Abbiamo già accennato tempo fa, proprio su queste stesse pagine, ad uno dei trend più preoccupanti dell'industria hollywoodiana degli ultimi anni: la crescente incapacità di generare nuove icone, associata alla tendenza a sfruttare quelle già popolari da decenni. La cosa si fa inesorabilmente più evidente; ormai si va oltre la "semplice" crisi di idee e la sensazione è che gli studios abbiano rinunciato del tutto a rischiare per riciclare a oltranza. Così come è in lavorazione il reboot di Spider-Man alla Sony, alla Warner è partita la pre produzione del nuovo Superman: Man of Steel a cura di Zack Snyder; ma è notizia di questi giorni che lo studio di Burbank ha messo in cantiere anche un altro reboot, quello di Batman. In quest'ultimo caso, il fatto eclatante è che non solo si tratterà dell'ennesima rielaborazione delle gesta dell'uomo pipistrello, ma che addirittura se ne avvii la produzione mentre è ancora in corso d'opera la saga di Christopher Nolan, che vedrà il suo capitolo - a questo punto - conclusivo in The Dark Knight Rises. Mancano quindi i presupposti che hanno caratterizzato il caso di Superman, condannato a ripartire da zero a causa del "buco nell'acqua" di Bryan Singer e Brandon Routh, e dello Spider-Man di Raimi, piantato da cast e crew quando la Sony non aveva ancora la minima intenzione di abbandonare il suo ragno dalle uova d'oro. La Warner, evidentemente, gioca d'anticipo, e non prova neanche a concepire un futuro senza l'eroe di Gotham City a riempire le sale.
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In realtà, il concetto di reboot non è affatto alieno al mondo dei fumetti, che hanno sempre visto i loro eroi risorgere grazie a nuovi autori e a nuovi pennelli; ma è anche vero che non è detto che lo spettatore cinematografico sia disposto ad accettare ciò a cui è abituato il lettore di comics. Ad esempio, non ci potrà essere un nuovo Batman senza un nuovo Joker, ma siamo davvero già pronti a soppiantare il Joker di Heath Ledger? E' vero che si diceva lo stessa cosa di quello di Jack Nicholson, ma sono anche passati quasi venti anni tra l'uscita del Batman di Tim Burton e quella de Il cavaliere oscuro. Proporre una nuova versione di un villain tanto iconico così a breve giro dall'immensa performance di Ledger, con la tragica morte del giovane attore a rendere i fan ancora più sentimentali, sarà davvero una buona idea? E soprattutto, siamo davvero così certi che centinaia di milioni di spettatori che hanno acclamato in sala i nuovi eroi reinventati per l'occasione da Raimi e Nolan siano pronti a concedere il bis solo per fedeltà al brand?
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Serenity, invece, era un film di fantascienza, ma palesemente low budget e di nicchia, scevro di respiro epico e di effetti speciali catastrofici (esattamente l'opposto dello Star Trek di Abrams), mentre Boris è sì una commedia ma anni luce lontana da quelle che tanto successo hanno avuto di recente ai botteghini nostrani, perché fortemente autoreferenziale, metacinematografica/televisiva, cinefila e sovversiva. E, non dimentichiamolo, anche povera di attori famosi e di richiamo nazional-popolare.
Tra tanti sequel e rifacimenti e reboot, ci piace ricordare tuttavia che negli ultimi diciotto mesi abbiamo visto due straordinari successi commerciali come Avatar e Inception, che hanno proposto soggetti originali - sebbene radicati in una cultura e in una imagery preesistente - e che hanno chiesto agli spettatori lo sforzo di immergersi in un mondo e in coordinate nuove e sorprendenti - per essere proporzionatamente ripagati. Una strada certamente più difficile e impegnativa per i produttori e gli studios, ma anche l'unica che può permettere al cinema di riappropriarsi di quel valore iconico ed universale che gli appartiene dalle origini, di tornare ad essere un'arte a tutto tondo e non solo una cassa di risonanza per altri media.