Dopo aver festeggiato l'impresa dei fratelli Taviani, il cui Cesare deve morire l'ha spuntata sugli altri nove titoli in lizza, e rappresenterà l'Italia nella corsa agli Oscar per il miglior film in lingua non inglese, diamo uno sguardo agli altri contendenti. Il cammino dell'Italia sarà piuttosto arduo perché la docu-fiction dei Taviani dovrà prima entrare nella rosa dei nove titoli e poi nella cinquina (annunciata il 10 gennaio prossimo) tra cui verrà scelto il vincitore della statuetta. Il Sud America gli contrappone una scelta di pellicole piuttosto variegata. Punta sul sicuro il Cile che candida come suo rappresentante il bellissimo No, ultimo capitolo della trilogia di Pablo Larrain sulla dittatura di Pinochet che vede Gael Garcia Bernal nei panni di un pubblicitario fictional chiamato a lavorare alla campagna per il no nel referendum con cui l'ex dittatore voleva prolungare il suo mandato da presidente. Il popolo, esasperato, decise, invece di mandarlo a casa con un trionfo di no. Il Perù ha scelto come candidato la pluripremiata opera prima di Rosario Garcia-Montero Las malas intenciones, romanzo di formazione incentrato su una bambina di otto anni in difficoltà che trova rifugio guardando agli eroi del Peru del passato quando la madre la informa che sta per avere un fratellino. Ancora un'opera prima, ancora uno spaccato storico filtrato attraverso lo sguardo di un bambino per l'Argentina che punta su Infancia clandestina, love story adolescenziale ambientata durante la dittatura militare diretta da Benjamin Avila. Il film, che narra l'amore tra due dodicenni coinvolti nella resistenza, vede protagonisti Natalia Oreiro, Ernesto Alterio e Cesar Troncoso. Il film è stato preferito al più blasonato Elefante blanco di Pablo Trapero. L'Uruguay sceglie di affidarsi al dramma familiare di Rodrigo Pla La Demora. Ispirato a una storia vera, il film vede protagonista la madre di tre figli e un padre anziano che un giorno decide di abbandonare l'uomo al parco quando non riesce più a occuparsi di lui. Incredibile, infine, la scelta di Cuba che non ha ritenuto di avere candidati adeguati a rappresentare la nazione all'Oscar perciò non ha presentato nessun film.
La Spagna si fa rappresentare dal pluripremiato Blancanieves, rilettura in stile cinema muto e in bianco e nero della favola archetipica firmata da Pablo Berger. Il film ha appena conquistato il Gran Premio della Giuria, e il premio per la miglior attrice, al Festival di San Sebastian e colloca la celebre vicenda della fanciulla Biancaneve preseguitata dalla matrigna cattiva nella Siviglia degli anni '20 dove la principessa diventa una torera, figlia di un grande matador. Niente da fare per il convincente El artista y la modelo di Fernando Trueba, principale contendente di Berger. Il candidato della Svizzera è l'acclamato Sister, dramma glaciale interpretato dalla francese Lea Seydoux, star di Mission: Impossible - Protocollo Fantasma, e dal giovanissimo Kacey Mottet Klein. Protagonista di Sister è un dodicenne che, insieme alla sorella maggiore, vive di espedienti e borseggia i turisti di una stazione sciistica invernale. Il film, già premiato a Berlino, è diretto da Ursula Meier. Dal profondo nord dell'Islanda è in arrivo The Deep, racconto di sopravvivenza realmente accaduto diretto dal regista di Contraband Baltasar Kormakur. La storia vede protagonista un pescatore sopravvissuto miracolosamente dopo aver trascorso parecchie ore nell'acqua gelata dell'Oceano in seguito la naufragio della sua barca, avvenuto realmente al largo della costa nel 1984. L'Islanda non ha mai vinto un Oscar ed è stata nominata una volta sola nel 1992 con Children of Nature di Friðrik Þór Friðriksson. Chissà che questa nons ia la volta buona. A sorpresa il candidato danese agli Oscar non sarà l'atteso The Hunt - La caccia di Thomas Vinterberg, ma En Kongelig Affære. Il period drama di Nikolaj Arcel ha in comune con il film di Vinterberg il protagonista, l'ottimo Mads Mikkelsen, e narra la vera storia d'amore consumatasi nel 1700 tra la giovane regina di Danimarca e il suo medico. Il film, in patria è risultato un grande successo commerciale e potrebbe puntare a entrare nella cinquina finale, bissando il successo ottenuto due anni fa da Susanne Bier. Si lascia sedurre dalla grande storia la Russia di White Tiger. Il film di Karen Shakhnazarov è un colossale war movie costato 11 milioni di dollari e basato sul romanzo di Ilya Boyashov Tankman or White Tiger. Fulcro del plot un carrista russo che rischia di essere ucciso perché permette che il suo carro armato prenda fuoco, ma alla fine entrerà in un conflitto mortale con un misterioso carro armato tedesco noto come White Tiger. L'Estonia mira a conquistare l'Academy con le risate candidando la black comedy Mushrooming, diretta dall'esordiente Toomas Hussar. Il film, esilarante satira politica, punta il dito contro il sistema governativo, la corruzione, il culto del vuoto e la pochezza dei leader politici attuali. Quando un celebre politico riceve una chiamata da un giornalista che lo accusa di corruzione, decide che è giunto il momento di portare la moglie a far funghi nella foresta. L'uomo si ritrova, però, tra i piedi una pomposa rock star e la situazione nel bosco si fa sempre più complessa. Non è da meno la Georgia, anch'essa pronta nel candidare la commedia low budget di Rusudan Chkonia Keep Smiling. Ancora cinismo a volontà per un'opera prima incentrata su una mamma corrotta che fa di tutto per vincere un talent show televisivo. Il film è coproduzione franco-georgiana. I farmacisti tristi puntano a portare una statuetta in Albania. Pharmakon di Joni Shanaj rappresenterà il paese narrando la storia di un farmacista venticinquenne offuscato dal talento del padre specialista oncologo che sogna di trovare un farmaco che curi l'infelicità. Lo scorso anno il candidato albanese, La faida, era stato squalificato perché non rispondeva ai requisiti dell'Academy perciò quest'anno la commissione ha prestato particolare attenzione alla scelta del candidato. Non è da meno l'Armenia che scommetten su un dramma bellico dedicato al conflitto con il vicino Azerbaijan, If Only Everyone, di Nataliya Belyauskene. Il film, realizzato con il supporto del presidente armeno Serzh Sargsyan, è sostenuto dal produttore Mikael Pogosyan, il quale spera che il film serva come strumento di riconciliazione a vent'anni dal sanguinoso conflitto senza vincitori né vinti. Sono serviti due round di voti alla Lituania per scegliere il suo candidato, il documentario Ramin di Audrius Stonys. Scelta controversa, perché il film, lungo 58 minuti, è ambientato interamente in Georgia e narra la storia di Ramin Lomsadze, celebre wrestler gerogiano ora 75enne che divenne famoso per aver vinto un incontro in 55 secondi. Il film segue Ramin mentre si prepara a combattere con il suo ultimo nemico, il peggiore: la solitudine. Caught in the Web, dramma moderno incentrato sul potere di Internet, è il candidato della Cina che punta su un maestro di grande sperienza come Chen Kaige. Il regista è noto all'estero per i suoi sontuosi melodrammi storici in costume, come Addio mia concubina (Palma d'Oro a Cannes nel 1993), e Forever Enthralled. Caught in the Web è un cambio di direzione notevole per il regista visto che è ambientato al presente, nell'ambito borghesia cinese cittadina. Un video girato con un cellulare su un autobus viene diffuso in rete distruggendo le vite delle persone coinvolte. La Tailandia preferisce i serial killer e candida il noir Headshot, scritto e diretto da Pen-ek Ratanaruang, che narra la storia di un serial killer il cui universo cambia decisamente prospettiva dopo che l'uomo viene colpito alla testa da una pallottola. L'opera prima Touch of the Light del taiwanese Chang Jung-Chi è un biopic che narra la vita del pianista prodigio cieco taiwanese Yu Hsiang. Nel film il musicista interpreta se stesso, affiancato da Sandrine Pinna, Huang Yu-Siang e Lee Lieh. Il Vietnam riflette invece sul proprio passato con il pluripremiato dramma bellico The Scent of Burning Grass, del regista Nguyen Huu Muoi, così come la Corea, anch'essa pronta a canidare una pellicola di arogmento bellico, il sanguinoso The Front Line, di Jang Hun, il quale racconta la battaglia finale che determinò la divisione tra nord e sud. Punta sul dramma anche il Giappone che con Our Homeland di Yang Yong-hi (coreano trapiantato in Giappone) crea una commistione con la Corea visto che il film narra la storia di un un coreano che si reca in visita alla sua famiglia in Giappone dopo aver vissuto a lungo in Corea del Nord. Dopo aver annunciato il boicottaggio degli Oscar come forma di protesta nei confronti della controversia legata al sacrilego The Innocence of Muslims, l'Iran ha ritirato il suo candidato, Ye Habe Ghand di Seyyed Reza Mir-Karimi. Un vero peccato per il vincitore uscente che nell'ultima edizione degli Oscar si era aggiudicato la statuetta con il bel Una separazione. Non si ritira invece l'Afghanistan che candida il dramma bellico di Atiq Rahimi The Patience Stone. Il regista è anche autore del romanzo da cui il film è tratto e ha co-firmato la sceneggiatura con Jean-Claude Carriere. La storia vede protagonista una donna (Golshifteh Farahani) che intreccia una relazione con un giovane soldato mentre accudisce il marito (Hamid Djavdan), da tempo in coma. Where the Fire Burns di Ismail Gunes rappresenterà la Turchia. Il film, fresco vincitore del Montreal World Festival, è un road movie incentrato su un padre che si mette in viaggio per raggiungere la figlia incinta e ucciderla col veleno visto che la ragazza ha causato il disonore dell'intera famiglia.Una durissima satira sociale basata su una storia vera. Il Kenya ha scelto come suo rappresentante Nairobi Half Life di Tosh Gitonga. il film, co-prodotto dal tedesco Tom Tykwer, getta uno sguardo sui giovani sbandati che tentano di sopravvivere a Nairobi. L'orgoglio algerino sarà ben rappresentato da Zabana! di Said Ould-Khelifa, pellicola che celebra i 50 anni di indipendenza dalla Francia narrando la storia di Ahmed Zabana, giovane nazionalista che divenne eroe del movimento d'indipendenza dopo essere stato giustiziato dai francesi nel 1956, solo sei mesi prima della Battaglia di Algeri. A rappresentare il Sud Africa troviamo, infine, [FILM]Little One[FILM] di Darrell Roodt, vecchia conoscenza dell'Academy. Una storia drammatica che parte della violenza sessuale nei confronti di una ragzzina per ampliare lo sguardo sulla situazione attuale del paese. Chissà se il film toccherà il cuore dei giurati entrando nella cinquina finale. Lo scopriremo il 10 gennaio.Oscar 2013: No e gli altri rivali di Cesare deve morire
Ecco una rapida carrellata sui candidati all'Oscar per il miglior film straniero dei cinque continenti.