Nel 1976, quando il primo Rocky approda nei cinema, Sylvester Stallone è un attore italo-americano in cerca di fortuna che ha toccato con mano la povertà ed è perfino sceso a compromessi girando qualche soft porno per pagare l'affitto.
Folgorato dalla visione di un incontro di boxe tra la leggenda Muhammad Ali e Chuck Wepner, dopo sessanta ore trascorse inchiodato a un tavolino, il futuro divo partorisce una sceneggiatura epica, tanto più toccante proprio perché incentrata sul riscatto di un perdente che, nonostante tutto, nel finale resta un perdente.
Quale sorte più poetica di questa.
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Il 27 novembre 1985, quando Rocky IV esce nei cinema, i tempi sono cambiati e Stallone è ormai una star di fama planetaria. Se al tempo del primo Rocky il celebre critico americano Roger Ebert aveva lodato la sua interpretazione definendolo "un giovane Marlon Brando", l'attore ha poi preferito deviare verso il cinema commerciale, lusingato dalle sirene di Hollywood e dai miliardi più che dalle critiche positive dei quotidiani. Dopo due sequel di Rocky e due film dedicati a Rambo - reduce di guerra che ama la vendetta fai da te - all'apice del successo Stallone incarna il volto dell'America patriottica e machista. Sono gli anni '80, gli anni delle spalline imbottite, dei capelli cotonati, degli yuppie e dell'edonismo reaganiano. La Guerra Fredda è al culmine e la tensione tra URSS e USA influenza la cultura e l'intrattenimento.
Stallone decide di dire la sua sul tema e riproduce la Guerra Fredda su un ring, aggiungendo un finale glorioso e pacifista. La star si fa interamente carico della responsabilità del progetto firmando soggetto, sceneggiatura e regia (in realtà un certo Timothy Burton Anderson ci aveva anche provato a fare causa alla MGM, ma inutilmente, invocando la paternità di un vecchio soggetto poi respinto dallo studio) e malgrado gli evidenti difetti di fattura, nella sua ingenuità il film è talmente esaltante da incantare il pubblico che ne sancisce il successo. Rocky IV diventa, così, il primo incasso di sempre nel genere 'film sportivo', un primato che la pellicola ha conservato fino al 2009, quando è stata superata da The Blind Side.
Rivedendo il film a distanza di tempo appare subito chiaro che lo scopo di Stallone, all'epoca, non era certo quello di realizzare un'opera raffinata. L'interesse del divo era quello di offrire al pubblico un prodotto spettacolare e facilmente fruibile in grado di infiammare le platee. Forte di tutti i suoi eccessi, Sly ci riesce maledettamente bene. Non dimentichiamo che all'epoca le sale cinematografiche erano strapiene e i film di Stallone sovente strappavano applausi a scena aperta. Razionalmente non possiamo ignorare gli eccessi retorici e la pacchianeria contenuti in alcune sequenze. Nonostante tutto, dopo trent'anni, è un dato di fatto che Rocky IV abbia ancora un posto speciale nel cuore del pubblico perciò oggi, in occasione del trentennale, vogliamo celebrare la pellicola ripercorrendo in un breve excursus gli eccessi e le "americanate" presenti nel film che, al di là di ogni logica, non possiamo non amare.
10 - I titoli di testa
Il cinema è un'arte metaforica? Talvolta. Sylvester Stallone sceglie di inaugurare il suo epico lungometraggio facendo sbucare dalla parte inferiore dell'inquadratura un primo guantone, poi un secondo. I due guantoni compiono una rotazione mostrata al ralenty sulle note di Eye of the Tiger. Quando appare visibile il retro dei guantoni scopriamo che su uno vi è la bandiera americana, sull'altro quella dell'Unione Sovietica. Completata la rotazione, i due guantoni si posizionano uno di fronte l'altro e poi si scontrano dando vita a una vera e propria esplosione. Ecco come una scena di pochi secondi è in grado di riassumere il contenuto di un film. E di un'epoca.
9 - La metamorfosi di Adriana
Sorella di Paulie Pennino, nel primo capitolo della saga Adriana è una trentenne timida e imbranata che lavora in un negozio di animali e si nasconde dietro occhialoni e abiti informi. Col passare del tempo (e man mano che il conto in banca di Rocky lievita) la ragazza bruttina, che in Rocky II ha sposato lo 'Stallone italiano', si trasforma in una donna elegante e sofisticata. Stesso percorso psicologico in ogni capitolo della saga. Da principio Adriana prova a distogliere il marito dall'intento di combattere, ma alla fine la ritroviamo sempre a bordo ring. Anche stavolta la moglie di Rocky cede e assiste al sanguinoso incontro tra Rocky e Ivan Drago senza battere ciglio. Farle cambiare idea è più facile del previsto, ma dobbiamo ammettere che la scena della reunion dei due piccioncini tra le nevi russe, con bacio annesso, è un dei momenti più romantici di tutti la saga.
8 - Un robot per amico
In apertura di Rocky IV la famiglia Balboa è riunita al completo per festeggiare il compleanno di Paulie. Il regalo per il fratello di Adriana è... un robot. Il droide in questione, per altro, non era un pupazzo semovente costruito apposta per il film, ma era un oggetto realmente sul mercato. Veniva prodotto dalla International Robotics Inc. di Robert Doornick e dato che era dotato di intelligenza artificiale venne perfino iscritto alla Screen Actors Guild, il sindacato americano degli attori. Non possiamo non trovare simpatica la creatura che vaga per la villa di Rocky ruotando a destra e a sinistra il suo robotico testone soprattutto perché, vista l'epoca, ci riporta alla mente gli iconici droidi di Guerre stellari, C3PO e C1P8, e l'italianissimo robot femmina di Io e Caterina, commedia amara con venature fantascientifiche diretta e interpretata da Alberto Sordi.
7 - Una colonna sonora da campioni
La score di Rocky IV è entrata prepotentemente nell'immaginario collettivo. Alzi la mano chi non è mai andato a fare jogging almeno una volta con Eye of the Tiger (che però proviene da Rocky III) nell'iPod, anzi, nelle cuffie, che fa tanto anni '80. Da Survivor a Vince DiCola, da John Cafferty al mitico James Brown, all'epoca in pausa dai suoi problemi con la giustizia, tutti hanno contribuito a creare una colonna sonora epica e un tantino tamarra. La musica di Rocky è sinonimo di energia, di sforzo fisico, di coraggio. Stallone regista decide, perciò, di abbondare. Brani della score sono presenti nella maggior parte delle scene e non hanno la solita funzione di sottofondo musicale, ma emergono prepotentemente al pari di immagini e dialoghi. E anche se manca la celebre corsa sulla scalinata del Museo di Philly a suon di musica, Rocky non si accontenta e stavolta arriva a scalare una montagna di corsa. Al posto di "Adrianaaaaaa", però, urla "Dragoooooo". Ci sarà da preoccuparsi?
6 - Il compagno Ivan Drago
Il pugile sovietico interpretato da Dolph Lundgren è un'americanata in carne, ossa e muscoli. O meglio, rappresenta il 'russo-tipo' secondo l'immaginario americano. Sguardo gelido, capello scolpito, mascella squadrata, sudorazione copiosa. Di poche parole, Ivan Drago non sembra particolarmente intelligente e lascia che a parlare sia per lo più la statuaria consorte (Brigitte Nielsen, futura moglie di Stallone, anche se per poco), mente del team, mentre lui digrigna i denti. Pochissime (ma epiche, come vedremo a breve) le battute affidate al personaggio di Dolph Lundgren, scelto dalla produzione dopo aver provinato qualcosa come ottomila attori.
Amante della verosimiglianza, durante le riprese dell'epico incontro natalizio tra Rocky e Drago, Stallone avrebbe invitato il collega a colpirlo sul serio per far sembrare tutto più realistico. I colpi che vediamo nella prima parte del match sono veri. Il risultato? Dopo essersi svegliato nel cuore della notte senza riuscire a respirare, Sly è finito in terapia intensiva per otto giorni con una lesione al muscolo cardiaco. Meno voglioso di essere menato, Carl Weathers, interprete di Apollo Creed, minacciò di lasciare il set dopo aver assaggiato i pugni di Dolph Lundgren e solo la mediazione di Stallone lo convinse a restare. La lungimiranza del divo gli ha, però, dato ragione visto che il personaggio di Ivan Drago, nel film, funziona alla perfezione proprio grazie alla performance di Lundgren e il suo pugile che viene dal nord è ancora oggi un'icona. Di fronte alla sua fama ci resta da chiarire un solo dubbio: perché Stallone ha scelto di affibbiare a un paladino dell'URSS un cognome che suona molto italiano o, nella migliore delle ipotesi, rumeno?
5 - "Io ti spiezzo in due"
Una delle battute più celebri della storia del cinema... italiano! Dobbiamo ringraziare (per una volta) il doppiaggio che ci ha regalato un tormentone immortale. Nella versione originale la frase che Ivan Drago sibila a Rocky prima dell'inizio dell'incontro in URSS è un più canonico "I must break you". A suggerire di inserire una i in più per rendere l'accento russo del personaggio è Roberto Mori, doppiatore di Tony Burton che interpreta Duke, allenatore di Rocky e Apollo. Mai adattamento fu più felice.
4 - L'ingresso di Apollo Creed sul ring
Curioso che una scene delle scene più spettacolari ed eccessive di Rocky IV sia anche una delle più autoironiche. Proprio per sottolineare la faciloneria con cui Apollo Creed si accosta all'esibizione amichevole con Ivan Drago, Stallone costruisce una spettacolare sequenza musicale che dura svariati minuti. Non per nulla teatro del combattimento è la folle Las Vegas. Mentre una schiera di ballerine in abiti variopinti e succinti, con tanto di danzatrici brasiliane in prima fila, si muove ritmicamente sulle note di Living in America, James Brown in persona fa la sua comparsa sul ring esibendosi in una delle sue celebri performance.
Mentre il Padrino del Soul gorgheggia agitando il bacino, sulla sua testa Apollo Creed danza su una piattaforma che trasporta una gigantesca testa di toro semovente. Naturalmente il pugile è vestito con i colori della bandiera americana e si fa largo sul ring sculettando in un tripudio di luci, piume e lustrini. Apollo sconterà la sua leggerezza durante l'incontro, ma a questo sfoggio di americanismo, nella seconda parte del film, corrisponde la cerimonia sovietica che accoglie il campione Ivan Drago sul ring prima dell'incontro con Rocky. Niente ballerine seminude stavolta, ma se i russi si distinguono per sobrietà contrapponendo ai bikini le divise dell'esercito, la gigantografia di Drago che viene issata sulle note dell'inno sovietico la dice lunga sulla magniloquenza e sull'ossessione per la vittoria di questo popolo. Alla fine il migliore, naturalmente, sarà il povero Rocky che mantiene sempre un basso profilo dimostrando che la concentrazione ha la meglio sullo spettacolo.
3 - Certe notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei
Dopo aver accennato alla centralità della musica in Rocky IV, non possiamo non citare una delle sequenze più amate del film. Uno dei momenti più coinvolgenti e al tempo stesso inutili ai fini dell'avanzamento del plot che, però, contribuisce a connotare l'interiorità di Rocky Balboa. E' notte. Dopo aver discusso con Adriana, contraria alla sua decisione di sfidare Ivan Drago, Rocky sale sulla sua Lamborghini Jalpa con targa personalizzata Sothpaw, riferimento al suo essere mancino, gira la chiave e mette in moto sfrecciando sulle strade della Pennsylvania per riflettere. In un profluvio di ralenty rivediamo il ghigno rabbioso di Ivan Drago, la morte di Apollo, gli allenamenti con l'amico sulla spiaggia, i primi appuntamenti con Adriana. Le immagini del passato si alternano al volto preoccupato di Rocky al volante. Come se non bastasse, Robert Tepper in sottofondo ribadisce che There's no easy way out, non c'è una via d'uscita facile. Ammettiamolo, col montaggio alternato/riassuntone siamo più dalle parti del videoclip che del film, ma questo non ci impedisce di apprezzare la sequenza.
2 - Uno stallone italiano in Russia
Parlando di sequenze epiche, l'allenamento di Rocky sulle nevi russe armato di giaccone di pelle imbottito e doposci è un cult assoluto. Ancora montaggio alternato per una scena da manuale. In parallelo ci viene mostrata la preparazione tradizionale di Rocky, tutta cuore e muscoli, in contrapposizione con il sofisticato programma di allenamento in laboratorio di Drago. Vedere Rocky che corre sulla neve con scarponi pesantissimi fa una certa impressione. Al suo posto chiunque altro, correndo con quelle calzature per più di 10 metri, rischierebbe la disintegrazione dei piedi, eppure lui guada di corsa un ruscello inzuppando gli scarponi in questione nell'acqua gelida, sega alberi, si porta a spasso sulle spalle interi tronchi, trascina una slitta con sopra Paulie e aiuta un contadino a sbloccare un carro incastrato nel ghiaccio!
Nel frattempo Ivan Drago si allena al chiuso inguainato in una tutina bianca che neanche Roberto Bolle ne Il lago dei cigni. E mentre Rocky scala monti di corsa e semina gli angeli custodi posti a sua guardia dal governo russo, Drago sceglie l'artificio circondato da macchinari ipersofisticati finché un'iniezione nel braccio non conferma la presenza del notorio doping sovietico. E se i fatti di oggi - si veda la sospensione della federazione russa dai prossimi mondiali per doping - danno ragione a Stallone, i metodi di allenamento inventati per il suo pugile hanno precorso i tempi. I nuotatori olimpionici Michael Phelps e Ryan Lochte, nati più o meno quando Rocky IV uscì nelle sale, hanno confessato di essersi ispirati proprio al metodo Balboa che, a quanto pare, funziona alla perfezione anche oggi.
1 - Lacrime per il campione
Ruocky! Ruocky!
Il discorso pronunciato da Rocky - dopo aver sconfitto il rivale Ivan Drago ed essere stato acclamato perfino dal pubblico di casa dall'accento marcatissimo - è un misto di ingenuità, retorica, moralismo e commovente entusiasmo. Dopo aver costellato il suo film di espliciti riferimenti politici volti a rimarcare l'esistenza di buoni e di cattivi, e la necessità che i loro ruoli siano ben distinti, Stallone compie un guizzo finale mettendo in bocca al suo eroe un vibrante messaggio pacifista. La tirata funziona alla perfezione, soprattutto perché a pronunciarla è la voce roca e impastata del leggendario pugile con gli occhi gonfi dai pugni e il sangue ancora rappreso sulla faccia. E allora non ci resta che lasciare ancora una volta la parola al campione, consapevoli che prima della fine gli occhi cominceranno a inumidirsi e dovremo metter mano ai fazzoletti.
"Quando sono venuto qui non sapevo cosa mi aspettava.
Ho visto che molta gente mi odiava e non sapevo bene come prenderla, poi ho capito che anche voi non mi piacevate.
Durante il combattimento ho visto cambiare le cose, ciò che provavate per me e ciò che io provavo per voi.
Sul ring due uomini si stavano uccidendo, ma forse è meglio così che due milioni di persone.
Ciò che ho capito è che se io posso cambiare e voi potete cambiare tutto il mondo può cambiare."