"Young Man, don't you know you might fall and get hurt?"
Così un'anziana signora affacciata a una finestra ammonisce Harold Lloyd intento a scalare un edificio di dodici piani in un classico del cinema muto del 1923, intitolato Preferisco l'ascensore! (titolo originale Safety Last!). Questo film ha segnato l'inizio di un cinema verticale costruito intorno al grattacielo, un sogno architettonico dell'America capitalista e ambiziosa, che, nel corso degli anni, ha sempre cercato di raggiungere alte vette e perdersi tra le nuvole.
Il 19 luglio Dwayne Johnson torna al cinema come protagonista del film di azione Skyscraper, diretto da Rawson Marshall Thurber, riportando alla mente le avventure più emozionanti e adrenaliniche ad alta quota vissute sul grande schermo.
Dopo un grave incidente durante una missione con il team di Recupero Ostaggi dell'FBI, Will Sawyer perde una gamba e si ritrova in Cina dove gli viene affidata la sicurezza di un grattacielo di Hong Kong, denominato La Perla. Oltre ogni previsione, un giorno scoppia un incendio all'interno dell'edificio e il fuoco comincia a divampare, mentre la famiglia di Will sembra non avere via di scampo, prigioniera del proprio appartamento. Anche se la polizia dubita dell'innocenza di Sawyer, l'uomo deve salvare la moglie e i figli in pericolo, sfidando la fisica e il destino. La scena in cui Dwayne Johnson comincia a scalare una gru per trovare il modo di entrare nel grattacielo avvolto dalle fiamme richiama facilmente la fuga di King Kong che, per la prima volta nel lontano 1933, si arrampicava sull'Empire State Building, regalando al pubblico un momento diventato poi cult nella storia del cinema.
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I grattacieli rappresentano da sempre una sfida visiva per molti registi, incoraggiati a giocare con la prospettiva, guidando il movimento di macchina secondo le altezze e il ritmo dell'azione. Basti pensare a Tom Cruise aggrappato ad una torre di vetro in Mission: Impossible - Protocollo Fantasma, o alla traversata rituale e coraggiosa di Joseph Gordon-Levitt che cammina su un cavo teso tra le torri gemelle di New York nei panni del determinato Phillipe Petit, nel film The Walk diretto da Robert Zemeckis. Sono diversi i film che esplorano queste strutture tanto affascinanti quanto pericolose, in cui albergano spesso il brivido, il terrore e la meraviglia. Il sogno di ogni sceneggiatore a livello narrativo, spesso spinto ad analizzare l'impatto visivo e psicologico del grattacielo sulla psiche umana.
Il riferimento più immediato di Skyscraper, sottolineato nelle recensioni italiane e internazionali, è al film del 1974 L'inferno di cristallo, ma esistono altre storie in cui i protagonisti vivono esperienze imprevedibili e coinvolgenti dentro e fuori un grattacielo sul grande schermo. Spinti dall'amore per la famiglia, dalla necessità di salvare il mondo dal crimine, o vittime di una gerarchia sociale subdola e superficiale, i personaggi di questi film di cui parleremo di seguito hanno molti punti in comune e sono messi alla prova, in un modo o nell'altro, da un grattacielo moderno e apparentemente sicuro. C'è chi si sente abbracciato da questi "alberi artificiali" quando visita una città verticale, mentre altri si sentono minacciati e percepiscono una sensazione di oppressione. Il cinema sembra risentire di questa visione duale, raccontando esperienze diverse.
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L'alba del cinema verticale
L'immagine di Harold Lloyd appeso a un orologio su un alto edificio di New York è diventata una scena iconica, manifesto di un cinema ricercato e poetico, nonostante gli strumenti limitati dell'epoca. Egli interpreta un ragazzo di campagna che si trasferisce in città per trovare lavoro e guadagnare il necessario per poter sposare la sua amata fidanzata. Passa le sue giornate in un negozio di stoffe, tra i rimproveri del capo e i reclami di clienti troppo esigenti, fin quando non gli si presenta l'occasione di cambiare la sua vita. Accetta di scalare un palazzo di dodici piani nel centro di New York per ottenere 1.000 dollari e, durante il percorso, viene disturbato dai piccioni, insultato da alcuni muratori a lavoro, mentre una folla curiosa ed elettrizzata segue ogni suo passo dalla strada. L'amore e l'idea di una famiglia lo spingono ad affrontare questa sfida pericolosa, come Dwayne Johnson in Skyscraper, all'ombra del sogno americano secondo cui chiunque può diventare qualcuno con la giusta motivazione e una buona dose di caparbietà.
Preferisco l'ascensore!, diretto da Fred C. Newmeyer e Sam Taylor, ha spianato la strada al successivo Metropolis del 1927, diretto da Fritz Lang, immerso nella città permeata di cemento e confusione. I grattacieli di Lang rappresentano la conquista industriale della società futuristica, immaginata dal regista del cinema muto. La metropoli è una società profondamente iniqua e le torri cittadine operano in una rigida gerarchia. Gli aristocratici privilegiati come l'industriale Joh Fredersen (Alfred Abel) godono di uno stile di vita lussuoso in una "torre di babele", mentre gli operai oppressi della città vivono in baraccopoli fatiscenti. Le inquadrature di Metropolis sono affollate di edifici e di personaggi, come per sopperire alla mancanza delle parole, ma l'invasiva presenza dell'architettura è funzionale al significato morale e sociale del film. L'uomo costruisce un grattacielo come via di fuga o come un ponte per raggiungere qualcosa che non sa ancora definire.
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Il grattacielo come status symbol
La struttura di classe all'interno di un grattacielo è un potente strumento per gli sceneggiatori e affiora in innumerevoli film, come i più recenti High-Rise e Tower Heist: Colpo ad alto livello. Adottando registri completamente diversi queste due avventure, ambientate in un edificio a più piani, sottolineano l'estrazione sociale dei personaggi coinvolti. Le comunità autonome di torri predominanti riflettono la società in generale, le reti sociali in miniatura ospitate al loro interno, un microcosmo di interazione umana, stato e vulnerabilità.
Diretto da Ben Wheatley, High-Rise è ispirato al romanzo di J.G. Ballard del 1975, intitolato Il condominio che propone una satira sull'idealismo degli architetti modernisti come Le Corbusier e Erno Goldfinger. Nel film un grattacielo utopico scende rapidamente nel caos e in una dissolutezza baccanale, sottolineando con forza la squallida visione di Ballard della natura umana e della civiltà. Tom Hiddleston, Jeremy Irons, Luke Evans, Sienna Miller ed Elisabeth Moss, interpretano i residenti ricchi ed educati di un condominio esclusivo che, dopo un blackout, regredisce a uno stato primitivo. Un accattivante design di produzione e il macabro marchio dell'umorismo di Wheatley contribuiscono all'identità originale del film.
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Punta invece sulla commedia Tower Heist di Brett Ratner del 2011 con Ben Stiller nei panni di Josh Kovacs, il direttore di un lussuoso grattacielo di New York. Quando il suo capo viene accusato di bancarotta fraudolenta, rendendo poveri tutti i dipendenti che ha truffato, Josh si organizza insieme ad altre vittime per riprendersi quello che gli spetta. Organizza una rapina con l'aiuto di Eddie Murphy nei panni di un ex galeotto che non è poi così esperto in materia. Azione e ironia all'interno di un edificio elegante, rifugio confortevole dei ricchi di New York.
Vertigini, fiamme e crimine non lasciano via di scampo
Non c'è niente di più poetico e terribile della battaglia dei grattacieli contro i cieli che li sovrastano. Ed è questo contrasto che alimenta la spettacolarità di questo tipo di edifici, belli e dannati. Quando si parla di grattacieli si affronta spesso il tema della sicurezza, come se una struttura apparentemente perfetta dovesse difendersi da ogni tipo di inconveniente con una semplicità e puntualità assoluta. Facile immaginare la tentazione dei cineasti di scoprire cosa accade quando qualcosa va storto, e la situazione trascina inevitabilmente verso il classico disaster movie. "Un giorno o l'altro ne moriranno 10.000 in una di queste trappole infernali e io continuerò a mangiare fumo e tirare fuori corpi finché non domanderanno a noi come farli" recita Steve McQueen nel finale dell'indimenticabile L'inferno di cristallo.
Miglior disaster movie degli anni '70, il film diretto da John Guillermin ha vinto tre Oscar e ha ispirato tantissimi film successivi. Paul Newman è un architetto che ha progettato una torre di vetro moderna a San Francisco, alta ben 138 piani. Durante la festa di inaugurazione con ospiti molto importanti, un corto circuito provoca un incendio di enormi proporzioni che minaccia di distruggere l'intero edificio. Gli effetti speciali sono stati considerati innovativi e coraggiosi per quegli anni e il ritmo del film è dinamico e coinvolgente, correndo tra la furia delle fiamme e l'interazione tra Newman e McQueen degna di due icone del cinema. Trappola di cristallo del 1988 si può considerare quasi un omaggio a Inferno di Cristallo, con Bruce Willis nei panni dell'amato John McClane che resta intrappolato in un grattacielo per fermare dei terroristi che hanno preso in ostaggio i dipendenti di una multinazionale giapponese. Non si tratta di un remake perché il film di John McTiernan ha una sua identità narrativa e aggiunge l'ironia che rende il film godibile e adrenalinico. Condivide con Inferno di Cristallo un fascino per il rischio che i grattacieli possono rappresentare, ma il dinamismo deriva soprattutto dal confronto di Bruce Willis con i criminali professionisti. I cinque piani superiori dell'edificio diventano un parco giochi per McClane, che, agendo nell'ombra, cerca di negoziare con i responsabili del disastro.
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Un vero e proprio remake di Inferno di cristallo, invece, è senza dubbio il film coreano The Tower, realizzato nel 2012. Durante una lussuosa festa di Natale organizzata nella Tower Sky accade l'impensabile, e la vita di migliaia di persone viene messa in pericolo. Lee è un padre vedovo responsabile della lussuosa Tower Sky a Seul e, durante una festa si accorge che nel sistema antincendio manca l'acqua, ma il responsabile della sicurezza ignora la sua preoccupazione e non prende alcun provvedimento. Quando uno degli elicotteri che volano intorno alla torre si schianta contro l'edificio divampa un incendio di enormi proporzioni e il grattacielo rischia di crollare. Rispetto agli anni '70 viene impiegata una tecnologia all'avanguardia per gli effetti speciali che, già dal trailer, conquistano lo spettatore. Azione, dramma, relazioni interpersonali e colpi di scena danzano insieme per un film di intrattenimento dal sapore orientale.
Il pericolo, tuttavia, ha un altro sapore con World Trade Center, il film di Oliver Stone del 2006 che racconta, in parte, la tragedia di quel maledetto 11 Settembre 2001, quando due aerei di linea si sono schiantati contro le Torri Gemelle di New York che sono crollate, avvolgendo la città nella polvere e nei detriti. Dopo il primo attacco due agenti della Port Authority di New York restano sepolti sotto le macerie della torre e i vigili del fuoco lavorano per ore cercando di salvarli. Un film drammatico e malinconico che ricorda una pagina nera della storia dell'umanità. Un evento che ha tenuto incollati alla tv miliardi di persone in tutto il mondo, convinti in un primo momento di guardare solo qualche immagine di un nuovo blockbuster americano.
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Un mostro in affitto
Prendendo spunto da King Kong, il primo mostro che ha abitato le vette cittadine sul grande schermo, altre creature pericolose hanno deciso di abitare un grattacielo per seminare il terrore tra gli esseri umani. Il demone sotto la pelle (titolo originale Shivers) di David Cronenberg propone uno studio piuttosto dark sui terrori di un grattacielo. La storia racconta di un parassita contagioso che infetta i residenti di un condominio esclusivo, che cominciano a manifestare una rabbia violenta e un forte desiderio sessuale. I parassiti attraversano l'edificio usando passaggi comuni, servizi pubblici e il sistema idraulico. Questa rete di servizi condivisi e la stretta vicinanza degli appartamenti aiutano il contagio a diffondersi rapidamente. In questo film del regista visionario di Videodrome il vero terrore dei grattacieli è un'esclusiva società a torre claustrofobica e isolata dal resto del mondo che può sviluppare un senso distorto delle norme sociali. Non molti lo sanno, ma questo film ha influenzato il successo spagnolo Rec.
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Nel 1982 Larry Cohen ha diretto Q - Il Serpente Alato con David Carradine e Richard Roundtree coinvolti in uno dei classici horror sanguinosi e splatter. Siamo negli anni '70 quando un lavavetri di un grattacielo viene trovato decapitato e altre vittime vengono brutalmente uccise in alcuni appartamenti. In un primo momento si pensa a un assassino a piede libero, ma le modalità degli omicidi sono insolite. David Carradine nei panni del tenente Shepard indaga sull'accaduto, collaborando con un antropologo che spiega come queste azioni violente siano opera di un serpente piumato adorato dalla popolazione degli Aztechi: il Quetzalcoati. Quest'ultimo attacca il Chrysler Builging di New York in cima al quale ha costruito il suo nido, la sua casa. Un horror atipico degli anni '80 con contaminazioni poliziesche.