Aliens – Scontro finale: ritorno all’orrore nel grande sequel di James Cameron

Nel 1986 la saga di Ellen Ripley si arricchiva di un secondo, memorabile capitolo con Aliens, sequel del capolavoro di Ridley Scott, affidato alla regia di James Cameron.

...una sola di quelle cose riuscì a cancellare tutto il mio equipaggio in meno di ventriquattr'ore. E se i coloni hanno trovato quell'astronave, non si può dire quanti di loro siano stati esposti.

Aliens 1986
Aliens: un'immagine di Sigourney Weaver

Quando, nella primavera del 1979, Alien aveva fatto la sua comparsa nelle sale, la 20th Century Fox si era ritrovata di colpo fra le mani uno dei più clamorosi successi dell'epoca: l'horror sci-fi firmato da Dan O'Bannon e diretto da Ridley Scott aveva registrato trenta milioni di spettatori nei soli Stati Uniti, ritagliandosi da subito un posto di rilievo nell'immaginario collettivo. L'idea di capitalizzare una tale popolarità è quanto di più logico si possa presumere nel meccanismo produttivo hollywoodiano: eppure, contro ogni previsione, il progetto di un sequel di Alien sarebbe andato incontro a diverse battute d'arresto, legate in particolar modo allo scetticismo dei dirigenti della Fox nella possibilità di replicare il 'miracolo' di Scott. Ci vorranno ben sette anni affinché il secondo capitolo della saga possa vedere la luce: così, il 18 luglio 1986 fa finalmente il suo debutto nei cinema americani Aliens - Scontro finale, affidato alla regia del trentunenne canadese James Cameron. E la scommessa, a dispetto dei timori della Fox, si rivelerà vinta su tutta la linea.

Dall'Alien di Ridley Scott agli alieni di James Cameron

Cameron Weaver
Aliens: James Cameron e Sigourney Weaver sul set

James Cameron, reduce dal suo esordio con Piraña paura, inizia a lavorare al copione di Aliens già nel 1983, sulla base di un soggetto di David Giler e Walter Hill: il proposito è quello di non ricalcare pedissequamente il tracciato del film di Ridley Scott, ma di variare la formula alla Dieci piccoli indiani del primo Alien. Il genere della fantascienza, intanto, sta andando incontro a profonde mutazioni: nel 1982 Ridley Scott aveva fatto seguire ad Alien un'opera ancora più ambiziosa, quel Blade Runner che, con il suo amalgama fra i codici del noir classico e suggestioni cyberpunk, solo con il tempo avrebbe riscosso una meritata, leggendaria reputazione. Un responso più immediato ed entusiastico è quello ottenuto invece, nel 1984, da Terminator, seconda prova da regista dello stesso Cameron, in cui però l'estetica cyberpunk viene declinata secondo lo stile più teso e 'muscolare' degli action movie americani degli anni Ottanta.

Aliens Scontro Finale 1986
Aliens: Sigourney Weaver e Michael Biehn
Aliens Ellen Ripley
Aliens: un primo piano di Sigourney Weaver

Ed è proprio questa la direzione intrapresa da Cameron anche per Aliens: aggiornare il modello del film di Scott alle nuove tendenze del mainstream hollywoodiano, pur senza tradirne lo spirito. Emblematica, in tal senso, anche la scelta del titolo, modificato rispetto all'originale e più convenzionale Alien II: il plurale Aliens allude non solo a un'emancipazione dal concetto di sequel, ma alla letterale moltiplicazione dell'avversario da affrontare. Se in Alien lo scenario geometrico dell'astronave fungeva da teatro di un thriller in cui la suspense montava con studiata lentezza, Aliens è assimilabile piuttosto a un furibondo war movie: il nemico, stavolta, è ben noto, mentre Ellen Ripley è affiancata da un'intera squadra di marine nel tentativo di riconquistare il pianeta LV-426, sede di un avamposto coloniale con cui ogni contatto si è interrotto all'improvviso.

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La madre e la Regina

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Aliens: Sigourney Weaver e Carrie Henn

Già protagonista del capostipite, la Ripley di Sigourney Weaver, risvegliata dopo quasi sei decenni dalla distruzione del Nostromo, ritorna a incrociare la propria strada con gli xenomorfi, riconfermandosi il personaggio-chiave della saga. Se in Alien la figura di Ellen Ripley emergeva a poco a poco con la mattanza dell'equipaggio, in Aliens il suo ruolo è centrale fin dal principio: il rimpianto di non aver potuto riabbracciare la figlia Amanda, diventata adulta e poi deceduta durante la lunga ibernazione di Ripley, introduce il tema della maternità, che si riproporrà poi nel corso della storia. Ripley, privata suo malgrado del proprio statuto di madre, avrà infatti una "seconda occasione": accogliere e proteggere la piccola Rebecca Jorden, detta Newt (Carrie Henn), che gli xenomorfi hanno reso orfana, costringendola a nascondersi per sopravvivere fin quando sul pianeta LV-426 giunge una spedizione di salvataggio.

Aliens
Aliens: Sigourney Weaver e Carrie Henn
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Aliens: un'immagine del film

In un'opera che fa leva - anche con un pizzico d'ironia - su certi stereotipi del machismo hollywoodiano, e in cui a costituire i comprimari sono una squadra di spavaldi militari poco o nulla preoccupati dalla minaccia che li attende, Ripley unisce la sua proverbiale determinazione a un senso di tenerezza che renderà Newt la sua priorità assoluta, al punto da seguirla fino alla 'tana' della Regina. Perché se è vero che gli alieni, come già evidenziato, si moltiplicano a ritmi parossistici ("Escono dalle fottute pareti!" è la frase più memorabile del film), l'antagonista principale di questo secondo capitolo è una 'madre' ancora più imponente dei comuni xenomorfi, realizzata con il contributo dell'esperto di effetti speciali Stan Winston: una sorta di "doppio mostruoso" di Ellen Ripley, con la quale condivide l'istinto di maternità e dalla quale sarà sfidata, nell'epilogo, in quell'ultimo duello da antologia, in cui Ripley si batte con un esoscheletro meccanico per 'somigliare' quanto più possibile alla propria nemesi.

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Terrore nello spazio profondo

Aliens Scontro Finale
Aliens: Carrie Henn in una scena del film

Tale duello arriva al culmine di un film che, a partire dalla metà della sua durata (due ore e un quarto nell'edizione cinematografica, ma con venti minuti aggiuntivi nella versione estesa pubblicata anche in home-video), si trasforma appunto in un action movie sempre più incalzante e frenetico, orchestrato da James Cameron con un'esemplare gestione della tensione. Il suo Aliens è un dramma bellico consumato fra spazi angusti e anfratti oscuri, che per un'ora abbondante non concede tregua allo spettatore, ma in filigrana riesce pure ad elaborare un'invettiva all'indirizzo di una mentalità cinicamente imperialista, disposta a sacrificare la sicurezza dei singoli sull'altare del profitto ad ogni costo. "Sai, Burke, io non so proprio quale specie sia peggiore: loro non li vedi fregarsi l'uno con l'altro per una sporca percentuale", è la frase rivolta da Ripley a Carter J. Burke (Paul Reiser), rappresentante della compagnia che ha messo a rischio le vite di tutta la colonia.

Aliens James Cameron
Aliens: un'immagine del film
Aliens Scontro Finale 1986 James Cameron
Aliens: un'immagine della Regina

Aliens si rivelerà uno dei maggiori incassi dell'estate del 1986, con ottantacinque milioni di dollari e oltre venti milioni di spettatori nei soli Stati Uniti, e si aggiudicherà due premi Oscar, per gli effetti speciali e gli effetti sonori, su un totale di sette nomination, fra cui quella come miglior attrice per la strepitosa Sigourney Weaver (caso più unico che raro, per una pellicola di fantascienza). Convinta una volta per tutte del potenziale commerciale del franchise, nel decennio a venire la Fox metterà in cantiere due ulteriori capitoli: Alien 3, debutto cinematografico di David Fincher, e Alien - La clonazione di Jean-Pierre Jeunet, senza però ripetere i fasti delle due pietre miliari firmate da Scott e Cameron.

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