergman a conquistare il suo primo Oscar per il più hitchcockiano dei film di George Cukor, il thriller Angoscia (pure qui, guarda caso, il personaggio centrale è una donna affetta dalla paranoia per un pericolo incombente).
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Grida dall'Italia: le scream queen di casa nostra
L'horror italiano, quasi inesistente prima degli anni Sessanta, ha conosciuto un improvviso sviluppo proprio durante quel decennio e in particolare grazie a Mario Bava, cineasta di riferimento nel campo della suspense. E alla figura di Bava è legata quella dell'attrice inglese Barbara Steele, protagonista nel 1960 del lungometraggio d'esordio del regista di Sanremo, il celeberrimo La maschera del demonio. Nel doppio ruolo di una ragazza in pericolo e di una strega resuscitata dall'oltretomba, la Steele, con la sua aria misteriosa incorniciata dalla chioma corvina, si impone come l'archetipo della scream queen dell'horror gotico portato alla ribalta da Bava; in seguito, infatti, l'attrice sarà ingaggiata in altri horrori italiani come L'orribile segreto del dottor Hichcock, Lo spettro, I lunghi capelli della morte e Danza macabra, ma lavorerà anche con registi internazionali come Roger Corman per Il pozzo e il pendolo, David Cronenberg per Il demone sotto la pelle e Joe Dante per Piranha.
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Restando nell'ambito del cinema di genere italiano, sebbene l'inglese Barbara Steele rimanga la scream queen incontrastata, negli anni Settanta ad ambire al 'titolo' fu invece la fiorentina Daria Nicolodi, soprattutto in virtù del sodalizio professionale con il suo compagno, Dario Argento. Nel "periodo d'oro" della carriera di Argento, la Nicolodi sarebbe stata infatti l'interprete dei maggiori successi del regista, a partire dall'epocale Profondo rosso del 1975, in cui l'attrice divideva lo schermo con David Hemmings: in questo caso non si trattava di una vera "fanciulla in pericolo", ma piuttosto della vivace e intraprendente giornalista che affiancava Hemmings nelle sue indagini su una catena di efferati omicidi. Nel 1977, nell'altro cult della filmografia argentiana, l'horror Suspiria, le scream queen furono invece Jessica Harper e Stefania Casini: la Nicolodi, sostituita da quest'ultima, non poté recitare nel film a causa di un infortunio, ma quello stesso anno fu scelta da Bava per interpretare Shock. La collaborazione con Argento sarebbe poi proseguita negli anni Ottanta con pellicole quali Inferno - nel quale interpretava la misteriosa aristocratica Elise - Tenebre e Phenomena; negli anni Novanta, invece, la Nicolodi passerà il testimone a sua figlia Asia Argento, diretta dal padre in film come Trauma, La sindrome di Stendhal e Il fantasma dell'Opera, ma con esiti assai meno fortunati (per usare un eufemismo).
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"Ti piacciono i film dell'orrore?": le scream queen fra cult e parodia
Dall'Italia agli Stati Uniti, dove gli anni Settanta segnano la nascita dell'horror contemporaneo e portano in auge il filone cosiddetto slasher, ovvero una commistione fra horror e thriller caratterizzata da una rappresentazione decisamente esplicita e raccapricciante della violenza fisica. È anche il periodo in cui il ruolo della scream queen si impone con rilevanza sempre maggiore, a partire dai capisaldi del genere: nel 1972 Sandra Cassel è la star de L'ultima casa a sinistra di Wes Craven, cult dell'exploitation, filone di cui diventerà la "reginetta" recitando in un ampio numero di B-movie, mentre nel 1974 è la volta di Marilyn Burns di urlare terrorizzata e di correre disperatamente per salvarsi la vita nell'agghiacciante Non aprite quella porta di Tobe Hooper. Ma la vera, incontrastata scream queen dell'horror americano la conosceremo nel 1978: non ha ancora ventiquattro anni, si chiama Jamie Lee Curtis ed è figlia dell'attore Tony Curtis e di una delle più famose 'urlatrici' nella storia del cinema, quella Janet Leigh il cui grido sotto la doccia nel capolavoro Psycho ha un valore iconico ancora oggi più che mai vivo.
Nella parte di Laurie Strode, la studentessa presa di mira dal maniaco mascherato Michael Myers, la Curtis disegna i tratti della perfetta scream queen: una ragazza fragile e impaurita, ma capace anche di dimostrare una sufficiente presenza di spirito per sopravvivere al letale coltello di Myers. Il film in questione, naturalmente, è Halloween - La notte delle streghe, pietra miliare dell'horror moderno ad opera di un John Carpenter in stato di grazia e capostipite di una saga che vedrà l'occasionale ritorno di Jamie Lee Curtis; nel frattempo, l'attrice si specializza nel genere e nel 1980 recita in ben tre horror, ovvero Fog dello stesso Carpenter, Non entrate in quella casa e Terror Train. All'immaginario cinematografico degli anni Ottanta appartiene invece la candida Nancy Thompson interpretata da Heather Langenkamp nel 1984 in Nightmare - Dal profondo della notte, cult dell'horror a sfondo onirico a firma di Wes Craven. E proprio alla conoscenza delle regole del genere e all'ironia di Craven si deve, nel 1996, un gustoso esempio di slasher al confine fra omaggio e parodia: Scream, una sorta di meta-horror che sottolinea ed esaspera tutte le convenzioni del filone. Incluso (come da titolo) il ruolo fondamentale della scream queen, incarnato nel celebre incipit dalla prima vittima, Drew Barrymore, e assunto nel resto del film da Neve Campbell nei panni di Sidney Prescott, l'eroina urlante dell'intera saga di Scream.
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Scream queen del nuovo millennio
La seconda metà degli anni Novanta regala al pubblico una nuova generazione di scream queen, che oltre alla già citata Neve Campbell vede in prima fila Sarah Michelle Gellar, superstar del piccolo schermo a partire dal 1997 grazie alla serie Buffy - L'ammazzavampiri ma protagonista urlante pure di diversi horror di notevole successo: sempre nel 1997 recita negli slasher So cosa hai fatto e Scream 2, mentre nel 2004 torna in scena con The Grudge, remake di una pellicola giapponese. Se da allora l'horror hollywoodiano sembrava essere entrato in una fase di generale involuzione e carenza di idee, è negli ultimi anni, tuttavia, che il genere ha conosciuto nuovi sussulti e ha incoronato le sue attuali 'regine', in primis Vera Farmiga. Conosciuta e apprezzata specialmente per le sue prove drammatiche, la Farmiga si era già cimentata con il genere nel 2009 con Orphan, ma è stato il 2013 l'anno che ha segnato la sua indiscussa consacrazione a diva dell'horror sia al cinema che in TV.
Dal 2013 infatti l'attrice presta il volto a Norma Bates, la possessiva madre del futuro serial killer Norman Bates, nella serie Bates Motel, ideale prequel del classico Psycho: un bizzarro esperimento fra thriller psicologico e teen drama, di cui sono già andate in onda quattro stagioni. Contemporaneamente, Vera Farmiga sbanca il botteghino accanto a Patrick Wilson ne L'evocazione - The Conjuring di James Wan, in cui la Farmiga dà vita al personaggio (realmente esistente) di Lorraine Warren, una medium chiaroveggente che, in coppia con il marito Ed, si adopera a comunicare con gli spiriti e a proteggere famiglie inermi dagli spettri che popolano le case infestate. Non una semplice scream queen, dunque, ma un'autentica detective del paranormale in grado di fronteggiare entità oscure, consapevole del valore della propria missione: un ruolo che sulla Farmiga sembra calzare a pennello, come dimostra pure il recente successo del sequel del film, The Conjuring - Il caso Enfield, realizzato sulla falsariga del precedente capitolo.
Urla dal piccolo schermo: le dive dell'horror televisivo
E per concludere, vale la pena rivolgere lo sguardo dal grande al piccolo schermo: un terreno in cui l'horror ha trovato nuovi germogli e dal quale è arrivata una sostanziale rifioritura del genere, grazie a prodotti che, in misura più o meno significativa, hanno saputo rinnovare i codici della suspense o ridare vigore alle convenzioni degli specifici filoni di riferimento. Oltre al già citato Bates Motel, l'immaginario horror è stato riproposto con successo in televisione con Penny Dreadful, serie appena conclusa di ambientazione vittoriana, che per tre anni è stata dominata dal carisma della Vanessa Ives di Eva Green, alle prese con le più spietate creature delle tenebre. Da cinque anni, invece, benché con alterni risultati, Ryan Murphy ha tenuto incollato agli schermi il pubblico televisivo grazie alla serie antologica American Horror Story, autentico tripudio di tutti i più vari elementi del canone orrorifico.
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Un racconto multiforme, American Horror Story, in cui ogni singola stagione è popolata da numerosi e avvincenti personaggi femminili, per i quali Murphy ha ingaggiato un manipolo di attrici di comprovato talento: dalle superbe e pluripremiate veterane Jessica Lange e Kathy Bates a nuove leve quali Sarah Paulson, Taissa Farmiga, Emma Roberts e, nella quinta stagione, perfino la popstar Lady Gaga nei panni di una sensuale vampiressa. Lo stesso Ryan Murphy, inoltre, dall'anno scorso è al timone di una nuova serie intitolata - guarda caso - Scream Queens, in cui un campus universitario diventa il "terreno di caccia" di un efferato assassino in maschera, soprannominato Red Devil: insomma, una rivisitazione ironica e camp degli ingredienti tipici degli slasher, in cui il ruolo della preside della facoltà, Cathy Munsch, è interpretato da una certa Jamie Lee Curtis... le vere scream queen, del resto, non perdono occasione per reclamare la corona!
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