Siamo tutti quanti gli eroi della nostra storia, in fondo; e in questo senso, trovo ogni personaggio che interpreto totalmente difendibile. Anche quando sono disprezzati dal pubblico, provo sempre empatia nei loro confronti.
Non è scontato riuscire a farsi apprezzare quando si è identificati puntualmente con personaggi ambigui o sgradevoli; e nella sua carriera, Jesse Eisenberg di rado si è tirato indietro di fronte a ruoli complessi e contraddittori, caratterizzati più da ombre che da luci. Mentre la maggior parte degli attori della sua generazione ambiscono perlopiù a parti da eroi, supereroi o romantic lead, il trentaduenne newyorkese mostra invece una predilezione per le sfumature, per le 'zone grigie', per le piccole e grandi imperfezioni. Ed è probabilmente il motivo per cui, oggi, Jesse Eisenberg può essere definito uno degli interpreti più interessanti in circolazione.
Di recente, gli spettatori più attenti e cinefili avranno avuto modo di apprezzarlo in quel gioiellino dal titolo The End of the Tour (presentato al Festival di Roma 2015 per poi approdare fugacemente nelle sale a febbraio), mentre il grande pubblico lo avrà visto con una bizzarra capigliatura alle prese con uno dei villain più celebri del mondo dei fumetti, il milionario Lex Luthor, storico rivale dell'Uomo d'Acciaio, nel contestato blockbuster Batman v Superman: Dawn of Justice. Dal 9 giugno, Jesse Eisenberg torna nelle sale all'interno del cast di Now You See Me 2 - I maghi del crimine, thriller ambientato nel mondo dei prestigiatori di alto livello, mentre dal 23 giugno sarà al fianco di Gabriel Byrne e Isabelle Huppert nel bellissimo Segreti di famiglia. Tante occasioni, insomma, per indurci ad approfondire il percorso di questo giovane attore dal talento decisamente peculiare.
Jesse, il "mago del crimine" con la passione per la scrittura
Smilzo, non troppo alto per gli standard hollywoodiani (un metro e settantacinque), un casco di capelli ricci e un aspetto abbastanza lontano dal canone dei tipici 'bellocci' del cinema americano, questo ragazzo proveniente da una famiglia ebrea del Queens (un padre ex tassista diventato in seguito docente di sociologia, una madre insegnante ma specializzata per anni nel camuffarsi da clown alle feste per bambini, e perfino una sorella minore diventata da bambina la star di uno spot della Pepsi Cola) e affetto fin da piccolo da attacchi d'ansia e da un disturbo ossessivo-compulsivo, non si è lasciato travolgere dal successo arrivato con fragore nel 2010 grazie a The Social Network (ne riparleremo a breve). Al contrario, Jesse Eisenberg ha continuato ad assecondare la propria predilezione per film più intimi e sofisticati, nonché per la sua attività parallela come drammaturgo: è autore infatti di tre testi teatrali, da lui stesso portati in scena nel corso degli ultimi cinque anni (in uno di questi, The Revisionist, ha diviso la scena con la leggendaria Vanessa Redgrave), oltre che di vari racconti e del romanzo Bream Gives Me Hiccups, pubblicato nel 2015.
Contemporaneamente, tuttavia, il nostro Jesse non ha disdegnato qualche incursione nel cinema mainstream: nel 2011, ad esempio, ha prestato la voce a Blu, il pappagallo protagonista del film d'animazione Rio (e del sequel Rio 2: Missione Amazzonia), mentre nel 2013 ha impersonato Danny Atlas, carismatico prestigiatore di un gruppo di sedicenti maghi noti come i Quattro Cavalieri, in Now You See Me - I maghi del crimine, sorprendente trionfo al box office. Proprio il successo del film ha costituito il viatico per la realizzazione di un sequel, Now You See Me 2, altro thriller a base di trucchi mirabolanti, di doppi giochi e di colpi di scena, in cui Eisenberg torna a dividere lo schermo con Mark Ruffalo, Woody Harrelson, Dave Franco, Lizzy Caplan, Michael Caine e Morgan Freeman, a cui si aggiunge la new entry Daniel Radcliffe.
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Dai cieli di Metropolis alla Café Society di Woody Allen
Nel frattempo, l'attore newyorkese ha fatto molto parlare di sé per aver preso parte al progetto cinematografico più discusso dell'intero 2016: quel Batman v Superman diretto da Zack Snyder che si è attirato contro critiche abbastanza feroci e che sembra non aver soddisfatto granché neppure i fan della DC Comics, nonostante un responso commerciale più che positivo (ottocentosettanta milioni di dollari, un'enormità ma comunque meno del previsto). Ed è appunto un film del genere che dimostra una volta di più la sua intelligenza di attore: nei panni di un villain scritto in maniera piuttosto superficiale, fin troppo debitore del folle e irriverente Joker di Heath Ledger ma senza la stessa tenebrosa potenza, Jesse Eisenberg ha evitato di trasformare Lex Luthor in una pura macchietta, arginando per quanto possibile i difetti di un copione tutt'altro che solido e rubando la scena ai due supereroi interpretati da Ben Affleck ed Henry Cavill (certo, nessuno dei due è mai stato un campione d'espressività). E non a caso, da un punto di vista strettamente recitativo, il momento più alto di Batman v Superman rimane il faccia a faccia fra Lex Luthor e la Senatrice June Finch di Holly Hunter.
A fine anno, invece, ritroveremo Jesse in Café Society, già proiettato fuori concorso al Festival di Cannes e sua seconda collaborazione con Woody Allen dopo To Rome with Love: una raffinata commedia romantica ambientata nell'America degli anni Trenta, fra Hollywood e New York, con Eisenberg nei panni di Bobby Dorfman, giovanotto di belle speranze diviso fra due donne, Vonnie (Kristen Stewart) e Veronica (Blake Lively).
Dunque, nel pieno di un'annata così ricca e proficua, ne approfittiamo per proporvi un ritratto di Jesse Eisenberg parlando di cinque ruoli fra i più significativi che hanno costellato l'ultimo decennio della sua carriera, in altrettante pellicole talvolta sottovalutate, ma che mettono in luce le sue diverse 'facce' da attore...
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5. Più forte delle bombe: Segreti di famiglia
Partiamo proprio con Segreti di famiglia, primo film in lingua inglese (il titolo originale è il ben più evocativo Louder Than Bombs) per il regista norvegese Joachim Trier, presentato in concorso al Festival di Cannes 2015 e in uscita in Italia il 23 giugno grazie a Teodora. Un dramma familiare costruito attorno alla presenza/assenza di Isabelle Reed (Isabelle Huppert), stimata fotografa di guerra rimasta uccisa in un banale incidente stradale, lasciando i suoi parenti ad affrontare una difficile elaborazione del lutto. All'interno di un racconto composito, ondivago e mai scontato, in cui si intrecciano con fluidità passato e presente, realtà e immaginazione, Jesse Eisenberg presta il volto a Jonah, figlio primogenito di Isabelle e suo marito Gene (Gabriel Byrne): un trentenne da poco diventato marito e padre, ma dietro la cui apparente sicurezza si celano ancora sottili inquietudini e desideri mai del tutto sopiti. Una performance sotto le righe ma da cui trapelano quelle scintille di emozione tali da trasmetterci tutta la concretezza di questo personaggio.
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4. In viaggio con David Foster Wallace: The End of the Tour
In America è stato distribuito l'estate scorsa, da noi è arrivato soltanto a febbraio: diretto da James Ponsoldt, The End of the Tour è uno dei film più acuti, coinvolgenti e in parte sottovalutati del 2015. Jesse Eisenberg si cala nei panni di David Lipsky, giornalista di Rolling Stone che nell'inverno del 1996 si fa assegnare l'incarico di realizzare un profilo di uno degli autori più celebrati della letteratura americana contemporanea, David Foster Wallace, sull'onda della pubblicazione del colossale romanzo Infinite Jest. Costruito come un lungo flashback, The End of the Tour narra i cinque giorni trascorsi da Lipsky con Wallace (Jason Segel) durante il tour promozionale di quest'ultimo, fra incontri, conversazioni, confessioni e rivalità sul punto di esplodere. E accanto a un Jason Segel nel ruolo della vita, Eisenberg non si limita a fare da spalla, ma offre il controcanto di un incalzante 'duetto' in grado di parlare alla mente e al cuore dello spettatore.
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3. L'età acerba: Il calamaro e la balena
Torniamo ora indietro nel tempo, precisamente al 2005, ovvero l'anno in cui molti hanno cominciato a prendere nota di questo ragazzo ventunenne che, prima di allora, aveva alle spalle soltanto un paio di parti secondarie e un debutto da co-protagonista nella commedia indipendente Roger Dodger. È il regista e sceneggiatore Noah Baumbach a valorizzare le doti di questo attore ancora sconosciuto grazie al ruolo del sedicenne Walt Berkman nell'apprezzatissimo Il calamaro e la balena, storia di una famiglia spezzata dalla separazione fra i coniugi Bernard (Jeff Daniels), intellettuale frustrato, e Joan (Laura Linney), nuova promessa del mondo dell'editoria, nella New York di metà anni Ottanta. Opera di ispirazione semi-autobiografica per Baumbach, Il calamaro e la balena permette ad Eisenberg di offrire il sensibile ritratto di un adolescente insicuro, diviso fra l'ammirazione per il padre, i sentimenti contrastanti per la madre e un disperato bisogno di sentirsi adeguato mentre il suo piccolo mondo gli sta crollando addosso.
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2. Crimini e misfatti: Night Moves
È stato uno dei titoli più convincenti fra quelli presentati in concorso al Festival di Venezia 2013, ma purtroppo non ha riscosso l'attenzione meritata né in patria, dove è passato piuttosto inosservato, né in Italia, dove non è mai approdato nelle sale: stiamo parlando di Night Moves, scritto e diretto da uno dei nomi di maggior spicco del cinema indipendente americano, la regista Kelly Reichardt. Thriller atipico, dai ritmi dilatati ma percorso da una palpabile suspense, Night Moves vede Jesse Eisenberg nei panni di Josh, ambientalista radicale che, in combutta con altri due attivisti, contribuisce a far esplodere una diga idroelettrica; qualcosa però andrà contro i loro programmi, trascinando i tre compari in un vortice sempre più oscuro. Ancora una volta, Eisenberg mostra un aspetto della professione d'attore in cui eccelle: una recitazione misurata, trattenuta, a tratti addirittura gelida, ma a cui basta pochissimo per portare a galla gli stati d'animo e gli 'abissi' più neri del suo personaggio.
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1. Nemici di Facebook: The Social Network
Non è solo la più bella interpretazione di Jesse Eisenberg, quella che gli è valsa la nomination all'Oscar come miglior attore, ma anche il ruolo - e il film - a cui probabilmente resterà più legato per tutta la sua carriera: impossibile, d'altronde, dimenticare il controverso ritratto di Mark Zuckerberg, giovane genio dell'informatica e co-fondatore di Facebook, dipinto da Eisenberg in The Social Network, il capolavoro diretto da David Fincher nel 2010. A partire dalla scena iniziale, un serratissimo faccia a faccia fra una coppia di fidanzati al tavolo di un pub, passando per i confronti con quei compagni d'università che diventeranno uno dopo l'altro suoi acerrimi avversari, Jesse Eisenberg snocciola le battute del copione di Aaron Sorkin con una rapidità, un'intonazione e un'ironia a dir poco impeccabili, rivelandosi il perfetto interprete di questo antieroe infido e arrogante. Il nostro Jesse, però, non si lascia ingabbiare dalla sgradevolezza di facciata del 'suo' Zuckerberg, ma riesce a dipingere anche la fragilità, la solitudine e il desiderio di rivalsa di un personaggio estremamente complesso e inesorabilmente affascinante.
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