Emmys are coming... il prossimo 20 settembre si svolgerà la 67esima edizione degli Emmy Award, i premi più prestigiosi della TV americana, con l'assegnazione delle statuette nelle categorie principali. Oggi pomeriggio, l'Academy of Television Arts & Sciences ha annunciato le nomination relative all'annata televisiva 2014/2015, confermando in sostanza tutti o quasi i papabili candidati della vigilia.
In attesa di conoscere i vincitori di questa edizione, esaminiamo ora nel dettaglio le candidature nelle categorie di maggior peso, nelle quali abbiamo ritrovato i vari "pezzi forti" delle precedenti edizioni degli Emmy, ma in cui c'è stato spazio pure per qualche sorpresa (troppo poche, forse, a fronte di alcune omissioni decisamente clamorose). Dunque, ecco di seguito la nostra analisi delle nomination agli Emmy Award 2015...
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Il trono di spade da record, l'inverno è in arrivo?
Record per Il trono di spade: la quinta stagione della serie fantasy della HBO ha surclassato i risultati ottenuti nelle precedenti edizioni, aggiudicandosi un totale di ben ventiquattro nomination agli Emmy. Premiato finora con quattordici statuette, Il trono di spade non ha mai prevalso nella categoria principale, ma questa potrebbe essere la volta buona: lo show creato da David Benioff e D.B. Weiss non è mai stato così popolare fra la critica e il pubblico, e il numero di candidature è davvero impressionante (imbattuto però il record assoluto per una serie, stabilito nel 1994 da NYPD Blue con ventisette nomination).
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L'unico vero rivale per Il trono di spade sarà l'ultima stagione di Mad Men, che ha riscosso undici nomination. Vincitore dell'Emmy come miglior serie drammatica per le sue prime quattro stagioni, l'acclamato show di Matthew Weiner è amatissimo tanto dalla critica quanto dall'Academy, e l'ultimo episodio ha suscitato profondo entusiasmo: l'ipotesi di una quinta, storica vittoria per i pubblicitari di Madison Avenue è pertanto più che possibile. Fra i sette titoli candidati all'Emmy come miglior serie drammatica, oltre a Il trono di spade e Mad Men, figurano anche il dramma politico House of Cards, con undici nomination, la saga in costume Downton Abbey, con otto nomination, lo spin-off di Breaking Bad, Better Call Saul, new entry con sette nomination, il redivivo thriller spionistico Homeland, con cinque nomination, e il dramedy carcerario Orange Is the New Black, con quattro nomination, passato dalla commedia al dramma in base alle nuove regole dell'Academy. Tutto da copione, in pratica, con un sospiro di sollievo per la sacrosanta esclusione del sopravvalutatissimo Empire, mentre spiace per l'assenza di due serie estremamente meritevoli quali The Affair e The Americans; The Affair, snobbato del tutto a dispetto del trionfo ai Golden Globe, rappresenta l'omissione più assurda e ingiustificabile di questa edizione.
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Gli attori e le attrici: profumo di Emmy per Jon Hamm
Se nella categoria principale si consumerà un duello all'ultimo voto fra Il trono di spade e Mad Men, l'Emmy per il miglior attore sembra già avere un vincitore annunciato: Jon Hamm, il magnifico interprete di Donald Draper, protagonista assoluto in un series finale da brivido. Alla sua ottava candidatura in questa categoria, Hamm sembra finalmente in procinto di conquistare l'ambita statuetta, benché non sia da sottovalutare la concorrenza di un attore formidabile come Kevin Spacey, l'infido Presidente Frank Underwood di House of Cards. In lizza pure Kyle Chandler per Bloodline, Jeff Daniels per The Newsroom, Bob Odenkirk per Better Call Saul e Liev Schreiber per Ray Donovan (fumata nera, invece, per Clive Owen con The Knick).
Più incerta la situazione nella categoria per la miglior attrice, dove una potenziale favorita potrebbe essere l'ambigua First Lady Claire Underwood di House of Cards, Robin Wright, in lizza insieme alla plurivincitrice Claire Danes di Homeland e alla Elisabeth Moss di Mad Men (che l'Academy scelga di ricompensare sia lei che Hamm in un colpo solo?). Completano la rosa delle candidate tre new entry: la manager discografica sopra le righe di Taraji P. Henson in Empire, il losco avvocato Viola Davis ne Le regole del delitto perfetto e i cloni impersonati da Tatiana Maslany in Orphan Black. Inspiegabile omissione, purtroppo, per le splendide Ruth Wilson di The Affair e Keri Russell per The Americans, che avrebbero meritato entrambe la nomination (ma è da rilevare pure l'assenza di Julianna Margulies per The Good Wife).
La categoria per il miglior attore supporter vede contrapposti, fra i sei candidati, due veterani delle passate edizioni degli Emmy quali Alan Cumming per The Good Wife e Peter Dinklage per Il trono di spade, ma la nostra sensazione è che la statuetta se la contenderanno Jonathan Banks, spalla di Odenkirk in Better Call Saul, e l'intenso Ben Mendelsohn di Bloodline. Il trono di spade domina invece fra le migliori attrici supporter, categoria in cui sono in gara sia Emilia Clarke che Lena Headey (potenziale favorita?). L'esito delle votazioni è quanto mai incerto, con la concorrenza da non sottovalutare della Christina Hendricks di Mad Men (che l'ultima stagione porti fortuna anche a lei?) e della sopraffina Christine Baranski di The Good Wife.
Serie comiche: Transparent sfida Modern Family
Dopo ben cinque anni consecutivi di vittorie incontrastate per Modern Family, lo scettro per la miglior serie comica è ora conteso fra il mockumentary su una famiglia allargata americana, a quota sei nomination, e una delle più applaudite novità di quest'anno: Transparent, dramedy di Amazon su un maturo padre di famiglia che decide di rivelare la propria natura femminile. Già pluripremiato ai Golden Globe, Transparent ha ottenuto ben undici nomination agli Emmy e si preannuncia come la serie da battere; in lizza anche il blasonatissimo Veep con nove nomination, Silicon Valley ed Unbreakable Kimmy Schmidt, con sette nomination a testa, Louie e Modern Family con sei nomination ciascuno e l'ultima stagione di Parks and Recreation, con tre nomination (mentre non è rientrato fra i sette titoli candidati The Big Bang Theory, che ha visto tagliato fuori pure Jim Parsons).
Transparent, quotatissimo per l'Emmy come miglior serie (ma occhio pure a Veep e Modern Family), dovrebbe regalare la statuetta al suo bravissimo protagonista, Jeffrey Tambor, grazie alla parte della transgender Maura Pfefferman; non troppo agguerrita la concorrenza, che include fra gli altri Louis C.K. per Louie e William H. Macy per Shameless. Più combattuta la partita per l'Emmy alla miglior attrice, con la strepitosa Julia Louis-Dreyfus, il Presidente Selina Meyer di Veep, impegnata a difendere il titolo contro le divertenti Amy Poehler, nella stagione d'addio di Parks and Recreation, e la veterana Edie Falco di Nurse Jackie - Terapia d'urto. E benché non abbia reali chance di vittoria, è un piacere trovare fra le candidate un'attrice leggendaria quale Lily Tomlin, candidata per la sit-com Grace and Frankie senza però la compagnia della sua comprimaria Jane Fonda.
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Nella categoria per il miglior attore supporter ritornano i vincitori delle precedenti edizioni, ovvero Ty Burrell per Modern Family e Tony Hale per Veep (pronto ad una seconda statuetta?), insieme ad Andre Braugher per Brooklyn Nine-Nine e al lanciatissimo Adam Driver di Girls. Addirittura otto, invece, le candidate selezionate dall'Academy per l'Emmy alla miglior attrice supporter: fra queste, segnaliamo in particolare Allison Janney per Mom, già premiata l'anno scorso (e di nuovo in lizza pure come guest star per Masters of Sex), Jane Krakowski per Unbreakable Kimmy Schmidt e Gaby Hoffmann per Transparent.
Pioggia di nomination per American Horror Story e Olive Kitteridge
Nonostante una quarta stagione non all'altezza delle aspettative, American Horror Story, reduce dai successi delle precedenti edizioni, continua a riscuotere grandi consensi fra i giurati degli Emmy: Freak Show si è aggiudicato infatti un totale di diciannove nomination, inclusa quella come miglior miniserie. Ma il grande favorito di questa categoria, nonostante tutto, rimane il meraviglioso Olive Kitteridge, adattamento in quattro puntate, firmato da Lisa Cholodenko, dell'omonimo romanzo di Elizabeth Strout. Forte di tredici nomination, Olive Kitteridge fa parte della cinquina insieme all'acclamata miniserie drammatica American Crime, con dieci nomination, al dramma storico Wolf Hall, con otto nomination, e allo sceneggiato di spionaggio The Honourable Woman, con quattro nomination. Nella categoria per il miglior film dell'anno, invece, la pellicola da battere è Bessie, biopic dedicato alla cantante Bessie Smith, con un totale di dodici nomination.
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Per l'Emmy come miglior attore, su sei candidati si preannuncia una sfida a tre fra Mark Rylance, il Thomas Cromwell di Wolf Hall, Timothy Hutton, padre in lutto in American Crime, e Richard Jenkins, ovvero il mite marito Henry in Olive Kitteridge, ma in lizza c'è pure Adrien Brody per Houdini. Per il premio alla miglior attrice, invece, il vero duello è fra una maestosa Frances McDormand, alla migliore prova della sua carriera nella parte di una donna burbera e introversa in Olive Kitteridge, e Queen Latifah nel ruolo di Bessie Smith in Bessie. Di nuovo in lizza anche Jessica Lange, in corsa per American Horror Story: Freak Show, insieme alla madre dolente di Felicity Huffman in American Crime, a Maggie Gyllenhaal per The Honourable Woman e ad Emma Thompson, Mrs. Lovett in una nuova versione di Sweeney Todd; esclusa, a sorpresa, la Grace Kelly di Nicole Kidman in Grace di Monaco.
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E al di là delle recensioni altalenanti, American Horror Story continua a rivelarsi un veicolo formidabile per i suoi interpreti, da quelli già affermati alle star emergenti. Oltre alla Lange, infatti, quest'anno sono in corsa grazie allo show antologico di Ryan Murphy ben cinque altri attori e attrici supporter: Denis O'Hare, il giovane Finn Wittrock, Angela Bassett, Kathy Bates e un'inedita Sarah Paulson a due teste. Per l'Emmy come miglior attore supporter sono in gara inoltre un toccante Bill Murray per Olive Kitteridge e Damian Lewis nei panni di Re Enrico VIII in Wolf Hall, mentre per il trofeo alla miglior attrice supporter occhio a Mo'Nique per Bessie e a Zoe Kazan per Olive Kitteridge.