Molti anni prima che la parola spoiler entrasse di prepotenza nei nostri vocabolari; prima che le bacheche iniziassero a pullulare di commenti sui finali delle serie TV più appassionanti e che i forum ospitassero teorie fantasiose sui film più contorti; un signore, alquanto esperto di cinema, sostenne una sua teoria. "La parte fondamentale di un'opera è il suo finale. Perché è con quello in testa che il pubblico torna a casa". Quel signore si chiamava Alfred Hitchcock e di questa regola fece una ragione di vita artistica. Il monologo interiore di Psycho, con quel lento zoom sul volto compiaciuto di Norman Bates che ne svela la doppia personalità, è certamente uno dei finali più memorabili di sempre, un ribaltamento inaspettato, ancora difficile da accettare. Ed è proprio la difficoltà digestiva del colpo di scena a rendere il twist narrativo un elemento fondamentale per alcuni film. È l'impeto del sorprendente a renderli in qualche modo indimenticabili.
Di fronte a certi scossoni di trama, davanti a svolte che lo spettatore riteneva sino a poco tempo prima impensabili, il pubblico reagisce con uno stupore personale che poi si apre verso il confronto con gli altri. Così i film sopravvivono alla visione, escono dalla sala ed entrano nei discorsi e nelle varie interpretazioni di tutti, vincendo sul tempo che passa. Senza dimenticare un'altra peculiarità delle pellicole con finale a sorpresa, ovvero il gusto della seconda visione. Rivedere un film di cui conosciamo il colpo ad effetto significa guardarlo con occhi nuovi, più consapevoli, e quindi con la soddisfazione di scoprire atteggiamenti di personaggi che acquistano un senso diverso, semmai scovando indizi che il regista ha disseminato lungo il cammino.
Sarà per tutti questi motivi che a distanza di decenni l'urlo di Luke Skywalker di fronte alla rivelazione shock di Dart Vader (il celeberrimo "io sono tuo padre" pronunciato ne L'impero colpisce ancora) echeggia ancora, accompagnato dalla disperazione di Charlton Heston nel finale de Il pianeta delle scimmie, all'espressione assente di Jack Nicholson in Chinatown e all'ossessione per "Rosabella" in Quarto potere.
Quando parliamo di twist però, viene in mente soprattutto un attore che per anni è stato il volto prediletto dell'ambiguità, una maschera indecifrabile e beffarda. Parliamo di Kevin Spacey, consacrato nel 1995 da due grandi film usciti a pochi mesi di distanza. Dopo I soliti sospetti e Seven, accomunati da conclusioni disorientanti, è come se il finale a sorpresa avesse conosciuto una nuova epoca d'oro, incoraggiando il genere thriller e trasformandosi quasi in un dovere per conquistare il gradimento della platea.
Gli anni Novanta e gli anni Zero del nuovo millennio cinematografico sono stati caratterizzati da un rincorrersi di stravolgimenti di trama, talmente tanti che alcuni (pensiamo a Scream, Il segreto dei suoi occhi, The Departed - Il bene e il male, Gone Baby Gone e Secret Window) hanno dovuto aspettare fuori dalla classifica che state per leggere, dedicata ai venti migliori colpi di scena finali visti da quell'ispirato 1995 ad oggi.
Siete avvisati: lo spoiler è l'anima di questo articolo, per cui, qualora doveste inceppare in qualche rovinosa anticipazione, siete pregati di non cedere all'ira. John Doe potrebbe venirvi a trovare.
20. Arlington Road - L'inganno
Un film non del tutto riuscito, penalizzato anche da un sottotitolo italiano decisamente fuori luogo. Classico esempio del potere di un buon finale sostenuto da un ottimo cast, Arlington Road racconta di un professore che entra in confidenza con una coppia di vicini. Le stranezze si susseguono mentre i sospetti di Faraday ricadono proprio su alcuni atteggiamenti sospetti dei nuovi amici.
Twist: La confidenza nasconde il raggiro, l'amicizia cela lo sfruttamento. La famiglia Lang non è quello che sembra, perché Ceryle e Oliver sono due terroristi che intendono attaccare le istituzioni americane partendo dall'FBI. Quando Faraday pensa di aver scoperto tutto, capisce anche di essere già stato ingannato, dando così inizio alla missione terroristica.
19. Orphan
L'horror ha abusato spesso di bambini inquietanti, pallidi, posseduti, instabili. Una regola alla quale Orphan non si sottrae, scrivendo però una versione tutta sua grazie ad un bel colpo di scena. Il film narra la storia di una coppia che, in seguito ad un doloroso aborto, decide di adottare una bambina che appare particolarmente sensibile e intelligente.
Qualità che, una volta in casa, si tramuteranno in qualcosa di molto meno piacevole.
Twist: Quella spiccata perspicacia negli occhi della "dolce" Esther nasconde un'effettiva maturità, celata da una rara forma di nanismo. La donna ha 33 anni e rivedere il film non aiuta a rendere la cosa più digeribile.
18. The Mist
Tratto da un racconto di Stephen King e diretto da Frank Darabont, padre televisivo di The Walking Dead, The Mist è un film claustrofobico, avvolto da una nebbia asfissiante che costringe i protagonisti a barricarsi all'interno di un supermercato. I mostri sono fuori, ma anche dentro alcuni personaggi.
Twist: finale che lascia a dir poco stupefatti, con una buona dose di rabbia. Ormai chiuso in auto senza benzina e circondato da una densa foschia, David decide di risparmiare i suoi compagni dai tentacoli delle creature assassine. Quattro colpi per ognuno di loro, tra cui anche suo figlio. Poco dopo, una volta uscito dal mezzo, la nebbia si dirada. Nessun segno del nemico, solo un esercito vittorioso. E per David solo disperazione.
17. The Game - Nessuna regola
Un gioco senza regole smette di essere un gioco, trasformandosi semmai in un caotico incubo. È quello che accade a Nicholas, uomo che vive per inerzia una routine fatta di lavoro e solitudine. Per scuoterlo, suo fratello gli regala un'esperienza originale: un test ludico dove la psiche e il corpo vengono messi a dura prova.
Twist: David Fincher, il regista più presente in classifica, inizia a scaldarsi con un finale più semplice di quello che il film fa intuire. Nicholas scivola in un vortice di fughe, minacce e omicidi. Niente di tutto questo è vero, infatti ogni esperienza vissuta dal protagonista è una simulazione, nient'altro che fasi del gioco regalatogli dal fratello (creduto morto).
16. Schegge di paura
Mentre il cinema scopre il talento di Edward Norton, Schegge di paura delinea un'oscura spirale che scende sempre di più nello squallore umano. L'avvocato Martin Vain (Richard Gere) prende a cuore la difesa del giovane Aaron, ragazzo affetto da personalità multipla, accusato di omicidio. È l'inizio di un lungo percorso che si addentra nei confini instabili della mente umana.
Twist: Dopo la confessione di Aaron, Vain crede al disturbo psichico del giovane e avvalora la tesi dell'infermità mentale. Sino a quando il ragazzo si dimostra colpevole e più che capace di intendere e di volere. La messa in scena della balbuzie e dell'alter ego Roy sono camuffamenti consapevoli. Le legge è beffata. E lo spettatore con lei.
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15. Il tocco del male
Un intero film passato a rincorrere il Male, anzi il diavolo in persone. Il plurale è voluto perché Azazel è uno spirito malefico che abita i corpi della gente e li possiede con il suo influsso negativo. Il tocco del male parla di un demonio inafferrabile, una maledizione che si aggira per il mondo sotto forma di virus contagioso.
Twist: Il detective Hobbes tenta di porre fine alla catena malefica del demone ospitandolo dentro di sé e suicidandosi. L'effetto domino sembra essere scongiurato, sino a quando un gatto sfiora il corpo dell'agente, adottando così lo spirito di Azazel.
14. Old Boy
Iperviolento e cinico, Old Boy è una delle migliori declinazioni del revenge movie mai viste al cinema: freddo, ritmato, teso. Dopo quindici anni di prigionia e ingiustamente accusato della morte di sua moglie, Dae-su cerca la una personale, irrefrenabile vendetta con tanto di martello in mano.
Twist: Quella che appare come la giusta rivincita di un uomo che rivendica una libertà negata, è invece pura illusione. Dae-su non è mai stato libero, perché la sua percezione della realtà è sempre stata alterata dall'ipnosi. Come se non bastasse, la giovane donna di cui si innamora, in realtà, è sua figlia.
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13. Saw - L'enigmista
Cosa sei disposto a fare pur di non morire? La domanda è diretta, la risposta di Saw è crudele. Due uomini si ritrovano rinchiusi in una stanza lugubre, legati e in compagnia di un cadavere. Per sopravvivere, Adam e Lawrence dovranno sottostare alle regole e agli ordini di uno spietato enigmista. Saw è scandito dai tempi di un gioco sadico, prova terribile per la psiche e per il corpo dei protagonisti.
Twist: Le mutilazioni sono tremende e dolorose, eppure, il colpo di scena finale non fa meno male. Il corpo all'interno della stanza non è un cadavere, ma un vecchio paziente di Lawrence ancora vivo, nonché l'enigmista stesso. Al protagonista non resta che lanciare l'ultimo di tanti urli.
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12. American Psycho
Conoscere Patrick Bateman significa partire per un viaggio allucinato di sola andata nella mente malata di uno yuppie americano, manichino plastificato e senza cuore, simbolo estremo dell'edonismo anni Ottanta. Il suo sdegno nei confronti del mondo sembra inarrestabile e la sua follia perversa.
Twist: La depravazione e il disprezzo sono reali, gli omicidi no. Tutto fa parte di un esasperato disegno mentale di uno psicotico. Un folle inetto, invaso di odio, ma incapace di accettarsi, conoscersi, trovare una collocazione al suo ego.
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11. The Village
Diciannovesimo secolo. In un villaggio isolato della Pennsylvania, un comitato di anziani pone delle regole che tutti devono rispettare. Per prima cosa è vietato superare il confine del bosco, perché le creature innominabili non vanno né sfidate, né disturbate. Film che ha il grande merito di dare corpo all'astrazione della paura, The Village invita lo spettatore a vivere le strane abitudini di una comunità sino a svelarne le contraddizioni.
Twist: Quando i divieti vengono sfidati e il bosco superato, scopriamo che l'epoca ottocentesca è tutta una messa in scena, una ricostruzione posticcia che cela un profondo malessere. Un ranger, dotato di jeep e provvisto di medicinali, ci svela che la storia è ambientata nei giorni nostri. Quella comunità raccoglieva persone deluse dalla modernità, impaurite dalle derive del progresso.
10. The Prestige
Realtà o finzione? Magia o scienza? Christopher Nolan semina dubbi e trucchi narrativi lungo un film straordinario, un'opera metanarrativa che parla degli albori della messa in scena attraverso una rivalità tra prestigiatori ossessionati dal potere della meraviglia.
Twist: Un finale con effetto sorpresa "a matrioska". Angier e Borden scoprono le carte dei loro metodi magici. Il primo, che si pensava dedito al teletrasporto, si è sottoposto all'alienante pratica della clonazione; il secondo ha sempre diviso la sua vita e i suoi amori con un fratello gemello. Premessa, svolta e prestigio. L'illusionismo e il cinema non sono poi così diversi.
9. Donnie Darko
Quella di Donnie Darko è la storia di un film che è stato riscoperto molti anni dopo la sua uscita, diventando un piccolo, grande cult. Attraversato da un alone mortifero e portatore di uno sguardo inedito sulle inquietudini dell'adolescenza, narra la storia di Donald, ragazzo schizofrenico con un amico immaginario che gli predice l'imminente fine del mondo.
Twist: Proprio quando l'apocalisse sta per compiersi, scopriamo che il motore dell'aeroplano caduto all'inizio del film non ha soltanto distrutto una camera vuota, ma ha ucciso lo stesso Donnie. Allora, l'intera storia narrata potrebbe essere ambientata in un multiverso parallelo. Ancora oggi le teorie interpretative sull'opera di Richard Kelly continuano a dividere. Di certo rimane una colonna sonora bellissima, delicata e potente.
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8. Mulholland Drive
Lo straordinario viaggio onirico di David Lynch sancisce il dominio della percezione sulla realtà dei fatti, il potere dell'interpretazione sull'effettività delle cose. Nato come puntata pilota di una mai nata serie tv, Mulholland Drive percorre le vie buie delle aspirazioni di una donna per poi descriverne delusioni e sogni infranti. Il successo è un miraggio pericoloso, Hollywood una luce accecante dentro cui l'identità non esiste, diventando duttile, malleabile, inconsistente.
Twist: La prima parte del film non è che un sogno di Diane; la seconda ci mostra come è andata a finire la sua vita da aspirante attrice. Detta così, sembra facile ma nel mezzo ci sono sogni, scambi di persona e una marea di indizi seminati da Lynch con grande maestria. Solitamente rivedere un film aiuta a comprenderlo meglio, ma in questo caso non è detto che una seconda visione aiuti a trovare la strada giusta.
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7. The Others
Porte chiuse e serrature non bastano a tenere lontano l'incubo, perché Alejandro Amenábar è prodigo di atmosfere cupe e disturbanti. Grace ha due figli affetti da una rara malattia che non permette loro di esporsi alla luce. Il buio è una necessità, ma non un amico, soprattutto da quando la loro dimora appare infestata da inquietanti presenze.
Twist: Quella che per tutto il film ci appare come una madre protettiva e meticolosa, non è altro che un genitore assassino, poi morto suicida. I fantasmi, quindi, sono Grace e i suoi bambini. Gli increduli siamo noi.
6. Memento
Un film che inizia con la fine e finisce con l'inizio non può lasciare indifferenti. La parola "memento" è un imperativo latino con il quale Nolan invita a ricordare una pellicola difficile da dimenticare. Il corpo di Leonard, privo di memoria, è una mappa piena di tatuaggi, fondamentali per trovare l'assassino di sua moglie.
Twist: Quella di Leonard, oltre che amnesia, è rimozione, un meccanismo naturale di autodifesa da tremendi rimpianti. L'assassino di sua moglie è lui. Un peccato indelebile come le frasi che porta sul corpo.
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5. Shutter Island
Martin Scorsese prepara il tabellone, dispone le pedine e ci invita in un gioco di ruolo pieno di disperazione e rimorsi mal soffocati. L'agente Daniels salpa verso Shutter Island dove, in un celebre ospedale psichiatrico, una paziente è misteriosamente scomparsa. Questa volta la violenza tanto cara al regista implode sino all'annientamento dell'identità per poi esplodere nella psiche di uno straordinario Leonardo DiCaprio.
Twist: "Vivere da mostro o morire da uomo per bene?". Questo è l'ultimo lampo di lucidità concesso a Daniels, ovvero Andrew Laeddis, paziente rinchiuso sull'isola dopo l'omicidio di sua moglie. L'intera indagine vissuta dall'uomo si scopre parte di un tentativo medico di assecondare una sua fantasia per riportarlo alla realtà. Il senso di colpa diventa allucinazione e il racconto cinematografico una straordinaria bugia.
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4. Fight club
Un protagonista talmente inetto da non meritarsi neanche un nome. Alienato e disperso in una routine grigia, l'uomo trova finalmente un senso alle sue giornate in Tyler Durden, uomo sovversivo, nemico giurato dello stile di vita occidentale, ma soprattutto fondatore del Fight Club. Qui tutti gli uomini sono uguali, uniti in uno sfogo collettivo di frustrazione. Fincher dirige una pellicola livida con uno sguardo spietato sulle contraddizioni della società moderna.
Twist: Prima regola del Fight Club: non credere al fondatore del Fight Club. Tyler Durden non esiste, se non in quanto proiezione di tutto quello che vorrebbe essere ma non riesce a diventare. Rivedendo il film è possibile notare delle apparizioni impercettibili di Durden, inserite da Fincher come elementi subliminali. Stesso vezzo del suo personaggio che montava brevi fotogrammi hard durante i suoi turni da proiezionista. A dir poco geniale.
3. Seven
True Detective ante litteram, il capolavoro di David Fincher conferma l'amore del suo autore per colpi di coda spiazzanti. Seven è un film che odora di marcio e segue i passi ondivaghi di due investigatori sulle tracce di un raffinato serial killer che punisce i peccatori con la legge del contrappasso.
Twist: Avarizia, gola, accidia, lussuria e superbia. Quando il killer John Doe si consegna alla polizia, all'appello mancano ancora due peccati capitali. Ed è qui che il genio malefico di un folle manipolatore trova la sua apoteosi. L'invidia è quella di Doe nei confronti della famiglia del detective Mills, al quale ha appena ucciso la moglie. L'ira del giovane agente viene così invitata a compiersi uccidendo l'assassino. Un film incentrato sul numero sette per un finale da dieci.
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2. Il sesto senso
Probabilmente tra i casi più clamorosi di plot twist. La celebre battuta "vedo la gente morta" era il migliore degli indizi, ma prevedere il finale de Il sesto senso era ardua impresa. La storia è quella di uno psicologo infantile sopravvissuto ad un tentato omicidio da parte di un suo ex paziente. Mesi dopo, Crowe decide di seguire il caso del piccolo Cole, terrorizzato da visioni lugubri.
Twist: La grandezza del finale del film di M. Night Shyamalan risiede nel suo essere stupefacente, eppure coerente con il rapporto instaurato tra i protagonisti. Cole vede Crowe proprio in quanto defunto, ucciso mesi prima. Ancora una volta il regista riesce a maneggiare materie astratte e inconsistenti giocando con le atmosfere. Un tocco raro che sembra, però, aver perduto.
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1. I soliti sospetti
Il titolo del capolavoro di Bryan Singer è di per sé fuorviante. Il sospetto è più che insolito perché nessuno poteva credere alla vera identità del diabolico Keyser Söze, il committente di una vendetta nei confronti della polizia. I criminali cadono uno dopo l'altro in un susseguirsi spietato di omicidi. Intanto, la leggenda di quest'uomo invisibile aumenta a dismisura in un clima asfissiante.
Twist: Una camminata claudicante che si trasforma passo dopo passo in un un'andatura decisa. Lo storpio che si scopre spietato bugiardo. Roger Clint, per tutto il film conosciuto come "il pentito" della banda, ha manipolato tutti nel corso di un interrogatorio durante il quale ha inventato nomi e storie, ispirato da una bacheca alla spalle del detective. Mentre il poliziotto lascia cadere una tazza di caffè dallo stupore, è probabile che in sala siano volati tubi di pop corn. "La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto, è stata convincere il mondo che lui non esiste. E come niente, sparisce". Questo film no, non va via. Rimane impresso, anche dopo vent'anni.