Un alieno è per sempre. Un alieno non muore mai. Ed è sempre bello tornare indietro, a quando tutto è iniziato. In occasione dell'Alien Day, Lucky Red riporta in sala, dal 29 al 31 maggio, i primi due capitoli di una delle saghe cinematografiche di maggior successo: Alien di Ridley Scott e il suo sequel Aliens - Scontro finale di James Cameron. Due classici, due film rimasti nella storia, e girati da due grandi registi: Ridley Scott e James Cameron, così lontani così vicini. Entrambi, in quel lontano 1979 e quel lontano 1986, stavano facendo la Storia del cinema. E avrebbero continuato a farla fino ad oggi. Vedere, uno dietro l'altro, Alien e Aliens - Scontro finale permette di capire come la mano di un regista, il suo tocco, la sua sensibilità possano far virare un progetto in una direzione o in un'altra.
I due film sono perfettamente coerenti visti uno accanto all'altro, sono collegati e complementari, sono una grande storia che continua. Eppure sono anche molto diversi. Nell'ambito di un macro-genere come la fantascienza, Ridley Scott, con Alien, ha girato un vero e proprio horror nello spazio. James Cameron, con il sequel Aliens - Scontro finale, ha portato la fantascienza verso il war movie e l'action. Uscito per la prima volta nel 1979, con una giovane Sigourney Weaver nel suo primo ruolo da protagonista, Alien ha ottenuto molti riconoscimenti tra cui l'Oscar per i Migliori Effetti Speciali, realizzati anche da Carlo Rambaldi. Ridley Scott avrebbe poi fatto di nuovo la storia della fantascienza con Blade Runner. Reduce dal successo di Terminator, James Cameron girò Aliens - Scontro finale, nel 1986, dando di fatto il via alla saga, che diventa una delle più fortunate di sempre al box office. Il resto è Storia del cinema: Terminator 2, Titanic e la saga di Avatar.
Alien: un horror nello spazio
Alien (1979) di Ridley Scott è un horror girato nello spazio. Lo è dichiaratamente, fin dalla sua frase di lancio, "nello spazio nessuno può sentirti urlare". E l'urlo, lo "scream" è sinonimo di horror. Ridley Scott lavora molto bene sin dalle prime scene, rendendo grazie alle immagini quel senso di claustrofobia che è una delle chiavi del cinema horror. Scott ci porta con la macchina da presi lungo gli spazi vuoti dell'astronave Nostromo, lungo i corridoi stretti e le sale di comando. In questo modo vuole introdurci nell'ambiente, mostrarci il campo da gioco. Siamo in uno spazio limitato, chiuso, definito. Intorno c'è lo spazio, c'è il vuoto. Insomma, da lì non si può scappare. Un classico del cinema horror.
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Alien: Sigourney Weaver, "scream queen" che non grida mai
Così come è un classico quell'atmosfera rilassata, troppo rilassata, delle prime scene, quello scherzare a tavola, come se nulla di pericoloso potesse accadere. Scene che, lo sappiamo, sono sempre prodromo di qualcosa di brutto. Al centro di quelle scene c'è ancora defilata, la ragazza giovane. È Ripley, interpretata da una bellissima Sigourney Weaver, che sarebbe diventa un'icona. Ripley, in quel primo film (ma solo in quello, poi diventerà altro) è la classica eroina del cinema horror, la "scream queen" (anche se Ripley non grida mai), come la Jamie Lee Curtis di Halloween e tante altre. È giovane, apparentemente indifesa, apparentemente inesperta. È quella destinata allo scontro finale. Come in un altro schema classico del cinema horror, infatti, i personaggi cominciano a morire ad uno ad uno.
Alien: Ridley Scott dissemina gli indizi sapientemente
Una delle chiavi di Alien è la bravura di Ridley Scott nel disseminare indizi sulla pericolosità del nemico, prima ancora di farci vedere la sua effettiva portata. Come nella scena in cui, al primo taglio dei tentacoli, fuoriesce un liquido altamente corrosivo. È da questi particolari che si capisce che non verrà nulla di buono. Ma è qualcosa che l'equipaggio della nave Nostromo sembra ignorare. La forza di Alien è tutta nel saper dosare la paura, il pericolo, la visione. La scena cult, quella dell'esplosione dello stomaco, (il momento what the fuck, direbbe qualcuno...) arriva dopo 50 minuti. Ma anche lì vediamo solo un cucciolo del mostro. Nel secondo, letale incontro con lo xenomorfo, vediamo solo la bocca, i denti, ma non ancora la figura intera, la sua mole incombente. In questo senso è molto riuscita la scena della sua comparsa, in cui vediamo prima lo stupore e la paura negli occhi del gatto. Che in quel momento sono proprio i nostri occhi.
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Alien: ribaltare le regole dell'horror
Ma Alien di Ridley Scott ribalta anche le regole dell'horror. Il luogo dove si svolge l'azione è chiaro, pulito, asettico, illuminato. È corredato della migliore tecnologia, è attrezzato per qualsiasi emergenza. Siamo lontani dai luoghi antichi, oscuri, tenebrosi, fatiscenti di tanto cinema horror che siamo abituati a vedere. Ma c'è un'altra regola ribaltata, ed è ancora più importante. Il mostro non arriva dall'esterno (pensiamo agli assedi de Gli uccelli o La notte dei morti viventi) ma dall'interno, dal nostro corpo. La "nascita" dell'alieno è diventata una scena cult (citata all'infinito in spot e parodie) anche per questo. Dopo quella scena, Scott ci riporta in quegli ambienti della nave Nostromo che abbiamo visto all'inizio. Sono gli stessi di prima. Ma ora sono sinistri: sappiamo che in ogni angolo, in ogni anfratto può annidarsi l'alieno. Alien è tutto costruito sull'attesa.
Aliens - Scontro finale: James Cameron cambia l'atmosfera
Tutto cambia in Aliens - Scontro finale. James Cameron ricrea completamente l'atmosfera del film. Dove in Alien era tutto chiaro, rarefatto, vuoto, nel suo sequel è tutto buio, pieno di persone e di altri elementi. Se la nave Nostromo era un veicolo commerciale, con dei civili e un responsabile scientifico, qui la missione è dichiaratamente militare. La Nostromo era una nave tecnologica e funzionante, mentre la stazione spaziale che ha subito un attacco è fatiscente, distrutta, abbandonata. Gronda acqua, liquami, secrezioni resinose, organiche.
Aliens - Scontro finale è un war movie
Aliens - Scontro finale è fantascienza, ma è anche un war movie, un action. Per andare in soccorso alla stazione spaziale che è stata attaccata, nello spazio vengono mandati dei marines. E così tutta la missione, sin dall'inizio, è uno sferragliare di armi, di fucili di grosso calibro, mitragliatori, lanciafiamme. Il commando sbarca con un mezzo blindato, veste pesanti corazze e giubbotti antiproiettile, indossa elmi. L'elemento horror rimane. E James Cameron è bravo come Scott a non svelare subito tutto. Il primo alieno, che esce, come nel film capostipite, dallo stomaco di una persona, arriva dopo quasi un'ora di film. Fino a quel momento la tensione era stata costante e crescente. Il primo alieno viene bruciato. Ma stavolta sono tanti. Il titolo del film, infatti, è al plurale: Aliens.
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Aliens - Scontro finale: Cameron scatena l'inferno
Se Ridley Scott, dopo la prima apparizione dell'alieno, riportava il film freddamente al silenzio, all'attesa, prima di altre apparizioni e altra azione, Cameron scatena l'inferno (anche se quella frase, lo sappiamo, appartiene a Ridley Scott...). Il suo manipolo dichiara guerra agli alieni. È un continuo sparare, bruciare, senza un attimo di respiro. Ma se la seconda parte del film è guerra aperta, è già nella prima che ritroviamo tutte le dinamiche del war movie. Siamo in una squadra di marines. E così c'è il cameratismo dei soldati, la loro ostilità verso l'elemento esterno (Ripley), che è anche una donna, la scurrilità, le battute da caserma, i modi spicci. Se Alien era un b-movie solo nelle premesse (il genere e la storia), ma diventava vero e proprio film d'autore, Aliens - Scontro finale è dichiaratamente, orgogliosamente B Movie in tutti i suoi aspetti, come lo era Terminator.
Aliens - Scontro finale: come cambia Ripley
E in questo nuova versione cambia anche Ripley. Sigourney Weaver ha i capelli più corti rispetto ad Alien, ma soprattutto cambia il suo ruolo. Se nel film di Scott era la giovane eroina dei film horror, qui diventa qualcos'altro. Diventa, a suo modo, madre, perché "adotta" la bambina che trova sulla stazione spaziale, che scatena il suo senso di protezione. Diventa, definitivamente, guerriera, imbracciando armi, e vestendosi della corazza, dell'esoscheletro con cui combatte nel finale, diventato anch'esso iconico come molti degli elementi del primo Alien. Ma la sua Ripley è, soprattutto, una donna sola in un mondo di uomini, una donna che, per prendersi il ruolo che si merita, deve ritagliarsi il suo spazio, dimostrare che vale. È un tema caro a Cameron, che ritroviamo anche nella Sarah Connor di Terminator. Ed è un tema così attuale che sembra incredibile possa uscire da un film del 1986.
Ridley Scott e James Cameron dopo Alien
Ridley Scott e James Cameron porteranno con sé a lungo l'atmosfera dei loro Alien. Scott, in pochi anni, riuscirà a scrivere due volte la Storia del cinema e della fantascienza. Dopo Alien girerà Blade Runner, un film completamente diverso, fantascienza distopica, ma con alcune delle stesse premesse: un grande lavoro sulle creature, sugli ambienti, stilizzati ed eleganti, sul design. Scott ha sempre avuto la capacità di circondarsi dei migliori scenografi, designer e creatori di effetti speciali, e anche la capacità innata di dare vita a immagini iconiche e indelebili. Cameron continuerà a girare b-movie facendoli diventare di serie A, innovando continuamente a livello di tecnologia, e continuando a fare sempre un cinema estremamente popolare, immediato, accessibile. Continuerà a creare grandi personaggi femminili, eroine diverse da tutte le altre. Guardando Avatar, abbiamo trovato tanti elementi di questo Aliens - Scontro finale: gli esoscheletri per il combattimento, i mezzi spaziali, le camerate con le capsule criogeniche, l'elemento militare. Vedere Aliens e Avatar a poco tempo di distanza è molto interessante. Così come ha fatto scuola il discorso di Scott e Cameron sul dosaggio accurato delle immagini del mostro. Gareth Edwards, con i suoi Monsters e Godzilla, è lì a dimostrarlo. Ma questa è un'altra storia. Il 29, 30 e 31 maggio avete un appuntamento con l'alieno.